giovedì 28 marzo 2013

SOLO ANDATA intervista all'autrice ANNALISA DE SIMONE.


SOLO ANDATA
Un romanzo di tracolli e di speranze,
dove c’è spazio per l’amore, la perversione e il disincanto.




A Parigi, Edo incontra la propria ossessione. Si chiama Anne. Fa la gallerista, ha gli occhi viola e il suo corpo sillaba la parola bellezza in ogni tratto. La dipendenza da lei, e dalla vita sregolata che conduce, lo paralizza per dieci lunghi anni. Dopo varie cadute, trova la forza di lasciarla, lo fa «con quel coraggio che, in fondo, è solo disperazione». Si sposa con una donna mansueta, Camille, ha un figlio, scrive un romanzo che diventa un bestseller, subisce la carenza, inganna il tempo. Ma Anne busserà di nuovo alla vita di Edo, costringendolo a fare i conti con il passato. La tensione cresce, fino a quando gli eventi non precipitano.

Annalisa De Simone nasce a L’Aquila, ventinove anni fa. Inizia la sua carriera artistica come coreografa. Da attrice si divide fra teatro e tv. Vive a Roma, dove si è laureata in Scienze Umanistiche. Ama Parigi d’inverno. Sola andata è il suo primo romanzo.

 Dopo aver assistito alla presentazione presso Fandango Incontro del romanzo "Solo Andata" opera prima di Annalisa De Simone, e aver letto il suo libro, cosa a cui sono stata invogliata dalle parole usate dall'autrice nella presentazione, mi sono trovata davanti ad un romanzo scorrevole, che porta il lettore a seguire le vicende dei personaggi,  a voler sapere di più di loro, a cercare di capire il perchè delle loro azioni, delle loro decisioni, o delle inette indecisioni, per non parlare delle splendide protagoniste non umane: Roma e Parigi, sapientemente descritte dalla De Simone.
Non mi sono fermata, alla lettura e ho voluto conoscere Annalisa,ecco cosa è uscito fuori dalla nostra chiacchierata
M. Come hai scelto le professioni dei personaggi.

A. Le scelte dei luoghi, dei nomi dei personaggi e delle loro professioni sono state fatte tutte sull’onda dell’istinto. Non c'è stata una visione programmatica iniziale in base alla quale un personaggio doveva fare un lavoro specifico perché funzionale al racconto. Man mano che prendevano forma, che si definivano i colori, io ero in grado di inquadrare i dettagli. Sono stati i personaggi a guidarmi, quasi come fosse nato prima il personaggio e poi la mia intuizione di lui.

M. Il protagonista maschile, si chiama Edoardo Orsini e la prima moglie di suo padre Marisa Colonna. Famiglie che qui a Roma si sono fronteggiate per lungo tempo soprattutto durante il Medioevo, non pensi che forse, anche se la scrittura è stata istintuale, c'era comunque un background inconsapevole che tu avevi e che poi è uscito fuori.

A. Non so, Marisa Colonna è appartenente ad un'aristocrazia romana che ho descritto di sbieco, perché è un personaggio corollario rispetto ai principali, ma volevo avesse quel sapore lì, di una aristocrazia decaduta. E’ una donna ferita non tanto dalla perdita del marito e dal divorzio, ma dalla perdita di status che la pone in imbarazzo davanti alla società a cui fa riferimento.

M. Io ho visto una contrapposizione tra a caducità umana di tutti i personaggi del tuo romanzo "SOLO ANDATA"  e la stabilità delle due città: Roma e Parigi che descrivi ampiamente e con cura dei dettagli, è una cosa voluta?

