mercoledì 25 giugno 2014

IL TEATRO ROMANO DI OSTIA ANTICA CONFERMA IL SUO PROGETTO DI CLASSICITA’ 5 luglio | 6 agosto 2014 III Edizione

IL TEATRO ROMANO DI OSTIA ANTICA
CONFERMA IL SUO PROGETTO DI CLASSICITA’
5 luglio | 6 agosto 2014
III Edizione  

Sabato 5 luglio alle ore 21.00  si inaugura la Terza Edizione della Stagione Teatrale ospitata nella splendida cornice del Teatro Romano di Ostia Antica. L'intento della Direzione Artistica di Pietro Longhi, che da anni opera con impegno nel panorama teatrale romano (Teatro Manzoni, Teatro Italia, Teatro Roma), in accordo con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, è quello di consentire al pubblico di apprezzare interamente lo splendore di questo spazio unico al mondo, attraverso la fruizione di opere e di messe in scena consone all'incanto del luogo. Anche quest’anno privo di contributi del Comune di Roma, il programma si articola in una serie di eventi culturali classici e di performances di danza, mantenendo fede all’esigenza di programmare nelle antiche vestigia del Teatro Romano, a pochi chilometri da Roma, esclusivamente spettacoli classici che abbiano una comprovata valenza artistica e culturale, per restituire uno spazio “classico” alla sua naturale vocazione: un punto d'incontro tra popoli, genti e culture.
Apre la Stagione, lo spettacolo “La Dea dell’Amore” di Woody Allen (sabato 5 luglio) con Antonello Avallone, che firma anche la Regia. Per diretta e gentile concessione di Woody Allen, arriva sulle scene italiane uno dei più divertenti film di Allen degli ultimi anni, interpretato e diretto da Antonello Avallone, definito dalla critica il Woody Allen italiano. Molti gli spettacoli di alta qualità quest’anno in cartellone, come “Elena” di Ghiannis Ritsos (Venerdì 11 luglio) con Mariangela D’abbraccio per la regia di Francesco Travassi. L'Elena di Ritsos è la speranza, o meglio la consapevolezza (che è anche atto di fede del poeta) che qualcosa si salva sempre dal naufragio, dalla distruzione totale. Seguono “Pulcinella e l’Imperatore” (giovedì 17 luglio), per la regia e coreografia di Aurelio Gatti e “I fratelli” di Publio Terenzio Afro (sabato 19 luglio), con Pietro Longhi e Felice della Corte per la regia di Silvio Giordani. Questo autore considerato dai suoi contemporanei “troppo moderno” usa uno stile ed un linguaggio sobrio, naturale, all’insegna della compostezza e della semplicità evitando espressioni popolari e volgari. Nel Teatro “naturalistico” di Terenzio troviamo una suspance nuova. Lo spettatore è coinvolto emotivamente nelle vicende, prova le stesse emozioni dei personaggi e l’autore non consente procedimenti “metateatrali”, cercando di trasmettere un messaggio morale. Nasce, insomma un’attenzione sociale che allora era una vera e propria rivoluzione culturale con dentro un messaggio di humanitas.
Due attori d’eccezione, Maurizio Donadoni e Cinzia Maccagnano, interpretano “Gli argonauti / Giasone e Medea” (mercoledì 23 luglio), costruzione drammaturgica da Apollo Rodio, Franz Grillparzer ed Euripide, con regia e coreografie di Aurelio Gatti. E’ nell’accettare di mettere in discussione le proprie certezze che si rivela la vera‚ straordinaria spregiudicata intelligenza degli Argonauti e in genere di tutti i “navigatori” che decidono di uscire dalla rotta stabilita dalla convenienza e dalle consuetudini per rischiare di perdersi‚ buttando a mare le proprie convinzioni ormai ben ancorate nel calmo golfo dell'inamovibile buonsenso.
In realtà‚ il loro è un viaggio onirico‚ visionario‚ tramite il quale raggiungeranno il fondo della loro anima‚ quel luogo remoto e inviolato dove appare la luce della coscienza‚ della consapevolezza. Un viaggio di iniziazione per danza‚ teatro e musica.
Eccezionale drammaturgia di Paolo Fallai per tre donne esemplari “Carmen  Medea  Cassandra / il processo” (venerdì 25 luglio), con due splendide interpreti Rossella Brescia e Vanessa Gravina, regia e coreografie di Luciano Cannito. E’ possibile cancellare il grigio di un pregiudizio di genere? Cassandra, Medea e Carmen ci provano, ma finiscono uccise dagli stessi drammaturghi che le hanno raccontate… o create!
Vincenzo Zingaro, in veste di regista, propone, ormai come tradizione da molti anni in questo splendido Teatro,

