martedì 17 dicembre 2013

MUSICA ROTTA al Teatro Argot dal 17 al 22 dicembre


Manuela Cherubini

Fattore K
PsicopompoTeatro
MUSICA ROTTA
Signorine porteñe
Lùisa
Luce del mattino in un abito marrone
Tre pezzi brevi, due monologhi e un quasi-dialogo
di Daniel Veronese
traduzione e regia di Manuela Cherubini
interpreti Luisa Merloni, Marco Quaglia, Patrizia Romeo
Perché un’immagine
trasmette direttamente al sistema nervoso
e un’altra, invece, ci racconta la storia tramite il cervello?
Francis Bacon
“Fomentare, incentivare l’incontro di segni drammaturgici non riconoscibili, zone d’oscurità e mistero.
Le opere che compongono Musica rotta furono scritte come tre lavori brevi a partire da una sola idea: il
desiderio. La frammentazione interna, che in misura maggiore o minore ho creato in queste opere, è il
risultato di una frammentazione temporale nel discorso narrativo. È un tentativo di creare un racconto
drammatico, senza perdere il suo valore letterario, nel quale l’oggetto sia vari oggetti contraddittori
allo stesso tempo. Che le situazioni possano essere riconoscibili, ma allo stesso tempo terribilmente
suggestive, che provochino sensazioni diverse da ciò che è semplicemente enunciato.
Teatro decentralizzatore dello sguardo univoco. Teatro centrifugo, che apporti diversi elementi,
sottotesti, infradialoghi, comunicazioni intermedie trasportate in primo piano, trasformate in elementi
principali della comunicazione. In questo modo il teatro mi consente di dar valore a qualcosa che mi
sarebbe impossibile valorizzare fuori dal suo proprio contesto.”
Daniel Veronese
L’opera di Veronese permette il transito attraverso il mistero. Non ha bisogno di spiegare. Il grande tema
della contemporaneità, che Veronese incarna perfettamente, è la sopportazione del mistero, non da
un punto di vista religioso, ma laico, un mistero senza dio, il mistero che appare dietro la rottura della
grande illusione, della religione della ragione, della grande storia, di ciò che organizzava tutto. Se c’è
una cosa che l’uomo della modernità non tollera è il non sapere. Veronese riesce a catturare quest’idea:
le cose accadono, ma possono non essere comprese. In questo senso la sua opera è affne alla pittura
contemporanea. Cos’è, non si capisce, cosa sono, sono macchie, un’impressione visiva: Kandinsky,
Klee, Bacon…
Presentiamo i tre testi brevi che compongono Musica rotta. Sono tre pezzi distinti, legati da vincoli
sotterranei, alcuni segreti, ma sempre aperti sull’abisso del mistero che avvolge ogni azione quotidiana,
semplice nel suo apparire, mostruosa nel suo svolgersi, evolversi, ingigantirsi, deformarsi.
Manuela Cherubini
Raimondo Brandi,
video lgor Renzetti e Lorenzo Bruno
luce lgor Renzetti
Daniel Veronese
Drammaturgo, regista (Avellaneda, provincia di Buenos Aires, 1955)
All’inizio del suo percorso teatrale è stato attore e mimo. Nel 1985 comincia a occuparsi di teatro
di fgura e quattro anni più tardi dà vita al gruppo “El Periférico de Objetos”, che basa la sua ricerca
sul lavoro d’interazione fra attori e oggetti: memorabile lo spettacolo per uomini, burattini e oggetti
Máquina Hamlet (1995), da Hamletmaschine di Heiner Müller. Ossessionato dalla ricerca, ogni volta
che sembra raggiungere livelli d’eccellenza nell’esplorazione di un linguaggio, s’indirizza altrove,
portandosi dietro l’esperienza acquisita. Dopo il teatro di fgura è la volta della drammaturgia e,
successivamente, della regia, legata soprattutto ai suoi testi. Il suo corpus di opere originali è
pubblicato in due raccolte: Corpo de prueba, che contiene quattordici testi in due volumi, e La deriva.
Negli ultimi anni si dichiara interessato agli adattamenti da testi esistenti; in particolare ha lavorato su
Cechov: Le tre sorelle e Zio Vanja, realizzando due straordinari spettacoli, intitolati, rispettivamente: Un
hombre que se ahoga (Un uomo che soffoca) e Espía a una mujer que se mata (Spia una donna che si
uccide), quest’ultimo con interpolazioni dalle Bonnes di Genet.