A. La caducità dei personaggi che racconto, il loro disorientamento è, in effetti, in contrasto con la stabilità dei luoghi. Se dovessi tornare a descrivere le cornici in cui ho incastonato la storia probabilmente queste cornici sarebbero anch’esse precarie. Sono nata all’Aquila e dopo la tragedia del terremoto sento che anche i muri, i luoghi e gli spazi non godono di una condizione di stabilità permanente. Per quanto riguarda i personaggi che metto in piedi, sì, sono accumunati da un elemento di sofferenza e spesso di frustrazione. Edo è un uomo apatico che vive di carenze, Camille si sforza ad essere indifferente nei confronti di un sentimento sbiadito che le sbatte in faccia, ogni giorno, le difficoltà di sentirsi poco amata. Anne graffia per non urlare. Tuttavia nel finale, che è pur amaro, la cupezza viene stemperato dalla luce che si riflette sui mattoncini rossi, oltre la finestra. In qualche modo credo ci sia sempre una luce, magari non rassicurante come un faro, ma anche uno spiraglio può bastare per ripartire. Houellebecq nel suo esordio "L'estensione del dominio della lotta" parla dell’uomo come “un adolescente minorato”. Credo che ogni adulto abbia a che fare con la sua sacca di stoltezza, sofferenza e di noia, non si può scampare. Chi è sempre euforico o è particolarmente geniale o semplicemente stupido. Ma tutto sta nell’abituarsi a queste condizioni, senza farla troppo tragica.

M. A proposito di sofferenza i personaggi di Edo e di Daphne, che a mio avviso sono quelli a cui ci si affeziona di più, soffrono entrambi per ragioni diverse e, nel farlo , si isolano dagli altri.

A C'è una contrapposizione fra di loro, hanno si una condizione di solitudine interiore che li accomuna, ma credo che siano le differenze a delinearli. Edo è proiettato verso il suo passato irrisolto che però torna ad essere presente: la sua ossessione per Anne. Vive questa dipendenza carnale come un assillo, l’attrazione verso Anne è imprescindibile e non lo lascia in pace, gli toglie ogni spazio decisionale e lo immerge nell’indolenza. Daphne, al contrario, è tutta proiettata verso il futuro, verso la donna che sarà. Entrambi hanno poco contatto con il mondo esterno, sono autistici ed egoriferiti. Edo pensa a sé e trascura gli affetti che, per parvenza di equilibrio, si è costruito attorno. Daphne si concentra solo sulla sua carriera. Sebbene siano rivolti uno al passato e l’altra al domani, finiscono per essere entrambi goffi, contraddittori e credo, proprio per queste incapacità, teneri.

M. Restando su Edo e Daphne, entrambi vengono richiamati da un "Altrove", è un richiamo forte che si sente profondamente e che colpisce.

A. Qui c’è Annalisa che cade nelle pagine. Sono vittima di un eco continuo verso un altrove non ben identificato. Subisco l’insoddisfazione come il mio Edo, ma sono venuta a un compromesso con la mia ansia di trovare un’armonia. La vena di malinconia fa parte della sensibilità umana, può avere varie carature di profondità, ma penso sia appartenente a tutti, il fatto è che a volte ci si vergogna di confessarla. Questa frustrazione ci porta a vagheggiare un altrove dove probabilmente le cose andrebbero meglio. Il problema è che ogni volta che lo si raggiunge ci si rende conto che gli elementi in comune con quello che c'era prima sono molto forti. Nel film di Woody Allen "Midnight in Paris", che a mio parere non è uno dei suoi film più riusciti, si mette in scena proprio questa beffa. Pensare che in passato si stesse meglio, che oltre i confini del presente si possano trovare gli anni d’oro è un luogo comune che serve a costruire l’apparenza di una fuga. Ma sempre di un’apparenza trattasi.

M. Cosa rappresenta per Edo la scrittura?

A. L’apatia di Edo si riflette anche nel suo mestiere di scrittore, non ci sono ambizioni in lui. C’è solo la voglia di fare chiarezza,  di recuperare il passato e metterlo in forma scritta. Ciò che lo porta a scrivere è, inoltre, la voglia di trovarsi un alibi per potersi chiudere nel proprio studio. Edo desidera una tana per fuggire dalla moglie, e l’alibi della scrittura è un buon compromesso. Il caso letterario che lo vede coinvolto sembra quasi uno scherzo del destino, chissà se al secondo tentativo saprà arrivare al pubblico come col primo libro, non lo sapremo mai.