un tuffo nell'immaginario giocoso e infantile di Aristofane con l’allestimento di una delle sue migliori opere
“Le nuvole” (sabato 26 luglio).
Ospite d’eccezione di quest’anno Giorgio Albertazzi (martedì 29 luglio) con una sua narrazione su Miti ed Eroi
“Mito e infinita dolcezza del morire corteggiando la morte… come da Garcia Lorca.”
Debora Caprioglio, Antonella Piccolo e Chiara Cavalieri, sono le interpreti della pièce tratta da Aristofane
“Cercasi Dea, disperatamente” (mercoledì 30 Luglio) per la regia di Rosario Cappolino. La Dea in questione è Estia, dea della casa, scomparsa misteriosamente. Possibile sostituirla con una umana?  Grazie anche alle descrizioni Omeriche delle protagoniste, lo spettacolo metterà in luce la complessità della figura femminile sia sulla terra, sia nell’ Olimpo, ma sempre in modo ironico e accattivante oltre che fedele ai testi di riferimento.
Chiude il 6 agosto questa III Edizione della Stagione del Teatro Romano di Ostia Antica, “Agamennone” di Eschilo), per la traduzione di Pier Paolo Pasolini, con Renato Campese, Cristina Cirilli, Pietro Conversano e Laura Mazzi, regia di Pietro Conversano. "Dio fa che finisca presto questa pena". Con parole cariche di angoscia, nella traduzione di P. P. Pasolini, si apre l'Agamennone di Eschilo. Un messaggio di fuoco, ripetuto di monte in monte! Ascolteremo poi le parole della Regina Clitemnestra, la donna dal cuore maschio, in cui si riflettono dieci anni di dolore represso per la morte della figlia Ifigenia. Colpa chiama colpa e sangue chiama sangue. Nuova colpa rinasce e la vendetta non si ferma. Questa è la realtà del ghenos degli Atridi, un mondo caotico e primitivo non ancora regolato dalla forza della legge.
Al tramonto l'area del Teatro si riempie di ombre e di suggestioni magiche che aiutano lo spettatore a compiere uno straordinario viaggio nel tempo.

Gli spettacoli avranno inizio alle ore 21,00
Il prezzo dei biglietti
intero € 20,00 ridotto € 16,00

INFO E PRENOTAZIONI
Tel. 348.7890213 - 380.5844086
Orario biglietteria: mar-dom 10,00-20.00

TEATRO OSTIA ANTICA Via dei Romagnoli, 717 Ostia Antica - OSTIA
sito www.ostianticateatro.it 
mail
ostianticateatro@libero.it




*I biglietti interi per lo spettacolo  “Miti ed Eroi” costano  € 22,00.

Stagione estiva 2014
spettacoli ore 21.00


TEATRO ROMANO OSTIA ANTICA

sabato 5 luglio


ANTONELLO AVALLONE 
         
LA DEA DELL’AMORE
regia di ANTONELLO AVALLONE


Per la prima volta in Teatro, per diretta e gentile concessione di Woody Allen, arriva, in esclusiva sulle scene italiane, uno dei più divertenti film di Allen degli ultimi anni, interpretato e diretto da Antonello Avallone, definito dalla critica di tutta Italia il Woody Allen italiano, già dal 1992.
Paradossale, imprevedibile e autoironico, Allen mescola le abituali    nevrosi newyorkesi con il piacere per la messa in scena, addirittura sostituendo il tradizionale lettino dello psicoanalista con personaggi da coro greco: un capolavoro di equilibrio visivo e narrativo, di humour, di tempismo comico.
La versione teatrale rispetta fedelmente il testo e restituisce un’originalissima comicità, accessibile anche al pubblico italiano, arricchita da gustosi siparietti a sfondo sessuale, che risultano la parte più esilarante dello spettacolo. Il personaggio del corifeo, (nel film Murray Abraham), accoglie e restituisce tutta l’ironia del capo del coro greco e divide con Avallone-Allen una serie di divertentissimi dialoghi che fondono i più alti concetti filosofici con la spicciola quotidianità della vita. Particolarità del film: i costanti interventi del coro greco, furono girati nel Teatro Greco di Taormina. 
LA TRAMA: Lenny, giornalista sportivo sposato con Amanda, si lascia da lei convincere ad adottare un bambino. Il bimbo, con la sua intelligenza e la sua vivacità, lo strega al tal punto da fargli nascere l'ossessione di scoprire quali siano i reali genitori. La ricerca ha risultati sconcertanti: la madre è tale Judy Orgasm, il cui nome d'arte è tutto un programma. L'attonito Lenny intraprende così una strana e per lo più platonica relazione con la giovane attrice porno e prostituta a tempo perso, alla quale cerca di procurare un minimo di rispettabilità. Parallelamente deve tenere a bada una moglie irrequieta e uno strano coro greco con velleità canterine, che fa da contrappunto alle sue decisioni.

