sabato 24 febbraio 2018

ELISABETTA POZZI IN ELENA ALL'OFF OFF THEATRE

Dal 20 febbraio al 4 marzo 2018
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Fondazione Teatro Due
presenta

ELISABETTA POZZI
ELENA
Di Ghiannis Ritsos

Regia Andrea Chiodi

musiche Daniele D'Angelo - costumi Ilaria Ariemme - disegno luci MarL



Fino al 4 marzo Elisabetta Pozzi sarà in scena all 'Off-off Theatre di via Giulia, con ELENA di Ghiannis Ritsos.
La scena è composta da sgabelli, su uno dei quali sono poggiate delle scarpe dal tacco molto alto, quando Elena entra in scena è scalza e solo dopo qualche minuto usa le calzature, un'Elena dimessa quindi, non più giovane, apparentemente smemorata, ci accoglie nella sua casa che conserva ancora un sentore di bellezza, di cui però il tempo non ha avuto pietà. Il testo dell'autore greco Ristos è un inno contro le guerre e contro ogni tipo di effimero e caduco bene materiale, o isola mentale come la gloria, per dare spazio invece, alla cultura, all'esperienza, ai suoni , ai profumi. Elena ricorda a stento i nomi dei suoi amanti, ma perfettamente le sensazioni vissuta da bambina, non si cura delle angherie delle ancelle, ma va oltre, il suo pensiero corre libero attraverso una voluta dimenticanza delle cose inutili per concentrarsi su la sua libertà, seppur immaginaria, e allora la ritroviamo camminare in punta di piedi, sul far della sera, sulle altissime mura di Troia. Bella, esposta, al fuoco delle frecce, in elevazione sul mondo, i soldati non la colpiscono con le lor frecce, ma sono loro stessi colpiti dalla folgorante bellezza di lei. Non dobbiamo scordare che questo testo è stato scritto nel 1970, in pieno periodo della dittatura militare dei colonnelli.
Elisabetta Pozzi bravissima, a interpretare questa versione di un personaggio solitamente molto discusso. Uno spettacolo affascinante e suggestivo fatto di parole , gesti e musica.
Miriam Comito







E’ una donna lontana dagli stereotipi e aderente al presente a noi più vicino, l’Elena di Ghiannis Ritsos, che la grandissima Elisabetta Pozzi farà vivere all’OffOff Theatre dal 20 febbraio al 4 marzo, diretta da Andrea Chiodi.

Chi non è rimasto affascinato dalla figura di Elena, una delle più belle donne dell'antichità? Per lei si scatenò a Troia una sanguinosa guerra durata dieci anni. Eppure un'altra Elena si scopre ai nostri occhi nel monologo lirico che il poeta Ghiannis Ritzos compose nel 1970. La versione del mito che Ritsos ci offre è un vero e proprio ribaltamento dell'immagine di Elena che la tradizione letteraria ci ha donato.
La Elena presentata da Elisabetta Pozzi fa a meno della bellezza effimera, quella è andata via molti anni addietro, la sua bellezza adesso e ben altra, quella dell'esperienza.
L’esperienza di una vita vissuta all’insegna dell’amore, tra le braccia forti dei vari amanti trepidanti per lei: quell'amore diventato adesso un ricordo che non genera più alcuna passione, ma solo malinconia e forse rimpianto. Questa Elena è una donna del presente, a noi più vicina, quasi un’amica che tra un bicchiere di whisky e una sigaretta si confida ad un soldato o al fantasma di un amante valutando la propria esistenza, eccezionale certo, ma che adesso sta volgendo alla fine. Senza più ritegno offre di se un ritratto assai impietoso non vergognandosi di presentare nella sua vecchia abitazione fatiscente quel degrado e senso di vuoto che ora la circonda, oramai derisa anche da ancelle irriverenti che le fanno dispetti. Eppure la "vecchia” Elena di Elisabetta Pozzi oltre a regalare memorie, riflessioni, immagini che il tempo non scalfisce offre al suo pubblico il fascino eterno di chi ha acceso i cuori degli eroi, rendendo per questo anche lei un’eroina immortale. Recita con la classe della grande attrice, al colmo della maturità espressiva, dosando parole a gesti, sussurri a declamazioni, ondeggiando ii corpo dentro il suo lungo abito nero sulle belle note della musica di D'Angelo