M. Cosa mi dici del titolo "SOLO ANDATA"

A. Il titolo è legato al concetto di entropia. Sono affascinata dal fatto che anche il disordine abbia una sua unità di misura, appunto l’entropia. Ma come? Il disordine non è qualcosa di indistricabile e non quantificabile? In pratica no. L’entropia descrive i fenomeni irreversibili della natura. Si procede con un solo senso di marcia, se si vuole tornare indietro vanno aggiunte forze ulteriori che ci riportino al punto di partenza. Concetto applicabile a tanti contesti della nostra esistenza. Prenda un tradimento: è vero, si può ridefinire la situazione iniziale perdonando o essendo perdonati, il problema è che lo si fa con un impiego di forze (liti,  messe in discussione, rancori, dolore) che ci cambiano. Eccoci di nuovo  al punto A, ma ci arriviamo con un bagaglio di energie aggiuntive che , nel frattempo, hanno creato disordine.

M. Quando il padre di Anne la porta, ancora bambina, al Louvre si soffermano in particolare su "La morte della vergine" di Caravaggio, dove il Merisi dipinse una donna morta gonfia nel Tevere, cosa ti ha portato a scegliere quel dipinto?

A. Caravaggio raffigura una donna che non ha dignità nella morte, è un quadro estremamente realista, e  per l'epoca scandaloso. Questo coraggio di descrivere l’osceno mi piace, mi  ci ritrovo parecchio. Descrivere la bruttezza della morte e dell'umanità è compito di qualsiasi espressione artistica, è anche il suo lato divertente forse.
 Miriam Comito

martedì 26 marzo 2013

UNDER30 2012/2013

TEATRO PALLADIUM
4 Aprile 2013

Under30 Edizione 2012/2013
un progetto dedicato a giovani autori esordienti
con:
Ettore Bassi, Giulia Bevilacqua,
Valentina Carnelutti, Chiara Conti, Edoardo Leo, Giorgio Pasotti, Sabrina Paravicini, Jonis Bascir
                                                                                                                               
con la partecipazione di
Cosimo Rega,
della compagnia teatrale dei detenuti di Rebibbia, protagonista di “Cesare deve morire”

Giuria:
Zeudi Araya, Marco Risi, Stefano Reali, Silvia Scola,
           Arnaldo ColasantiStefano Chiantini, Alvaro Moretti      

e con gli autori finalisti del concorso Under30 2013

Si terrà giovedì 4 aprile 2013 presso il Teatro Palladium di Roma, la serata finale della terza edizione del premio Under30. Le prime due edizioni hanno visto il concorso dedicato a giovai autori emergenti dai 18 ai 30 anni, affermarsi come appuntamento fisso annuale nel panorama culturale italiano. Protagonisti della serata saranno: Ettore Bassi, Giulia Bevilacqua, Valentina Carnelutti, Chiara Conti, Edoardo Leo, Giorgio Pasotti, Sabrina Paravicini, Jonis Bascir e con la partecipazione di Cosimo Rega, attore dell compagnia dei detenuti di Rebibbia e protagonista del film dei fratelli Taviani Cesare deve morire. Under 30 vuole dare dunque visibilità e risalto ai giovani autori per premiare la creatività di talenti ancora inediti.

Il premio letterario dedicato ai giovani autori under30 -che festeggia la sua terza edizione - è finalizzato a valorizzare i giovani talenti italiani nel campo del teatro e letteratura. Un progetto dedicato ai giovani, voluto per i giovani, pensato per i giovani, uno specchio della nostra società vista e raccontata da autori esordienti di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Una rassegna con testi brevi (sia teatrali che cinematografici), inediti, della durata massima di 5 minuti. Il tema di questa edizione è: “PREFERIREI DI NO” in omaggio al protagonista letterario di “Bartleby lo scrivano” di Herman Melville.

Gli autori dei 15 testi finalisti, selezionati tra i tanti ricevuti in seguito alla pubblicazione del bando, vedranno il loro lavoro interpretato da attori professionisti, sul palcoscenico del TeatroPalladium il 4 aprile. La giuria composta da Zeudi Araya, Marco Risi, Stefano Reali, Silvia Scola, Arnaldo ColasantiStefano Chiantini, Alvaro Moretti, sceglierà il testo vincitore che si aggiudicherà un premio di 1000euro.