venerdì 11 luglio

MARIANGELA D’ABBRACCIO

ELENA di Ghiannis Ritsos
regia FRANCESCO TRAVASSI

Struggente e visionaria la Elena di Troia che Ghiannis Ritsos ci offre, immaginariamente pluricentenaria è assediata dal fantasma maledetto della propria antica bellezza. Sola nel palazzo che fu teatro del suo rapimento da parte di Paride affronta i propri ricordi e l'arrivo della fine tra i pochi resti impolverati e sgretolati di gioielli e vestiti, trofei di un passato fiero, sottratti al saccheggio di giovani e sprezzanti ancelle. Intorno a lei i fantasmi di coloro che le dedicarono la vita fino alle estreme conseguenze. Con Mariangela D'Abbraccio la bellezza di Elena, sarà espressa come traccia di una antica maschera, ancorata alla fine della vita come ultima e beffarda espressione di una umanità trapassata, simbolo della resistenza alla devastazione del tempo e alla morte. L'Elena di Ritsos è la speranza, o meglio la consapevolezza (che è anche atto di fede del poeta) che qualcosa si salva sempre dal naufragio, dalla distruzione totale.
Perché "chissà, là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell'uomo."

giovedì 17 luglio
        
MARIO BRANCACCIO - ERNESTO LAMA
PATRIZIA SPINOSI  - SEBASTIANO TRIGALI

PULCINELLA E L’IMPERATORE           
regia e coreografia AURELIO GATTI
Teatrodanza


sabato 19 luglio
                               
PIETRO LONGHI – FELICE DELLA CORTE
I FRATELLI di Publio Terenzio Afro                            
regia SILVIO GIORDANI


Questo autore è stato spesso considerato dai suoi contemporanei “troppo moderno” ed ha scritto sei commedie “palliate” ispirate quindi ad un modello greco, diversamente dalle “togate” di ambientazione romana, operando una vera e propria riforma nell’ambito di questo genere, inserendovi nuovi contenuti ideologici ed attingendo nella “NEA” la commedia nuova ellenica di cui Menandro è l’esponente più noto. La carriera drammaturgica di Terenzio, non fu certo facile come quella di Plauto, forse perché nella sua opera non troviamo l’esuberanza, le acrobazie verbali, i giochi di parole del sarsinate. Terenzio, infatti, usa uno stile ed un linguaggio sobrio, naturale, all’insegna della compostezza e della semplicità evitando espressioni popolari e volgari in omaggio forse all’esigenza di equilibrio e di raffinatezza che egli mutuava dal sofisticato circolo scipionico di cui faceva parte. Nel Teatro “naturalistico” di Terenzio troviamo una suspance nuova. Lo spettatore è coinvolto emotivamente nelle vicende, prova le stesse emozioni dei personaggi e l’autore non consente procedimenti “metateatrali” cioè non vuole che venga mai interrotta l’illusione scenica e al contrario di Plauto che tendeva solo a divertire, cerca di trasmettere un messaggio morale.
Nasce, insomma un’attenzione sociale che allora era una vera e propria rivoluzione culturale con dentro un messaggio di HUMANITAS.   “…homo sum, humani nihil a me alienum puto…” (sono un uomo e niente di ciò che è umano considero a me estraneo…). Aprirsi agli altri, rinunciare all’egoismo, comprendere i propri limiti ed essere indulgente nei confronti degli errori degli altri: in una parola essere tolleranti e solidali. La nuova comicità non è più nella battutaccia o nell’intrigo e risiede più nel sorriso che nel riso, un sorriso talvolta venato di riflessione e meditazione.


