giovedì 25 novembre 2010

TRAINSPOTTING per la prima volta in teatro in Italia

Grazie alla costanza e all'impegno autoproduttivo di giovani attori e registi come Corso Codecasa e  Matteo Pianezzi, che già lo scorso anno si sono cimentati con il testo di Fausto Paravidino "Due fratelli" continua al Teatro Spazio Uno la rappresentazione di testi  di autori contemporanei. Quest'anno è la volta di TRAINSPOTTING  tratto dal libro di Irving Welsh da cui è stato tratto l'omonimo film cult di Dennis Boyle. Un gruppo di ragazzi che vive alla periferia di Edimburgo ha frequenti rapporti con l'eroina, e lo fa per scelta per sfuggire alla vita, perché se scegli l'eroina non hai altri problemi, come la ricerca del lavoro, le bollette da pagare, i litigi in famiglia o con la propria ragazza, lei ti riempie i pensieri. Il lavoro di Welsh si pone in posizione non aspramente critica nei confronti della pesante droga, ma cerca di far capire attraverso i personaggi: Mark, Sick Boy, Spud, Begbie, Franco, Tommy, Leslie e Kelly tutti fra loro completamente diversi e ben caratterizzati quali possono essere le diverse motivazioni per assumerla. Coraggioso ma ben riuscito il progetto di portare una storia come quella di Trainspotting per la prima volta in Italia, coraggioso un po' perché il film è molto conosciuto, ma anche per la delicatezza  dell'argomento trattato e allo stesso tempo l'apparente ironia che usa Welsh nella descrizione dei personaggi. Coraggio ben ripagato da una prima con il teatro pieno e il pubblico soddisfatto. La regia di Corso Codecasa e l'adattamento di Matteo Pianezzi, hanno ben saputo trasporre l'atmosfera che si respira nel libro e nel film a metà fra il gioco e il vuoto del baratro, a ciò si aggiunge la recitazione notevolmente espressiva dello stesso Pianezzi nel ruolo di Mark Rent, un po' il fil rouge di tutta la storia, e quella non meno espressiva di Azzurra Rocchi nel ruolo di Leslie un po' madre di tutti un po' puttana, figura tragica femminile. Uno spettacolo ben ritmato senza vuoti, con personaggi ben caratterizzati, una regia quasi cinematografica, con degli "a parte".
TRAINSPOTTING
         di
Irving Welsh
Regia Corso Codecasa
Adattamento Matteo Pianezzi
Personaggi    Interpreti
Mark            Matteo Pianezzi
Sick boy       Corso Codecasa
Begbie          Manfredi Saavedra Perotta
Spud            Alessandro Giuggioli
Tommy        Ernesto D'Argenio
Franco         Luca Scapparone
Leslie           Azzurra Rocchi
Kelly            Benedetta Comito
TEATRO SPAZIO UNO dal 23 novembre al 5 dicembre 2010
Via dei Panieri 3 Trastevere Roma
Miriam Comito

martedì 23 novembre 2010

TOKIO METABOLIZING a Roma

All'Istituto Giapponesedi Cultura  a Roma (Via Gramsci 74) dal 22 novembre al 28 dicembre 2010 un concept incentrato su TOKIO METABOLIZING  Pannelli fotografici e video proiezioni permetteranno di rivivere anche a Roma l'atmosfera respirata quest'anno al Padiglione Giappone nell'ambito della 12°Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia
Lu-ven-9-12.30/13.30-18.30
merc. fino alle 17.30 sab 9.30-13

