venerdì 17 dicembre 2010

LUNA ELETTRICA

Luna elettrica in scena al Teatro dell'Orologio, Sala Orfeo dal 14 al 19 dicembre 2010 liberamente ispirato a "Danny and the deep blue sea" di  J.Patrick Shanley narra la storia di due ousider, due looser: Danny (Federico Palmieri) camionista per sopravvivere con tendenza alla rissa e Roberta (Giulia Morgani), disoccupata con un figlio e un rapporto fortemente conflittuale con il padre, che si incontrano, casualmente, in un bar. Dopo un iniziale scontro sia verbale che fisico i due iniziano a provare a vivere un'esistenza "normale" dove si può essere felici, ci si può innamorare, senza aver paura che il domani riservi solo cose negative, a volte anche una lampada tonda può sembrare una luna piena, e può ispirare dolci parole e affettuose carezze. l'amore non è solo per chi è avvezzo alla buona vita, è deve essere appannaggio anche di chi grazie alle sofferenze ha sviluppato un carattere sociopatico, spigoloso, quanto più tagliente, quanto più bisognoso di un'affettuosità reale. la recitazione dei due attori è accompagnata sul palco da degli intermezzi musicali affidati alla bellissima voce di Edoardo Luttazzi, che cantando alcune delle più belle canzoni del patrimonio musicale mondiale sottolinea i punti cruciali della vicenda amorosa.
LUNA ELETTRICA
Adattamento di Federico Palmieri e Giulia Morgani
Regia  Federico Palmieri e Giulia Morgani
con: Edoardo Luttazzi, Giulia Morgani, Federico Palmieri
Foto di scena: Pino Le Pera
dal 14 al 19 dicembre 2010
Teatro dell'Orologio, Sala Orfeo
Via dei Filippini 17/a
Miriam Comito

giovedì 16 dicembre 2010

L'INFERNO IN TESTA E IL PARADISO NEL CUORE

In scena al  Teatro Sala Uno  dal 14 al 19 dicembre 2010 "L'inferno in testa il paradiso nel cuore" non è solamente uno spettacolo teatrale, ma un progetto di Roberto Fornara (neuropsichiatra e psicoterapeuta), Fabrizio Raggi, e Alessio Pierro, in cui viene ben integrata la recitazione con le arti visive (durante la messa in scena, sullo schermo retrostante scorrono immagini riguardanti le opere pittoriche di Alessio Pierro). Mentre il paziente (Fabrizio Raggi) è a colloquio con il suo medico (Roberto Fornara) intorno a loro prendono vita famosi personaggi narrati da Dante nella Divina Commedia, e il prologo di Orgia di Pier Paolo Pasolini, e proprio attraverso la loro narrazione che il paziente riconosce sue debolezze, sue paure, a cui il medico sa dare una spiegazione un valore al di là delle apparenze. L'individuo che esce da se stesso e parla dell'altro, e solo in quel momento non è più in balia delle forze dominanti ma davvero se stesso. Un viaggio che l'essere umano compie con l'ausilio dell'arte, della letteratura, della scienza attraverso se stesso. Ai nostri giorni l'uomo è prigioniero di barriere che non gli consentono di vedere il reale, ma attraverso l'analisi dei versi riesce a ritrovare il benessere necessario per ritrovare la forza di andare avanti. Quindi questo spettacolo è un inno alla cultura integrata di tutti i tempi.
L'INFERNO IN TESTA IL PARADISO NEL CUORE
Testi di : Roberto Fornara e Fabrizio Raggi
e canti tratti dalla Divina Commedia di Dante Alighieri
Scenografie e opere  pittoriche proiettate. Alessio Pierro
Regia. Fabrizio Raggi
con: Fabrizio Raggi, Roberto Fornara, Francesca Viscardi Leonetti, Selene Gandini, Mario Fedele, Marta Meneghetti, Matteo Spiazzi
dal 14 al 19 dicembre 2010
TEATRO SALA UNO
P.zza di Porta S. Giovanni 10
Miriam  Comito

mercoledì 15 dicembre 2010

Il Miracolo della Dolce vita Premio Fondazione Fellini 2010

Al cinema quattro fontane è stato presentato dal nuovo direttore il semiologo Paolo Fabbri, in una atmosfera che ricordava un’aula universitaria è stata confermata la nomina
del nuovo presidente Pier Luigi Celli e del nuovo percorso del premio. Fabbri ha dichiarato che il premio intitolato al grande regista si estenderà dal cinema ad altre forme di arte.
Fellini è da considerare un artista che ha “dipinto” il cinema  e ha influenzato artisti di tutti i campi, al premio Fellini del futuro si parlerà di arte ,di scrittura,di video arte e di tutte
Le forme artistiche possibili.
Nei tre giorni di manifestazione dal 16 al 18 dicembre verranno  presentati con la bottega Finzioni sia il laboratorio di scrittura  di Carlo Lucarelli per sviluppare e produrre soggetti e sceneggiature inedite del grande maestro,sia il documentario”Flaiano il megl  è passato”  considerato da Fabbri un discorso che lega in modo significativo le iniziative e i temi affrontati da questa edizione del premio.
Il premio verrà consegnato a Sorrentino da Sandra Milo venerdi 17 alle 18 a Rimini (è cambiato la data)
Altri argomenti sono stati il museo di Rimini la cui porta per ora è “socchiusa” come ironicamente dichiara Fabbri in quanto la sua accessibilità è inadeguata (Sharon Stone ha
sbattuto la testa nel basso passaggio dell’ingresso) e gli oggetti feticcio non sono così interessanti da motivare la sua apertura fissa e la riapertura e restauro del cinema Fulgor
dove Fellini vide i suoi primi film.