mercoledì 23 luglio

MAURIZIO DONADONI – CINZIA MACCAGNAGNO           
GLI ARGONAUTI/ Giasone e Medea
di Apollo Rodio, Franz Grillparzer, Euripide,                                       
regia e coreografia AURELIO GATTI

La nave salpa‚ salutata da un'immensa folla. Mentre si allontana dalla spiaggia, Orfeo leva in alto il suo canto‚ accompagnando il ritmo dei remi che tagliano le onde azzurre del mare… E quando la polvere e il fumo cominciano a diradarsi‚ scarmigliato e lucido di sudore appare Giasone. Guida con fermezza le belve‚ che trascinano l'aratro d'acciaio. Gli animali arano la terra‚ mentre l'eroe sparge nei solchi i denti di drago che Eeta gli aveva consegnato. Col sorgere della luna‚ nel campo arato‚  si delineano delle forme che diventano sempre più grandi e più chiare, sono un esercito immane di guerrieri che viene fuori dal terreno. Giasone‚ seguendo ancora una volta il consiglio di Medea‚ scaglia nel mezzo di questi strani e misteriosi esseri un grosso sasso... Quando finalmente la nave Argo approda sulle coste elleniche gli Argonauti si rendono conto che al termine di quell'avventura non portano con sé solo il prezioso e magico vello d'oro‚ ma ognuno ha acquisito doni più' grandi, come la coscienza dell'essere e la conoscenza dell'ignoto. Le avventure e le continue peripezie li hanno forzatamente coinvolti in situazioni imprevedibili‚ proiettandoli in mondi sconosciuti e a contatto con civiltà' ignote‚ dai costumi e dalle idee spesso diverse‚ se non addirittura opposte alle loro.
Ed è qui‚ nell’accettare di mettere in discussione le proprie certezze che si rivela la vera‚ straordinaria spregiudicata intelligenza degli Argonauti e in genere di tutti i “navigatori” che decidono di uscire dalla rotta stabilita dalla convenienza e dalle consuetudini per rischiare di perdersi‚ buttando a mare le proprie convinzioni ormai ben ancorate nel calmo golfo dell'inamovibile buonsenso.
In realtà‚ il loro è un viaggio onirico‚ visionario‚ tramite il quale raggiungeranno il fondo della loro anima‚ quel luogo remoto e inviolato dove appare la luce della coscienza‚ della consapevolezza.
Un viaggio di iniziazione per danza‚ teatro e music


venerdì 25 luglio
        
ROSSELLA BRESCIA – VANESSA GRAVINA

CARMEN MEDEA CASSANDRA
/Il processo
regia e coreografie
LUCIANO CANNITO
drammaturgia a cura di
PAOLO FALLAI

Solo la parola "storia" è femminile. La sua natura, gran parte della letteratura, i caratteri che trasmette, sono stati declinati dagli uomini che hanno imposto il grigio di un pregiudizio di genere: agli uomini l'aggressività, la strategia, l'ambizione, la guerra e il comando. Alle figure femminili l'accoglienza, la maternità, la cura e la sottomissione. Ma neanche questa "storia" è riuscita a cancellare tre figure come   Cassandra, Medea e Carmen. Figlie del mito, certo, ma capaci di rinnovarlo in ogni epoca con l'autenticità della passione, la totalità dei sentimenti, la furia devastante con cui li hanno difesi. Di fronte alla   determinazione del loro amore e alla sciagurata lungimiranza dei loro occhi, i loro compagni-antagonisti maschili sembrano sfiorire, come i colori dominano il chiaroscuro, capaci solo di mezze passioni, sentimenti a tempo, formali coerenze e umilianti compromessi. Nessun canone riesce a comprendere queste tre figure di donna, capaci di infrangere ogni sacralità costruita intorno a loro. Così gli uomini di fronte a preveggenza, magia e passione possono solo degradarle a follia, stregoneria, istinto. E quando l'infinita ipocrisia non riesce a comprenderle e ricondurle ad un rassicurante conformismo, la morte si rivela l'unica soluzione. Cassandra, Medea e Carmen, finiscono uccise anche dai drammaturghi, come se un pensiero (maschile), dopo averle create, non potesse che distruggerle.

