martedì 5 novembre 2019

George Tabori al Teatro De' Servi MEIN KAMPF KABARETT

Presenta


MEIN KAMPF KABARETT  di George Tabori

con Giovanni Arezzo, Francesco Bernava, Egle Doria, Luca Fiorino, Alice Sgroi
scene e costumi Cristina Ipsaro Passione
assistente Gabriella Caltabiano
organizzazione Filippo Trepepi
Regia Nicola Alberto Orofino
Produzione Mezzaria Teatro

Dal 4 al 6 Novembre ore 21
Teatro de’ Servi


Alla riuscita  di uno spettacolo teatrale concorrono molti fattori, il primo e fondamentale è il testo, in questo caso l'autore George Tabori, lo ha scritto nel 1986 e portato in scena al Burg theater nel 1987, in un periodo in cui in Austria, c'era stato un netto volgere a destra grazie all'elezione come presidente della repubblica di Kurt Waldheim, che in gioventù aveva militato nelle partito nazionalsocialista. Il testo di Tabori, che fa il vero a quello di Hitler, è un testo stratificato, lo si può immaginare come una colonna di marmo, quindi un materiale forte come dovrebbe essere l'animo umano, ma con al suo interno tutta una serie di inserti di materiale più fragile, che rendono la colonna non più stabile, ma preda di mille dubbi. E' un testo sull'uomo, sulle sue debolezze, su quando queste debolezze possano influenzare ed influire sull'esistenza stessa non solo personale ma dell'umanità tutta. Tabori prende come spunto l'arrivo di Adolph Hitler ventenne in una Vienna di inizio secolo, quindi in piena Finis Austrie , giocando fra realtà e finzione, e infarcendo il testo di citazioni bibliche e shakesperiane, dipinge una realtà di consapevole decadenza, tipica della Vienna dell'epoca e estremamente pericolosa per ciò che avverrà a breve tempo. L'uomo al centro del testo è Schlomo Herzl, un bonario, in attesa che si compiano le sue fantasie, un uomo a metà, da una parte conosce le teorie avanguardistiche di Sigmund Freud, dall'altra è prigioniero delle sue paure. Il contesto ebraico della pièce, se per alcuni versi può sembrare contingente, in realtà a ben vedere è applicabile univesalmente, il concetto dell'attesa, il voler seguire i precetti religiosi ma a modo proprio, sono topos che nel mondo occidentale sono applicabili a qualsiasi credo.
Fino al 6 novembre al Teatro de' Servi nell'ambito della stagione  FUORI CLASSE, dedicata alla drammaturgia contemporanea , va in scena MEIN KAMPF KABARETT Per la regia di Nicola Alberto Orofino.
Questa messa in scena del testo di Tabori è molto bella, si respira un'atmosfera brechtiana, di teatro didattico, gli attori riescono perfettamente a tenere alto l'interesse del pubblico, e ieri durante i ringraziamenti, ho potuto notare quanto la compagnia tenga alla risposta degli spettatori.
Non è uno spettacolo facile, perchè richiede attenzione, ritmo, consapevolezza, coinvolgimento. Come ho già detto in precedenza è un testo molto stratificato, quindi richiede una grande lavoro sia da parte della compagnia ma anche dal pubblico
Lunga vita a MEIN KAMPF KABARETT
Miriam Comito



Debutta a Roma dal 4 al 6 novembre al Teatro de’ Servi, nell’ambito della stagione Fuoriclasse, dedicata alla drammaturgia contemporanea,MEIN KAMPF KABARETT 
di George Tabori con la regia di Nicola Alberto Orofino.