I suoi spettacoli sono stati prodotti e ospitati da diversi festival internazionali: Theater der Welt,
Festival d’Avignone, KunstenfestivaldesArts, Hebbel Theater e Holland Festival, Fabbrica Europa,
Riocenacontemporânea, Blumenau.
Negli ultimi quindici anni ha ricevuto, solo in patria, venticinque premi. E’ stato più volte direttore
del Festival Internazionale di Buenos Aires. Dirige un teatro studio nel quartiere di Palermo, dove
attualmente porta avanti le sue ricerche sulla drammaturgia attorale.
Manuela Cherubini
regista, Roma 1973
Laureata in Storia, da diversi anni collabora con il C.R.M. (Centro Ricerche Musicali) di Roma,
approfondendo l’indagine sulla relazione fra Arte e Scienza. Per il C.R.M. realizza la regia di opere
musicali, performance, istallazioni (Forte Spagnolo de l’Aquila, Giardini della Filarmonica, Goethe
Insitut), radiodrammi musicali (Rai Radio Tre), in collaborazione con Michelangelo Lupone e Laura
Bianchini. Collabora con Marco Baliani, Maria Maglietta e José Sanchis Sinisterra. Con quest’ultimo
approfondisce la relazione tra Filosofa della Scienza e teatro.
Nel 2001 fonda PsicopompoTeatro, con Luisa Merloni e Patrizia Romeo, dove prosegue l’indagine
sulla drammaturgia contemporanea. È autrice, insieme al drammaturgo Davide Carnevali dello
speciale del Patalogo 2008 Nueva hispanidad.
Traduce, dirige e collabora all’edizione di opere di Juan Mayorga, Rafael Spregelburd, Javier Daulte
e Daniel Veronese. Hamelin, di Juan Mayorga (Premio Ubu 2008 come miglior opera straniera);
Criminal, di Javier Daulte; Musica rotta di Daniel Veronese.
Traduce e cura l’edizione de “L’Eptalogia di Hieronymus Bosch” di Rafael Spregelburd (Ubulibri 2010),
di cui mette in scena La stravaganza (2008), Il panico e L’inappetenza (2009), La modestia (2010).
Traduce e dirige la teatronovela Bizarra di Rafael Spregelburd (Premio Ubu 2010 come miglior opera
straniera), nelle due edizioni: per il Napoli Teatro Festival e il Teatro Bellini (giugno 2010) e nella
versione indipendente a Roma (ottobre-dicembre 2010, gennaio 2011), in collaborazione con Fattore K
di Giorgio Barberio Corsetti e Angelo Mai.
Nel 2012 è chiamata da Rafael Spregelburd a dirigere con lui la Nouvelle Ecole des maitres, il più
prestigioso master europeo di formazione per attori, in Italia, Francia, Belgio e Portogallo.
Fattore K
PsicopompoTeatro
MUSICA ROTTA
Signorine porteñe
Lùisa
Luce del mattino in un abito marrone
Tre pezzi brevi, due monologhi e un quasi-dialogo
di Daniel Veronese
traduzione e regia di Manuela Cherubini
interpreti Luisa Merloni, Marco Quaglia, Patrizia Romeo
Perché un’immagine
trasmette direttamente al sistema nervoso
e un’altra, invece, ci racconta la storia tramite il cervello?
Francis Bacon
“Fomentare, incentivare l’incontro di segni drammaturgici non riconoscibili, zone d’oscurità e mistero.
Le opere che compongono Musica rotta furono scritte come tre lavori brevi a partire da una sola idea: il
desiderio. La frammentazione interna, che in misura maggiore o minore ho creato in queste opere, è il
risultato di una frammentazione temporale nel discorso narrativo. È un tentativo di creare un racconto
drammatico, senza perdere il suo valore letterario, nel quale l’oggetto sia vari oggetti contraddittori
allo stesso tempo. Che le situazioni possano essere riconoscibili, ma allo stesso tempo terribilmente
suggestive, che provochino sensazioni diverse da ciò che è semplicemente enunciato.
Teatro decentralizzatore dello sguardo univoco. Teatro centrifugo, che apporti diversi elementi,
sottotesti, infradialoghi, comunicazioni intermedie trasportate in primo piano, trasformate in elementi
principali della comunicazione. In questo modo il teatro mi consente di dar valore a qualcosa che mi
sarebbe impossibile valorizzare fuori dal suo proprio contesto.”