ANSA/ CINEMA: FONDAZIONE FELLINI, FAREMO MUTUO PER RISANARE BUCO
DIRETTORE PAOLO FABBRI, IL 18 SI UFFICIALIZZA CELLI PRESIDENTE
ROMA
(di Francesca Pierleoni) (ANSA) - ROMA, 14 DIC - Ripianare il buco di bilancio "di circa 780 mila euro", con il nuovo presidente della Fondazione Fellini, Pier Luigi Celli, la cui elezione verrà ufficializzata il 18 dicembre, e aprire il premio intitolato al grande regista anche alle altre arti. Sono due degli obiettivi, illustrati oggi dal nuovo direttore della Fondazione, il semiologo Paolo Fabbri, durante la presentazione delle iniziative in programma a Rimini dal 16 al 18 dicembre, tra le quali la consegna del premio Fondazione Fellini 2010, a Paolo Sorrentino, che lo riceverà da Sandra Milo, madrina della serata.
La scelta di proporre a Celli la presidenza (ruolo occupato in precedenza dal dimissionario Pupi Avati) è arrivata dopo i no alla carica di Giuliano Montaldo e Sergio Zavoli. "Montaldo aveva inizialmente accettato ma poi ha visto che il ruolo avrebbe comportato anche responsabilità amministrative e rendendosi conto del buco che c'era credo si sia spaventato. Lo stesso motivo penso ci sia dietro il no di Zavoli" ha spiegato Fabbri, eletto direttore della fondazione dopo le dimissioni del suo predecessore Vittorio Boarini. Fabbri però è fiducioso sul risanamento del 'buco': "L'idea è di fare con Comune di Rimini, provincia e banche locali un mutuo per ripagare la cifra". Per quanto riguarda il Premio Fellini, "pur mantenendo la centralità del cinema, credo che vada aperto anche alle altre arti. L'anno prossimo potrebbe andare un grande attore, a un artista visuale o a un fotografo. Per me Fellini non è un personaggio solo legato al cinema ma all'immaginario collettivo di tutta l'arte. E' in quest'ottica che abbiamo pensato di premiare quest'anno Sorrentino, il vincitore più giovane finora. Lui non è solo un regista ma anche un autore letterario". Fra le altre iniziative organizzate a Rimini dal 16 al 18 dicembre, sotto il titolo 'Il miracolo della Dolce Vita', ci sono la presentazione del documentario 'Flaiano, il meglio e' passatò; la mostra 'Mimmo Rotella e Federico Fellini.
Un dialogo a distanza' e la proiezione di altri film che erano in lavorazione a Cinecittà, come Arrangiatevi di Bolognini e Cartagine in fiamme di Gallone, nel giorno in cui iniziarono le riprese de La dolce Vita, il 16 marzo 1959. Un altro progetto a cui Fabbri tiene molto è l'accordo con la bottega Finzioni, il laboratorio di scrittura di Carlo Lucarelli, cui verranno affidati quattro-cinque soggetti o sceneggiature non realizzate di Fellini per lavorarci sopra e cercare di svilupparli in opere da produrre. Tra i soggetti scelti ci sono 'Moraldo in citta'' degli anni '60, una sorta di anello di congiunzione fra La dolce vita e il Viaggio di G.
Mastorna (il film che Fellini non e' riuscito a girare pur avendoci lavorato anni), e 'Mandrake' degli anni '80: ''E' un'iniziativa che non costa nulla a noi, e se da questi soggetti i giovani riusciranno a scrivere qualcosa di interessante, la Indigo Film è interessata comprare i progetti. I diritti andrebbero alla fondazione e alla famiglia Fellini" spiega Fabbri. Verrà anche rilanciato il sito della fondazione, "rendendolo disponibile in varie lingue, visto l'interesse enorme che c'é nel mondo per Fellini ". Mentre verrà 'socchiusa' la porta del museo Fellini di Rimini: "Quando Sharon Stone è andata a visitarlo ha sbattuto la testa contro una trave, per quanto è basso il passaggio. Non è tanto un museo, ma più una riunione di un po' di oggetti feticcio. Non posso chiuderlo perché è legato a una sovvenzione pubblica ma verrà aperto solo quando verranno organizzate delle iniziative". (ANSA).

lunedì 13 dicembre 2010

AMORI FUORI CORSO di Stefania Montorsi

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Sandra è la moglie di Giulio. Insieme al loro figlio Filippo formano una famiglia perfetta. Lei studiava architettura ma ha rinunciato a un passo dalla tesi, lui è un medico affermato, il bambino è un po’ anarchico ma siccome è molto intelligente, va bene così. Completano il quadro il padre e il fratello di lui, sempre presenti, e un fantasma che aleggia per casa e non vuole andarsene mai: madre defunta di Giulio, modello di vita e di virtù, la Signora Franca. Impossibile competere con lei. A un certo punto, la solida impalcatura comincia a cedere. Piccole crepe, invisibili rughe, finché il castello non crolla. E se la perfezione non esistesse? Se i sogni stessero altrove e vivere fuoricorso, ovvero con il cuore, fosse la strada giusta? Sandra sarà la prima a scoprirlo, con la complicità, a sorpresa, della suocera fantasma, che del vivere fuoricorso aveva fatto, discretamente, la propria bandiera: santa e amante, donna di casa e di alcova. Libera Sandra, liberi tutti. C’è architettura che aspetta, e vecchie amiche e i nuovi amori, i brividi dimenticati per i baci e le carezze, le parole dolci e gridate. Sandra diventa il direttore, di una straordinaria orchestra senza spartito, dove i ruoli sono intercambiabili, perché questo è il bello della vita. Dove una ragazza inutilmente perfetta ha tutte le carte in regola per diventare una splendida donna. La chiave è guardarsi negli occhi e guardarsi davvero, e non aver paura dei sentimenti che cambiano. Perché quelli veri non muoiono mai, così come le sedie e i bicchieri vuoti prima o poi si riempiono di nuovo. Questo è il primo romanzo di Stefania Montorsi, che racconta la vita quotidiana con la dura dolcezza che merita.

 