Note di regia di Andrea Chiodi
Quando Elisabetta mi ha chiesto di lavorare con lei e di curare la regia di questo lavoro ho pensato subito, grazie anche alle straordinarie intuizioni musicali di Daniele D’Angelo, a una donna dello spettacolo, ad una diva dimenticata, rinchiusa nei suoi ricordi nelle sue glorie che ormai sono lontane, una vecchia diva che però mantiene il suo fascino, la sua sensualità, e beve fino a morire. Ecco l’esplorazione di un'altra figura femminile straordinaria, dopo Medea e Giovanna D’Arco, sempre con Elisabetta, ora Elena, per raccontare ancora del grande segno femminile nella storia, per riesplorare oggi i grandi moti del cuore, per ridirci ancora che solo una totale dedizione alla propria storia e al proprio destino, possono rendere l’uomo autentico, l’uomo che è fatto di tragedia, di dramma e di riso. Ho immaginato  un Elena capace di vivere nella tragedia e nel dramma con il sorriso di una diva divenuta una cantante da night … così Elena da diva dei grandi palcoscenici si ritira in uno squallido night  perpetuando la sua gloria in eterno, rifugiandosi nel passato, rileggendo l’Iliade come fosse un rotocalco sulla sua vita e i suoi amori, perché così  l’ha restituita anche Ritsos rappresentandola vecchia e circondata di ricordi nel suo letto, letto che per noi si è trasformato in sgabelli da night pronti a rievocare perfino gli amori di un tempo dove Elena canterà e ballerà la sua vita.


OFF/OFF THEATRE
Costo Biglietti: intero 25 €; ridotto 18 € Over 65 e Under 26; 10 € per gruppi – info@altacademy,it
Dal martedì al sabato h. 21,00 – Domenica h. 17,00



venerdì 23 febbraio 2018

Il Perturbante alla Sala Umberto:Rosalyn

MARINA MASSIRONI  ALESSANDRA FAIELLA


ROSALYN
DI EDOARDO ERBA

 
REGIA  SERENA SINIGAGLIA


 
PRODUZIONE NIDODIRAGNO/ COOP CMC
CON LA COLLABORAZIONE DEL TEATRO DEL BURATTO

22 FEBBRAIO -  11 MARZO 2018


 ROSALYN in scena alla Sala Umberto  fino all'undici marzo è uno spettacolo bellissimo, a mio avviso il migliore della stagione.Già la scenografia, scarna ma significativa, ci conduce in un meandro interno, non di un luogo fisico, ma di un'organo umano, la cui discesa può essere fatale. Il piano inclinato, fatto di grossi blocchi, su cui le due protagoniste si muovono, stando se non in bilico perlomeno in pendenza. Il testo di Edoardo Erba è mozzafiato, nulla è come sembra, spiazzante e veggente allo stesso tempo. Le due interpreti: Marina Massironi e Alessandra Faiella, sono perfettamente calate nei loro ruoli. ROSALYN  è un fulgido esempio di teatro di parola contemporaneo internazionale, non a caso la vicenda  no è ambientata nel nostro Paese ma tra il Canada e gli Stati Uniti. Il centro dello spettacolo è la vera natura umana, quindi un thriller psicologico, ma anche comico, per la tipicità e la caratterizzazione dei due personaggi, ma quello che esce fuori più di tutto è l'analisi spietata di una situazione tipo assolutamente realistica e possibile in una società come quell'americana, ma anche ciò che potrebbe serpeggiare a casa nostra nei prossimi decenni. ROSALYN è spettacolo perturbante, da non perdere.
Miriam Comito








Nel corso della presentazione del suo libro a Toronto in Canada, Esther, una scrittrice americana, conosce Rosalyn, la donna delle pulizie della sala conferenze. Il libro insegna a liberare la vera natura del sé, e Rosalyn ne è ammirata e sconvolta. Vuole leggerlo subito, e si offre, il giorno dopo, di portare la scrittrice a vedere la città.
Dopo la visita ritroviamo le due in un prato in periferia. Qui Rosalyn rivela ad Esther la storia del suo amore per un uomo bugiardo e perverso, che le fa continue violenze fisiche e psicologiche. Lui ha famiglia e la relazione con Rosalyn è clandestina. La sera prima, quando lei è tornata in ritardo dal lavoro per aver seguito la conferenza della scrittrice, l’uomo infuriato l’ha picchiata e ferita. Esther sbotta: un uomo del genere è da ammazzare. Infatti - dice Rosalyn - è nel bagagliaio.
Questo il folgorante avvio della nuova commedia noir di Edoardo Erba. Che continua con un pressante interrogatorio di polizia, dove Esther racconta della sua attrazione per  Rosalyn. E la storia diventa torbida, i contorni si fanno sfumati, quello che in un primo momento sembrava chiaro improvvisamente non torna più.
Dietro i fatti si nasconde un mistero più profondo. Alla cui soluzione è appesa la vita delle due donne. Avvincente, ricco di colpi di scena, sostenuto da una scrittura incalzante, Rosalyn è il ritratto della solitudine e dell’isolamento delle persone nella società americana contemporanea. E parla di quel grumo di violenza compressa e segreta pronta ad esplodere per mandare in frantumi le nostre fragili vite.