Nella Tokyo contemporanea, che continua  a cambiare come un organismo vivente avendo una struttura urbana frazionata in terreni di proprietà e quindi facile alle trasformazioni, la vita quotidiana permea gli spazi pubblici grazie al clima mite favorito dai monsoni asiatici che rende gradevoli le aattività all'aperto. Con la chiara consapevolezza di tali condizioni urbane, sta emergendo una "Nuova architettura" che ha per obiettivo la rielaborazione di questi spazi. Rigenerando luoghi che favoriscono un senso di comunità ( un concetto che di era perso nel Ventesimo secolo), questa arachitettura fornisce al cittadino una base per riunirsi e abitare in modo proattivo. La città di Tokyo sta iniziando lentqamente a cambiare grazie a questa "Nuova architettura". Da un punto di vista maacroscopico si può pensare all'esistenza di un sistema invisibile che ottiene la soluzione ideale della totalità, nonostante la compartecipazione di numerose idee individuali.
Il 2010 anno in cui si è tenuta la 12° Mostra internazionale di Architettura a La Biennale di Venezia, segna mezzo secolo dall'esordio del concetto di "Metabolism" divulgato dal Giappone a partire dal 1960. Con "Metabolism" si intende un influente manifesto riguardante la città e l'architettura che dal Giappone si diffuse per la prima volta nel mondo.E' un' idea rivoluzionaria secondo la quale la città, come una macchina, verrebbe "metabolizzata" attraverso la sostituzione dei suoi componenti funzionali. Nonostante l'immagine della città "megalomaniaca" non si sia materializzata realmente davanti ai nostri occhi, pensando all'aspetto di Tokyo che in questi 50 anni ha subito straordinari cambiamenti, si può atuttavia affermare che il concetto definito da "Metabolism" ha continuato  aprogredire con discrezione.
Nel corso della storia ogni città è stata edificata da qualche potere mal distribuito.
Nella Parigi della metà del Diciannovesimo secolo sotto il forte dominio dell' impero di Napoleone III è stato edificato un grandioso spazio urbano per mezzo di una sola idea, nel breve periodo di una ventina d'anni dopo il 1850. Con la crescita di enormi capitali nella New York di inizio Ventesimo secolo furono costruiti i grattaceli, pubblico riconoscimento del potere di quelle ricchezze, e nel decennio sssuccessivo al 1920 si formò un panorama urbano costituito da file ininterrotte di questi alti edifici.
Tokyo, Ventunesimo secolo, in uno spazio in cui l'ideologia è morta e l'autorità si è indebolita, un nuovo paesaggio urbano sembra stia per nascere per mezzo di un'onnipresente ma debole forma di potere (democrazia radicata). La città, una delle megalopoli mondiali, è frazionata in piccoli terreni ed è divisa tra circa 1.800.000 proprietari. Ai proprietari dei terreni che rispettano le regole, viene conferito il diritto di costruire liberamente edifici. I palazzi, che affrontaqno il ciclo di una vita (umana) si trasformano con il susseguirsi delle ristrutturazioni. Nelle città europee gli spazi urbani sono pensate come entità concrete, concepitre per durare più a lungo delle vitre umane, e il cambiamento non è qualcosa che viene percepito dalle persone; a Tokyo, invece, gli edifici che definiscono il paesaggio, trascorsi una decina di anni, saranno quasi completamente differenti. Nonostante i posti siano gli stessi, Tokyo dopo una decina d'anni è come un miraggio, una città di cui non si può non percepire l'essenza.
"Moryama House" è situata in una parte atica di Tokyo con una tipica struttura urbana. Le oltre 10 unità del sito mostrano un'ampia gamma di caraatteristiche e soddisfano una varietà di bisogni. Indipendenti le une dalle altre, le unità sono disseminate e realizzano una serie di singoli giardini collegati tra loro, tutti aperti alle aree circostanti. Il proprietario potrebbe un giorno usare tutti gli edifici, ma al momento, alcuni sono stati affittati, con il risultato di una piccola comunità di abitazioni. Questi edifici dalle proporzioni diverse hanno creato una nuova a atmosfera e un paesaggio in se e per se.
"House & Ateler Bow-Wow" è uan casa di quarta generazione che si erge in un'affollata zona di basse abitazioni all'interno di un villaggio urbano. Sono escogitati tre metodi per liberare le case di quarta generazione dalla spirale di intolleranza in cui erano cadute quelle delle prime 3 generazioni.
1. Non è insolito che ci siano persone esterne alla famiglia all'interno della casa.
-Non solo è vitale equipaggiare un edificio di uno spazio abitativo e di un'area lavoro, ma deve essere creata una situazione in cui è naturale per la gente esterna interagire con la famiglia.
2. Esiste l'opportunità di soggiornare all'esterno della casa: -le persone devono essere provviste di più opportunità per agire fuori dicasa, attraverso la creazione di spazi semi-esterni.
3. Ridefinizione delle aperture: _realizzando una totale apertura verso le pareti delle case confinanti i muri di queste funzionano da "muro in prestito" ed espandono l'interno della csa in spazi vuoti dove si possono inserire vari tipi di piante o accenni di giardini.
Si può dire che Tokyo sia una città formata quasi totalemente da case unifamiliari e la sua superfice sia totalmente ricoperta da abitazioni. Il suo panorama urbano talvolta considerato "caotico2 viene ripetutamente "metabolizzato" come conseguenza del "ciclo vitale medio di 26 anni" delle case giapponesi ed è formato da una combinazione di stabili di diverse generazioni. il metaboliscmo di cui parliamo, relativo alle singole unità abitative (grain) che su iniziativa dei proprietari individuali possono essere sostituite pur conservando regolarmente gli spazi aperti (vuoti) può essere chiamato "metabolismo del vuoto), in opposizione al Metabolismo degli anni 60', simbolizzato dal nucleo. Come risultato di questo processo, in città emergono continuamente nuove unità intermedie. Per far si che Tokyo riesca ad eccellere mantendendo la struttura del metabolismo del vuoto è essenziale considerare queste unità intermedie e di conseguenza riesaminare gli spazi residenziali.
Miriam Comito