giovedì 25 novembre 2010

TRAINSPOTTING per la prima volta in teatro in Italia

Grazie alla costanza e all'impegno autoproduttivo di giovani attori e registi come Corso Codecasa e  Matteo Pianezzi, che già lo scorso anno si sono cimentati con il testo di Fausto Paravidino "Due fratelli" continua al Teatro Spazio Uno la rappresentazione di testi  di autori contemporanei. Quest'anno è la volta di TRAINSPOTTING  tratto dal libro di Irving Welsh da cui è stato tratto l'omonimo film cult di Dennis Boyle. Un gruppo di ragazzi che vive alla periferia di Edimburgo ha frequenti rapporti con l'eroina, e lo fa per scelta per sfuggire alla vita, perché se scegli l'eroina non hai altri problemi, come la ricerca del lavoro, le bollette da pagare, i litigi in famiglia o con la propria ragazza, lei ti riempie i pensieri. Il lavoro di Welsh si pone in posizione non aspramente critica nei confronti della pesante droga, ma cerca di far capire attraverso i personaggi: Mark, Sick Boy, Spud, Begbie, Franco, Tommy, Leslie e Kelly tutti fra loro completamente diversi e ben caratterizzati quali possono essere le diverse motivazioni per assumerla. Coraggioso ma ben riuscito il progetto di portare una storia come quella di Trainspotting per la prima volta in Italia, coraggioso un po' perché il film è molto conosciuto, ma anche per la delicatezza  dell'argomento trattato e allo stesso tempo l'apparente ironia che usa Welsh nella descrizione dei personaggi. Coraggio ben ripagato da una prima con il teatro pieno e il pubblico soddisfatto. La regia di Corso Codecasa e l'adattamento di Matteo Pianezzi, hanno ben saputo trasporre l'atmosfera che si respira nel libro e nel film a metà fra il gioco e il vuoto del baratro, a ciò si aggiunge la recitazione notevolmente espressiva dello stesso Pianezzi nel ruolo di Mark Rent, un po' il fil rouge di tutta la storia, e quella non meno espressiva di Azzurra Rocchi nel ruolo di Leslie un po' madre di tutti un po' puttana, figura tragica femminile. Uno spettacolo ben ritmato senza vuoti, con personaggi ben caratterizzati, una regia quasi cinematografica, con degli "a parte".
TRAINSPOTTING
         di
Irving Welsh
Regia Corso Codecasa
Adattamento Matteo Pianezzi
Personaggi    Interpreti
Mark            Matteo Pianezzi
Sick boy       Corso Codecasa
Begbie          Manfredi Saavedra Perotta
Spud            Alessandro Giuggioli
Tommy        Ernesto D'Argenio
Franco         Luca Scapparone
Leslie           Azzurra Rocchi
Kelly            Benedetta Comito
TEATRO SPAZIO UNO dal 23 novembre al 5 dicembre 2010
Via dei Panieri 3 Trastevere Roma
Miriam Comito

martedì 23 novembre 2010

TOKIO METABOLIZING a Roma

All'Istituto Giapponesedi Cultura  a Roma (Via Gramsci 74) dal 22 novembre al 28 dicembre 2010 un concept incentrato su TOKIO METABOLIZING  Pannelli fotografici e video proiezioni permetteranno di rivivere anche a Roma l'atmosfera respirata quest'anno al Padiglione Giappone nell'ambito della 12°Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia
Lu-ven-9-12.30/13.30-18.30
merc. fino alle 17.30 sab 9.30-13

Nella Tokyo contemporanea, che continua  a cambiare come un organismo vivente avendo una struttura urbana frazionata in terreni di proprietà e quindi facile alle trasformazioni, la vita quotidiana permea gli spazi pubblici grazie al clima mite favorito dai monsoni asiatici che rende gradevoli le aattività all'aperto. Con la chiara consapevolezza di tali condizioni urbane, sta emergendo una "Nuova architettura" che ha per obiettivo la rielaborazione di questi spazi. Rigenerando luoghi che favoriscono un senso di comunità ( un concetto che di era perso nel Ventesimo secolo), questa arachitettura fornisce al cittadino una base per riunirsi e abitare in modo proattivo. La città di Tokyo sta iniziando lentqamente a cambiare grazie a questa "Nuova architettura". Da un punto di vista maacroscopico si può pensare all'esistenza di un sistema invisibile che ottiene la soluzione ideale della totalità, nonostante la compartecipazione di numerose idee individuali.
Il 2010 anno in cui si è tenuta la 12° Mostra internazionale di Architettura a La Biennale di Venezia, segna mezzo secolo dall'esordio del concetto di "Metabolism" divulgato dal Giappone a partire dal 1960. Con "Metabolism" si intende un influente manifesto riguardante la città e l'architettura che dal Giappone si diffuse per la prima volta nel mondo.E' un' idea rivoluzionaria secondo la quale la città, come una macchina, verrebbe "metabolizzata" attraverso la sostituzione dei suoi componenti funzionali. Nonostante l'immagine della città "megalomaniaca" non si sia materializzata realmente davanti ai nostri occhi, pensando all'aspetto di Tokyo che in questi 50 anni ha subito straordinari cambiamenti, si può atuttavia affermare che il concetto definito da "Metabolism" ha continuato  aprogredire con discrezione.
Nel corso della storia ogni città è stata edificata da qualche potere mal distribuito.
Nella Parigi della metà del Diciannovesimo secolo sotto il forte dominio dell' impero di Napoleone III è stato edificato un grandioso spazio urbano per mezzo di una sola idea, nel breve periodo di una ventina d'anni dopo il 1850. Con la crescita di enormi capitali nella New York di inizio Ventesimo secolo furono costruiti i grattaceli, pubblico riconoscimento del potere di quelle ricchezze, e nel decennio sssuccessivo al 1920 si formò un panorama urbano costituito da file ininterrotte di questi alti edifici.
Tokyo, Ventunesimo secolo, in uno spazio in cui l'ideologia è morta e l'autorità si è indebolita, un nuovo paesaggio urbano sembra stia per nascere per mezzo di un'onnipresente ma debole forma di potere (democrazia radicata). La città, una delle megalopoli mondiali, è frazionata in piccoli terreni ed è divisa tra circa 1.800.000 proprietari. Ai proprietari dei terreni che rispettano le regole, viene conferito il diritto di costruire liberamente edifici. I palazzi, che affrontaqno il ciclo di una vita (umana) si trasformano con il susseguirsi delle ristrutturazioni. Nelle città europee gli spazi urbani sono pensate come entità concrete, concepitre per durare più a lungo delle vitre umane, e il cambiamento non è qualcosa che viene percepito dalle persone; a Tokyo, invece, gli edifici che definiscono il paesaggio, trascorsi una decina di anni, saranno quasi completamente differenti. Nonostante i posti siano gli stessi, Tokyo dopo una decina d'anni è come un miraggio, una città di cui non si può non percepire l'essenza.
"Moryama House" è situata in una parte atica di Tokyo con una tipica struttura urbana. Le oltre 10 unità del sito mostrano un'ampia gamma di caraatteristiche e soddisfano una varietà di bisogni. Indipendenti le une dalle altre, le unità sono disseminate e realizzano una serie di singoli giardini collegati tra loro, tutti aperti alle aree circostanti. Il proprietario potrebbe un giorno usare tutti gli edifici, ma al momento, alcuni sono stati affittati, con il risultato di una piccola comunità di abitazioni. Questi edifici dalle proporzioni diverse hanno creato una nuova a atmosfera e un paesaggio in se e per se.
"House & Ateler Bow-Wow" è uan casa di quarta generazione che si erge in un'affollata zona di basse abitazioni all'interno di un villaggio urbano. Sono escogitati tre metodi per liberare le case di quarta generazione dalla spirale di intolleranza in cui erano cadute quelle delle prime 3 generazioni.
1. Non è insolito che ci siano persone esterne alla famiglia all'interno della casa.
-Non solo è vitale equipaggiare un edificio di uno spazio abitativo e di un'area lavoro, ma deve essere creata una situazione in cui è naturale per la gente esterna interagire con la famiglia.
2. Esiste l'opportunità di soggiornare all'esterno della casa: -le persone devono essere provviste di più opportunità per agire fuori dicasa, attraverso la creazione di spazi semi-esterni.
3. Ridefinizione delle aperture: _realizzando una totale apertura verso le pareti delle case confinanti i muri di queste funzionano da "muro in prestito" ed espandono l'interno della csa in spazi vuoti dove si possono inserire vari tipi di piante o accenni di giardini.
Si può dire che Tokyo sia una città formata quasi totalemente da case unifamiliari e la sua superfice sia totalmente ricoperta da abitazioni. Il suo panorama urbano talvolta considerato "caotico2 viene ripetutamente "metabolizzato" come conseguenza del "ciclo vitale medio di 26 anni" delle case giapponesi ed è formato da una combinazione di stabili di diverse generazioni. il metaboliscmo di cui parliamo, relativo alle singole unità abitative (grain) che su iniziativa dei proprietari individuali possono essere sostituite pur conservando regolarmente gli spazi aperti (vuoti) può essere chiamato "metabolismo del vuoto), in opposizione al Metabolismo degli anni 60', simbolizzato dal nucleo. Come risultato di questo processo, in città emergono continuamente nuove unità intermedie. Per far si che Tokyo riesca ad eccellere mantendendo la struttura del metabolismo del vuoto è essenziale considerare queste unità intermedie e di conseguenza riesaminare gli spazi residenziali.
Miriam Comito