Gli attori che interpreteranno i testi sono: Ettore Bassi, Giulia Bevilacqua, Valentina Carnelutti, Chiara Conti, Edoardo Leo, Giorgio Pasotti, Sabrina Paravicini, Jonis Bascir e Cosimo Rega,

I 15 autori selezionati sono: ANTONELLO COGGIATTI (Idee chiare), SIMONE GIACINTI (Se proprio devo),  FRANCESCA ROMANA D'ANTUONO  (Nenia di un cuore al mattatoio), YLENIA PETRELLI (Eterno Presente), SUSANNA CALDONAZZI (La prima regola non si dimentica), BEATRICE MIANO (Le ragioni di tutti), ALESSANDRA KRE (Il vestito migliore), GIULIA TOMELLERI (Turno di notte), MONICA MENNA (Scampiamoci), VALERIO VESTOSO (Non sopporto gli applausi ai funerali), CARLOTTA CERRI (l’amarezza der bicchiere), RICCARDO RIANDE (Il mio metadone), SILVIA ANDREUSSI (Le luci della città), DAVIDE DE PALO (Urbana Rock), GIADA COSTA (Viola a teatro).

Inoltre durante la serata della nuova edizone under30 verrà presentata UnderCultura una rassegna di raccolta di testi provenienti da carceri e istituti psichiatrici

Durante la serata ci sarà anche spazio per la musica con l’esibizione live di Artù.

Il premio è organizzato dall’associazione culturale Under, nata nel 2011. I soci fondatori sono Sabrina Paravicini, Jonis Bascir, Maya Amenduni, Gianluca Perilli
 
Come nelle precedenti edizioni, parte del ricavato degli incassi della serata, sarà devoluto in beneficenza a EMERGENCY.

www.under30.it

 
Hanno scritto di UNDER30

“Under30 si propone come specchio della nostra società”. Il Corriere della Sera

“Teatro tutto esaurito, Solo posti in piedi per la rassegna Under30”. Il Messaggero

“Un progetto di grande valenza artistica, culturale e sociale. Una rigenerante ventata di ossigeno da salvaguardare e diffondere”. Andrea Cova – Saltinaria.it

“La rassegna Under30 mette in luce ciò che c’è di buono nell’underground a livello di creatività talentuosa”. Teatri di Cartapesta


Teatro Palladium
Piazza Bartolomeo Romano 8
Costo biglietto: 12 EURO INTERO - 10 RIDOTTO


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Maya Amenduni
Giornalista e Ufficio Stampa
+393928157943
mayaamenduni@gmail.com

venerdì 22 marzo 2013

FEMALE HOLY HOTEL

SABATO 23 MARZO || RESIDENZA DI RIPETTA, ROMA
'FEMALE HOLY HOTEL'
Sabato 23 marzo Female Cut e Ursula Seelenbacher vi invitano ad un evento straordinario dedicato ai talenti al femminile nella splendida cornice della Residenza di Ripetta.
Per la prima volta tutti gli spazi esterni e la ex-chiesa oratoria ( SALA BERNINI) della storica residenza si illuminano di rosa per rendere omaggio alla donna con musica, performance, video, moda e istallazioni in chiave ironica e irriverente.
Una donna un po’ santa un po’ peccatrice che gioca con gli aspetti più creativi e trasgressivi della femminilità, proprio in un antico monastero per “signorine”, oggi convertito in lussuoso hotel.
L’evento parte nei giardini con l’aperitivo e una cena buffet, preparata dagli chef di Ripetta, per concludersi nella sala Bernini con le sonorità house e deep delle dj di Female Cut Miz Kiara e Camilla, le visioni di Miss Frank Lee e Versus Visual Project e le opere pittoriche di Fabiana Roscioli. All’artista romana Benedetta Jacovoni il compito di decorare i giardini in un percorso\labirinto di ragnatele, in tempo reale, mentre Flora Contoli mette in scena “Pietas”, un apparizione luminosa contro la violenza sulle donne.
Per l’occasione Paola Spinetti presenta i suoi “Symbols” Limited edition Jewels’’
mentre l’attrice Nathaly Caldonazzo la sua prima linea di scarpe gioiello “Clandestina”.
La stilista Fula ci stupirà con un’ abito creato ad hoc per l’occasione, e le Photo sono di Cecile de Montparnasse.
Partner dell’evento è la ricercata boutique “Betulla” di Flaminia Pizzi.

