domenica 30 ottobre 2011

PAMELA VILLORESI DIRETTA DA ANGELO LONGONI IN VITA AL TEATRO BELLI

In scena al Teatro Belli dal 25 ottobre al 6 novembre "Vita" scritto e diretto da Angelo Longoni narra di come un incidente  possa  non solo modificare la realtà, cambiare le situazioni ma anche mettere a nudo la contrapposizioni di due  opposti modi di pensare. una ragazza di circa 16 anni è in stato vegetativo, nè morta nè viva, in uno stato di sospensione, i suoi genitori si trovano uno di fronte all'altra con i loro differenti modi di affrontare il dramma, la madre (Pamela Villoresi) ha sempre viva la speranza, ogni appiglio è buono per credere che la figlia possa migliorare, il padre (Emilio Bonucci) invece di speranze ne ha poche lui vuole ricordare la figlia quuando in piscina riemergeva dall'acqua per prendere una boccata d'aria. La contrapposizione tra i genitori è metafora di quelle propria dell'Italia intera, divisa tra chi vuole conservare una vita seppur allo stato vegetativo e chi invece preferisce la "buona morte". Lo spettacolo è stutturato in monologhi e dialoghi tra i due genitori e la figlia (Eleonora Ivone) che avviene  15 anni dopo l'incidente, per arrivare ad una conclusione della liberazione del corpo della figlia che non è più quello giovane e bello, ma si è gonfiato, ha i capelli radi, sarebbe pieno di piaghe se non fosse voltato continuamente. una dammaturgia secca ed essenziale a segnare l'importanza dell'argomento. Inutile sottolineare la bravura di Pamela Villoresi, e quella di Emilio Bonucci, ben nota a tutti, vorrei spendere una parola inerente alla crescita della capacità interpretativa di  Eleonora Ivone, che avevo già visto in "Col piede giusto" sempre di Angelo Longoni.
Miriam Comito 
Note dell’autore Angelo Longoni:
L’Italia, forse più di ogni altro paese occidentale, è il luogo della separazione netta dei concetti, delle idee e delle convinzioni in modalità di parte, spesso semplificate e superficiali.
La realtà che viviamo sembra dipendere solo dall’azione di due principi opposti, tra cui esiste un contrasto insanabile a causa del quale finiamo per vedere il mondo solo in bianco o in nero senza riuscire a concepire altri colori o sfumature.
Anche nelle recenti e tragiche vicende di Eluana Englaro e di Piergiorgio Welbi, il popolo italiano, insieme ai suoi rappresentanti politici, si è diviso in due metà contrapposte e incompatibili.
Da una parte le accuse di assassinio, dall’altra quelle di tortura di corpi inermi e senza futuro.
In mezzo a queste due posizione quasi il nulla.
In VITA si racconta questo conflitto come se fosse interno ad una famiglia.
Al centro una donna la cui esistenza si è sospesa a causa di un incidente stradale, vicini a lei il padre intenzionato a liberarla dallo stato vegetativo permanente nel quale giace e la madre invece ferma nel difenderne la vita in ogni caso e ad ogni costo.
Due posizioni inconciliabili, esattamente come quelle di una popolazione che si è divisa in due metà, due genitori spezzati, due personaggi simbolo.
Tre voci che compongono una partitura di sentimenti, di ricordi e di riflessioni, un flusso poetico che racconta la vita in tutte le sue espressioni: il dolore, la gioia e, soprattutto, l’amore”.



TEATRO BELLI
Piazza Sant'Apollonia 11/a 00153 - ROMA - Tel. 06 58 94 875 | Fax 06 58 97 094
Interi € 18,00 - Ridotti € 13,00 - € 10,00
dal martedì al sabato ore 21,00 - domenica ore 17,30

venerdì 28 ottobre 2011

L'orchestra di Piazza Vittorio sbarca a Milano con la sua versione del Flauto magico

The Fabmax Company e Paco Cinematografica
presentano

IL FLAUTO MAGICO SECONDO L'ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO

TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI 20 e 21 aprile 2012

 
Ispirato a “il Flauto Magico” di W.A. Mozart

Spettacolo prodotto da The Fabmax Company e Paco Cinematografica
da una produzione originaria di Fondazione Romaeuropa e Les Nuits de Fourvière

direzione artistica e musicale Mario Tronco
elaborazione musicale Mario Tronco  e Leandro Piccioni
acquerelli, animazione e scene Lino Fiorito
disegno luci Pasquale Mari
costumi Ortensia De Francesco

L'Orchestra di Piazza Vittorio
Cast
Houcine Ataa (Tunisia) voce - Monostatos
Peppe D’Argenzio (Italia) sax baritono e soprano, clarinetti
Evandro Cesar Dos Reis (Brasile) voce, chitarra classica e elettrica, cavaquinho -Ragazzo
Omar Lopez Valle (Cuba) tromba, flicorno - Narratore
Awalys Ernesto Lopez Maturell (Cuba) batteria, congas - Tamino
Zsuzsanna Krasznai (Ungheria) violoncello - Dama
John Maida (Stati Uniti) violino - Dama
Gaia Orsoni (Italia) viola - Dama
Carlos Paz Duque (Ecuador) voce, flauti andini - Sarastro
Pino Pecorelli (Italia) contrabbasso, basso elettrico - Ragazzo
Leandro Piccioni (Italia) pianoforte
Raul Scebba (Argentina) marimba, percussioni, timpani - Sacerdote
El Hadji Yeri Samb (Senegal) voce, djembe, dumdum, sabar - Papageno
Dialy Mady Sissoko (Senegal) voce, kora - Ragazzo
Ziad Trabelsi (Tunisia) oud, voce - Messaggero della Regina della Notte



i musicisti ospiti

Petra Magoni (Italia) voce - Regina della Notte
Sylvie Lewis (Inghilterra) voce - Pamina
Fabrizio Giannitelli (Italia) corno
Sanjay Kansa Banik (India) tablas - voce
Fausto Bottoni (Italia) trombone, euphonium - canto
Sarà in scena al Teatro Arcimboldi di Milano, l’11 e il 12 novembre 2011, Il Flauto Magico secondo l'orchestra di Piazza Vittorio, una rilettura dell’opera mozartiana a ritmo di jazz, rap, mambo, pop, attraverso tutte le culture musicali del mondo così ben rappresentate dal gruppo musicale legato all’omonima piazza romana, nato in seno all'Associazione Apollo 11 e ideato e creato da Mario Tronco ed Agostino Ferrente.

Il Flauto magico come non l’avete mai sentito. Una rilettura in chiave moderna del bellissimo classico di Mozart con le invenzioni dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Attraverso tutte le culture musicali del mondo, ben rappresentate nell’orchestra multietnica si intraprende un viaggio intorno al mondo, a suon di musica pop, reggae, jazz. Un puzzle di culture e religioni riunite in un progetto composito, fatto di atmosfere sognanti ed esotiche, emozioni intense e ritmi coinvolgenti. Un turbinio di emozioni e colori in scena, con i musicisti che interpretano – grazie ai loro strumenti – i personaggi dell’opera di Mozart. I musicisti diretti da Mario Tronco, che con Leandro Piccioni ha curato l’elaborazione musicale, rompono il tradizionale confine tra la buca d'orchestra e il palcoscenico, inventando un nuovo rapporto tra pubblico e scena senza soluzione di continuità. Le originali scenografie fatte di acquerelli richiamano l’idea della favola, esattamente come il “Flauto magico”: una magica favola, un racconto in musica fatto di sogni e parole.

PROGRAMMA

E se fosse avvenuto tutto al contrario?
Il viaggio intrapreso dentro e intorno alla partitura di Wolfgang Amadeus Mozart dalla compagine multietnica capitolina arriva al suo compimento con un concerto semiscenico. Le splendide note del compositore di Salisburgo sono infatti il punto di partenza di Mario Tronco, coadiuvato negli arrangiamenti da Leandro Piccioni, e degli altri musicisti vittorini, per reinventare sia la vicenda che la musica: i temi e le armonie di Mozart stringeranno la mano alla musica etnica e a quel particolare melange di pop, reggae, rock e jazz che contraddistingue l’Orchestra romana.
Ecco perciò il principe Tamino, nei panni di Ernesto Lopez Maturell; il sacerdote Sarastro, con i toni caldi e la verve latinoamericana della voce di Carlos Paz; Papageno, il personaggio di Mozart che da sempre riscuote la maggiore simpatia del pubblico per il suo modo di “pa, pa, pa, pa” parlare, non a caso sarà interpretato da Pap, con tutta l’energia della musica  africana.