mercoledì 17 novembre 2010

LA DOLCE DIVA BURLESQUE SHOW

                  Per la prima volta il Burlesque in un grande teatro italiano
                                   Roma Teatro Olimpico
                      29-30 nNovembre71-3-4-5 dicembre
                                    Micca Club & Greg
                                                     Presentano in prima mondiale
     
LA DOLCE DIVA                        Burlesque show  
                                        Di Claudio "Greg" Gregori e Alessandro Casella
                                          Con MISS DIRTY MARTINI
                                            GREG       
                                    LUNA ROSA (Londra)
                             con Lydia Giordano - Lucrezia Chiffon
                                Danilo De Santis - Guido
                                Gueye Abdou Aziz -  Aziz l'uscere del Gatto nero 
                                6 ballerine di fila e un barman  
             Ials Jazz Big Band diretta dal maestro Gianni Oddi 
                                            Regia MATTEO TARASCO                     
 Sarà lo spettaacolo musicale "La dolce Diva" in prima assoluta dal 29 novembre al 5 dicembre a far incontrare sul palco del Teatro Olimpico la straoridinraia coppia formata dall'istrione comico Greg ela favolosa Dirty Martini dea indiscussa del Burlesque newyorkese. Diretto da Matteo Tarasco e scritto da Claudio Gregori e Alessandro Casella, "La Dolce Diva" è un vero e proprio musical con danze e canzoni originali eseguite dal vivo, una macchina del tempo che per tutta la durata dello spettacolo proietterà lo spettatore in quell'affascinante capitolo di stria italiana che è stato la Dolce vita.
La storia è ambientata al "Gatto nero" immaginario locale della Via Veneto del 1958 in cui ogni sera è in scena un caleidoscopio di canzoni, balletti, standin up comedy e spogliarelli vari. Greg - il gestore un cantante peino di talento ma anaffettivo si innamora di un'innocente ragazza che a sua volta è amata dal passionale e intraprendente cameriere. E mentre i due si sfidano a duello Dirty Martini incanta il pubblico con le sue curve sinuose, e con le sue labbra glitterate. Commedia musicale in cui il Burlesque rappresenta il piatto forte, "La Dolce Diva" è un omaggio alle notti romane degli anni 50'-60' quella "Dolce vita" così ben descritta dal genio felliniano che nel suo capolavoro descrisse quella sete di vita del dopoguerra.
Miriam Comito

domenica 14 novembre 2010

GAGOSIAN GALLERY TAKASHI MURAKAMI dal 13 novembre 2010 al 15 gennaio 2011

L'associazione del rosso e del blu con una creatura che per lungo tempo è stata considerata simbolo del destino di ognuno è il tentativo di riaffermare la mia devozione per l'arte: il processo creativo di questi dipinti è stato come un'offerta votiva.
                                                                                                                                 Takashi Murakami

Sono presentati alla Gagosian Gallery di Roma i due nuovi dipinti di Takashi Murakami, in occasione della sua prima mostra monografica  a Roma.
Le due imponenti opere, Dragon in Clouds- Red Mutation e  Dragon in Clouds- Indigo Blue, sono composte ciascuna di nove pannelli per una lunghezza totale di diciotto metri. I dipinti raffiguranti dragoni e nuvole, conosciuti come Unryuzu  sono stati fondamentali punti di riferimento anche per Soga Shohaku, artista giapponese del Settecento la cui creatività eccentrica e coraggiosa è stata di grande ispirazione per Murakami. Queste peculiari rappresentazioni della tradizione mitologica giapponese hanno permesso a Shohaku di immergersi in un mondo fantastico in cui ricche macchie di inchiostro tendono all'astrazione, trasformando il drago in un mostro animato che contrasta con rappresentazioni più benigne e convenzionali. A differenza delle connotazioni negative dell'iconografia occidentale, il dragone giapponese- risultante dall'iconografia buddhista nata in India e migrata poi in Cina e Giappone- è considerato simbolo dei buona fortuna ed ottimismo. Numerosi templi schintoisti e buddhisti in Giappone sono dedicati al dragone, denotando così il prestigio della creatura.
Nonostante queste opere monocromatiche in acrilico si differenzino dalla precedente tavolozza multicolore dell'artista, Murakami continua  a trarre ispirazione da varie fonti: dai simboli religiosi del Giappone fino al popolare videogioco Blue Dragon.
In  Dragon in Clouds- Red Mutation, i contorni volumetrici delle energiche forme circolari e dei grandi artigli si distendono sulla tela, mentre il gioco di chiaroscuro delle squame sul corpo del dragone replica gli effetti dei dipinti saturi di inchiostro di Shohaku.



