giovedì 17 novembre 2016

ALTROVE Recensione

PICCOLO ELISEO
16 - 27 novembre 2016



ALTROVE di Paola Ponti


Con
Massimo De Lorenzo
Costance Ponti
Mario Russo


Regia
Paola Ponti


Scene Sonya Orfalian


Luci Danilo Facco


Musiche Alessio Mancini


Produzione Casa Editrice Alba



La vita dura un secondo? La vogliamo anche fare difficile?


ALTROVE in scena al Piccolo Eliseo dal 16 al 27 novembre 2016, racconta la storia di tre solitudini, concatenate ma al contempo anche separate tra loro. Solitudini derivate dall'impossibilità di uscire fuori da un percorso già prestabilito da altri. Gli altri possono essere di varia natura, ovvero persone: un padre, un marito, un fratello, ma non solo gli altri possono essere un luogo, una condizione. La pièce è ambientata nella periferia romana, non citata nella sua ubicazione, proprio a significare quel limbo esistente tutto attorno alle città, in questo caso Roma, ma poteva essere Milano, Torino, Napoli, il famoso suburbio: sotto la città non in senso geografico, perchè adesso i sobborghi cittadini sono attorno alla città:le famose  cinture, ma in senso culturale e di possibilità reali. Mario (Mario Russo) e Danilo (Massimo De Lorenzo) sono padre e figlio, non vi è traccia di donna nella loro famiglia. Mario suona il piffero e lo vediamo, e si presenta come un ragazzo che non ama la compagnia dei suoi coetanei si pone al pubblico, come un'amante del gioco delle carte, e della musica di Mercedes Sosa e dei cinquantenni. Il padre Danilo interpretato in modo perfetto da Massimo de Lorenzo è una figura dalle varie sfumature, all'inizio appare come un padre-padrone sicuro di se stesso sbruffone, piano piano si rivela un uomo distrutto, dai debito ma soprattutto dalla solitudine. La figura femminile Juliette (Costance Ponti) è come una libellula nata per sbaglio in mezzo alle mosche, viene dalla banlieue parigina, è arrivata nel covo dei due non si sa bene per quale motivo, probabilmente per conoscerli, poterli guardare in faccia. l'altrove è una situazione altra, di difficile raggiungimento, nel corso della storia ci hanno provato in molti uno fra tutti Arthur Rimbaud che novello Prometeo voleva rendersi ladro di fuoco per poter dare all'umanità ciò che gli è negato ovvero una lingua nuova che comprendesse tutti i sensi per arrivare alla comprensione di tutto per tutti, con conseguente emancipazione e libertà, attraverso una comunicazione reale e libera. Il tema dello spettacolo è proprio questo, i tre personaggi, ognuno a suo modo, cercano un altrove che in realtà è dentro di loro, basta liberarsi ai sogni propri e dai sogni altrui. Il metodo socratico viene usato come molla verso la libertà.
Miriam Comito

Emarginati o integrati? Questo dualismo che ci scorre accanto a volte anche per tutta l’esistenza, esplode pericoloso nella giovane età. Quando ci si accorge che esiste un dentro e un fuori delle cose: noi e il resto del mondo. Ma in questa domanda, quello che interessa non è quanto siamo emarginati o integrati. Piuttosto quanto ci si sente, emarginati e integrati, quando si è poco più che adolescenti. Quanto conta la concezione che abbiamo di noi, rispetto a quello che siamo davvero? Chi e cosa influenza questo nostro sentire e quanto drammaticamente influisce sulle nostre scelte e la nostra possibilità di osare? Altrove nasce come un piccolo testo di venti minuti per la bella rassegna del Teatro di Roma intitolata ‘Ritratto di una Capitale’. Una piccola cosa insomma, dentro un involucro importante. Con la generosità degli attori e di tutta la compagnia - spiega Paola Ponti - siamo arrivati a uno spettacolo autonomo. È ancora una piccola cosa. Nel senso più bello del termine, spero. Perché parla di piccole cose. Cose così. La vita, insomma. Ci siamo ritrovati a raccontare un incontro. Che però, per il protagonista, pare diventare l’incontro.
Sognare è sognare, in generale non parrebbe complicato, da qualunque luogo si parta. Complicato è capire cosa si sogna. Darsene il diritto, di poterlo pensare, il futuro. Avere la forza di immaginarlo. Il personaggio da cui sono partita sembra non poter immaginare nient’altro di quello che fa, di quello che crede di essere nato per fare. Così, senza domande, senza desideri. Semplicemente scorre i giorni uno accanto all’altro, fino a quando, una ragazza, una notte gli pone delle domande. Non credo che nelle storie, come nella vita, sia davvero utile quello che si dice a qualcuno. Anzi spesso, le cose che diciamo le diciamo per altri o per se stessi. Credo che sia invece profondamente utile saper fare delle domande. Fare la domanda giusta a qualcuno, può davvero aprire nuove strade. I tre personaggi si trovano in quell’istante appesi al filo, quando presto tutto potrebbe essere già passato: “La vita dura un secondo? La vogliamo anche fare difficile?”
Domandare e domandarsi un Altrove, in questa storia, significa poter guardare oltre la siepe, per darsi la possibilità di avvicinarsi di più a quello che siamo, per non accorgersi alla fine di aver vissuto la vita di qualcun altro.

Nessun commento:

Posta un commento