RESIDENZA DI RIPETTA
Via di Ripetta  231 Roma


IL CINEMA ITALIANO IN MAROCCO

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Il Cinema Italiano IN MAROCCO


FESTIVAL CINEMA MEDITERRANEO DI TÉTOUAN
23 -  30 marzo 2013

OMAGGIO aI FRATELLI TAVIANI
MEDFILM Festival riprende il suo cammino verso Sud

Aperte le iscrizioni alla 19° edizione del MEDFILMfestival
MedFilmfestival la manifestazione più longeva della Capitale, gioca d’anticipo sugli eventi cinematografici autunnali e si propone al pubblico con una formula rinnovata a partire dalle date: 21 - 30 giugno, accogliendo il suo pubblico nella splendida cornice di Villa Borghese, con 10 giorni di proiezioni, incontri, eventi speciali e molte novità.

In attesa del solstizio d’estate, MedFilm riprende il cammino verso  Sud, direzione Marocco, per partecipare con una bella e interessante selezione di cinema italiano al 19° Festival du Cinéma Méditerranéen de Tétouan, che si svolgerà dal 23 al 30 marzo.
Giunto proprio come il MedFilmfestival alla 19°edizione, il Festival di Tétouan, città simbolo del nord del Marocco per la commistione architettonica e culturale di tratti arabi, berberi e spagnoli, è una delle più importanti e vitali manifestazioni di cinema del Maghreb, dedicata esclusivamente alla promozione del cinema mediterraneo, sotto l’attenta e rigorosa direzione di Ahmed Elhousni e con l’egida del suo presidente Nabil Benabdallah, ex Ambasciatore del Marocco a Roma e attuale Ministro delle Municipalità.
Insieme alla presenza di film italiani nel Concorso Ufficiale, e nalla sezione Panorama, il programma del festival quest’anno dedica l’ Omaggio a Paolo e Vittorio Taviani con la proiezione del film Cesare deve morire, quale evento speciale di chiusura.

Le Giornate di Cinema Italiano in Marocco, progetto ideato dal MedFilmfestival, si inseriscono nel quadro del Protocollo di Intenti siglato dal Presidente del MedFilmfestival Ginella Vocca e dal Segretario Generale del Ministero della Cultura del Marocco Belardi Redouane, per la promozione del cinema italiano in un Paese determinante nel mercato audiovisivo del Mediterraneo come il Marocco.