Il "drago rosso" fa riferimento all'eponimo romanzo di Thomas Harris, ispirato alla serie di acquerelli Great Red Dragon di William Blake, oltre che ai genrosi poteri attribuiti dalla cultura orientale a questa creatura.
In Dragon in Clouds- Indigo Blue segni vorticosi circondano le pupille del drago e, assieme alle narici dilatate e ai baffi serpeggianti, creano un turbolento insieme visivo.


 Le dimensioni dei dipinti di Murakami rimarcano l'intensità psicologica necessaria alla creazione di un'immagine che ha provocato forti reazioni quando fu per la prima volta collocata nei templi giapponesi secoli fa. Nelle rielaborazioni monumentali di Murakami, il dragone diventa un elemento anticipatore del legame intrinseco tra arte e psiche. Nel suo caratteristico stile "Superflat", che utilizza raffinate tecniche pittoriche della tradizione giapponese per creare una rappresentazione bidimensionale carica di contenuti  pop, manga, e otaku, Murakami spazia liberamente all'interno di un campo in continua espansione di problemataiche estetiche e spunti culturali. Parallelamente ai rinomati temi utopici e distopici che raffigurano masse di fiori sorridenti, fumettistiche scene apocalittiche e le figure cult di DOB, Mr. Pointy, Kaikai e Kiki, l'artista rivitalizza storie di trascendenza ed illuminazione spirituale, spesso includendo ulteriori figure di sapienti. Riprendendo i soggetti religiosi e secolari prediletit dagli artisti giapponesi del periodo moderno cosiddetti "eccentrici" o "Anticonformisti" (comunemente considerati controparte della tradizione occidentale romantica), Murakami si pone nell'eredità di forte individualismo da questi lasciata ma in una maniera che gli è propria e che rispecchia la sua epoca.
GAGOSIAN GALLERY  Via Francesco Crispi 16 00187 Roma
TAKASHI MURAKAMI
dal 13 novembre 2010 al 15 gennaio 2011
martedi-sabato 10.30-19.00 e su appuntamento
06/42086498
06/42014765

sabato 13 novembre 2010

TEATRO SALA UNO-IL GIARDINO DEI CILIEGI

In scena al Teatro Sala Uno  dal 9 novembre al 5 dicembre 2010" Il giardino di Ciliegi" nella lettura non convenzionale di Reza Keradman, non convenzionale perchè solitamente quella che è una delle opere checoviane più famose viene rappresentata in chiave drammatica, questo grazie all'interpretazione che ne diede Stanislavskij nella prima rappresentazione. Il celebre scrittore e drammaturgo russo, invece, voleva fosse rappresentata  a mò di commedia, un po'alla maniera  di un Vaudeville, lo dimostra il fatto che nella scrittura del titolo originale in lingua russa, lo stesso Checov cambiando solo un accento ottenne come era nelle sue reali intenzioni un altro titolo "Una bella vita in apparenza" anhe se poi continuerà ad essere conosciuto con il titolo attuale. In questo capolavoro della letteratura russa Cechov ironizza sulla decadenza di un'era,  di quella in cui la monarchia russa spadroneggiava ma che senza rendersene minimamente conto stava sparendo con tutte le sue appendici,e lo fa in modo leggero ma pungente attraverso i suoi personaggi, che continuano a vivere la loro vita apparentemente allegra e spensierata, ma che in realtà, invece,è minata alle basi, le loro tradizioni, la loro cultura si reggono sul bieco sfruttamento del prossimo. Ci mostra attraverso la bella vita della contessa Ljubova Andreevna, che dopo aver sperperato tutti i suoi beni ed essere arrivata ad un passo dal fallimento, non si rende conto dalla gravità della sua situazione e non coglie nemmeno l'unica occasione di salvezza rimanendo coerente al suo archetipo di vita fino alla fine subendo quest'ultimo senza reagire. Intorno alla contessa ci sono vari personaggi, tutti imprigionati, nessuno di loro è in grado di prendere decisioni valide e impedire la vendita del giardino. A vendita effettuata come una liberazione tutti divranno cercare la propria strada e si dovranno separare da quei rapporti forzati e vetusti che li tenevano legati tra loro, è l'emblema della fine di una società e l'avvento di una nuova, che porterà si nuova linfa e liberta ma anche oppressione, purtroppo le rivoluzioni spesso muoiono nei totalitarismi.
IL GIARDINO DI CILIEGI
            di
     Anton Cechov
         Regia
Reza Keradman
Personaggi                                                           Interpreti
Ljubova Andreevna proprietaria terriera                        Alessandra Raichi
Anja sua figlia 17 anni                                                    Azzurra Antonacci
Varja sua figlia adottiva 24 anni                                     Giselle Martino
Leonid Andreevic suo fratello                                        Massimiliano Cutrera
Ermolaj Alekseevic Lopachin Mercante                         Jerry Mastrodomenico
Petr Sergeevic Trofimov  studente universitario               Daniel Terranegra
Boris Borisovich Simeonov. Piscik proprietario terrierio Tony Allotta
Charlotta Ivanovna governante                                       Francesca Tommasoni
Semen Panteleevich Epichodov contabile                        Alessandro Gruttadauria
Dunjasa cameriera                                                         Valentina Morini
Firs maggiordomo, un vecchio di 87 anni                        Reza Keradman
Jasa giovane cameriere                                                   Costantin Jopek
dal 9 novembre al 5 dicembre 2010 
TEATRO SALA UNO
Via di Porta S. Giovanni 10
Miriam Comito