Giovedì primo marzo aperitivo in teatro ore 18,30
Con il pubblico insieme all’autore EDOARDO ERBA, MARINA MASSIRONI e ALESSANDRA FAIELLA
Giovedì 8 marzo letture in teatro ore 18,30
delle attrici e di altre colleghe dedicate alla giornata delle donne


Lo spettacolo non prevede doppie dal martedì al venerdì ore 21,00
sabato 24 febbraio e 3 marzo ore 17.00,
sabato 10 marzo 2018 ore 21.00

Prezzi da 38€ a 28€











VIA DELLA MERCEDE 50      06 6794753      W W W. S A L A U M B E R T O. C  O  M

mercoledì 21 febbraio 2018

BRIGANTESSE DI EDUARDO RICCIARDELLI AL TEATRO DEI DOCUMENTI

TEATRO DI DOCUMENTI
20 | 21 febbraio
BRIGANTESSE
di Eduardo Ricciardelli
con Antonio Lubrano, Susy Pariante, Clara Morlino, Alessandra Masi, Apollonia Bellino
Aiuto regia Raffaella Cosmo
Foto Elisa Salvatori ,Camilla Marinelli. Matteo Magnani 
Costumi Domizia Romano

Sarà in scena al Teatro Di Documenti, il 20 e 21 febbraio BRIGANTESSE di Eduardo Ricciardelli, protagonisti: Antonio Lubrano, Susy Pariante, Clara Morlino, Alessandra Masi, Apollonia Bellino.

Terzo spettacolo della Trilogia scomposta di Eduardo Ricciardelli, in scena al Teatro dei Documenti BRIGANTESSE, apre uno squarcio su una pagina misconosciuta della storia del nostro Paese, ovvero la resistenza all'annessione al regno sabaudo dei territori del sud Italia. Per quanto questo argomento sia assolutamente tabù nei libri di scuola, o al massimo trattato in modo del tutto marginale, in realtà c'è stata una grande resistenza della popolazione delle attuali regioni della Campania, Basilicata, Puglia, Abruzzo, Calabria, attraverso il fenomeno del Brigantaggio, all'invasione piemontese.
I briganti sono stati gli antesignani dei partigiani. Lo spettacolo scritto e diretto da Eduardo Ricciardelli si divide in due atti. Il primo con un ritmo più lento, è preparatorio all'esplosione del secondo atto. Nel primo atto vengono presentati i personaggi, 4 donne e un uomo, nelle loro caratteristiche principali, nel secondo la vicenda dilaga, è l'ora dell'azione, ma anche tristemente quello della resa. Non manca un richiamo all'attualità...come potrebbe essere definita oggigiorno una donna che rimane vedova all'improvviso? Forse brigantessa. 
Miriam Comito


Quattro donne e un uomo si trovano in una casa, nei pressi di Roscigno Vecchia, paese del Cilento. La loro vita procede tra canti, liti e organizzazione di atti di guerriglia. Ci troviamo nell' Italia appena unificata e nel deserto lasciato dallo strapotere piemontese, che ha - senza scrupoli - saccheggiato le casse dell'oro del regno di Napoli e rubato tutti i macchinari e le ricchezze possedute dal Regno delle due Sicilie. L'effetto dell'unificazione ha giocato sulle vite dei cittadini un brutto scherzo, la fame la povertà e le continue umiliazioni subite dall'esercito sabaudo costringono alcuni gruppi armati ad organizzarsi per la difesa del territorio; questi gruppi vengono così definiti - in modo improprio - Briganti.
Lo spettacolo nonostante tratti un tema drammatico, ha molti guizzi comici e molte canzoni che rendono la rappresentazione agile e godibile. Il grottesco che è insito nella storia, si esplica grazie agli attori e ad una enorme forza comica. Si ripercorre il sud, dai canti popolari dell'area vesuviana, alla tarantella del Gargano e del carnevale di Montemarano, per poi arrivare ai canti di giacca e alla fronte di limone che sono tipici canti a distesa di devozione alla madonna ma che venivano altresì usati per fare le comunicazioni fuori dalle carceri avendo una potenza in estensione vocale. Lo spettacolo punta il dito sugli aspetti più umani e fragili di donne e uomini costretti a combattere per sopravvivere.