> I NUOVI AUTORI ITALIANI IN CONCORSO

Insieme all’omaggio ai fratelli Taviani l’Italia è presente a Tétouan con film e autori contemporanei.
Partecipa al Concorso Ufficiale del Festival uno dei più interessanti film dell’ultima stagione: Le cose belle di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno (Riconoscimento Speciale dell’edizione 2012 del MedFilmfestival).
Ferrente e Piperno mischiano le carte, intrecciando lo sguardo nitido e disincantato del Cinema della realtà con il sommesso lirismo del melodramma.
Presentato in una versione non definitiva alle Giornate degli Autori della Mostra di Venezia e poi in Concorso al MedFilm Festival, e da poco “adottato” per la distribuzione da Ipotesi Cinema di Ermanno Olmi,  Le cose belle di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno, racconta quattro vite  messe a confronto tra la Napoli della speranza del 1999 e quella immobilizzata di una dozzina di anni dopo,  fotografando la fatica di diventare adulti di quattro ragazzi  e la spietatezza del tempo che li aspetta al varco.  Speranza e voglia di riscatto in un film coraggioso e duro, e al tempo stesso dolce e commovente.
«Nel 1999, con Intervista a mia madre, un documentario per la televisione che voleva raccontare dei frammenti di adolescenza a Napoli, ai nostri quattro protagonisti  facemmo intervistare le proprie mamme e chiedemmo come si immaginavano il loro futuro. Ci risposero con le aspettative gioiose tipiche della loro età, ma  velate di uno scaramantico disincanto: forse perché la catastrofe, che pare sempre in agguato nella loro città, è una minaccia ma anche un alibi che può rendere le vite dei napoletani immobili, e loro lo sapevano, per istinto e per educazione. Dieci anni dopo siamo tornati a filmarli, scoprendo che alle cose belle, Fabio, Enzo, Adele e Silvana non credono più. Forse perché ai loro occhi sono già passate. O forse perché le cose belle non vanno cercate né nel futuro e né nel passato, ma in quel presente vissuto con la straziante bellezza dell’attesa, dell’incerto vivere alla giornata, della lotta per una esistenza dignitosa: nuotando talvolta controcorrente e talvolta lasciandosi trasportare». (Agostino Ferrente e Giovanni Piperno)

Agostino Ferrente sarà presente alla proiezione del film che si terrà presso il magnifico Cinema Avenida, costruito nel 1945, con 1100 posti e uno schermo di 13,40x5,70, perfettamente conservato nei preziosi decori.

In un mix di novità ed esperienza che confermano la vitalità di un certo cinema italiano, ancora in grado di offrire sguardi nuovi e originali sull’oggi, al film in concorso si aggiunge nella sezione Panorama Tutti i santi giorni di Paolo Virzì.
Un film intimo e sentimentale, solo in apparenza meno graffiante perché impietoso nell’interrogarsi su ciò che sta diventando l’Italia oggi. Luca Marinelli è Guido, timido, riservato, coltissimo. L’esordiente Thony è Antonia, irrequieta, permalosa e orgogliosamente ignorante. Lui portiere di notte appassionato di lingue antiche e di santi. Lei aspirante cantante e impiegata in un autonoleggio. La mattina presto, quando Guido torna dal lavoro, la sveglia con la colazione e finiscono col far l’amore. Tutti i santi giorni. Sono i protagonisti di una divertente e romantica storia d’amore vissuta in una metropoli complicata come Roma. Un amore che sembra indistruttibile, finché il pensiero ostinato di un figlio che non viene non mette in moto conseguenze imprevedibili.
«Guido e Antonia sono due esseri che presi ciascuno per conto suo potrebbero anche sembrare due fragili disadattati, ma che insieme danno vita ad un incastro potente e inconsueto, nel gelo e nella ferocia del mondo intorno. Manca solo un figlio, che entrambi vorrebbero ma che chissà perché non vuole arrivare. Si tratta ancora un a volta, credo, di una commedia, romantica, in equilibrio tra ironia e tenerezza, con un cast dal sapore veristico, ambientata nel fascino inquietante della Roma di oggi, e con una vicenda ispirata a qualcosa di autentico e penoso, ma che abbiamo cercato di raccontare con la grazia e la semplicità di una moderna fiaba». (Paolo Virzì)