venerdì 29 ottobre 2010

VI DICHIARO MARITO E MOGLIE finchè morire dal ridere non vi separi


In scena al Teatro Duse dal 28 ottobre  al 7 novembre 2010 " VI DICHIARO MARITO E MOGLIE finchè morire dal ridere non vi separi" e una divertente commedia scritta e interpretata da Anna Fraioli. Alessandra (Anna Fraioli) e Paolo (Christian Galizia) sono più o meno felicemente sposati tra loro ci sono quelle piccole divergenze che fanno compagnia alla maggior parte delle coppie: la domenica si vede la partita o si va al centro commerciale? Non ti sei accorto che sono ingrassata! Almeno, se mi vuoi davvero bene, fai la dieta con me e via dicendo. La vita della coppia è animata dalla presenza di due inquetanti vicini di casa, Teresa un bravissima Lorenza Ferraro, proprietaria di due telefonini, ma non sempre presente a se stessa e Roberto (Marco Funaro) un intellettuale innamorato della donna ideale. Un susseguirsi di equivoci, nel solco della buona commedia, porteranno i due coniugi  a condurre dialoghi esilaranti tra loro e con i due vicini quasi due alter ego dei protagonisti, o forse la loro parte più nascosta, più estrema fino ad intrecciare la realtà delle cose con le fantasie più aberranti. Una commedia brillante ben scritta e ben recitata con una cadenza ritmica che tiene alta l'attenzione dello spettatore e non solo per l'evidente comicità delle battute, ma anche perchè dietro alle battute ci sono pensieri.
VI DICHIARO MARITO E MOGLIE 
 Finchè morire dal ridere non vi separi
       di
Anna Fraioli
Regia
Fulvio Calderoni
con: Anna Fraioli, Lorenza Ferraro, Christian Galizia, Marco Funaro, Carlo Tollo
dal 28 ottobre al 7 novembre 2010
Teatro Duse
Via Crema 8
info e prenotazioni  347.4522827- 347.8627986- 345.6441115
Miriam Comito

lunedì 25 ottobre 2010

MACRO FALL LABORATORIO SCHIFANO dal 26 ottobre 2010 al 6 febbraio 2011


Mario Schifano,Senza titolo, anni '90 Courtesy Archivio Mario Schifano
 MACRO- Museo d'Arte Contemporanea di Roma- ospita una straordinaria immersione nel cuore della creatività di Mario Schifano, una delle figure più innovative del panorama artistico internazionale della seconda metà del XXsecolo.
Grazie alla collaborazione tra MACRO e l'Archivio Mario Schifano vengono presentate al pubblico per la prima volta più di 2000 immagini realizzate da Mario Schifano, esposte secondo uno speciale allestimento teso al coinvolgimento del pubblico nell'inarrestabile flusso creativo dell'artista. un grande labirinto trasparente e percorribile nel quale si susseguono sospese inedite polaroid, fotografie e fotocopie a colori-spesso dipinte- saranno presentate insieme ad immagini manipolate tratte da giornali e riviste e fogli di appunti, per ricostruire idealmente e fisicamente il laboratorio creativo di Schifano, anche grazie alla presenza di filmati inediti realizzati con materiali audiovisivi originali dell'artista. Laboratorio Schifano  accompagna così lo spettatore nell'istintiva e inarrestabile esigenza espressiva dell'artista, una ricostruzione di come Schifano attraverso la raccolta e la manipolazione di centinaia di imagini avesse creato intorno a sè un luogo genetico e concettuale in cui provare e sperimentare incessantemente segni e colori, accostando e deformando figure e paesaggi. Le fotografie esposte al MACRO sono le stesse che Schifano teneva a lungo sul suo tavolo da lavoro per poterle rinnovare, cancellare e trasformare: in una sorta di vera e propria palestra per la sua mente e i suoi occhi, l'artista registrava le informazioni create per poi dipingerle, creando in questo modo un dialogo sperimentale tra immagini e pittura. A partire dagli anni Ottanta, Schifano usa priam le polaroid e poi le fotografie a colori di piccolo formato come laboratorio concettuale dei suoi lavori pittorici provando e sperimentando segni e colori, accostandoli alle immagini. Nell'ultima fase della sua opera, a partire dagli anni Novanta, l'artista tende ad intervenire sempre di meno sulle immagini fotografiche, dando vita a nuove soluzioni iconografiche solo con la scelta e il taglio delle inquadrature. Il MACRO mette in mostra uno straordinario corpus che l'Archivio Mario Schifano ha raccolto, documentato, e ordinato nel corso di un lungo lavoro di ricerca, oggi per la prima volta presentato al pubblico in chiave autonoma e sistematica,attraverso una preziosa selezione che ne testimonia continuità varianti e significati. Per Schifano la fotografia è strumento e fine di esplorazione dei nuovi linguaggi e statuti dell'informazione e della comunicazione, secondo la straordinaria attualità e contemporaneità della sua visione transmediale, espressa dalle sue immagini manipolate attraverso al pittura e il loro intrecciarsi e ripetersi variando. L'artista interpreta l'epoca della nuova comunicazione massificata rileggendo l'immaginario collettivo e restituendone un'immagine che tende a interpretare con straordinario spirito critico e anticipatore le dinamiche di relazione globalizzata della cultura visiva.
Macro
via Reggio Emilia 54
http://www.macro.roma.museum/
L'Archivio Mario Schifano è nato nel 2003 per volontà dei legittimi eredi con lo scopo di valorizzare, tutelare e autenticare l'opera dell'artista. L'Archivio presediuto da Monica schifano, gestisce tutti i copyrights, colabora con le principali case d'asta internazionali e partecipa con privati e istituzioni alla realizzazione di eventi culturali.
La mostra "Laboratorio Schifano" è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle politiche Culturali e della Comunicazione-Sovraientendenza ai Beni Culturali. Resa possibile grazie al prezioso contributo di Toyota Motor Italia S.P.A.

