martedì 23 novembre 2010

TOKIO METABOLIZING a Roma

All'Istituto Giapponesedi Cultura  a Roma (Via Gramsci 74) dal 22 novembre al 28 dicembre 2010 un concept incentrato su TOKIO METABOLIZING  Pannelli fotografici e video proiezioni permetteranno di rivivere anche a Roma l'atmosfera respirata quest'anno al Padiglione Giappone nell'ambito della 12°Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia
Lu-ven-9-12.30/13.30-18.30
merc. fino alle 17.30 sab 9.30-13

Nella Tokyo contemporanea, che continua  a cambiare come un organismo vivente avendo una struttura urbana frazionata in terreni di proprietà e quindi facile alle trasformazioni, la vita quotidiana permea gli spazi pubblici grazie al clima mite favorito dai monsoni asiatici che rende gradevoli le aattività all'aperto. Con la chiara consapevolezza di tali condizioni urbane, sta emergendo una "Nuova architettura" che ha per obiettivo la rielaborazione di questi spazi. Rigenerando luoghi che favoriscono un senso di comunità ( un concetto che di era perso nel Ventesimo secolo), questa arachitettura fornisce al cittadino una base per riunirsi e abitare in modo proattivo. La città di Tokyo sta iniziando lentqamente a cambiare grazie a questa "Nuova architettura". Da un punto di vista maacroscopico si può pensare all'esistenza di un sistema invisibile che ottiene la soluzione ideale della totalità, nonostante la compartecipazione di numerose idee individuali.
Il 2010 anno in cui si è tenuta la 12° Mostra internazionale di Architettura a La Biennale di Venezia, segna mezzo secolo dall'esordio del concetto di "Metabolism" divulgato dal Giappone a partire dal 1960. Con "Metabolism" si intende un influente manifesto riguardante la città e l'architettura che dal Giappone si diffuse per la prima volta nel mondo.E' un' idea rivoluzionaria secondo la quale la città, come una macchina, verrebbe "metabolizzata" attraverso la sostituzione dei suoi componenti funzionali. Nonostante l'immagine della città "megalomaniaca" non si sia materializzata realmente davanti ai nostri occhi, pensando all'aspetto di Tokyo che in questi 50 anni ha subito straordinari cambiamenti, si può atuttavia affermare che il concetto definito da "Metabolism" ha continuato  aprogredire con discrezione.
Nel corso della storia ogni città è stata edificata da qualche potere mal distribuito.
Nella Parigi della metà del Diciannovesimo secolo sotto il forte dominio dell' impero di Napoleone III è stato edificato un grandioso spazio urbano per mezzo di una sola idea, nel breve periodo di una ventina d'anni dopo il 1850. Con la crescita di enormi capitali nella New York di inizio Ventesimo secolo furono costruiti i grattaceli, pubblico riconoscimento del potere di quelle ricchezze, e nel decennio sssuccessivo al 1920 si formò un panorama urbano costituito da file ininterrotte di questi alti edifici.
Tokyo, Ventunesimo secolo, in uno spazio in cui l'ideologia è morta e l'autorità si è indebolita, un nuovo paesaggio urbano sembra stia per nascere per mezzo di un'onnipresente ma debole forma di potere (democrazia radicata). La città, una delle megalopoli mondiali, è frazionata in piccoli terreni ed è divisa tra circa 1.800.000 proprietari. Ai proprietari dei terreni che rispettano le regole, viene conferito il diritto di costruire liberamente edifici. I palazzi, che affrontaqno il ciclo di una vita (umana) si trasformano con il susseguirsi delle ristrutturazioni. Nelle città europee gli spazi urbani sono pensate come entità concrete, concepitre per durare più a lungo delle vitre umane, e il cambiamento non è qualcosa che viene percepito dalle persone; a Tokyo, invece, gli edifici che definiscono il paesaggio, trascorsi una decina di anni, saranno quasi completamente differenti. Nonostante i posti siano gli stessi, Tokyo dopo una decina d'anni è come un miraggio, una città di cui non si può non percepire l'essenza.
"Moryama House" è situata in una parte atica di Tokyo con una tipica struttura urbana. Le oltre 10 unità del sito mostrano un'ampia gamma di caraatteristiche e soddisfano una varietà di bisogni. Indipendenti le une dalle altre, le unità sono disseminate e realizzano una serie di singoli giardini collegati tra loro, tutti aperti alle aree circostanti. Il proprietario potrebbe un giorno usare tutti gli edifici, ma al momento, alcuni sono stati affittati, con il risultato di una piccola comunità di abitazioni. Questi edifici dalle proporzioni diverse hanno creato una nuova a atmosfera e un paesaggio in se e per se.
"House & Ateler Bow-Wow" è uan casa di quarta generazione che si erge in un'affollata zona di basse abitazioni all'interno di un villaggio urbano. Sono escogitati tre metodi per liberare le case di quarta generazione dalla spirale di intolleranza in cui erano cadute quelle delle prime 3 generazioni.
1. Non è insolito che ci siano persone esterne alla famiglia all'interno della casa.
-Non solo è vitale equipaggiare un edificio di uno spazio abitativo e di un'area lavoro, ma deve essere creata una situazione in cui è naturale per la gente esterna interagire con la famiglia.
2. Esiste l'opportunità di soggiornare all'esterno della casa: -le persone devono essere provviste di più opportunità per agire fuori dicasa, attraverso la creazione di spazi semi-esterni.
3. Ridefinizione delle aperture: _realizzando una totale apertura verso le pareti delle case confinanti i muri di queste funzionano da "muro in prestito" ed espandono l'interno della csa in spazi vuoti dove si possono inserire vari tipi di piante o accenni di giardini.
Si può dire che Tokyo sia una città formata quasi totalemente da case unifamiliari e la sua superfice sia totalmente ricoperta da abitazioni. Il suo panorama urbano talvolta considerato "caotico2 viene ripetutamente "metabolizzato" come conseguenza del "ciclo vitale medio di 26 anni" delle case giapponesi ed è formato da una combinazione di stabili di diverse generazioni. il metaboliscmo di cui parliamo, relativo alle singole unità abitative (grain) che su iniziativa dei proprietari individuali possono essere sostituite pur conservando regolarmente gli spazi aperti (vuoti) può essere chiamato "metabolismo del vuoto), in opposizione al Metabolismo degli anni 60', simbolizzato dal nucleo. Come risultato di questo processo, in città emergono continuamente nuove unità intermedie. Per far si che Tokyo riesca ad eccellere mantendendo la struttura del metabolismo del vuoto è essenziale considerare queste unità intermedie e di conseguenza riesaminare gli spazi residenziali.
Miriam Comito

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