Lo spettacolo fa parte della Trilogia scomposta di Eduardo Ricciardelli in scena al Teatro Di Documenti che ha visto già in scenaPulcinella Scherza E Spazza L’Inciampo, che hanno riscosso grande successo di pubblico e di critica.

Biografia Eduardo Ricciardelli
Poliedrico artista, nato  a Napoli, vive a Salerno, Roma, Zurigo, Bruxelles, Norwich. Lavora in teatro in Italia, Belgio, Perù, Usa, Polonia, Uk, Irlanda, Francia ,Spagna, Germania, Olanda E Lussemburgo, Malta, Australia.
Diplomato alla scuola internazionale di teatro "circo a vapore" si laurea in storia del teatro con una tesi sulla commedia dell'arte presso la "sapienza". Segue master di alta formazione sulle tecniche della commedia dell'arte con Carlo Boso, Claudia Contin, Claudio Demaglio;  studia con Ferruccio Soleri e Michele Monetta le semi maschere e con Cristina Wistari Formaggia dell' Odin Teatrhet le maschere balinesi del tupeng.
Segue due master di drammaturgia digitale con Roberto Latini, Ilaria Drago, Antonio Rezza e Andrea Cosentino e segue maestri registi quali Emma Dante, Davide Iodice, Mamadou Diume, Bruce Mayers, Barberio Corsetti. Di fondamentale importanza è l'incontro con Carlo Quartucci e Carla Tato che lo introducono al clown circense e alla acrobazia con il maestro francese Dan Demiuk.
Studia presso la Reale di Ginnastica di Torino e lavora per quattro anni con una compagnia internazionale di nouveau cirque chiamata Lit Circus con la quale consegue ottimi risultati ai festival di Edimburgo per tre anni, al festival di Woodford in Australia e vari tour in Francia, nonché un tour dell'Art Council inglese nelle più grandi strutture teatrali della terra della perfida Albione. A gennaio 2018 sarà impegnato con la suddetta compagnia in Belgio con un lavoro arrivato a 350 repliche. Con la sua compagnia, Teatraltro, ed Eternit sarà impegnato in un tour in Belgio e Olanda nel mese di marzo.  Scrive per il teatro molti testi tra cui: Ostiense AfricaCapitan FracassatoAndreaFuturo È DonnaMammema Anna Frank che sarà messo in scena con l'attrice Susy Pariante, Tiziana che andrà in scena con Alessandra Masi e Le Voci di Giò (sulla storia di Giovanna d'arco) che a maggio andrà in scena in un teatro dell'underground berlinese con un’interprete tedesca.



Teatro di Documenti - via Nicola Zabaglia, 42 - 00153 Roma
tel. 06.5744034 - 06.5741622 - 328.8475891 teatrodidocumenti@libero.it

Biglietti: Il costo dei biglietti varia da € 7,00 a € 15,00
Sconti per convenzioni segnalate sul sito, e per Bibliocard Tessera € 3,00
Orario Degli Spettacoli  ore 20.45 


PRENOTAZIONI da lunedí a venerdí dalle 10.30 alle 18.30  - tel. 06/5744034 – 06/5741622 – 328 8475891 www.teatrodidocumenti.it –teatrodidocumenti@libero.it
Riduzioni per lettori di MEDIA&SIPARIO, CULTURAMENTE, SALTINARIA eGUFETTO
           