MACRO FALL 2010: IMMAGINI IN MOVIMENTO dal 26 ottobre 2010 al 6 febbraio 2011

Dopo il successo del ciclo espositivo estivo e l'entusiasmo degli appuntamenti serali MACRO video dirink, MACRO inaugura la stagione autunnale con una nuova serie di mostre che confermano la vocazione del Museo alla trasversalità del contemporaneo, MACRO FALL 2010: immagini in movimento. Prosegue così la linea di diversificazione dell'offerta, che fa del Museo d'Arte Contemporanea Roma un luogo in cui le immagini si muovono attraverso discipline, generazioni, modalità di presentazione e in questo loro incessante transitare creativo riconfermano Roma capitale della contemporaneità. In questa occasione MACRO torna ad aprirsi alla città per rivelare il "dietro le quinte" dell'arte contemporanea e accompagnare il proprio pubblico in un viaggio nella vita del visivo: il Museo diventa così un grande laboratorio, in cui lo spettatore può assistere al movimento dell'immagine, attraverso le sue fasi evolutive, dalla sua genesi al suo divenire opera. Un nuovo sguardo per lo spettatore, non più frontale e passivo bensì interno al flusso creativo dei diversi artisti.
Le mostre autunnali al MACRO sono ben 12
lABORATORIO SCHIFANO A cura di Luca Massimo Barbero e Francesca Pola, e Archivio Mario Schifano in collaborazione con Festival Internazionale del Film di Roma- Fondazione Cinema per Roma, con il sostegno di Toyota. Secondo piano.
ANTONY GORMLEY : DRAWING SPACE a cura di Luca Massimo Barbero e Anna Moszynska. Secondo piano
MACROradici del contemporaneo: L'Attico di Fabio Sargentini 1966-1978. A cura di Luca Massimo Barbero e Francesca Pola in collaborazione con Galleria l'Attico, Festival Internazionale del Film di Roma-Fondazione Cinema per Roma. Primo piano.
Roommates/Coinquilini: Carola Bonfili e Luana Perilli. A cura di Gianni e Gabriele Gaspari. Progettoa  cura di Costanza Paissan in collaborazione con Festival Internazionale del Film di Roma. Fondazione Cinema per Roma. Primo piano.
Jamie Shovlin: Hiker Meat. A cura di Elena Forin in collaborazione con il Festival Internazionale del Film di Roma- Fondazione Cinema per Roma.Piano terra.
Nico Vascellari: Blonde. Progetto speciale per il MACRO, pareti curve piano terra.
MACROwall: EIGHTIES ARE BACK!/NUNZIO  A cura di Ludovico Pratesi, secodno piano, fino al 12 dicembre 2010.
Mario Ballocco: Odissea dell'Homo Sapiens A cura di MACRO e CRDAV (Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive) in collaborazione con Archivio Marco Ballocco, Biblioteca primo piano (dal 30 settembre 2010)
Incontrati in tv. I documentari di Franco Simongini (sala conferenze piano terra)
Nicola Carrino: Ricostruttivo hall centrale
Origine, Forma, Natura. Opere della collezione MACRO secondo piano
6artista. Riccardo Benassi/Tomaso De Luca
Il cicclo espositivo "MACRO Fall 2010: Immagini in Movimento" è un evento promosso da Roma Capitale Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione- Sovraintendenza ai Beni Culturali.
MACRO
Via Reggio Emilia 54

venerdì 22 ottobre 2010

Gabriella Di Luzio La morte ha bussato alla mia porta. Io mi sono barricata e non ho aperto

Gabriella Di Luzio, attrice  e cantante nata a Napoli, ma da anni residente a Roma, definita dalla stampa "L'ultima sciantosa" per la sua passione per la belle- èpoque di cui ha ricercato testi anche inediti facendone una puntuale ricostruzione storico-sociale, mettendone in luce aspetti spesso misconosciuti, ha trasformato la sua esperienza di lotta contro il Cancro nel libro "La morte ha bussato alla mia porta. Io mi sono barricata e non ho aperto."
www.gabrielladiluzio.com
Miriam Comito

giovedì 21 ottobre 2010

Teatro Sala Uno Il decameron- Peste e corna

In scena al Teatro Sala Uno dal 19 ottobre al 7 novembre " Il decameron- peste e corna.", liberamente tratto dal Decamerone di Giovanni Boccaccio, per la regia di Roberto Della Casa, e l'adattamento di Riccardo Barbera porta in scena il prologo sulla peste scoppiata nel 1348 a Firenze e una delle più celebri e  divertenti novelle dell'intera opera: la III novella della IX giornata. Lo spettacolo si avvale quindi di due registri, nella prima parte, quello più drammatico in cui la fa da padrona la peste, che non risparmia nessuno, baldi giovani, uomini adulti, belle donne, tutti possono essere contagiati dal mortifero morbo, come combatterla, non uscire di casa? Condurre, dunque, una vita morigerata, addirittura vegetare? oppure al contrario sollazzarsi senza tregua? Ma non sono forse forme di morte e distruzione anche quelle?  Esiste una terza via, un efficace rimedio, che ci indica il Boccaccio, chiudersi si, mettersi al riparo dal morbo, ma non in solitudine, in compagnia come fanno, Panfilo, Pampinea e altri  ragazzi e ragazze come loro tra i 18 e i 28 anni, dentro la chiesa di Santa Maria Novella e giorno per giorno uno di loro a turno racconta agli altri una novella...chi novellando va non muore mai. Ed ecco che Messer Boccaccio (Tony Allotta) dopo aver iniziato una partita a scacchi con la peste  (Maria Borgese) di bergamaniana memoria, dà il via al registo più leggero ingannando la peste con l'arte del novellare, narrandogli di come lo stupido Calandrino (Alfredo Oppio) viene truffato dalla moglie Tina (Irma Ciaramella) e dall'amante di lei Buffalmacco (Dario Eros Tacconelli), coadiuvati da altri beoni  e gli fanno credere di essere pregno,per ottenere da lui denaro. Uno spettacolo corale e movimentato in cui emergono comunque le personalità dei singoli attori.
IL DECAMERON (Peste e corna)
Liberamente tratto da Il Decamerone di Giovanni Boccaccio
Adattamento Riccardo Barbera
Regia            Roberto Della Casa
Interpreti : Tony Allotta, Maria Borgese, Irma Ciaramella, Alfredo Oppio, Eduardo Ricciardelli, Dario Eros Tacconelli.
TEATRO SALA UNO
dal 19 ottobre al 7 novembre 2010
P.zza di Porta S.Giovanni 10
Miriam Comito
         