Brillante e infida, cattiva e virtuosistica, la regina della notte s’incarna  in Petra Magoni, per renderne tutta l’ambiguità grazie alla sua voce che spazia dai madrigali del Cinquecento  alla musica pop. Ma forse è il personaggio di Pamina, di cui Tamino è innamorato, la chiave di volta di questa versione. Pamina, muovendosi sulle tracce del teatro buffo di Mozart, si impone all’interno della vicenda, strappando la conclusione della storia dalle mani maschili del principe e dei sacerdoti. Toccherà alla cantante folk inglese Sylvie Lewis trasformare Pamina in una ragazza ancora adolescente, che con tutti i suoi dubbi e le sue incertezze terrà il pubblico con il fiato sospeso fino alla fine. Non manca un narratore che avrà la trascinante simpatia del cubano Omar Lopez Valle. Infatti il libretto, che nel 1791 Emanuel Schikaneder scrisse per Mozart, è qui trattato come un racconto orale passato di bocca in bocca e che in ogni paese lascia una sua versione diversa. Ed è noto quante e quanto diverse siano le nazionalità presenti nella compagine vittorina. Una esplosione variopinta di stili, lingue, e musicalità alla ricerca delle radici del “Flauto magico” nelle diverse culture. E nasce il dubbio che, dopo averlo ascoltato, ci sia anche la possibilità di pensare e perfino di convincersi che sia avvenuto tutto il contrario: che nel loro meraviglioso lavoro colorato di esotismo, Mozart e Schikaneder si siano ispirati ai tanti racconti che narrerà l’Orchestra di Piazza Vittorio. Così a otto anni dal suo debutto, avvenuto nel 2007 a Romaeuropa Festival, l’Orchestra di Piazza Vittorio presenta questo spettacolo con le scenografie curate da Lino Fiorito e i costumi da Ortensia De Francesco.




Teatro degli Arcimboldi
Viale dell’Innovazione, 20 - 20126 Milano
Biglietti da € 22  a € 38,50  Comprensivi di diritti di prevendita
Sono previste riduzioni giovani, anziani e per gruppi di minimo 10 presenze.
 
Call Center TicketOne 892.101

Per informazioni e prenotazioni:  https://mail.google.com/mail/h/be8yn9py3zou/?&v=b&cs=wh&to=gruppi@ipomeriggi.it  - 02/641142213



Ufficio stampa
Maya Amenduni

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mercoledì 26 ottobre 2011

AMERICAN BUFFALO PER LA PRIMA VOLTA IN TEATRO IN ITALIA



AMERICAN BUFFALO

Arriva a Roma American Buffalo uno dei più acclamati spettacoli della drammaturgia contemporanea, opera dello sceneggiatore e regista americano David Mamet.
Nominato due volte agli Oscar per la miglior sceneggiatura e vincitore di un Pulitzer (1984), Mamet è l'autore di indimenticabili capolavori quali Gli Intoccabili, Il Verdetto ed Il Postino suona sempre due volte


Definita dalla critica del 1975 come “la miglior commedia della decade”, American Buffalo ci immerge in un’amara riflessione sul senso morale e sulla dignità del mondo d’oggi, racchiuso simbolicamente – con le sue meschinità, le sue manie, le sue piccole invidie - in un negozio di rigattiere pieno ovviamente soltanto di scarti e beni rifiutati da precedenti proprietari.
Quando finalmente un’opportunità passa da quella porta, quattro uomini Don, Bob, Walter detto “Teach” e Fletcher decidono di puntare tutto, organizzare un colpo e confrontarsi con quell’avida, costante e misera lotta degli uomini verso il raggiungimento della vetta.



Dopo aver calcato le scene di Broadway e Chicago, con interpreti del calibro di Al Pacino e Rober Duvall, la versione cinematografica viene diretta nel 1996 da Michael Corrente e vede la partecipazione nella parte di Teach Dustin Hoffmann, impeccabile esecutore dei serratissimi dialoghi di Mamet.

Finalmente in Italia, American Buffalo sarà presentato dalla compagnia NOIGIOCHIAMO VOICHEFATE al Cometa Off, dal 25 ottobre al 6 novembre.
American Buffalo è un amara metafora di quella parte della società che per scelta o per obbligo vive in modo coatto nel senso di imposto la propria vita. La bottega del rigattiere e un microcosmo, fatto di cose rifiutate dagli altri, costrette a stare tutte insieme anche se totalmente differenti tra loro, e senza potersi scegliere il vicino, un po' come le persone che non hanno potuto scegliere la propria vita o non hanno avuto il coraggio di sceglierla e rimangono sospesi, sperando in una svolta improvvisa...come quella che accade a Don (Daniele De Martino) proprietario del negozio di cianfrusaglie nel momento in cui un avventore gli compra un nichelino per 90 dollari, decide di fare un colpo, ovvero, andare a "trovare" l'acquirente del nichelino, in questa impresa è affiancato dal giovane Bob (Gianluca Soli) e dal nervoso Teach (Mario Sgueglia), i quali cercano in modo diverso di scalzarsi vicendevolmente. La lode da fare alle giovani compagnie come la Noi giochiamo voi che fate è quella di avere il coraggio di prendere nuovi e inediti copioni, ben inteso inediti per il nostro paese e portarli in scena, sperimentandosi in ruoli che hanno visto come interpreti alcuni tra i maggiori attori statunitensi.
Miriam Comito
AMERICAN BUFFALO
di
David Mamet
regia
Gianluca Soli
aiuto regia
Benedetta Comito
con: Danile de Martino, Mario Sgueglia, Gianluca Soli
Teatro Cometa Off dal 25 ottobre al 6 novembre 2011
Via Luca Deòlla Robbia 47

lunedì 24 ottobre 2011

PRENDI UN PICCOLO FATTO VERO

Questa non vuole essere una recensione, ma un mio pensiero sullo spettacolo "PRENDI UN PICCOLO FATTO VERO". Io l'ho visto per bene tre volte fin'ora e non escludo che ce ne sia una quarta...una quinta, ma non avevo mai scritto nulla, un po' perchè non conoscevo bene l'autore dei testi: Edoardo Sanguineti. che mi ispirava una sorta di timore reverenziale, anzi non un po,' era proprio così, E perché questo timore reverenziale? Lo spettacolo che è un monologo formato da testi di Sanguineti e interpretato da Lino Guanciale persona con cui ho un rapporto di amicizia da circa due anni, e di cui ho stima basata sulla realtà e che oggettivamente reputo una persona in grado di fare delle scelte culturali sensate. Nel maggio di 2010 Edoardo Sanguineti muore, io solo in quel momento ho capito, da alcune frasi che mi scrisse, quanto  Lino fosse legato e cosa significasse per lui Sanguineti, quindi mi riproposi di conoscerlo e che quando avrebbero ripetuto "Prendi un piccolo fatto vero" lo avrei rivisto e ci avrei scritto sopra una mia riflessione, nel frattempo, nella biblioteca comunale che abitualmente frequento mentre frugavo fra i scaffali in cerca di un libro da leggere mi sono imbattuta in lui...Edoardo Sanguineti, era un libro di poesie "Senza titolo" lo presi in prestito e mi avventurai nella lettura, scopersi un uomo che parlava di se e del mondo senza usare maschere, e questo riconduce allo spettacolo e si perché "Prendi un piccolo fatto vero...possibilmente fresco di giornata" è l'incipit di una poesia di Sanguineti, la cui base di ricerca è l'indagare il frammento di realtà concreta, e materiale senza cadere nell'astratto, perché dai piccoli ma concreti passi, quotidiani si arriva, nati da una precisa e lucida presa di coscienza della realtà contingente che si può partire per cambiarla. Questo spettacolo è rivolto a tutti, tecnicamente è una cavalcata tra i testi (critici e poetici) sanguinetiani che coprono tutta la storia della nostra democrazia, prendendo in considerazione i fatti salienti, e le tematiche culturali che la hanno configurata. l'accostamento cultura-alimentazione nasce dal fatto che sono entrambe bisogni primari dell'animale sociale uomo, quindi la poesia, e in genere lo scrivere ha una funzione sociale fondamentale pari a quella dell'alimentazione fisica. "Prendi un piccolo fatto vero" cerca di dare, anche, una risposta a cosa può fare..come può contribuire oggi il teatro all'educazione...in quella che è l'era dell'informazione? il teatro è un'azione sul palcoscenico si agisce, senza filtro, non c'è uno schermo a separare gli attori dal pubblico è un luogo di compartecipazione. "Prendi un piccolo fatto vero" in particolare è uno spettacolo dove la famigerata "quarta parete" non c'è, l'attore mentre recita il monologo è intento ai fornelli ma non cucina da solo viene aiutato dagli spettatori,..del resto come dice Giorgio Gaber "La libertà è partecipazione" il tutto accompagnato dallo scorrere di immagini dello stesso Sanguineti e della nostra italica storia.
Miriam Comito

