sabato 4 giugno 2016

ALBANIA CASA MIA Recensione

Nell'ambito di Dominio  Pubblico- La città agli Under25 è andato in scena ieri al Teatro dell'orologio ALBANIA CASA MIA di e con Aleksandros Memetaj per la regia di Giampiero Rappa. Un monologo toccante che racconta in modo appassionato il sogno di un uomo, attraverso gli occhi del figlio che a soli 6 mesi ha affrontato la traversata Valona- Brindisi su una nave non costruita per il trasporto passeggeri. I ricordi del ragazzo trapiantato nel "ricco nord-est italiano" in Veneto per l'esattezza danno il via alla narrazione, mettendo già in evidenza lo stupore che un bambino doveva provare davanti all'ostracismo provato dai coetanei nei confronti suoi e dei suoi cugini perché stranieri, ma manche la voglia di rivalsa, o meglio di uguaglianza provata, nel volere essere da un parte accettati, quindi come gli altri, e dall'altra la piacevole sensazione di conoscere due lingue. A poco a poco il racconto, con grande fluidità passa dalle vicende di Aleksandros bambino a quelle del padre, e qui si tocca l'apice drammatico in cui veniamo tutti coinvolti da quel misto di disperazione e speranza insito in un uomo in fuga dal suo paese appena quella madre chioccia, ma anche soffocante, come L'Albania è stata durante la dittatura comunista apre le sue braccia per far camminare i propri figli da soli, ma attenzione le braccia sono solo leggermente disserrate, e una delle braccia è armata, non è facile andare via. Questo testo autobiografico, tocca il cuore, è impossibile rimanere indifferenti, l'attore si pone per tutta la durata dello spettacolo con i piedi su un tappetino in cui sono disegnati i contorni del suo paese, l'Albania che conoscerà solo da adolescente, e che a lui sembrerà una madre dal viso dolente, come del resto è, ma rimane sempre la sua terra di origine, la sua casa.
Miriam Comito



ALBANIA CASA MIA
di Aleksandros Memetaj
1991, Albania. Il regime comunista che per 40 anni aveva controllato e limitato la libertà dei cittadini albanesi è caduto.  In questo scenario,  il presidente Ramiz Alia riapre i confini dello Stato e permette l'espatrio. Migliaia di persone cercano  di scappare verso il mondo occidentale partendo con navi,   pescherecci e gommoni diretti verso l’Italia. Tra questi c'è  Alexander Toto, uomo di 30 anni che scappa da Valona a bordo del  "Mirdita" (Buon giorno) e giunge a Brindisi. In quel peschereccio c'è anche Aleksandros Memetaj, bimbo di 6 mesi. Albania casa mia è la storia di un figlio che crescerà in Veneto, luogo che non gli darà mai un pieno senso di appartenenza e di un padre, dei suoi sacrifici per scappare dalla miseria. In un monologo appassionato che trasmette tutto l'amore per la propria terra, lo spettatore viene trasportato nel ricordo di una nazione unica con una storia violenta ma passionale.

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