mercoledì 17 novembre 2010

LA DOLCE DIVA BURLESQUE SHOW

                  Per la prima volta il Burlesque in un grande teatro italiano
                                   Roma Teatro Olimpico
                      29-30 nNovembre71-3-4-5 dicembre
                                    Micca Club & Greg
                                                     Presentano in prima mondiale
     
LA DOLCE DIVA                        Burlesque show  
                                        Di Claudio "Greg" Gregori e Alessandro Casella
                                          Con MISS DIRTY MARTINI
                                            GREG       
                                    LUNA ROSA (Londra)
                             con Lydia Giordano - Lucrezia Chiffon
                                Danilo De Santis - Guido
                                Gueye Abdou Aziz -  Aziz l'uscere del Gatto nero 
                                6 ballerine di fila e un barman  
             Ials Jazz Big Band diretta dal maestro Gianni Oddi 
                                            Regia MATTEO TARASCO                     
 Sarà lo spettaacolo musicale "La dolce Diva" in prima assoluta dal 29 novembre al 5 dicembre a far incontrare sul palco del Teatro Olimpico la straoridinraia coppia formata dall'istrione comico Greg ela favolosa Dirty Martini dea indiscussa del Burlesque newyorkese. Diretto da Matteo Tarasco e scritto da Claudio Gregori e Alessandro Casella, "La Dolce Diva" è un vero e proprio musical con danze e canzoni originali eseguite dal vivo, una macchina del tempo che per tutta la durata dello spettacolo proietterà lo spettatore in quell'affascinante capitolo di stria italiana che è stato la Dolce vita.
La storia è ambientata al "Gatto nero" immaginario locale della Via Veneto del 1958 in cui ogni sera è in scena un caleidoscopio di canzoni, balletti, standin up comedy e spogliarelli vari. Greg - il gestore un cantante peino di talento ma anaffettivo si innamora di un'innocente ragazza che a sua volta è amata dal passionale e intraprendente cameriere. E mentre i due si sfidano a duello Dirty Martini incanta il pubblico con le sue curve sinuose, e con le sue labbra glitterate. Commedia musicale in cui il Burlesque rappresenta il piatto forte, "La Dolce Diva" è un omaggio alle notti romane degli anni 50'-60' quella "Dolce vita" così ben descritta dal genio felliniano che nel suo capolavoro descrisse quella sete di vita del dopoguerra.
Miriam Comito

domenica 14 novembre 2010

GAGOSIAN GALLERY TAKASHI MURAKAMI dal 13 novembre 2010 al 15 gennaio 2011

L'associazione del rosso e del blu con una creatura che per lungo tempo è stata considerata simbolo del destino di ognuno è il tentativo di riaffermare la mia devozione per l'arte: il processo creativo di questi dipinti è stato come un'offerta votiva.
                                                                                                                                 Takashi Murakami