mercoledì 20 ottobre 2010

TANGO DE BURDEL, SALON Y CALLE

La Casa Argentina,  sede "culturale" della ambasciata argentina in Italia, ha ospitato la conferenza stampa dello spettacolo "TANGO, de burdel, salon y calle", alla presenza della prima ballerina Eleonora Cassano, la curatrice della Fundacion Julio Bocca, Carla Juliano, il direttore artistico del Teatro olimpico di Roma Lucia Bocca Montefoschi, e l'incaricato d'affari ministro Eduardo Varela. Lo spettacolo che sarà in scena al Teatro Olimpico di Roma dal 2 al 7 novembre 2010 è diviso in 5 atti, nei quali attraverso il ballo, ma anche il canto e la recitazione verrà narrata la storia del Tango la danza sensuale per antonomasia. Protagonista è l'ètoile  Eleonora Cassano che insieme al Ballet Argentino della fundaction Julio Bocca, alla cantante Karina Levine, all'orchestra China cruel porterà lo spettatore a compiere  un viaggio che partirà dalla nascita del Tango intorno agli anni 60 del XIX secolo, fino ai giorni nostri. Nel 1860 L'Argentina era una sorta di terra promessa per immigrati di diverse nazionalità, ognuno portava il suo modo di ballare, le sue danze popolari, ed è proprio in questo crocevia di etnie, tra una Mazurka e un Pasodoble che nasce una nuova danza intrisa di passione e malinconia: il tango. Ma una danza così' sensuale, per i tempi che correvano, non poteva non essere oggetto di censura, infatti nei primi anni del XX secolo il tango fu proibito alle donne, potevano ballarlo solo gli uomini, era considerato una danza amorale e selvaggia, non adatta alle donne per bene, solo le prostitute erano libere di cimentarsi. Come tutte le avanguardie artistiche, per le loro caratteristiche di innovazione  e male accoglienza da parte delle istituzioni anche il tango, ebbe gran fortuna tra la gioventù dei ceti più abbienti che parteciparono attivamente alla sua diffusione in  dapprima in Europa e poi in America intorno agli anni 20'-30', grazie al fatto che questi rampolli venivano mandati dalle famiglie a studiare in Europa, specialmente in Francia, dove spesso e volentieri si perdevano sperperando i soldi di famiglia nei cabaret di Montmatre e non potendo ritornare a Buenos Aires, si trasferivano in America. In Francia si adatta il ritmo del tango alla versione detta "Apache", mentre in America assume la forma divistico hollywoodiana di Rodolfo Valentino (1895-1926), contribuendo alla nascita dell'icona del "latin lover". Dopo la fina della Seconda guerra mondiale, nuovi ritmi stranieri come il Twist, e il Rock conquistarono il cuore dei giovani, e il tango fu considerato un ballo nostalgico. I pochi appassionati rimasti frequentano i "salones de milonga", fuori dal centro cittadino.
Negli anni 80'  il compositore Astor Piazzolla, inaugura un nuovo filone del tango, ne modernizza il ritmo, portandone la composizione a livelli qualitativi mai raggiunti prima. Le nuove generazioni tornano ad identificarsi con il tango e lo fanno tornare in auge. Canzoni come Balada para un loco, e temi strumentali come Invierno, Otono, Primavera y Verano, Porteno, saranno ascoltati e apprezzati non solo a Buenos Aires, ma in tutto il mondo conferendo al tango vaenza universale. E se il tango colto di Piazzolla affascina molte fasce di pubblico nel mondo, quello elettronico (contaminazioni con sonorità elettroniche) risveglia desideri ancestrali di ballare per le strade. Nel XXI secolo il tango è ballato, nei teatri nelle sale da ballo, alle feste, ai festival internazionali, e nelle strade e piazze delle città. Lo spettacolo si avvale della coreografia di Ana Maria Stekelman allieva della statunitense Marta Graham, impegnata nella ricerca delle integrazioni tra il tango, la danza classica e la danza contemporanea.
TANGO, DE BURDEL, SALON Y CALLE
dal 2 al 7 novembre 2010
TEATRO OLIMPICO
P.zza Gentile Da Fabriano 17
Miriam Comito

domenica 17 ottobre 2010

GIORGIA BASSANO PROGETTO@ MINA 70

                                  L'associazione culturale Step Up!
                                                                     presenta
                               "Progetto Min@ 70"
     omaggio alla più grande interprete della musica italiana

                                 Giorgia Bassano live
                            21 ottobre 2010- Micca Club
                       26 ottobre e 18 novembre- Fonclea
In occasione del settantesimo compleanno della "Tigre di Cremona", la cantante romana Giorgia Bassano, ha voluto omaggiare l'artista con un'iniziativa che va ben oltre il semplice tributo di una cover band. "Progetto Min@70" è un emozionante viaggio che ripercorre le tappe fondamentali della signora Mazzini. L'intento della Bassano è quello di restituire la grandezza di Mina con concerti che ne esaltino oltre alla straordinaria estensione vocale, la versatilità: passando dal pop al jazz, dal soul al blues. Il progetto si compone di tre percorsi musicali che vedono tre differenti formazioni interpretare i titoli più rappresentativi di Mina, e quelli più recenti, per offrire una panoramica a 360° della ricca discografia della strepitosa artista, dagli anni 60 ai giorni nostri.
Nella serata del 21 ottobre al Micca Club la Bassano sarà accompagnata dalla Ials Big Band un'orchestra di 18 elementi diretta da Gianni Oddi, che si avvale al piano di Antonello Vannucchi ( che tutti ricordiamo nella mitica big band del Live 72' o in trasmissioni televisive quali Studio 1 e Teatro 10.) In questa occasione saranno proposti i brani più rappresentativiu di Mina, come "Vorrei che fosse amore", "E penso a te", "Sono come tu mi vuoi","Non gioco più" e altre. Le musiche di quel favoloso periodo verranno eseguite in chiave autentica, grazie a un autentico lavoro di ricerca e alla trascrizione fedele degli spartiti.
21 ottobre Micca Club
Via Pietro Micca 7 Roma
 06/87440079
Le serata del 26 ottobre che si svolgerà al Fonclea la Bassano si esibirà insieme alla band di cui fa parte: "Vitamina" ed eseguirà brani che spaziano dal 58' ai giorni nostri, seppur non mancheranno successi intramontabili come "Ancora ancora ancora" e "Grande grande grande" la serata verterà sopratutto sulla nuova discografia di Mina, con l'obiettivo di far apprezzare dal vivo quei brani che il pubblico può ascoltare solo tramite cd o alla radio.
Il 18 novembre sempre al Fonclea il duo acustico ManiMina formato da Giorgia Bassano e il chitarrista Jacopo Solari si esibirà ponendo l'attenzione su un repertorio più intimo, creando un contatto diretto con il pubblico attraverso l'esecuzione dei brani dei grandi autori che hanno collaborato con Mina su arrangiamenti del chitarrista Solari.
26 ottobre e 18 novembre Fonclea
Via Crescenzo 82/a Roma
06/6896302
Miriam Comito