sabato 26 luglio

Comp. CASTALIA             
LE NUVOLE di Aristofane                                          
regia VINCENZO ZINGARO


Un tuffo nell'immaginario giocoso e infantile, nella distesa immensa di paesaggi assolati, nel bagliore caldo delle fiaccole notturne,  nell'incanto di un mondo, dove tutto si dispone in un' armonica  composizione: è questa la sensazione che ho ricevuto da Aristofane quando mi immersi per la prima volta nella lettura de LE NUVOLE. Meteorismi e defecazioni, lazzi, percosse, scherzi osceni, come per magia si fondono, senza alcuna stonatura, nella delicatezza delle immagini poetiche con le quali il drammaturgo ci fa librare in volo. Anzi, sta proprio in questo il fascino delle sue creazioni, in quella inafferrabile ed eterogenea varietà di colori, tipica delle opere dei grandi geni, che nel sottrarsi a regole e classificazioni, raggiungono le più alte vette della comunicazione.
Aristofane ha un guizzo tutto suo: egli parte da una iniziale situazione di disagio di un personaggio o della collettività, cui fa seguire l'elaborazione di un piano bizzarro, che per rimediare a quel disagio,  ricorre ai rimedi più stravaganti. Di lì una serie di gag scoppiettanti,  affidate a una irresistibile carrellata di personaggi, quasi da Cartoon. E' un mondo che trasmette gioia, freschezza, trasparenza, in cui l'osceno non è mai morboso e la profondità del messaggio passa attraverso i toni della leggerezza e della provocazione.       E' il caso de LE NUVOLE, dove l'autore, pur condannando l'arroganza  intellettuale di Socrate (la cui immagine scenica non corrisponde certamente a quella reale del filosofo). E' una grande lezione di libertà intellettuale, dove svetta sempre un sentimento di riconciliazione, di riappropriazione di una perduta semplicità. Ed è con semplicità che mi addentro nuovamente nel "pensatoio", per imparare non a "imbrogliare" ma a capire di più e a gioire, insieme agli attori, della possibilità che mi è data. Diceva Hegel: "Chi non ha letto Aristofane non può capire cosa vuol dire la felicità".
Sono trascorsi più di 2000 anni dalla prima rappresentazione de LE NUVOLE ed è impressionante quanto l'opera riesca a conservare intatta e attuale la forza del suo messaggio. L'attacco contro i sofisti, dipinti da Aristofane come cialtroni, dediti a contrabbandare idee senza senso, pericolosi, in quanto capaci di attrarre i giovani con l'abilità dialettica, allontanandoli dai valori veri, oggi potrebbe essere rivolto contro la degenerazione del sistema televisivo, che riesce ad imporre fenomeni e modelli spesso senza alcuna consistenza.  


Martedì 29 luglio
Uno spettacolo di
GIORGIO ALBERTAZZI

MITI ED EROI*
        
… Poi un giorno qualcuno pronunciò la fatidica parola: un mito!
Sacro racconto di gesta di Dèi ed eroi. E si parlò subito di Achille, del Pelide Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei.
E Ulisse – per chi parteggiare? Ulisse il lungimirante, lo scopritore d’ uomini che dice “No” alla bellissima maga Circe – dalla quale non si è fatto sedurre e trasformare in porco.
E il viaggio di Enea (superstite dalla distrutta Troia) che con il padre Anchise sulle spalle traversa i mari e arriva nel Lazio dove fonda Roma. Chi sono gli eroi? Incarnano i nostri sogni? Sono figli degli Dèi e degli uomini. Sono immortali.
La Duse che camminava – dice Visconti che ebbe il tempo di vederla – camminava sollevata dal palcoscenico.  E Icaro che sfida Giove e vuole volare fino al Settimo Cielo e vola finché il sole non fa sciogliere le sue ali di cera.  E Dante col suo viaggio  allegorico, mistico e umano o Shakespeare, lo scuoti lancia ,il fool, il genio?  E i piccoli soldati della Crociata dei Bambini che vanno tutti a morire per     liberare il mondo?  E gli eroi dei primi aerei (il “velivolo” di D’Annunzio) e Moby Dick , la mitica balena bianca?.
E Cinita che è un mio mito – che forse rivelerò – e mia nonna Leonilde.
Mito e infinita dolcezza del morire corteggiando la morte come da Garcia Lorca.
          