sabato 22 ottobre 2011

Uno per te al Piccolo re di Roma dal 21 al 23 ottobre

In scena al Piccolo Re di Roma dal 21 al 23 ottobre 2011 "Uno per tre" è l'opera prima del giovane drammaturgo Michele Di francesco, e narra la storia di tre ragazze più una che ruotano intorno a quello che dovrebbe essere...l'uomo perfetto. La più una in questione è Pamela (Manuela Bello) l'assistente di Eva (Angelica Franci) la più diva del trio..non ha caso fa la cantante...quella che non ha problemi a conoscere uomini, completano la triade amicale Rebecca (Teresa Luchena) un po' snob e con la voglia di avere un figlio...anche da sola e Martina (Francesca Paola Pastanella) che invece un figlio ce l'ha già ma non ha un compagno. Al momento che Eva intodurrà in società la sua nuova e ultima conquista: Marco (Simone Baldassari) se ne vedranno delle belle, le tre donne, entreranno in una sorta di competizione organizzata tra loro, seguite dallo sguardo disincantato e acuto di Pamela. Per essere scritta da un esordiente la commedia non è male, avrebbe però bisogno di una maggiore verve da parte del protagonista maschile, un po' troppo sottotono nella recitazione.
UNO PER TRE
di
Michele Di Francesco    
regia
Michele Di Francesco
assistente alla regia Teresa Luchena
con: Simone Baldassari, Manuela Bello, Angelica Franci, Teresa Luchena, Francesca Paola Pastanella 
 Teatro Piccolo Re di Roma dal 21 al 23 ottobre 2011
Via Trebula 5
Miriam Comito

LE CINQUE ROSE DI JENNIFER AL TEATRO DELL'OROLOGIO

TEATRO DELL’ OROLOGIO

Dal 19 ottobre al 6 novembre 2011
 LE CINQUE ROSE DI JENNIFER

Di ANNIBALE RUCCELLO


Regia di AGOSTINO MARFELLA

Con Leandro Amato e Fabio Pasquini

scene e costumi Carlo De Marino
voci della radio Gioia De Marchis Giannini e Enzo Avolio
foto Pino Le Pera
Luci Zothause
produzione: Compagnia Teatro Il Quadro


Dopo il grande successo riscosso nelle precedenti due edizioni, torna in scena a Roma per il terzo anno, uno dei testi più belli di Annibale Ruccello. Sarà in scena al Teatro dell’Orologio – Sala Grande, dal 19 ottobre al 6 novembre, Le cinque rose di Jennifer, con Leandro Amato e Fabio Pasquini, per la regia di Agostino Marfella. Un omaggio ad Annibale Ruccello; unico suo spettacolo sulla piazza romana, nell’anno del 25° anniversario della morte del grande commediografo, attore e regista di Castellammare di Stabia. Punta di diamante della drammaturgia moderna italiana, Ruccello risulta essere tra i più interessanti autori della scuola napoletana. Lo spettacolo, in una particolare scrittura scenica, vuole essere un tributo al Teatro del grande autore partenopeo.
Anni '70. La piéce, ambientata nel quartiere dei travestiti della periferia di Napoli, racconta, con ritmo incalzante e grande “suspence”, il mondo dei travestiti. Ruccello narra il dramma della solitudine, raccontando le storie di vita di Jennifer (Leandro Amato) ed Anna (Fabio Pasquini), due travestiti di matrice genettiana. "Jennifer" è un travestito malinconico, sensibile e romantico che vive in un monolocale a Napoli. Terrorizzato dal serial killer che sta mietendo vittime nel suo quartiere, non esce più di casa da molto tempo. Non esce più, inoltre, perché sta aspettando una telefonata da Franco, l'ingegnere di Genova con cui ha intrapreso una relazione tempo prima …con quella chiamata, saprebbe che è ritornato da Milano. Purtroppo è ben difficile capire quando (e se) Franco chiamerà: il telefono di Jennifer, per un disguido telefonico, sembra infatti intercettare tutte le chiamate del quartiere. Proprio per questo motivo a casa sua arriva "Anna", un altro travestito che vive nel suo quartiere. I due parlano: Jennifer le racconta della sua famiglia e di Franco, Anna delle disgrazie che ha avuto nella sua vita e del rapporto speciale che ha con la sua gattina, Rosinella. Una telefonata arriva, ma Jennifer liquida l'interlocutore senza troppi problemi... salvo poi chiedersi se quella chiamata in realtà fosse per Anna, che frustrata, se ne va. L'attesa continua. L'uomo comincia a perdere la speranza. All'improvviso, ritorna Anna, disperata: il maniaco ha ucciso la sua adorata Rosinella…Ma l’attesa di Jennifer continua, aspettando una telefonata che potrebbe non arrivare più…

 Note di regia di Agostino Marfella                       

“ Ritengo che Le cinque rose di Jennifer, testo cult di Annibale Ruccello (1980), con il tempo e le diverse edizioni, abbia acquisito uno spessore stilistico che gli ha conferito  il valore di un piccolo classico del teatro contemporaneo.
La piéce, ambientata in un quartiere degradato della periferia di Napoli, racconta, con ritmo incalzante e grande “suspence”, il mondo dei travestiti. L’autore, narrando le storie di vita di Jennifer e Anna, esprime il dramma amaro della solitudine. Aleggia nella vicenda un’atmosfera da thrilling psicologico, che tiene gli spettatori con il fiato sospeso, fino all’ultima battuta… Si muovono, attraverso essa, i due protagonisti, povere anime perdute, confinate in un ghetto metaforico, tesi alla ricerca disperata di una propria dimensione; pronti a riappropriarsi del pudore e della dignità  violati e derubati dai finti valori “borghesi”; e disposti a tutto, pur di elemosinare un po’ di affetto, fosse anche solo qualche parola attraverso il filo di un telefono. L’opera contiene una squarciante sensazione poetica di squallore e di frustrazione, nel cui contenuto il tragico si fa grottesco. Il palcoscenico grida i pensieri di Jennifer, ossessivi e maniacali, mentre la sua maschera recita il suo ultimo delirio d’amore per Franco, il maschio che probabilmente non esiste.
Nel mettere in scena lo spettacolo ho sottolineato la ritualità del testo con atmosfere antinaturalistiche, ispirandomi, oltre a Genet, alla tradizione nordica dei Kammerspiel, (principalmente  a Strindberg  e ad  Ibsen nella scena finale).
La storia assume quindi i contorni di un lucido delirio, in cui la solitudine può trasformarsi, degradandosi, nello svilimento dei miti e dei modelli. Deflagrazione dei linguaggi della comunicazione, che sfocia in una lacerante ed intensa recita, nel vano tentativo di ritrovare una propria identità. L’effetto che ne risulta è quello di un grande cerimoniale  scandito dall’attesa ossessiva dell’amore”.
Agostino Marfella
"Le cinque rose di Jennifer" è uno spettacolo diverso da tutti gli altri che ho visto sin'ora,è accogliente, con lo spettatore, e spiazzante al tempo stesso. Entrata in sala mi sento accolta da una coreografia brillante al primo sguardo, nel palcoscenico vi è ritagliato il luogo dell'azione, ed è fatto attraverso l'utilizzo di petali di rosa rossa sintetici che formano un rettangolo all'interno del quale si trovano vari oggetti di uso quotidiano: un telefono, dei portaceneri, delle scarpe con il tacco alto, una radio. E'questo lo spazio dove si muove Jennifer prigioniera delle sue paure, e  delle sue speranze, dalle quali nasce una immensa malinconia, spazio in cui si è rinchiusa, per paura del serial killer, ma non solo, anche per paura di mostrarsi così come è senza maschere e veli. Annible Ruccello con la sua sapiente scrittura fa passare lo spettatore da una condizione di leggera allegria a una di suspense nel senso di vera e propria sospensione la commedia agrodolce si trasforma in un thriller con un finale aperto alle fantasie e all'immaginazione del pubblico
Miriam Comito
TEATRO DELL’OROLOGIO - SALA GRANDE
Via de’ Filippini, 17/a
Prenotazioni allo 06 9784 0472
Orario spettacoli: dal martedì al sabato alle 21,15 - la domenica alle 17,30