Un giovane ragazzo con la passione della pittura, arriva da Braunau sull’Inn a Vienna per tentare l’esame di ammissione all’Accademia di Belle Arti. Squattrinato, infreddolito e costipato, trova rifugio in un dormitorio in cui vivono l’ebreo Lobkowitz e l’ebreo Herzl.
Una storia come tante, se non fosse che quel giovane ragazzo altro non è che l’uomo che da lì a qualche anno avrebbe abolito ogni libertà in Germania, causato un conflitto mondiale e ucciso sei milioni di ebrei.
MEIN KAMPF di George Tabori è un testo complesso, ricco di riferimenti religiosi, storici, intellettuali. 
Giovanni ArezzoFrancesco BernavaEgle DoriaLuca FiorinoAlice Sgroi portano in scena una gigantesca riflessione sul senso della vita e della morte, della storia e della fantasia, della verità e della bugia. Niente è come sembra perché tutto si mischia, tutto si può dire, tutto può accadere, tutto si può fare dentro l’ospizio della signora Merschmeyer sito in Vicolo del Sangue a Vienna.
L’ ebreo Herzl conduce il gioco. Lui che è un grande bugiardo, passa il tempo ad aspettare. L’attesa, condizione esistenziale ebraica, è il suo modo di vivere la vita.
Nell’attesa e nel dubbio esplodono fantasia e creatività: le bugie diventano l’unico nutrimento irrinunciabile dell’ebreo Herzl. Da lui e con lui prorompono in palcoscenico un ventaglio di personaggi stra-ordinari, forse frutto della sua fantasia. L’ebreo Lobkowitz che crede di essere  Dio, la vergine Gretchen, la più intima proiezione di Herzl, contemporaneamente sogno d’amore e di erotismo, rappresentante di un mondo femminile che vorrebbe appagarlo, ma lo spaventa. Le giornate scorrono all’interno dell’ospizio viennese, le relazioni sempre più forti, le riflessioni sempre più argute, e ,quando sembra che un’improbabile quanto auspicabile amicizia sia ormai nata tra l’ebreo Herzl e il giovane “ariano” di Braunau sull’Inn, arriva la signora Morte per prendersi il futuro Fuhrer, quale suo aiutante prediletto. La storia non si modifica, il futuro degli uomini è segnato dentro il taccuino che la cieca signora dell’Aldilà consulta per avvisare i clienti che l’ora è giunta. Il senso della Storia rimane interdetto, meraviglie e orrori del passato e del futuro che verrà, non possono trovare spiegazioni umane.
MEIN KAMPF, rovesciando completamente l’omonimo libro del Fuhrer, è una lezione di vita, perché di attesa e d’incapacità di leggere e ragionare sugli accadimenti della nostra esistenza, di frustrazioni e inumanità, di bramosia di potere e leaderismo siamo ammalati in tanti, oggi come ieri. In un contesto del genere, tutto può accadere anche oggi, come quando in quel tempo non tanto lontano.
Ho aggiunto il sottotitolo KABARETT, al titolo MEIN KAMPF del testo di Tabori”- annota Nicola Alberto Orofino. “Il Kabarett, da un punto di vista tematico e stilistico faceva spessissimo uso della satira, soprattutto affrontando argomenti legati alla società e alla politica, non ultimo il nazismo. Inoltre l’antisemitismo dilagante in quegli anni colpì duramente anche la comunità degli artisti del Kabarett, perché molti di loro erano ebrei. L’ironia a tratti feroce che pervade il testo, mi ha fatto pensare che questa forma di spettacolo tanto si avvicina allo spirito dell’opera. Infine ho preferito usare il termine Kabarett a Cabaret nel rispetto di una differenziazione proposta dagli stessi studiosi e artisti tedeschi dell’epoca: cabaret indica solo gli spettacoli più piccanti e di grana grossa, mentre il termine Kabarett sarebbe riservato agli intrattenimenti di satira sociale e politica.
E intrattenimento di satira sociale e politica mi sembra la definizione più giusta per il tipo di lavoro intrapreso.”



TEATRO DE’ SERVI
Via del Mortaro, 22
Roma 00187
Info e Prenotazioni: 06 6795130
promozione@teatroservi.it

BIGLIETTI:

Intero: 18€
Ridotto: 15€
Under 35: 12€

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