lunedì 9 maggio 2016

NORD-NORDOVEST Recensione

TEATRO DELL’OROLOGIO
 
NORD-NORDOVEST
Meridiano Zero
compagnia vincitrice di Inventaria Festival 2015

Regia: Marco Sanna
con: Felice Montervino, Marco Sanna,
Marialuisa Usai, Francesca Ventriglia.

Scene e costumi: Sabrina Cuccu Luci: Valerio Contini
Ambienti sonori: Luca Spanu Foto di scena: Alec Cani

Produzione Sardegna Teatro

SALA MARIO MORETTI
sabato 7 maggio ore 21.30
domenica 8 maggio ore 18.30
 NORD-NORDOVEST è uno spettacolo, particolare, spiazzante che va visto con una certa attenzione, non è chiaramente uno spettacolo svagante, ma che richiede una presenza attiva da parte dello spettatore. Quattro entità si avviluppano tra loro, dapprima seguendo una coazione a ripetere, sempre le stesse azioni imprigionanti, che delineano una morte non reale della tradizione ma una recrudescenza della stessa, per poi ognuno di loro, uscire allo scoperto, mostrarsi agli altri e al pubblico, come è nella realtà...ma gli altri sono pronti ad accettarlo? Oppure sarà solo una finta accettazione, un inizio falso per poi giungere alla derisione? l'umanità alla deriva: contro le tradizioni, ma senza una vera capacità di staccarsene, rivoluzione ma senza avere gli strumenti per fondare una nuova e migliore società. Uno spettacolo che mette a nudo le deformità del mondo attuale, di cui metafora è lo specchio deformante, in un tempo implacabile scandito da le gocce d'acqua che ricordano tanto da vicino le torture orientali, che scendevano da sacchetti di plastica appesi al soffitto.Alla fine il nero che pervade i personaggi sembrerebbe avere una scossa colorata...ma sarà davvero così?
Miriam Comito


“...Se si possono insegnare tecniche della tradizione, al di là del contesto che le contiene  e le determina, è perché la tradizione è morta e la possibilità di apprenderle non è che il certificato dell’avvenuta sepoltura.
La tradizione, morta nella quotidianità del contemporaneo ma di cui si conserva memoria, ci obbliga a una elaborazione del lutto conseguente la perdita che è oggi il solo spazio che la tradizione può permettersi. Non è detto che sia male.”
 
G.L.Ferretti

Nord-NordOvest nasce dalla volontà di raccontare uno stato di attesa, quello in cui si aspetta di essere dimenticati. Si parte da un dato di fatto: la morte della tradizione.
La tradizione è morta ma viene continuamente chiamata in causa, in una sorta di accanimento terapeutico, impedendogli di morire davvero. Ogni volta che ci si allontana dal conosciuto, si ha immediatamente bisogno di tornare indietro, raccogliere le forze, consolarsi, per poi di nuovo allontanarsi, e così siamo legati ad un eterno elastico, che regge l'impossibile, che non riesce a spezzarsi.

Sulla scena quattro entità (personaggi?) che incarnano la tradizione e il suo divenire. Condividono lo stesso spazio. Vivono li da sempre e aspettano di non esserci più. Ogni loro parola trasuda di un passato in cui la loro esistenza e il loro ruolo nel mondo avevano ancora un senso. S'interrogano su cosa sia successo nel frattempo, sulle colpe che hanno avuto e hanno tutt'ora, ammazzano il tempo, in attesa. Ogni tentativo di rompere gli schemi risulta inutile, non fa altro che aggiungere parole e gesti su un modello obsoleto, senza cambiarne la sostanza.

Intorno a un grande tavolo i quattro consumano il loro pasto, un brodo insapore, una minestra riscaldata che li tiene in vita loro malgrado. I tempi si allungano, diventano estenuanti, il loro conversare si fa a tratti collerico, altre volte oscuro quasi ci sia un codice interno da rispettare, che lascia estraneo ogni possibile spettatore. Tutto intorno è decadenza. Lo spazio che li contiene allo stesso tempo li respinge, asettico, in netto contrasto con gli arredi e gli abiti d'annata.
Inizia un gioco al massacro, dove ognuno sarà costretto a recitare la propria parte davanti agli altri. Nel salotto trasformato in una piccola platea i quattro improvvisano un sadico teatrino, un gioco dei mimi, ma non ci sono da indovinare i titoli di film famosi, no, la posta in gioco è la propria identità.
Quattro scene, quattro personaggi, che recitano la loro parte, prendendo in prestito da un misterioso repertorio, cercando di stupire e commuovere, provando insomma a definirsi in qualche maniera, facendo indovinare alla platea chi sono, da dove vengono, cosa sono capaci di fare. Il risultato è un disperato affannarsi intorno a parole e gesti che non aggiungeranno nulla alla comprensione del loro presente, ma anzi getterà nuove ombre sul loro passato rendendo più incerto il loro futuro.

INFO E PRENOTAZIONI
La prenotazione è vivamente consigliata
06 6875550 | biglietteria@teatroorologio.com
le prenotazioni possono essere effettuate dal lunedì al venerdì dalle 11:00 alle 19:00
INTERO //  15 euro
RIDOTTO // 12 euro
ingresso consentito ai soli soci: tessera associativa annuale 3 euro


Teatro dell’Orologio
Via dei Filippini 17/A
00186 - Roma


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