Sono presentati alla Gagosian Gallery di Roma i due nuovi dipinti di Takashi Murakami, in occasione della sua prima mostra monografica  a Roma.
Le due imponenti opere, Dragon in Clouds- Red Mutation e  Dragon in Clouds- Indigo Blue, sono composte ciascuna di nove pannelli per una lunghezza totale di diciotto metri. I dipinti raffiguranti dragoni e nuvole, conosciuti come Unryuzu  sono stati fondamentali punti di riferimento anche per Soga Shohaku, artista giapponese del Settecento la cui creatività eccentrica e coraggiosa è stata di grande ispirazione per Murakami. Queste peculiari rappresentazioni della tradizione mitologica giapponese hanno permesso a Shohaku di immergersi in un mondo fantastico in cui ricche macchie di inchiostro tendono all'astrazione, trasformando il drago in un mostro animato che contrasta con rappresentazioni più benigne e convenzionali. A differenza delle connotazioni negative dell'iconografia occidentale, il dragone giapponese- risultante dall'iconografia buddhista nata in India e migrata poi in Cina e Giappone- è considerato simbolo dei buona fortuna ed ottimismo. Numerosi templi schintoisti e buddhisti in Giappone sono dedicati al dragone, denotando così il prestigio della creatura.
Nonostante queste opere monocromatiche in acrilico si differenzino dalla precedente tavolozza multicolore dell'artista, Murakami continua  a trarre ispirazione da varie fonti: dai simboli religiosi del Giappone fino al popolare videogioco Blue Dragon.
In  Dragon in Clouds- Red Mutation, i contorni volumetrici delle energiche forme circolari e dei grandi artigli si distendono sulla tela, mentre il gioco di chiaroscuro delle squame sul corpo del dragone replica gli effetti dei dipinti saturi di inchiostro di Shohaku.



Il "drago rosso" fa riferimento all'eponimo romanzo di Thomas Harris, ispirato alla serie di acquerelli Great Red Dragon di William Blake, oltre che ai genrosi poteri attribuiti dalla cultura orientale a questa creatura.
In Dragon in Clouds- Indigo Blue segni vorticosi circondano le pupille del drago e, assieme alle narici dilatate e ai baffi serpeggianti, creano un turbolento insieme visivo.


 Le dimensioni dei dipinti di Murakami rimarcano l'intensità psicologica necessaria alla creazione di un'immagine che ha provocato forti reazioni quando fu per la prima volta collocata nei templi giapponesi secoli fa. Nelle rielaborazioni monumentali di Murakami, il dragone diventa un elemento anticipatore del legame intrinseco tra arte e psiche. Nel suo caratteristico stile "Superflat", che utilizza raffinate tecniche pittoriche della tradizione giapponese per creare una rappresentazione bidimensionale carica di contenuti  pop, manga, e otaku, Murakami spazia liberamente all'interno di un campo in continua espansione di problemataiche estetiche e spunti culturali. Parallelamente ai rinomati temi utopici e distopici che raffigurano masse di fiori sorridenti, fumettistiche scene apocalittiche e le figure cult di DOB, Mr. Pointy, Kaikai e Kiki, l'artista rivitalizza storie di trascendenza ed illuminazione spirituale, spesso includendo ulteriori figure di sapienti. Riprendendo i soggetti religiosi e secolari prediletit dagli artisti giapponesi del periodo moderno cosiddetti "eccentrici" o "Anticonformisti" (comunemente considerati controparte della tradizione occidentale romantica), Murakami si pone nell'eredità di forte individualismo da questi lasciata ma in una maniera che gli è propria e che rispecchia la sua epoca.
GAGOSIAN GALLERY  Via Francesco Crispi 16 00187 Roma
TAKASHI MURAKAMI
dal 13 novembre 2010 al 15 gennaio 2011
martedi-sabato 10.30-19.00 e su appuntamento
06/42086498
06/42014765