> L’OMAGGIO AI TAVIANI 
Omaggio a Paolo e Vittorio Taviani con il film Cesare deve morire, evento di chiusura del Festival. Tra gli autori di punta del cinema dell’impegno civile, i fratelli Taviani hanno attraversato quarant’anni di cinema italiano rompendo prima con l’eredità neorealistica, poi analizzando con rigore la lotta politica e la crisi morale, l’utopia e la realtà, il divino e l’umano. Liberamente ispirato al “Giulio Cesare” di William Shakespeare e premiato con l’Orso d’oro alla Berlinale 2012, cinque David di Donatello (Miglior film, Miglior regista, Miglior produttore, Miglior montatore, Miglior fonico di presa diretta) ed il Nastro d’Argento dell’Anno, Cesare deve morire è una docufiction ambientata nel carcere di Rebibbia a Roma. I detenuti di massima sicurezza recitano Shakespeare: all'interno del carcere, infatti, viene messo in scena un particolare allestimento in cui sentimenti e personaggi vivranno sulla scena con gli attori e nelle celle con i detenuti. «Da quando ho conosciuto l’arte questa cella è diventata una prigione», dice Cassio, uno dei protagonisti, uno dei più bravi. Sono molti anni che è entrato in carcere, ma la notte della prima teatrale, la cella gli appare diversa, ostile.
«Abbiamo realizzato questo film con la collaborazione dei detenuti, girando nelle loro celle, nei cunicoli per l’ora d’aria, nei bracci della sezione e infine sul loro palcoscenico. Abbiamo cercato di mettere a confronto l’oscurità della loro esistenza di condannati con la forza poetica delle emozioni che Shakespeare suscita, l’amicizia e il tradimento, l’assassinio e il tormento delle scelte difficili, il prezzo del potere e della verità. Entrare nel profondo di un’opera come questa significa guardare dentro se stessi: soprattutto quando si lasciano le tavole di un palcoscenico per tornare a chiudersi dentro le pareti di una cella».

Grazia Volpi, produttrice del film con la storica Kaoscinematografica, riceverà l’omaggio speciale della direzione del festival e sarà la Presidente della Giuria del Concorso Ufficiale della 19° edizione del Festival di Tétouan. Nata a Pontedera, provincia di Pisa, Grazia Volpi è attiva nella produzione dal 1968. Ha realizzato lungometraggi e documentari con autori del calibro di Paolo e Vittorio Taviani, Citto Maselli, Giovanna Gagliardo, Jean Charles Tacchella, Samy Pavel e Ugo Gregoretti. Nel 2007 le è stato consegnato l’Efebo d’oro – targa speciale alla carriera. Nel 2012 ha vinto il David di Donatello come miglior produttrice per Cesare deve morire, il Nastro d’Argento dell’Anno 2012, nonché il premio Afrodite 2012 – donne nell’audiovisivo. Tra i film da lei prodotti, Fiorile (1992), Segreto di stato (1995), Le affinità elettive (1996), Tu ridi (1998), La masseria delle allodole (2007), Il padre e lo straniero (2010), Fughe e approdi (2011), L’isola dell’angelo caduto (2012). Attualmente è membro della European Film Academy.
Insieme a lei in giuria, il regista marocchino Majid R'chiche, l’attrice ivoriana Thérèse Taba, l’attore egiziano Fathi Abdelouahab e il regista spagnolo Isaki Lacuesta.

> MEDFILM IL CINEMA PER IL DIALOGO TRA LE DUE SPONDE DEL MEDITERRANEO

MedFilm inaugura il calendario 2013 delle sue attività di internazionalizzazione del cinema italiano, approdando in Marocco, Paese che si sta imponendo anche a livello produttivo in tutta l’area del Maghreb e che si profila sempre più come un nuovo partner per il cinema italiano ed europeo.
In questo contesto si sviluppa la collaborazione del MedFilm con l’Ambasciata in Italia del Marocco, ed in particolare con il suo Ambasciatore Hassan Abouyoub partner attento ed estimatore convinto della manifestazione che dice “la preziosa iniziativa del MedFilm Festival,  costituisce un’espressione e una volontà reali per irradiare il dialogo culturale tra le rive del Mediterraneo attraverso il cinema, preziosa occasione di conoscenza e scambio tra Italia e Marocco”.