Ufficio stampa Compagnia

Maya Amenduni
mayaamenduni@virgilio.it

giovedì 20 ottobre 2011

Fino alla fine di Fabrizio Romagnoli

In scena dal 18 al 20 ottobre  per la rassegna "Sguardi svelati" al Teatro Due Roma "Fino alla fine" di Fabrizio Romagnoli è una storia tutta al femminile : Laura (Emilia Tafaro) e Maura (Ilaria Antoniani sono amiche da una vita, o meglio da 25 anni che per loro entrambre trentacinquenni rappresenta un bel percorso di vita. Maura è arrabbiata con Laura, si perchè Laura in uno dei su suoi tanti momenti di ubriachezza ha baciato il suo ragazzo Paolo. Le due donne sembrano all'apparenza estremamente diverse una dall'altra, Maura attrice ormai famosa sembra vivere in un mondo tutto suo fatto di provini, di tournèe, quasi una bambola a cui bisogna indicare la strada, ma che in realtà la sua strada la bella che intrapresa. Laura una pittrice all'apparenza pragmatica e sempre presente nella vita di Maura, ma in realtà disperata internamente, cosa si cela davvero dietro al loro  rapporto? Quali sono i limiti superabili e quali invece più che limiti sono ostacoli? Cosa unisce davvero le due donne? lo si scoprirà pian piano durante lo spettacolo, dopo che le protagoniste troveranno il coraggio di porsi una di fronte all'altra come realmente sono.
Miriam Comito
FINO ALLA FINE
         di
Fabrizio Romagnoli
Regia
Fabrizio Romagnoli
con: Emilia Tafaro, Ilaria Antoniani.
Teatro Due Roma dal 18 al 20 ottobre 2011
Vicolo dei Due Macelli 37

Paolo Rossi Il mistero buffo nella versione pop 2.0 (recensione)

In scena al Teatro Vittoria dal 18 ottobre al 13 novembre 2011 "Il mistero buffo-nella versione pop 2.0", spettacolo che  torna in teatro a grande richiesta, con nuovi e attuali inserti, e che vede al timone uno scatenato Paolo Rossi nelle vesti di un frate francescano, di un contadino a cui è stata tolta la terra dal padrone, di un attore del teatro di improvvisazione impegnato nella sacra rappresentazione della passione.  Il tentativo ben riuscito dell'attore lombardo è quello di raccontare i nostri tempi, partendo da una matrice di fondo che è quella delle radici fortemente popolari del nostro teatro basate sull'improvvisazione e facendo aderire il tutto alle vicende del profugo più famoso del mondo Gesù Cristo. Paolo Rossi sfonda la quarta parete a favore di un teatro per e con il pubblico, e lo fa con la sua prorompente energia, coadiuvato e sotenuto da Emanuele Dell' Aquila che ha curato le musiche e le esegue ogni sera dal vivo e dalla presenza di Lucia Vasini, impegnata in uno straziante monologo che la Madonna fa sotto la croce rivolgendosi all'arcangelo Gabriele da cui si sente tradita. Uno spettacolo in cui l'emergia trapela vivida.
Miriam Comito
IL MISTERO BUFFO VERSIONE POP 2.0
di e con PAOLO ROSSI
Regia
Carolina Della Calle Casanova
musiche composte ed eseguite dal vivo da Emanuele Dell'Aquila
Con la partecipazione straordinaria di Lucia Vasini
Teatro Vittoria dal 18 ottobre al 13 novembre 2011
P.zza S. Maria Liberatrice 10 Roma