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martedì 20 febbraio 2018

FRANCESCO PICCOLO PER LE INCURSIONI DELLA SALA UMBERTO

FRANCESCO PICCOLO
MOMENTI DI TRASCURABILE (IN)FELICITÀ
REGIA  ANGELO GENERALI 




Il lunedì a teatro? Si alla Sala Umberto, grazie alle cosiddette incursioni, si può! Protagonista dell'incursione di ieri è stato Francesco Piccolo, che in circa un'ora di tempo ha deliziato il pubblico, con la lettura di aforismi contemporanei e narrazione di storielle tratte dai suoi due libri gemelli eterozigoti: Momenti di trascurabile felicità del 2010 e Momenti di trascurabile Infelicità del 2015.
Francesco Piccolo, non è un'attore, quindi le sue letture e le sue narrazioni non sono da  attore, bensì da chi la realtà non la finge ma la vive, la osserva, l'appunta; quasi come se stesse facendo una narrazione tra amici. Il risultato è ottimo, la Sala Umberto piena, molte risate in sala, tanti applausi, e più di un'uscita dell'artista alla fine.
Piccolo osserva la realtà che lo circonda,  ne capta l'essenzialità,la traduce in parole, con uno stile inconfondibile, determinato da un buon uso degli avverbi, e la rende comica, a volte amaramente. e senza dubbio universale. 
Miriam Comito



Francesco Piccolo racconta e legge le storie tratte dai due libri gemelli, Momenti di trascurabile felicità (2010) e Momenti di trascurabile infelicità (2015), pubblicati da Einaudi e costantemente ristampati. Un'occasione per far parlare i libri stessi, con la voce inconfondibile di chi li ha scritti, in un modo di raccontare Momenti felici e infelici dell'esistenza quotidiana che ci accomunano tutti in un sorriso (a volte amaro), che sul palco vengono trasformati in un’ora divertente e a volte esilarante. Un catalogo di eventi trascurabili ma piantati nella vita di ognuno, che fanno sempre dire a chi sta in platea: è vero, è successo anche a me. 
19 FEBBRAIO 2018 h 21
prezzi da 23 a 17 euro



VIA DELLA MERCEDE 50      06 6794753      W W W. S A L A U M B E R T O. C  O  M

SHORT LAB la rassegna a cura di MASSIMILIANO BRUNO sta per iniziare!

Al Teatro Cometa Off

SHORTlab a cura di Massimiliano Bruno
dal 27 febbraio al 25 marzo 2018

Ai posti di partenza per SHORT LAB, la rassegna di monologhi e corti teatrali a cura di Massimiliano BrunoGianni Corsi, Daniele Coscarella e Susan El Sawi.
Dopo un’attenta selezione di tutto il materiale ricevuto… la Rassegna Short Lab è pronta!
Dal 27 febbraio al 25 marzo 2018, per la terza stagione consecutiva, si alterneranno sul palco del Teatro Cometa Off di Roma più di 60 spettacoli tra corti e monologhi.
Ogni sera si esibiranno 4 Monologhi e 3 Corti. Ogni settimana andranno in scena 21 spettacoli diversi, con doppia replica ciascuno. I voti del pubblico e della giuria, composta dal Direttore Artistico Massimiliano Bruno, dall'organizzazione e da un comitato di addetti ai lavori, decreteranno la selezione dei 18 Monologhi e 10 Corti semifinalisti. Nell'ultimo week end della rassegna, il 24 e il 25 marzo andranno in scena i 6 Monologhi e i 4 Corti teatrali finalisti che si contenderanno il titolo di vincitore.
Artisti e compagnie di talentuosi, provenienti da tutta Italia, avranno così l’occasione di esibirsi per due volte sul palcoscenico del Cometa Off, da sempre un vero e proprio tempio del teatro OFF romano, con l’entusiasmo e la giusta dose di competizione che darà ai finalisti la possibilità di sfidarsi nelle ultime due serate per l’ambito Premo finale: la produzione dello spettacolo per la stagione successiva. Insomma una vetrina prestigiosa per un centinaio di professionisti o aspiranti tali. SHORT LAB diviene lo spazio fisico e temporale di confronto culturale e di arricchimento reciproco tra le diverse realtà teatrali del giovane panorama italiano.
Per il calendario dettagliato della rassegna www.cometaoff.it
SHORT LAB – 27 febbraio/25 marzo 2018 tutti i giorni alle ore 21 – la domenica alle ore 18
Teatro Cometa Off - Via Luca Della Robbia, 47 Roma – info +39 06 57284637
Biglietto online euro 8 (www.cometaoff.it) – biglietto al botteghino euro 10

sabato 17 febbraio 2018

PERCHE' NON ARRIVA GODOT? LA RISPOSTA AL TEATRO STABILE DI ROMA

Teatro Stabile di Roma
presenta

GODOT
16-18 febbraioh 21
di Giorgia Mazzucato
conMaria Beatrice Alonzi, Simona Faustino Ventapane,Lorenzo Giovannetti, Francesco Guglielmi, Cristiano Marazzi,Francesca Mareggiato, Marco Valeri

