mercoledì 9 marzo 2016

SACRIFICIO DEL FIENO RECENSIONE

8|9 MARZO - ore 21

SACRIFICIO DEL FIENO

di e con Alessandro Veronese e Michela Giudici
testo vincitore della I edizione del concorso di drammaturgia contemporanea L’Artigogolo 2015
Fenice dei Rifiuti Compagnia teatrale - LOMBARDIA


Ieri 8 marzo il DOIT Festival – Drammaturgie Oltre Il Teatro  è partito con una nuova avventura.

Il primo spettacolo è SACRIFICIO DEL FIENO della Compagnia teatrale Fenice dei Rifiuti: (Alessandro Veronese e Michela Giudici). I due danno vita ad uno spettacolo completo, da vari punti di vista: quello della drammaturgia che seguendo una linea a strappi, è strutturata con dei continui flashback, che partendo dalla superficie: il ritrovamento casuale da parte di due contadini, in un fienile di un cappello appartenente all'esercito tedesco e di un fazzoletto con un nome ricamato...Elena si va a dipanare sempre più in profondità; portando allo scoperto la triste vicenda della ragazza e di tutte quelle persone intorno a lei che non hanno, saputo/voluto capirla. I due drammaturghi hanno preso spunto dalla canzone CIAMEL AMUUR DI  Davide Van De Sfroos e ne hanno tirato fuori un testo teatrale, che seppur ha tanti personaggi, si concretizza poi, in tutte scene a due, in cui con grande maestria Alessandro Veronese  e Michela Giudici passano da un personaggio ad un'altro. Un'ulteriore punto di forza dello spettacolo, è l'onestà con cui è stato scritto il testo, ovvero mettendo in luce, sia gli splendori, che le miserie dell'essere umano chiunque esso sia. Un testo quindi non fazioso. Lo spettacolo si avvale di un poli linguismo che va dal tedesco al latino al "Laghè" dialetto parlato nei pressi del Lago di Como all'italiano. Questo spettacolo, come è stato detto ieri durante il dibattito condotto da Simone Pacini è stato scritto perchè questa storia andava raccontata. Queste storie, che oramai datano più di settanta anni, rischiano di essere dimenticate, per fortuna ci sono ancora drammaturghi e attori, che non hanno solo voglia di portare sul palco le proprie "riflessioni" su se stessi, ma che vogliono raccontare una storia, una storia bella, seppur triste, che ricorda per certi versi il Cesare Pavese de "La luna e i falò"quei falò mezzi pagani, mezzi cristiani, dove si brucia il marcio per far tornare il buono, ma dove purtroppo sono finite anche molte ragazze che con tutta probabilità non hanno avuto scelta.
Miriam Comito


Liberamente ispirato alla canzone “Ciamel Amuur” di Davide Van De Sfroos, il testo è scritto a quattro mani.
Sullo sfondo del secondo conflitto mondiale, si consuma la storia d’amore tra Elena e il partigiano Airone, presto costretto a lasciarla da sola per sfuggire ai nazisti. Pur di proteggerlo, Elena dovrà concedere il proprio corpo alle truppe naziste del capitano Lothar Vogel o suggerire loro il nascondiglio del suo amante. Elena sceglierà l’amore, ma mai quello per se stessa.
Una storia coinvolgente ed emozionante, interpretata da due attori che grazie al sapiente uso di quattro diverse lingue (italiano, tedesco, latino, dialetto comasco) riescono a restituire la ricchezza e la caratterizzazione degli undici personaggi, che ruotano intorno alla vita dei protagonisti. La famiglia di Elena, i soldati nazisti, i partigiani. Uomini che entrano nella vita di questa donna, il più delle volte, con violenza e disprezzo di genere.





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