sabato 15 ottobre 2011

INCONTRO-INTERVISTA CON BENEDETTA CESQUI

Ho avuto la possibilità di incontrare l'attrice Benedetta Cesqui, nella casa romana in cui vive, dall'incontro è nata questa intervista.
D. Ciao Benedetta! Parliamo della tua formazione come attrice.
R. La mia formazione risale agli anni 90', ho iniziato con  delle scuole di improvvisazione a Milano, io sono milanese di origine, sono nata là nel 1972, durante le scuole superiori mi sono iscritta ad un corso privato di improvvisazione teatrale.
D. Perchè hai scelto un corso di improvvisazione?
R. Ho scelto un corso di improvvisazione, perché conoscendo in famiglia degli attori, italiani già allora noti e di grande spessore, mi avevano indirizzato su delle scuole sul lavoro dell'improvvisazione, sul metodo stanislavskiano, chiamiamolo così perché proviene da lì. Io allora avevo 16 anni ed ero molto più timida e riservata con l'utilizzo della parola, che per me era qualcosa di sconosciuto nel senso che parlavo molto poco, e confrontandomi con questi due grandi attori italiani: Franca Nuti e Giancarlo Dettori  mi dissero ma perchè non provi proprio per terapia a fare un corso di improvvisazione. Questa cosa mi ha liberato di una timidezza che io avevo dentro di me in modo molto prorompente, io parlavo pochissimo mi esprimevo con il corpo e con lo sguardo, ho iniziato a fare dei corsi di improvvisazione con un insegnante argentino che si chiama Raul Manso e con lui ho fatto 4 anni di scuola e poi mi sono avvicinata ad un maestro americano che adesso non c'è più che era Richard Gordon che invece era dell'Actor studio dove ebbi un'esperienza sia positiva che negativa nel senso:  da lui fui "violentata" da un certo punto di vista, fu un approccio completamente diverso da quello precedente, però mi ha dato quella voglia di proseguire su questa strada. In seguito ho scelto di fare una scuola professionale di teatro e in lista c'erano lo stabile di Genova, quello di Torino, Il Piccolo di Milano e i Filodrammatici di Milano. Il primo provino fu a Torino, allora il direttore era Luca Ronconi, andai al provino, e fui presa immediatamente,  con la riserva che dovevo essere cosciente del mio difetto...la erre moscia, che non ho più. ho fatto 3 anni di foniatria obbligata da Ronconi a farla, e lì iniziò tutta la mia passione per questo lavoro, che all'inizio era esclusivamente passione, non mi rendevo conto che poteva diventare il mio mestiere, per me fu anche abbastanza un trauma a 21 anni uscire di casa e andare a vivere in un'altra città, e in un ambiente che io non conoscevo, fui presa sotto l'ala protettiva di Ronconi, infatti, durante il primo anno lui   mi chiese subito di partecipare a questo grandissimo spettacolo che era "I giganti della montagna" fatto a Salisburgo e io a 21 anni feci il mio debutto come Nilse-la dama rossa in "I giganti della montagna" con regia di Luca Ronconi  tenuto dentro una vecchia salina. Spettacolo straordinario con star internazionali, svolto in lingua tedesca, io interpretavo un personaggio muto, per me fu una grandissima emozione. Là è nato il mio rapporto con Ronconi che è durato 5 anni, ho fatto per due stagioni I giganti e poi "il pasticciaccio brutto de' via Merulana" uno spettacolo molto faticoso ma molto energico, durava 5 ore e mezzo di quella fatica bella che non senti, perchè non ti fermavi un secondo. In contemporanea provavo "Medea" in cui facevo una parte del coro sempre per la regia di Ronconi, con questo spettacolo abbiamo fatto una tournèe di 2 anni. La mia esperienza come attrice è nata molto come allieva del Teatro stabile di Torino. Luca Ronconi a sempre sostenuto che io facessi questo lavoro un po' per hobby, non tanto per vera passione o per vero mestiere. Nel corso del tempo, invece, mi rendo conto e capisco che è l'unica cosa che io riesco a fare e dove riesco a stare. Finito il sodalizio con Ronconi, ho intrapreso un'avventura con il Teatro Del Carretto di Lucca e ho girato per un anno e mezzo in tournèe estera con Maria Grazia Cicolani con Biancaneve per i bambini con cui ho girato Francia e Spagna. E il "Leader" un vecchio  storicospettacolo che debuttò negli anni 60' al Festival di Spoleto e fu poi ripreso alla fine degli anni 90' dove ho fatto un'esperienza molto interessante perchè era un lavoro sul corpo, meccanico, dove l'attore oltre a recitare doveva essere una marionetta. Ho laavorato con Walter Malosti in "Hamlet X" che era una revisione dell'Amleto fatto da 10 donne dove all'inizio facevo una prostituta e poi Laerte.Con Paolo Castagna (un allievo di Ronconi) ho fatto sia delle cose prettamente teatrali, come il Festival per il Teatro della Memoria qui a Roma sia installazioni. Nel 2000 sono venuta fissa a Roma, ho incontrato una vecchia conoscenza che è Lucia Calamaro, che è un'autrice con cui avevo già lavorato precedentemente in "La guerra" una storia di matti fatta qui a Roma al Villaggio globale, lei mi ricontattò per fare un lungo grande progetto che poi feci "Tumore-Uno spettacolo desolato" che fu una cosa straordinaria : lo abbiamo provato 9 mesi, lo abbiamo costruito, ed era il confronto tra la medicina e una povera madre a cui viene a mancare la figlia di tumore, è una storia vera: parla di Virginie che era la più cara amica di  Lucia che è morta di tumore e il confronto di questa madre desolata, nessuno le riporta la figlia e allora lei decide di trasformarsi e diventare la figlia, questa trasformazione della madre è fatta di piccole sfumature di silenzi e pause, poi diventa sfrontata quando diventa figlia, fa resuscitare la figura di questa figlia, molto invadente, più forte e meno fragile di quanto sia la madre. Debuttammo al Rialto S. Ambrogio per 4 repliche , venne il mitico Nico Garrone che purtroppo non  c'è più, il qualae fece una recensione da là siamo partiti a fare dei festival estivi, e poi tornammo a Roma al Teatro del Colosseo dove ci venne a sentire Cordelli e fece una bellissima recensione sul Corriere della Sera, in prima pagina. E' uno spettacolo a cui io tengo tantissimo, perchè fu creato da me Lucia e la mia compagna artistica di allora Monica Mariotti che faceva la dottoressa. Se avessi la possibilità di rifarlo lo rifarei subito, è uno spettacolo che mi è rimasto dentro. In quel periodo a me era mancato, improvvisamente, il mio migliore amico Guido, ed io ho portato questa cosa dentro di me nello spettacolo. Da lì abbiamo fatto un secondo progetto che si chiama "Magik- autobiografia della vergogna" una storia autobiografica della regista e abbiamo debuttato all'India 2 o 3 anni fa. C'era in fase preparatoria un terzo progetto che si chiamava "L'origine del mondo"  con cui io e con Lucia avevo iniziato a provare non più con Monica Mariotti ma con Daria De Florian  che è un'attrice molto brava e proviene dalla Compagnia degli Artefatti, ma c'è stato uno strappo con Lucia Calamaro, io ho sedimentato questa rottura, e ho iniziato a pensare di fare una cosa mia.
D. La settimana scorsa eri al Teatro dell'Orologio con "Sopravvivere perché no?" Che come tu sai mi è piaciuto tantissimo,  ha un titolo particolare, molte persone dicono: " io non sto vivendo sto sopravvivendo, è un periodo difficile per tutti quello che stiamo vivendo, ma il tuo spettacolo  è composto da una serie di monologhi che fanno vedere le varie sfaccettature di come poter sopravvivere, quindi dalla prima parte del titolo sembrerebbe una tragedia ma invece il perché no? ...finale fa capire che c'è uan vena positiva. Come ti è venuta l'idea di questo spettacolo?
R. L'idea non è venuta solo a me, è venuta a me insieme al pilastro che ho al mio fianco che è Mila Monaco con la quale abbiamo riflettuto anche sul dare un titolo a questo progetto che a me  è venuto in mente di fare, e che è un progetto in espansione, nato in un luogo che non è un teatro, in un luogo che avevamo insieme io e Mila e ad altre persone, che adesso non c'è più, si chiamava "Lost in loft" che aveva un po' un senso di ultima spiaggia di ultimo appiglio, zattera a cui ci si può aggrappare e dove può succedere di tutto. Così sono nati questa sequenza di monologhi, dove io comunque ho dato un'impronta iniziale di speranza, positiva per me sopravvivere vuol dire vivere,  non c'è molta differenza. Tutta la ricerca che ho fatto sui testi, alcuni erano drammatiche, il prologo è scritto da mia madre che è Barbara Malipiero buttato di getto ed è un po'un decalogo che racchiude tutto  ed è scritto in rima : è una poesia. Feci le prime tre prove aperte al Loft dove già c'era il prologo scritto da mia madre, la versione dello spettacolo del Loft era più dinamica rispetto a quella che ho portato poi in teatro, il luogo dava la possibilità di essere più dinamici perché era organizzato su diversi livelli. All'interno c'era anche un pezzo di Lucia Calamaro di "Tumore" poi c'era una lettera privata, un pezzo tratto da " Condannati a morte della resistenza" Al loft iniziavo con un lungo prologo con una voce fuori campo e al buio, poi scendevo le scale e recitavo un pezzo di Eduardo De Filippo sul teatro che al  Teatro dell'Orologio ho messo insieme al monologo in cui parlo della pensione, della perdita del lavoro e là ho attaccato il pezzo del talento.
Il mio progetto adesso è di  parlando con Leonardo Ferrari Carissimi il regista ci siamo trovato, lui mi ha spiegato le sue considerazioni e ci siamo ritrovati nell'idea di portarlo avanti di ampliarlo, ricostruirlo, e creare un percorso drammatirgico e quindi anche una  regia vera e propria.
D. Benedetta, hai un sogno nel cassetto?
R. Il mio sogno nel cassetto oramai è in voga, leggo che è il sogno di parecchi: fare "Orlando" di Virginia Woolf, interpretare una parte maschile in scena portare in scena una mia visione dell' "Orlando" parlando esclusivamente di me, perchè io ho vissuto quel percorso là, l'androginia io c'è l'ho sempre avuta, e quella presa di coscienza dell'essere nata femmina io l'ho avuta tardi. Associato a una mia rivisitazione dell'"Orlando" una scena del film " Io ballo da sola" che io ho amato molto, io trovo che lui sia un genio per come gira il mondo femminile, Liv Tyler nella scena finale ha la consapevolezza di avere il suo orgasmo, quindi di essere donna e questa consapevolezza io la svrappongo al mio percorso personale, perchè c'è stato un momento in cui io ho capito, di essere nata femmina e non maschio e quindi togliermi tutte quelle maschere che mi ero messa fino a quel momento.
D. Cosa pensi debba essere un attore?
R. Il mestiere dell'attore è un mestiere innanzitutto, anche se purtroppo ultimamente in Italia non è considerato tale. E' molto difficile trovare in questo mestiere l'umiltà , l'essere umili in questo lavoro è assolutamente fondamentale. La cosa straordinaria che fa di questo lavoro un lavoro è  che qui sei sul palcoscenico, porti gran parte di te stesso, e subito dopo che finisce lo spettacolo, l'attore deve scomparire per far parte alla persona, non bisogna rimanere nel ruolo. Non bisogna porgersi d'attori nella vita, il teatro è un lavoro fatto di concentrazione disciplina, io ho come modello il teatro russo, che rappresenta proprio il concetto di questo lavoro, i russi lavorano su se stessi giornalmente ma quando escono dalla scena sono esseri umani, non fanno gli attori nella vita
Miriam Comito

giovedì 13 ottobre 2011

Aggiungimi di Fabrizio Romagnoli al Teatro dell'Orologio dal 11 al 23 ottobre



Aggiungimi
di
Fabrizio Romagnoli


Dall’ 11 al 23 ottobre al Teatro dell’Orologio
Via dei Filippini 17A - Roma


Con

Antonio De Matteo

Dario Tucci

Chiara Nicolanti



Regia

Enzo Masci



***

Inizio spettacoli ore 21:00 (domenica ore 18:00)

Biglietti
Intero € 12.  Ridotto € 10.  Tessera associativa € 2


Info e Prenotazioni

06.68392214

teatroorologio@gmail.com


***
In scena al Teatro dell'Orologio dal 11 al 23 ottobre 2011 "Aggiungimi" è un'opera moderna, tremendamente attuale scritta da Fabrizio Romagnoli, Alex (Antonio de Matteo) è un attore di discreto successo, ha molte donne, passa da una ad un'altra e vive in un albergo. Un bel giorno gli arriva un messaggio sul computer, da quel momento Alex inizierà un colloquio virtuale con Michele (Dario Tucci) giovane studente omosessuale, i due un po' si svelano e molto si nascondono dietro allo schermo, cercano di apparire diversi da quelli che sono nella realtà, molto più smart, più forti, più sgargianti, nascondendo le insicurezze, le piccolezze o facendole solo intravedere a tratti all'altro, quel poco che riesce a sfuggire all'impetuosità calcolata e ragionata che dà comunicare tramite una macchina come il computer con un altro essere umano. Le fantasie volano i sogni sembrano quasi essere reali, sia Alex che Michele seppur timorosi dell'incontro con l'ignoto sentono avvicinarsi la possibilità di trovare quello che cercano. Ma chi si nasconde davvero dietro a un computer? E perchè lo fa? Per gioco? I giochi a volte diventano realtà e non sempre la realtà e come la si desiderata. Oltre ai due protagonisti maschili è in scena anche la giovane attrice Chiara Nicolanti, chiamata a interpretare molteplici ruoli: quello di Federica, l'amica stretta di Michele, quello di Sabrina la guardia del corpo di Alex, e altri ruoli più piccoli. "Aggiungimi "è uno spettacolo particolare, parte come una commedia ma non è una commedia, è uno spettacolo aderente alla realtà odierna, dove oguno vuole tutto e subito, non si ha più il tempo per conoscersi ed è molto facile cadere in fraintendimenti, e rimanere chiusi negli stereotipi creati dalla società. Aggiungimi può essere inteso anche come un grido di libertà.
Miriam Comito
Sinossi