Spettacolo senza dubbio innovativo GODOT in scena al Teatro Stabile di Roma fino a domenica 18 febbraio e ancora nelle seguenti date 23/24/25 marzo,6/7/8 aprile, 25/26/27 maggio.In che modo innovativo? Non vi è una totale messa in scena del testo Beckettiano, ma piuttosto un interrogarsi sui motivi per cui Godot non si presenta all'appuntamento con Vladimiro ed Estragone. Essendo il testo di Beckett assolutamente contemporaneo a noi, seppur scritto tra il 1948 e il 1949, può essere suggestivo, come ha pensato Giorgia Mazzucato, a una messa in scena nel 2018 il protagonista assente.Dopo un cappello introduttivo storico-critico sull'opera, viene estratto a sorte un input (sotto forma di bigliettino) compilato dal pubblico in cui si chiedeva "Perchè Godot non è arrivato?" Da quel punto in poi, gli attori seguendo il metodo MIT® (primo metodo al mondo codificato nello studio dell’improvvisazione teatrale), danno vita ad una vicenda dove Godot è il protagonista e che ovviamente cambia ogni sera.
Miriam Comito




Come mai Godot non si è mai presentato all’appuntamento con Vladimir ed Estragon nella celebre opera di Beckett Aspettando Godot?Godotè lo spettacolo che risponde a questa domanda e lo fa attraverso il volere del pubblico. Godot è uno dei personaggi più importanti e discussi della storia della letteratura teatrale: si fa soltanto aspettare, senza comparire mai.
E se lo vedessimo in scena? E se la sua vita, così come decisa dal pubblico in sala, fosse il centro di uno spettacolo? Perché Godot, all’interno dell’opera di Beckett, non si è mai presentato? Che persona sarà Godot? Lo deciderà il pubblico dello spettacolo al Teatro Stabile di Roma® con un cast d’eccezione.
Ogni serata uno spettacolo completamente diverso, unico, deciso dalle suggestioni del pubblico presente in sala.
Il ribaltamento tra il lasciarsi vivere di Vladimir ed Estragon diventa invece la caratteristica di Godot stesso.
Tra gli attori durante la prima, Jane Alexander: resa celebre al grande pubblico con il ruolo della temibile marchesa Lucrezia Van Necker in Elisa di Rivombrosa e con altre interpretazioni per la televisione come attrice, presentatrice e doppiatrice, Jane ha calcato le scene per la prima volta nella sua vita proprio quest’anno, con le produzioni del nuovo Teatro Stabile di Roma®.
In scena poi Maria Beatrice Alonzi definita dalla AFP, agenzia di stampa internazionale, “La digital Artist Italiana”, attrice e regista riconosciuta per il suo impegno nel sociale, marketing strategist da 4 milioni di click, famosa per le sue interpretazioni diventate virali da milioni di views sul web, sia drammatiche (“Se l’amore fa male ora sai dove scendere”) che comiche (“Ho visto 50 Sfumature di Nero”, “Sesso&Calcio”, etc).
Lo spettacolo è ideato e diretto da Giorgia Mazzucato, attrice, autrice e regista allieva, tra gli altri, di Dario Fo e Franca Rame, vincitrice con i suoi spettacoli originali di moltissimi premi nazionali e internazionali, tra i quali ricordiamo, lo scorso luglio, l’ambito Best &Outstanding International Artist al San Diego Fringe Festival 2017, San Diego, California.
La Mazzucato, dopo essersi confrontata con altri grandi della storia del teatro, tra tutti Shakespeare e Brecht, è al suo primo incontro con il maestro Beckett.
L’idea della regia dello spettacolo nasce dalla volontà di non riproporre un’altra messa in scena di Aspettando Godot, ma di prendere ispirazione dal capolavoro e guardarci attraverso, lasciandosi trascinare e immaginando nuove storie da vivere e ricordare, grazie all’interazione con il pubblico, che caratterizza molte delle produzioni del nuovo Teatro Stabile di Roma®
Godot è una delle nuove produzioni della stagione 2017/18 del Teatro Stabile di Roma®, che, per quest’anno, ha scelto di affrontare grandi progetti nazionali ed internazionali.Dopo il successo straordinario della prima, torna per tutta la stagione una volta al mese fino a maggio.
Durante il 2018 gli attori e allievi de La SITI® (la scuola e casa di produzione del Teatro Stabile di Roma®) saranno in scena in California a luglio per il San Diego Fringe Festival e a New York, all’interno del prestigioso contesto della Casa Italiana Zerilli Marimò nella rinomata Università dello stato New York: la NYU.
Contestualmente il metodo di insegnamento de La SITI® - il Metodo MIT® (primo metodo al mondo codificato nello studio dell’improvvisazione teatrale), con il quale vengono preparati gli attori alla messa in scena di format come Godot - verrà portato come materia di insegnamento al dipartimento di Linguistica Italiana dell’NYU proprio dalle sue founder: Giorgia Mazzucato (Direttore Artistico del Teatro Stabile di Roma® e Direttore Didattico de La SITI®) e Maria Beatrice Alonzi (Direttore Esecutivo del Teatro Stabile di Roma® e de La SITI®).
Godotè una produzione del Teatro Stabile di Roma®
Prossime date in programmazione:
23/24/25 marzo
6/7/8 aprile
25/26/27 maggio
Teatro Stabile di Roma®
Via Assisi 33, Roma
Info 0692919708
info@teatrostabilediroma.it