mercoledì 30 luglio
          
DEBORA CAPRIOGLIO
ANTONELLA PICCOLO
CHIARA CAVALIERI
CERCASI DEA, DISPERATAMENTE!!
da Aristofane                                         
regia ROSARIO CAPPOLINO


Avere poteri divini non è cosa facile, ed anche quattro Dee navigate ed esperte come Afrodite, Artemide, Atena ed Estia soffrono la loro condizione diventata ormai frenetica e routinaria quanto eterna. Nel loro ufficio in cui quotidianamente smistano e valutano le preghiere dagli esseri umani tutto sembra procedere “nervosamente” bene da millenni, fino a quando un giorno Estia, la dea della casa, scompare misteriosamente lasciando le tre dee nel panico, tanto da portarle alla decisione di assegnare un potere divino ad un’umana! Ma a chi?
Il problema delle tre diventerà il motivo per compiere un excursus tra le figure femminili nel teatro di Aristofane; da Lisitrata a Prassogora de “Il Governo delle Donne” fino alle Tesmoforiazuse. Grazie anche alle descrizioni Omeriche delle protagoniste, lo spettacolo metterà in luce la complessità della figura femminile sia sulla terra, sia nell’ Olimpo, ma sempre in modo ironico e accattivante oltre che fedele ai testi di riferimento. La dura scelta della sostituta, evidenzierà    l’eterno, quanto attuale, dilemma dell’influenza del potere sull’uomo e sull’ancor più attuale influenza dello stesso sulla figura della donna di cui ogni giorno si dibatte ormai da decenni. Il viaggio delle tre dee nel teatro di Aristofane si risolverà in un finale riflessivo e ironicamente amaro, volto a dare uno spunto nuovo e di speranza.


giovedì 6 agosto


RENATO CAMPESE - CRISTINA CIRILLI
PIETRO CONVERSANO - LAURA MAZZI
        
AGAMENNONE di ESCHILO trad. Pier Paolo Pasolini                                          
regia PIETRO CONVERSANO
"Dio fa che finisca presto questa pena". Con parole cariche di angoscia, nella traduzione di P. P. Pasolini, s'inaugura l'Agamennone di Eschilo. La scena è ad Argo; la notte sta per finire, di un giorno di tardo autunno. Davanti alla reggia il guardiano avvista il messaggio di fuoco, che ripetuto di monte in monte, annuncia la presa di Troia giunta al suo decimo anno di guerra. Il Coro ricorda come Ifigenia fu sacrificata dal padre Agamennone e accenna al diffuso timore per le colpe del Re. Nelle parole della Regina Clitemnestra, la donna dal cuore maschio, si riflettono dieci anni di dolore represso per la morte della figlia. La sua gioia per la caduta di Troia non inganna nessuno. Come posseduta da un selvaggio Daimon ella viene sospinta all'azione. Attende il ritorno del Re che arriva seguito da Cassandra, figlia di Priamo, sua schiava. Persuade lo sposo a entrare nel palazzo. Il Coro si fa ora teso e  sinistro. Il tema dello Stasimo è ora la paura che vince la speranza.  L'angoscia culmina nella scena centrale della tragedia, quando Cassandra catturata dal delirio profetico, rivive in una terribile visione tutte le atrocità che hanno contaminato la casa degli Atridi e svela la serie dei mali che verranno, conseguenza dei primi. L'uccisione di  Agamennone è inevitabile. Dall'interno del palazzo solo gli urli del Re ucciso dalla Regina. La porta si spalanca offrendoci i cadaveri di Agamennone e Cassandra. Davanti a loro Clitemnestra, lorda di sangue, ed Egisto, suo amante. Colpa chiama colpa e sangue chiama sangue. Nuova colpa rinasce e la vendetta non si ferma. Questa è la realtà del ghenos degli Atridi, un mondo caotico e primitivo non ancora regolato dalla forza della legge.
--------------------------------------------------------------------------------Gli spettacoli avranno inizio alle ore 21,00
Il prezzo dei biglietti intero € 20,00 ridotto € 16,00

INFO E PRENOTAZIONI
Tel. 348.7890213 - 380.5844086
Orario biglietteria: mar-dom 10,00-20.00

TEATRO OSTIA ANTICA Via dei Romagnoli, 717 Ostia Antica - OSTIA
sito www.ostianticateatro.it 
mail
ostianticateatro@libero.it




Nessun commento:

Posta un commento