“Aggiungimi”. Basta un “clic” e si apre il mondo!
Sei nella vita di persone che non hai mai incontrato! Hai amici che non conosci e che forse non conoscerai mai! Parli e scrivi senza filtri! Chiedi! Rispondi! Confermi e confondi! Il computer ci rende tutti forti! Filtra paure e timori! Ci trasforma, ci inventa, ci migliora! Il virtuale è meglio del reale e chi cerca, trova sempre qualcosa! Ma il virtuale non è reale! L’andare oltre, il far diventare reale ciò che è virtuale può nascondere molte sorprese, a volte belle a volte brutte! L’incontrarsi nella vita reale, può trasformare un “sogno”, costruito con tanta dedizione e fantasia, in un’amara verità lasciando spazio al peggiore degli incubi!
Michele, uno studente universitario, e Alex, un famoso attore, dopo essersi conosciuti in chat, si incontrano nella vita reale. Purtroppo, come a volte capita,  il loro appuntamento non segue la tipica linea dell’incontro fortunato. Il gioco si trasforma in un vortice a senso unico di fraintendimenti. I due perdono il controllo della situazione e, quella che per alcuni viene chiamata una semplice avventura, si trasformerà in un vero incubo che li condurrà ad un drammatico epilogo. In un’atmosfera frivola, giocosa, vitale, eccitante e invitante, con gente che entra ed esce dalle loro camere, Michele e Alex, palesemente attratti l’uno dall’altro, vengono travolti dal modello societario dei nostri tempi che vuole tutto e subito. Un modello che, soprattutto, nell’ipocrisia del “siamo tutti uguali”, non perdona e schiaccia psicologicamente chi non ha il coraggio di essere ciò che veramente è! Federica, la tipica amica che tutti vorrebbero avere, libera, leggera e frivola ma nello stesso tempo premurosa, osservatrice e presente, come un angelo custode veglierà su Michele in nome della loro particolare amicizia.
Il mondo virtuale può rompere ogni barriera. Ci permette di nasconderci dietro false informazioni date e ricevute e a volte, permette a chi professionalmente e socialmente ci stima ma non ci conosce, di divulgare un’immagine modellata a loro proprio volere e piacere! In internet si può essere tutto e il contrario di tutto!
“Aggiungimi”. “Clic”.
Il gioco è fatto!
Ma sei pronto a giocare?


FABRIZIO ROMAGNOLI

mercoledì 12 ottobre 2011

SERPE IN SENO al Teatro de' Servi

In scena al Teatro de' Servi dal 11 al 30 ottobre 2011 SERPE IN SENO uno spettacolo scritto dal compianto Cesare Belsito, attore, fantasista e autore scomparso nel 2008 per un improvviso attacco di cuore a soli 46 anni, proprio mentre stava iniziando le prove della sua ultima commedia: Serpe in seno. Cesare Belsito allievo di Antonio Casagrande porta in scena l'esperienza del teatro di tradizione napoletano, con forme nobili e antiche contaminato dalle tensioni del nsotro tempo.
 Lo spettacolo è molto bello, tutto concorre alla sua bellezza e godibilità il testo in primis: ogni personaggio è concluso in se stesso e essprime la propria chiusura attraverso tic nervosi, o tramite l'ipocondria, o c'è chi svela la propria insoddisfazione a parole, o chi sembra non capire e invece controlla tutto. Gli attori ben esprimono la chiusura dei personaggi attraverso la mimica facciale e l'esspressività corporale, ai limiti del grottesco, ogni personaggio è ben caratterizzato. Quella che all'inizio sembra una commedia: i due fratelli Salvatore (Gianni Cannavacciuolo) e Sisina (Franca Abategiovanni) convivono nella stessa casa, sono entrambe maturi, lui è gay, lei ha un fidanzato Stefano (Fabio Maffei) che non vede mai perchè vive a Rovigo, con loro vive Sergio (Davide Paciolla) un giovane tombeur de femme con una fidanzata che lo tormenta sempre al telefono, la commedia inizia a volgere verso un caustico grottesco quando Stefano va a trovare Sisina contemporaneamente Salvatore  vince una grossa somma al gioco del lotto giocando però i numeri che aveva sognato Sisina e decide di andare a vivere da solo. Tutti gli equilibri, già per loro molto fragili, si spezzano, l'atmosfera già surreale nella prima parte dello spettacolo si fa crudele e ironica...
La regista Nadia Baldi è fondatrice insieme a Ruggero Cappuccio della compagnia teatro segreto fra i loro ultimi lavori si ricorda la regia del 2010 del Don Chisciotte drammaturgia Ruggero Cappuccio con Roberto Herlitzka e Lello Arena.
SERPE IN SENO
         di
Cesare Belsito
      Regia
Nadia Baldi
Personaggi                                Interpreti
Salvatore                                  Gianni Cannavacciuolo
Sisina                                        Franca Abategiovanni
Sergio                                       Davide Paciolla
Stefano                                     Fabio Maffei
nei seguenti giorni di spettacolo: 11,12,13, 18,19,20,21 ottobre Fabio Maffei sarà sostituito da Giulio Cancelli

Dall 11 al 30 ottobre 2011
Teatro de' Servi Via del Mortaro 22
Miriam Comito

ASIATICA FilmMediale

Asiatica FilmMedialeIncontri con il cinema asiaticoXII Edizione, 12/22 ottobre
MACRO Testaccio La Pelanda
Piazza Orazio Giustiniani 4 - Roma


Asiatica, Incontri con il cinema asiatico, il Festival diretto da Italo Spinelli, giunge alla dodicesima edizione dal 12 al 22 ottobre 2011 negli spazi de La Pelanda presso il MACRO Testaccio – la sede del Museo d’Arte Contemporanea di Roma nel quartiere di Testaccio. Come ogni anno, Asiatica rinnova l'impegno a promuovere la diffusione del cinema asiatico e a fornire spazi e momenti di scambio tra l'Asia e l'Europa. Saranno oltre cinquanta i titoli presentati quest’anno - tutti a ingresso gratuito fino ad esaurimento posti - quasi tutti in anteprima italiana o mondiale, tra cortometraggi, lungometraggi a soggetto e documentari, provenienti da: Azerbaijan, Cambogia, Cina, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Hong Kong, India, Indonesia, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Mongolia, Sri Lanka, Taiwan, Thailandia, Turchia, Vietnam. Molti i registi, scrittori e personalità del mondo cinematografico e letterario asiatico ospiti del Festival, che proporranno, attraverso il linguaggio cinematografico e non solo, uno sguardo sulla realtà e sulla complessità del rapporto tra Oriente e Occidente.
Asiatica si apre con Una Separazione (Nader and Simin, A Separation), il nuovo film del regista iraniano Asghar Farhadi (già autore di About Elly), vincitore dell'Orso d'Oro nell'ultima edizione del Festival di Berlino, che verrà distribuito in Italia a fine ottobre dalla Sacher Distribuzione. Il film, che a Berlino ha raccolto anche il premio collettivo per le migliori interpretazioni maschili e femminili, è ambientato nell’Iran contemporaneo.