BIGLIETTI:
Intero: 15 €
Ridotto:12 €(prenotando via mail a biglietti@lasiti.it)


venerdì 16 febbraio 2018

ARVIGO E GRAMAGLIA AL BRANCACCINO PER FABRE

15 – 18 febbraio 2018
dal giovedì al sabato ore 20.00; domenica ore 18.45
nell’ambito di Spazio del Racconto
rassegna di drammaturgia contemporanea 2017/2018 - III edizione

L’IMPERATORE DELLA SCONFITTA
di Jan Fabre

traduzione Giuliana Manganelli
Regia Elena Arvigo
Con Elena Arvigo e Caterina Gramaglia
Scenografia Alessandro di Cola
Video Project Carolina Ielardi
Luci Manuel Molinu
Assistente alla regia Tullia Salina  Attina’
Foto Manuela Giusto e Agnesa Dorkin
Produzione Teatro Out Off




L'IMPERATORE DELLA SCONFITTA in scena al Brancaccino di Roma fino al 18 febbraio, non può considerarsi un "mero" spettacolo teatrale, ma un'espressione di arte totale. D'altronde il testo è di Jean Fabre, artista contemporaneo belga, ed è un testo crudele che va  da una parte a scandagliare l'animo umano, forse troppo piccolo per contenere un organo autonomo e vitale come il cuore, e dall'altra pone 'accento su quella che è la massima finzione, nel senso di messa in opera della realtà, ovvero il teatro. Dov'è la sconfitta, il fallimento,è dentro di noi è una questione emotiva, ma è proprio da esso che nasce la possibilità di iniziare di nuovo da capo, il fallimento quindi, non visto come una porta che si chiude, bensì come una possibilità di rilancio. Chi più dell'attore, novella fenice, ha la possibilità di riparare ai propri errori, attraverso la ripetizione il recitare. Lo spettacolo per la regia di Elena Arvigo è a due voci, la stessa Arvigo e Caterina Gramaglia, che interpretano uno stesso personaggio le loro figure, le due narratrici, dipanano, attraverso ripetizioni, il paradosso dell'esistenza umana, sono accompagnate da delle proiezioni suggestive di una vita che fluttua intorno noi, sempre uguale Cosa chi e come deve cambiare? Noi, esseri umani, dopo tante ripetizioni, dopo tanti fallimenti, se non  a noi stessi, apriremo un varco per quelli che verranno dopo.  L'espressione d'arte totale L'IMPERATORE DELLA SCONFITTA, quindi vuole attraverso una cinica visione mandare un messaggio di positività: vedere uno spiraglio laddove sembra esserci una chiusura