“Ma soprattutto”, dichiara la presidente del MedFilmfestival, Ginella Vocca, “in un momento storico così complesso in cui le rivendicazioni per i diritti fondamentali e la lotta contro la crisi economica, sembrano accomunare i popoli delle due sponde del Mediterraneo, il nostro lavoro di dialogo e cooperazione è quanto mai importante, affinché nessuno volti le spalle all’altro, poiché il futuro dell’Europa è il Mediterraneo” .
Il MedFilmfestival ha più volte denunciato una grave crisi finanziaria e alla domanda sul rischio chiusura la Presidente Ginella Vocca dice “Stiamo lottando con tutte le nostre forze per  imprimere efficacia e forza al lavoro che svolgiamo da 20 anni, ma la crisi ci sta travolgendo, siamo tra coloro che attendono di essere pagati da troppo tempo. La nostra organizzazione benché ricca di competenze professionali, talento e motivazione rischia di finire schiantata contro il muro dell’indifferenza delle istituzioni pubbliche italiane. E dunque lancio un appello al Sindaco Gianni Alemanno, da sempre attento al nostro lavoro, chiedendogli che MedFilm possa beneficiare in tempi brevi del sostegno promesso. Il suo intervento sarà vitale per la sopravvivenza di una manifestazione considerata tra le più significative e qualificate nel panorama culturale della Capitale. 

Il MedFilmfestival  - Cinema del Mediterraneo a Roma tornerà puntuale a giugno con un  ricco programma di film, anteprime e focus. Da lunedì 2 febbraio con la pubblicazione del nuovo bando sul sito ufficiale del festival, si sono aperte le iscrizioni per la 19° edizione del MedFilmfestival.

Si ringrazia: RAI, Intramovies,  G. Piperno e A. Ferrente


MEDFILMFESTIVAL INFOVia Mantova, 4 – 00198 Roma
tel. +39 06 85354814
info@medfilmfestival.org

mercoledì 20 marzo 2013

OUTING FIDANZATI PER SBAGLIO

Nei cinema italiani dal 28 marzo 2013 OUTING-FIDANZATI PER SBAGLIO,è un film italiano e coraggioso, che esce in 200 copie, abbastanza per il periodo pre-pasquale, e per un film nè legato alle major  nè beneficiario di finanziamenti, statali o regionali. La storia in apparenza semplice: due amici d'infanzia Federico (Nicolas Vaporidis) e Riccardo (Andrea Bosca) diversi caratterialmente ma entrambe "traditi" dalla vita, il primo disoccupato perenne, con un fratello piccolo a carico (Lorenzo Zurzolo), è rimasto nella natia Puglia, l'altro, con il sogno dello stilista si è trasferito insieme alla fidanzata Lucia (Claudia Potenza) a Milano, dove conduce una vita tra il comodo, nella coppia è Lucia a portare i pantaloni,e il grigio, un lavoro da commesso. Un bel giorno piomba a Milano Federico, vuole a proporre una collaborazione a Riccardo...loro due insieme possono chiedere un finaziamento alla Regione Puglia che segnerà il giro di Boa per la vita dei due ragazzi, peccato che solo quando non si potrà più tornare indietro i due scopriranno che i finanziamenti sono solo per le coppie di fatto. Il film, quindi, si dipanerà in una serie di accadimenti dei quali solo alcuni sono prevedibili, data la poliedricità umana, e la conseguente osmosi nei rapporti. Osmosi data non solo dal rapporto di profonda e stretta amicizia tra Federico e Riccardo, ma anche dalla voglia di affermarsi sul lavoro e nella vita affettiva di Lucia, dall'incontro con Roberto (Massimo Ghini) direttore del giornale Puglia oggi, promotore della creazione di un precedente storico sull'aiuto economico alla giovane imprenditoria che non guardi alle questioni di genere e ai rapporti già codificati, alla presenza nel suo giornale, di Carlotta (Giulia Michelini) giornalista indomita, che non si ferma davanti a nulla, vuole scrivere cose vere,un granello di sabbia, che si infila in un meccanismo potente. Non manca il personaggio della raccomandata: Maria Luisa (Camilla Ferranti) amante di Luigi (Riccardo Leonelli) imprenditore scorretto. Il personaggio interpretato da Nicolas Vaporidis corre sul filo di lana a metà tra una vita di stenti, e il tipico paraculismo italiano, ma alla truffa Federico ci è costretto per sopravvivere, lui è colui che getta la base le idee, poi gli altri lo aiuteranno a concretizzarle. Il bello di questo film diretto da Matteo Vicino è che i personaggi nela corso della stora subiscono delle metamorfosi, positive, ma anche negative che il pubblico puòtener d'occhio, con un finale da.....?
Miriam Comito