Particolare rilievo sarà dato all’India, anche con il film di chiusura Autumn, di Aamir Bashir, che offre uno sguardo attento e profondo sul Kashmir, devastato da vent’anni di violenti conflitti.
Tanti i film in concorso, tra cui 11 Flowers, film di un’amicizia tra un bambino e un fuggitivo accusato di omicidio negli anni della Rivoluzione Culturale cinese, primo film realizzato nel quadro dell’accordo di coproduzione franco-cinese e firmato dal regista cinese Wang Xiaoshuai (già autore di Le Biciclette di Pechino - Gran Premio della Giuria al Festival di Berlino 2001 e Shanghai Dreams - Premio della Giuria al 58° Festival di Cannes, 2005); Mushrooms, del regista singalese Vimukthi Jayasundara autore di The Forsaken Land, vincitore della Camera d'Or al Festival di Cannes 2005, e di Between Two Worlds in competizione al Festival di Venezia 2009; A Lovely Man, dell'indonesiano Teddy Soeriaatmadja che torna ad Asiatica dopo il successo dello scorso anno con Maida’s House; dalla Corea Late Autumn, ultimo film di Kim Tae-yong acclamato dalla critica internazionale per Memento Mori (1999) e Family Ties (2006) e dall'Iran Goodbye di Mohammad Rasoulof, Daughter...Father...Daughter di Panahbarkhoda Rezaee.  
Asiatica propone anche un omaggio all'horror d'autore giapponese, nella sezione Kaidan Horror Classic con la proiezione di film di quattro grandi maestri tratti da capolavori della letteratura giapponese: The Whistler, di Tsukamoto Shinya, The Arm di Ochiai Masayuki, The Days After di Kore-eda Hirokazu e The Nose di Lee Sang-il.
La riflessione sulla Rivoluzione Culturale cinese continua anche con la proiezione di Under the Hawthorn Tree di Zhang Yimou.
In competizione nella sezione documentari si segnalano: dalla Mongolia Passion, di Byamba Sakhya; dal Kashmir Inshallah Football, di Ashvin Kumar, che si addentra nel conflitto in Kashmir attraverso la storia di un giocatore di calcio, figlio di un militante kashmiro, sullo sfondo di una delle guerre più lunghe e meno rappresentate e conosciute al mondo; Prison and Paradise, dell’indonesiano Daniel Rudi Haryanto, le confessioni inedite degli attentatori che nell’ottobre 2002 causarono 190 vittime a Bali; dalla Cina Together, di Zhao Liang, documentario presentato in anteprima all'ultima Berlinale e realizzato durante le riprese dell'ultimo film di Gu Changwei, Love for Life.
Dopo la collaborazione nella passata edizione, si rafforza la partnership con CortoArteCircuito, di cui è direttore artistico Beatrice Bordone Bulgari, e grazie alla quale Asiatica rafforza il dialogo tra mondo del cinema e mondo dell'arte, proponendo quest’anno nella sezione Crossing Cultures, l’esperienza di incontro con gli autori ospiti del Festival. Un vero e proprio “laboratorio interdisciplinare” che prevede la realizzazione di quattro cortometraggi girati nei giorni del Festival grazie al coinvolgimento di quattro registi asiatici - il coreano Kim Tae-yong, in coppia con l’attrice Tang Wei, gli iraniani Panahbarkhoda Rezaee e Mazdak Mirabedini e l’indiano Aamir Bashir - che filmeranno negli studi di quattro artisti italiani: Alfredo Pirri, Nunzio, goldiechiari (Sara Goldschmied e Eleonora Chiari) e Pietro Ruffo.Con il progetto Crossing Cultures - sottolinea Beatrice Bordone Bulgari - CortoArteCircuito e Asiatica rivolgono l’attenzione all’ibridizzazione dei linguaggi visivi arte-cinema-fotografia e partecipano, attraverso questo percorso di ricerca, alla costruzione di una cultura contemporanea in cui il dialogo, lo scambio e le informazioni di esperienze diverse sono vitali”.
Non mancheranno ospiti internazionali di spicco che presenteranno le loro opere più recenti e inedite in Italia. Oltre  a Wang Xiaoshuai e agli altri registi in competizione, saranno presenti il regista indiano Gautam Ghose, unico regista indiano ad aver ricevuto il premio “Vittorio De Sica” in Italia e il regista giapponese Makoto Shinozaki, che ha diretto Not Forgotten, vincitore al Vancouver International Film Festival nel 2000, che racconta l’orgoglio, l’amore e la speranza di alcuni sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale. Questi registi, insieme alla premiata documentarista iraniana Firouzeh Khosrovani, saranno i protagonisti di L’Archivio a Oriente, un’iniziativa in collaborazione con Cinecittà Luce. Il progetto prevede la realizzazione, da parte dei quattro registi, di cortometraggi relativi a particolari momenti storici o questioni sociali dei rispettivi Paesi, sulla base di materiale giornalistico e documentaristico proveniente dall'Archivio Storico dell'Istituto Luce. Tra gli ospiti d'onore ci sarà anche il taiwanese Mark Lee, “poeta di luci e ombre” che ha firmato la fotografia dei film di registi quali Hou Hsiao-hsien, Wong Kar-wai e Kore-eda Hirokazu.

Come ogni anno gli Incontri di Asiatica porteranno dall'Asia personalità di spicco del mondo della cultura. Quest'anno ospite d'onore sarà Sudhir Kakar, uno dei più noti scrittori, psicanalisti e saggisti indiani, che presenterà una rilettura delle opere pittoriche del grande intellettuale indiano e Premio Nobel per la Letteratura Rabindranath Tagore. In relazione al grande poeta indiano, verrà anche proiettato il film Moner Manush, del regista Gautam Ghose. Partendo dalla constatazione che le differenze di genere continuano ad essere una delle principali e più profonde fonti di disuguaglianza sociale, culturale ed economica in molte zone dell'Asia, Asiatica offrirà uno spazio di riflessione per comprendere le origini di tale discriminazione.

Ne discuteranno l'iraniana Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace nel 2003, e Namrata Bali, direttrice di SEWA (Self Employed Women's Association), il più grande sindacato indiano a difesa dei diritti delle donne lavoratrici. Per il terzo anno consecutivo, Asia di Carta, l’iniziativa rivolta a valorizzare l’editoria italiana sull’Asia con la presentazione dei libri più recenti di autori asiatici e occidentali, farà scoprire a Roma il mondo della Graphic Novel indiana, con l’autore Sarnath Banerjee. Sarà anche presentato in anteprima l'ultimo romanzo di Sudhir Kakar, Il Trono Cremisi (in uscita a ottobre per Neri Pozza). A 35 anni dalla realizzazione del documentario Intervista Persiana, in collaborazione con il Fondo Moravia, Asiatica rende omaggio ad Alberto Moravia nel suo viaggio in Persia.
Inoltre, all'interno degli spazi de La Pelanda verranno allestite diverse mostre: tre serie di fotografie dell'iraniano Jamshid Bayrami (Hajj, Moharram e Women); la mostra fotografica Il Terzo Occhio di Melina Mulas; un'installazione di foto lenticolari e videoclip, abbinate a maschere balinesi, realizzata dal Maestro Luigi Ontani; e una mostra di sculture dell’artista ceramista Samuel Hsuan-yu Shih, vincitore del prestigioso Premio Faenza 2011.
asiaticafilmmediale@hotmail.com
w
ww.asiaticafilmmediale.it

XXV EDIZIONE DEL FESTIVAL EUROVISIONI

XXV Festival Internazionale
Cinema di servizio pubblico
Rassegna di Anteprime di Film Tv e Fiction Europee

16-19 Ottobre 2011
I REGISTI  UWE JANSON, KRZYSTOF ZANUSSI,
JOSEE DAYAN E MARCO PONTECORVO alla  X edizione
DA DOMENICA 16 A MERCOLEDI 19 OTTOBRE IL FESTIVAL EUROVISIONI TORNA CON  IL DIBATTITO  SULLA TV IBRIDA E LE SFIDE DELLA CONVERGENZA, MA ANCHE  CON LE ANTEPRIME EUROPEE DEI MIGLIORI FILM REALIZZATI PER LA TV NELL'ULTIMA STAGIONE.
Si svolgerà a Roma dal 16 al 19 Ottobre, Eurovisioni, il Festival internazionale di Cinema e Televisione, giunto  alla 25esima edizione. Tra i luoghi scelti a far da cornice all'Evento, l'Ambasciata di Francia a Palazzo Farnese, l'Accademia di Francia di Villa Medici e il Goethe Institut.

Programma ricco e assortito per Eurovisioni 2011, che prevede  per il 17-18 Ottobre 2 giorni di Dibattito  dal titolo “La Tv scatenata? Digitale, Cinema, Televisione e Democrazia alla prova della Tv Ibrida”, tra relatori internazionali e ospiti d'eccellenza, più il ritorno della tradizionale GIORNATA ITALIANA il 19 Ottobre, quest'anno dedicata al Confronto fra gli operatori italiani per le politiche europee dell'audiovisivo. L'evento è ospitato da vari luoghi prestigiosi della Capitale.
GLI SPETTACOLI SERALI DI EUROVISIONI
Non solo dibattito: con il Festival Eurovisioni, torna anche la X edizione di “Cinema di Servizio Pubblico”, la Rassegna di Anteprime  serali di  Film e fiction europee realizzati per la TV.