Miriam Comito




 “Una scatola magica, che, alternando la parola densa e poetica del testo  le immagini spettacolari dei video e un contrappunto di costumi e oggetti di scena dalla naïvité ricca e surreale, riesce a sortire un effetto avvolgente e coinvolgente. L’imperatore qui viene raddoppiato costantemente, in questa poetica della scomposizione e della ripetizione, dell’affastellamento e dell’anafora.”
Francesca Romana Lino – Fattiditeatro
“Nell’Imperatore della sconfitta il racconto del non riuscire è un complesso sistema di simboli Il fallimento non viene indagato in una dimensione esteriore e sociale ma in un’analisi emotiva. Si esce dallo spazio del monologo per cercare un’esperienza scenica duale, esperimento che riesce e conferisce al testo una dinamica viva, pur all’interno dell’intenzione post drammatica.”
Renzo Francabandera – Milano in scena
“Lo spettacolo è un’ardua cavalcata meditativa di cinquanta minuti. L’effetto è molto suggestivo: le due figure in scena, dietro allo schermo trasparente popolato di immagini, sembrano perdere consistenza reale. Ci sono anche oggetti di scena che rinviano a un mondo “altro”, come le evocative scale a pioli che terminano a punta, a indicare lo slancio, una scommessa perduta verso il cielo. E poi c’è l’immagine dominante del cuore: Bisogna allora provare a togliersi il cuore, guardarlo da fuori e trovargli un altro posto, cioè liberarsi dalle convenzioni e tentare un’interrogazione di sé.”
Gilda Tentorio – Frammenti rivista
“EVERY MAN NEEDS A LITTLE  BIT OF MADNESS ”

L’Imperatore della sconfitta, o come perdere per risorgere, è l’opera scritta nel 1994 e dedicata all’attore Marc Moon Van Overmeir da Jan Fabre, uno degli artisti più estremi e visionari del nostro tempo. Nell’adattamento italiano si sono sostituiti brani di repertorio di Marc Moon e le filastrocche popolari fiamminghe con brani della nostra tradizione che possano evocare la stessa famigliarità. Il testo è continua evocazione del titolo. Per Fabre la sconfitta intesa come perdita (The Emperor of Loss) porta già in sé la possibilità della rinascita e innesca la re-azione che permette di proseguire. Come in un gioco di specchi, un unico personaggio che si sdoppia in due voci per potenziare l’ambivalenza spesso ossimorica delle questioni, in una ripetizione continua. Sbaglio dunque posso continuare. Come in una poesia ermetica, il monologo di Fabre semina tracce di un discorso impossibile che raggiunge e mette a nudo l’essenza di ogni essere umano. Una riflessione straordinariamente originale sulla fragilità delle nostre identità e sul valore creativo del fallimento.
Uno spettacolo catartico, una meditazione filosofica. L’Imperatore delle sconfitte si interroga sull’identità dell’artista, un rincorrersi di riflessioni, sull’essere umano e in particolare sul un tema della “perdita” che è l’alveolo del riscatto e prevede in sé i parametri di un’azione rivoluzionaria. La scalata di ogni uomo è verso il cielo per cercare un posto dove riporre il cuore. Quel cuore, macchina perfetta che non si stanca mai di pompare sangue , centrale nella rappresentazione, che si trova all’esterno del corpo, lasciando aperta quindi la domanda: è troppo grande per essere contenuto all’interno o  l’artista è senza cuore? “Come il Sisifo del mito, condannato alla iterazione eterna della sua fatica, egli torna sulla scena-patibolo, lo spazio abitato dal «sogno insolubile», cioè la frontiera tra finzione e realtà, dove può ricominciare.” Ripete, cade, ricomincia: solo l’esercizio genera l’arte, “Il luogo del fallimento e della possibilità di ricominciare è per antonomasia il palcoscenico. L’imperatore della sconfitta per eccellenza è il mago, il clown cioè l’attore che non può che fallire ogni sera per iniziare nuovamente da capo.” E in questo errare dell’anima- all'imperatore della sconfitta – all’uomo all’attore - forse alla fine forse spunteranno due ali tra le spalle per volare.

Note di regiaDi questo testo e di Jan Fabre amo lo slancio verso il mondo con il cuore in mano “fuori dal corpo” e il suo essere sempre sfuggente a qualsiasi definizione. La sfida è quella di cercare di restare “perdenti” per poter ricominciare e di provocare questa perdita con vitalità. In amore e in guerra “vale” qualsiasi cosa. Il teatro è entrambe le cose insieme. Gli attori per Jan Fabre sono “guerrieri della bellezza”. L'effetto che mi fece studiare con Jan Fabre fu più o meno questo. Una grande provocazione - intelligente e profondamente umana. Da quell'incontro nel 2011 è nato il desiderio di viaggiare dentro questo suo testo. L’impresa è complessa ma la domanda che mi fa rimanere curiosa di continuare è sempre la stessa “Perche no?”

BRANCACCINO
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