sabato 13 novembre 2010

TEATRO SALA UNO-IL GIARDINO DEI CILIEGI

In scena al Teatro Sala Uno  dal 9 novembre al 5 dicembre 2010" Il giardino di Ciliegi" nella lettura non convenzionale di Reza Keradman, non convenzionale perchè solitamente quella che è una delle opere checoviane più famose viene rappresentata in chiave drammatica, questo grazie all'interpretazione che ne diede Stanislavskij nella prima rappresentazione. Il celebre scrittore e drammaturgo russo, invece, voleva fosse rappresentata  a mò di commedia, un po'alla maniera  di un Vaudeville, lo dimostra il fatto che nella scrittura del titolo originale in lingua russa, lo stesso Checov cambiando solo un accento ottenne come era nelle sue reali intenzioni un altro titolo "Una bella vita in apparenza" anhe se poi continuerà ad essere conosciuto con il titolo attuale. In questo capolavoro della letteratura russa Cechov ironizza sulla decadenza di un'era,  di quella in cui la monarchia russa spadroneggiava ma che senza rendersene minimamente conto stava sparendo con tutte le sue appendici,e lo fa in modo leggero ma pungente attraverso i suoi personaggi, che continuano a vivere la loro vita apparentemente allegra e spensierata, ma che in realtà, invece,è minata alle basi, le loro tradizioni, la loro cultura si reggono sul bieco sfruttamento del prossimo. Ci mostra attraverso la bella vita della contessa Ljubova Andreevna, che dopo aver sperperato tutti i suoi beni ed essere arrivata ad un passo dal fallimento, non si rende conto dalla gravità della sua situazione e non coglie nemmeno l'unica occasione di salvezza rimanendo coerente al suo archetipo di vita fino alla fine subendo quest'ultimo senza reagire. Intorno alla contessa ci sono vari personaggi, tutti imprigionati, nessuno di loro è in grado di prendere decisioni valide e impedire la vendita del giardino. A vendita effettuata come una liberazione tutti divranno cercare la propria strada e si dovranno separare da quei rapporti forzati e vetusti che li tenevano legati tra loro, è l'emblema della fine di una società e l'avvento di una nuova, che porterà si nuova linfa e liberta ma anche oppressione, purtroppo le rivoluzioni spesso muoiono nei totalitarismi.
IL GIARDINO DI CILIEGI
            di
     Anton Cechov
         Regia
Reza Keradman
Personaggi                                                           Interpreti
Ljubova Andreevna proprietaria terriera                        Alessandra Raichi
Anja sua figlia 17 anni                                                    Azzurra Antonacci
Varja sua figlia adottiva 24 anni                                     Giselle Martino
Leonid Andreevic suo fratello                                        Massimiliano Cutrera
Ermolaj Alekseevic Lopachin Mercante                         Jerry Mastrodomenico
Petr Sergeevic Trofimov  studente universitario               Daniel Terranegra
Boris Borisovich Simeonov. Piscik proprietario terrierio Tony Allotta
Charlotta Ivanovna governante                                       Francesca Tommasoni
Semen Panteleevich Epichodov contabile                        Alessandro Gruttadauria
Dunjasa cameriera                                                         Valentina Morini
Firs maggiordomo, un vecchio di 87 anni                        Reza Keradman
Jasa giovane cameriere                                                   Costantin Jopek
dal 9 novembre al 5 dicembre 2010 
TEATRO SALA UNO
Via di Porta S. Giovanni 10
Miriam Comito