Domenica 16 Ottobre, Goethe Institut – ore 20
Subito dopo la serata inaugurale, l'istituto tedesco ospiterà la proiezione dell'anteprima ARD – SWR – HARDY SPITZ/ PHOENIX FILM  “Am Kreuzweg – Il Bivio”, diretto dal regista Uwe Janson, che sarà presente alla serata. “Il Bivio” è la storia di un Prete cattolico il cui legame segreto con una donna da cui ha avuto due figli viene alla luce. Questo alimenta il vivo ed ampio dibattito in corso sull'obbligo del celibato, come emerso ancora in occasione della recente visita di Papa Ratzinger in Germania.  In v.o. Con sottotitoli in italiano.
Lunedì 17 Ottobre,  Palazzo Farnese - ore 20.00
Ambientazione francese per la Regista  Josée Dayan -  già regista de “I Miserabili” e “Le relazioni pericolose” - che sarà ospite della serata per l'anteprima Passionfilms/France Tv “La Mauvaise Rencontre”,  tratto dal Romanzo di Philippe Grimbert , con Jean-Hugues Anglade, Agnese Nano.
L'opera è anche l'ultima interpretazione di Jeanne Moreau. In sala , oltre alla regista, anche il produttore del film e la direzione di France Télévisions, che ha finanziato il film. In v.o. Con sottotitoli in italiano.
Martedì 18 Ottobre, Villa Medici - ore 20.00
Imperdibile per i cinefili, la serata-omaggio a  Krzysztof Zanussi,, in cui il regista sarà presente alla proiezione del suo ultimo lavoro prodotto da TOR “Revisited”, un film nel film che ripercorre i destini incrociati di tutti i protagonisti dei film di Zanussi degli anni settanta. Una chicca per chi ha amato i suoi personaggi, sempre alle prese con molteplici domande esistenziali. L'omaggio a Zanussi, a lungo presidente di Eurovisioni, si iscrive nel quadro delle iniziative culturali della Presidenza polacca dell'Unione Europea.
In v.o. Con sottotitoli in italiano.
Martedì 18 Ottobre, Villa Medici - ore 18.00
DLO Produciones e TVE hanno prodotto il film spagnolo “El Angel de Budapest”, di Luis Oliveros. L'Angelo di Budapest, interpretato dall'attore spagnolo  Francis Lorenzo,  è Angel Sanz Briz, addetto dell'Ambasciata di Spagna a Budapest nel 1948 che si adoperò con tutti i mezzi per salvare circa 5.000 ebrei dallo sterminio nazista, falsificando milioni di documenti diplomatici e affittando un gran numero di abitazioni per offrire protezione contro i nazisti. Il film narra la stessa storia raccontata in Italia dal film-tv Perlasca con Luca Zingaretti, in cui Perlasca era appunto il principale collaboratore del diplomatico spagnolo Sanz.
In v.o. Con sottotitoli in italiano.
Mercoledì 19 Ottobre , Villa Medici -  ore 19.30
A Eurovisioni anche il regista italiano Mario Pontecorvo, (Premio FRANCO CRISTALDI – REGIA OPERA PRIMA con Pa-ra-da; figlio di  Gillo Pontecorvo),  che sarà presente alla serata finale con l'anteprima del suo “Ragazze in web”, una coproduzione Rai Fiction-Ciao Ragazzi srl, prodotto da Claudia Mori. Un film sul controverso fenomeno delle “webcam girl”. Carolina Crescentini e Francesca Inaudi sono due studentesse che decidono di vendere la propria immagine senza veli su web. Una storia sulla violenza e sugli effetti collaterali della rete. Saranno presenti in sala oltre al regista anche la produttrice Claudia Mori e le due attrici protagoniste.  La serata è organizzata in collaborazione con Rai Fiction.
In v.o. Con sottotitoli in inglese.
Tutti gli Spettacoli sono a ingresso gratuito, previo accredito obbligatorio via fax allo 06 59606571 o via mail https://mail.google.com/mail/h/gwju2r0lp1h6/?&v=b&cs=wh&to=promozione@eurovisioni.it Sarà data priorità agli iscritti alla Fan Page facebook: www.facebook.com/Eurovisioni.Friends.

 I COMUNICATI STAMPA di Eurovisioni 2011 possono essere scaricati anche dal sito http://www.eurovisioni.it/

Il Teatro valle Occupato verso il 15 ottobre

OCCUPIAMOCI DI CIO’ CHE E’ NOSTRO!

non siamo soli… 

Non tutte le equazioni escono col buco. Questa sì:
BI X BCE^2 =ZERO
Zero è il risultato di un’equazione reale.
Com’è triste la finanza…
Il risultato di politiche di austerity dettate da strozzini della finanza. Questi sceriffi di Nottingham che quotidianamente bussano alle porte barattando i nostri giorni con i loro debiti. Noi chiudiamo loro la porta in faccia e ne apriamo altre.
Il 15 ottobre sarà il mondo intero a reclamare garanzie, reddito, diritti. Il 15 ottobre non saremo soli a esprimere l’esigenza di essere noi la politica, l’esigenza di autorappresentarsi, l’esigenza di passare oltre a questa frattura storica e giungere nell’altrove dell’autogoverno.
Da più di tre mesi gli occupanti del Valle hanno aperto una crepa – con il tema del Bene Comune- nel muro del sistema liberal-finanziario-mercantile vigente.
Gli studenti inglesi contro le tasse, gli studenti italiani contro la Gelmini, gli Indignados spagnoli e il movimento Occupy Wall-Street e l’esperienza del Teatro Valle Occupato, hanno comunemente fatto emergere delle pratiche che si situano in radicale opposizione al sistema capitalistico e finanziario occidentale.
Queste pratiche autonome e spontanee rivelano l’insofferenza comune per la distruzione dei valori comuni come la giustizia, la dignità della persona, il diritto al lavoro. Pur nella distanza dei luoghi e nella varietà dei soggetti queste pratiche rivelano il desiderio di contatto, di connessione, di confronto e di cooperazione.
Le nostre affinità non sono casuali, sono complici: tutti questi movimenti mettono in gioco una “leadership a sciame”, ovvero una leadership caratterizzata da una partecipazione collettiva, capace di sussidiarietà, variabile nei ruoli, eppure funzionale allo scopo.
Tutti questi movimenti e pratiche nell’Occidente segnalano nella loro omogeneità, non semplicemente una crepa ma una vera e propria frattura culturale, che pone la questione della sperequazione della ricchezza sociale in modo radicale, indipendente dalla struttura più o meno democratica degli Stati e dei governi. La forma democratica delle istituzioni non è più sufficiente a legittimare la enorme forbice nella distribuzione del reddito e delle opportunità di lavoro.
È sulla base di queste considerazioni che la nostra partecipazione alla manifestazione del 15 ottobre  costituisce già un primo passo per la generalizzazione di queste esperienze e la progressiva connessione e integrazione fra loro. 
Il 15 ottobre scenderemo in piazza con un nostro carro, come lavoratori, come cittadini, come esseri umani per gridare ad alta voce una possibilità altra. Per urlare, che se la prudenza è triste, l’imprudenza è nostro dovere politico, il nostro diritto alla felicità. Com’è triste la finanza.
Invitiamo tutta la cittadinanza, tutt* coloro che in questi mesi hanno attraversato il Teatro Valle Occupato e partecipato alla sua vita, a essere presenti alla manifestazione del 15 ottobre e a contaminarci di quella che sarà una giornata di gioia e libertà. Per aprire altre porte, altre strade.

Teatro Valle Occupato

Paolo Rossi al Teatro Vittoria con "Il mistero buffo"

Paolo Rossi
in
IL MISTERO BUFFO
nella versione pop 2.0
dal 18 ottobre al 13 novembre 2011

regia Carolina De La Calle Casanova
musiche composte ed eseguite dal vivo da Emanuele Dell’Aquila
con la partecipazione straordinaria di Lucia Vasini
produzione La Corte Ospitale
in collaborazione con Fondazione Giorgio Gaber

Se Gesù Cristo tornasse oggi chi sarebbe? Cosa potrebbe fare? Saremmo in grado di riconoscerlo e seguire la sua rivoluzione, i suoi dogmi, i suoi miracoli?
Clandestino allora come tanti oggi nel nostro paese fu accolto, ammirato, perseguitato e poi giustiziato. Un Gesù raccontato da un giullare, da Giuda, da Maria e dal popolo. Oggi, per paradosso, ognuno di noi è un povero cristo, ognuno di noi è “in fila alla biglietteria del cinema Italia”.

Il Mistero Buffo nella versione pop di Paolo Rossi è un omaggio al maestro Dario Fo, ed è anche un’avventura, uno spettacolo che si allontana il più possibile dalla versione originale diventando un contenitore unico, dove i misteri originali e quelli nuovi si uniscono e si miscelano, come accade nel teatro popolare.
Ogni sera diverso, recitato con il pubblico e non per il pubblico, è uno spettacolo ricco di cambi di registro, è un’allegoria che confonde i generi, la finzione con la realtà, i sogni del popolo con la cronaca. Un viaggio corale in cui la musica di Emanuele Dell’Aquila si fa personaggio e drammaturgia, in continua interazione con l’azione scenica.

“I misteri non finisco mai: il maestro Dario Fo non ha finito di raccoglierli e in ogni angolo della strada troviamo nuove storie che diventano parte del nostro mistero e si integrano con l’originale, lo arricchiscono, lo trasformano. Come è successo nel 1969, anche il nostro Mistero Buffo è un’operazione politica: come 40 anni fa, la nostra è ancora un’epoca in cui difendere dei valori significa difendere la sopravvivenza. Ma è anche un’operazione culturale perché vuole recuperare insieme al pubblico le radici profonde del teatro popolare. Abbiamo capito che il teatro, unico animale vivo, non cambierà il mondo ma può cambiare noi e aiutarci a resistere”. Carolina De La Calle Casanova, Paolo Rossi


Ufficio Stampa Teatro Vittoria: Deborah Turcato –