Daniel Veronese
L’opera di Veronese permette il transito attraverso il mistero. Non ha bisogno di spiegare. Il grande tema
della contemporaneità, che Veronese incarna perfettamente, è la sopportazione del mistero, non da
un punto di vista religioso, ma laico, un mistero senza dio, il mistero che appare dietro la rottura della
grande illusione, della religione della ragione, della grande storia, di ciò che organizzava tutto. Se c’è
una cosa che l’uomo della modernità non tollera è il non sapere. Veronese riesce a catturare quest’idea:
le cose accadono, ma possono non essere comprese. In questo senso la sua opera è affne alla pittura
contemporanea. Cos’è, non si capisce, cosa sono, sono macchie, un’impressione visiva: Kandinsky,
Klee, Bacon…
Presentiamo i tre testi brevi che compongono Musica rotta. Sono tre pezzi distinti, legati da vincoli
sotterranei, alcuni segreti, ma sempre aperti sull’abisso del mistero che avvolge ogni azione quotidiana,
semplice nel suo apparire, mostruosa nel suo svolgersi, evolversi, ingigantirsi, deformarsi.
Manuela Cherubini
Raimondo Brandi,
video lgor Renzetti e Lorenzo Bruno
luce lgor Renzetti
Daniel Veronese
Drammaturgo, regista (Avellaneda, provincia di Buenos Aires, 1955)
All’inizio del suo percorso teatrale è stato attore e mimo. Nel 1985 comincia a occuparsi di teatro
di fgura e quattro anni più tardi dà vita al gruppo “El Periférico de Objetos”, che basa la sua ricerca
sul lavoro d’interazione fra attori e oggetti: memorabile lo spettacolo per uomini, burattini e oggetti
Máquina Hamlet (1995), da Hamletmaschine di Heiner Müller. Ossessionato dalla ricerca, ogni volta
che sembra raggiungere livelli d’eccellenza nell’esplorazione di un linguaggio, s’indirizza altrove,
portandosi dietro l’esperienza acquisita. Dopo il teatro di fgura è la volta della drammaturgia e,
successivamente, della regia, legata soprattutto ai suoi testi. Il suo corpus di opere originali è
pubblicato in due raccolte: Corpo de prueba, che contiene quattordici testi in due volumi, e La deriva.
Negli ultimi anni si dichiara interessato agli adattamenti da testi esistenti; in particolare ha lavorato su
Cechov: Le tre sorelle e Zio Vanja, realizzando due straordinari spettacoli, intitolati, rispettivamente: Un
hombre que se ahoga (Un uomo che soffoca) e Espía a una mujer que se mata (Spia una donna che si
uccide), quest’ultimo con interpolazioni dalle Bonnes di Genet.
I suoi spettacoli sono stati prodotti e ospitati da diversi festival internazionali: Theater der Welt,
Festival d’Avignone, KunstenfestivaldesArts, Hebbel Theater e Holland Festival, Fabbrica Europa,
Riocenacontemporânea, Blumenau.
Negli ultimi quindici anni ha ricevuto, solo in patria, venticinque premi. E’ stato più volte direttore
del Festival Internazionale di Buenos Aires. Dirige un teatro studio nel quartiere di Palermo, dove
attualmente porta avanti le sue ricerche sulla drammaturgia attorale.
Manuela Cherubini
regista, Roma 1973
Laureata in Storia, da diversi anni collabora con il C.R.M. (Centro Ricerche Musicali) di Roma,
approfondendo l’indagine sulla relazione fra Arte e Scienza. Per il C.R.M. realizza la regia di opere
musicali, performance, istallazioni (Forte Spagnolo de l’Aquila, Giardini della Filarmonica, Goethe
Insitut), radiodrammi musicali (Rai Radio Tre), in collaborazione con Michelangelo Lupone e Laura
Bianchini. Collabora con Marco Baliani, Maria Maglietta e José Sanchis Sinisterra. Con quest’ultimo
approfondisce la relazione tra Filosofa della Scienza e teatro.
Nel 2001 fonda PsicopompoTeatro, con Luisa Merloni e Patrizia Romeo, dove prosegue l’indagine
sulla drammaturgia contemporanea. È autrice, insieme al drammaturgo Davide Carnevali dello
speciale del Patalogo 2008 Nueva hispanidad.
Traduce, dirige e collabora all’edizione di opere di Juan Mayorga, Rafael Spregelburd, Javier Daulte
e Daniel Veronese. Hamelin, di Juan Mayorga (Premio Ubu 2008 come miglior opera straniera);
Criminal, di Javier Daulte; Musica rotta di Daniel Veronese.
Traduce e cura l’edizione de “L’Eptalogia di Hieronymus Bosch” di Rafael Spregelburd (Ubulibri 2010),
di cui mette in scena La stravaganza (2008), Il panico e L’inappetenza (2009), La modestia (2010).
Traduce e dirige la teatronovela Bizarra di Rafael Spregelburd (Premio Ubu 2010 come miglior opera
straniera), nelle due edizioni: per il Napoli Teatro Festival e il Teatro Bellini (giugno 2010) e nella
versione indipendente a Roma (ottobre-dicembre 2010, gennaio 2011), in collaborazione con Fattore K
di Giorgio Barberio Corsetti e Angelo Mai.
Nel 2012 è chiamata da Rafael Spregelburd a dirigere con lui la Nouvelle Ecole des maitres, il più
prestigioso master europeo di formazione per attori, in Italia, Francia, Belgio e Portogallo.
Fattore K
PsicopompoTeatro
MUSICA ROTTA
Signorine porteñe
Lùisa
Luce del mattino in un abito marrone
Tre pezzi brevi, due monologhi e un quasi-dialogo
di Daniel Veronese
traduzione e regia di Manuela Cherubini
interpreti Luisa Merloni, Marco Quaglia, Patrizia Romeo
Perché un’immagine
trasmette direttamente al sistema nervoso
e un’altra, invece, ci racconta la storia tramite il cervello?
Francis Bacon
“Fomentare, incentivare l’incontro di segni drammaturgici non riconoscibili, zone d’oscurità e mistero.
Le opere che compongono Musica rotta furono scritte come tre lavori brevi a partire da una sola idea: il
desiderio. La frammentazione interna, che in misura maggiore o minore ho creato in queste opere, è il
risultato di una frammentazione temporale nel discorso narrativo. È un tentativo di creare un racconto
drammatico, senza perdere il suo valore letterario, nel quale l’oggetto sia vari oggetti contraddittori
allo stesso tempo. Che le situazioni possano essere riconoscibili, ma allo stesso tempo terribilmente
suggestive, che provochino sensazioni diverse da ciò che è semplicemente enunciato.
Teatro decentralizzatore dello sguardo univoco. Teatro centrifugo, che apporti diversi elementi,
sottotesti, infradialoghi, comunicazioni intermedie trasportate in primo piano, trasformate in elementi
principali della comunicazione. In questo modo il teatro mi consente di dar valore a qualcosa che mi
sarebbe impossibile valorizzare fuori dal suo proprio contesto.”
Daniel Veronese
L’opera di Veronese permette il transito attraverso il mistero. Non ha bisogno di spiegare. Il grande tema
della contemporaneità, che Veronese incarna perfettamente, è la sopportazione del mistero, non da
un punto di vista religioso, ma laico, un mistero senza dio, il mistero che appare dietro la rottura della
grande illusione, della religione della ragione, della grande storia, di ciò che organizzava tutto. Se c’è
una cosa che l’uomo della modernità non tollera è il non sapere. Veronese riesce a catturare quest’idea:
le cose accadono, ma possono non essere comprese. In questo senso la sua opera è affne alla pittura
contemporanea. Cos’è, non si capisce, cosa sono, sono macchie, un’impressione visiva: Kandinsky,
Klee, Bacon…
Presentiamo i tre testi brevi che compongono Musica rotta. Sono tre pezzi distinti, legati da vincoli
sotterranei, alcuni segreti, ma sempre aperti sull’abisso del mistero che avvolge ogni azione quotidiana,
semplice nel suo apparire, mostruosa nel suo svolgersi, evolversi, ingigantirsi, deformarsi.
Manuela Cherubini
Raimondo Brandi,
video lgor Renzetti e Lorenzo Bruno
luce lgor Renzetti
Daniel Veronese
Drammaturgo, regista (Avellaneda, provincia di Buenos Aires, 1955)
All’inizio del suo percorso teatrale è stato attore e mimo. Nel 1985 comincia a occuparsi di teatro
di fgura e quattro anni più tardi dà vita al gruppo “El Periférico de Objetos”, che basa la sua ricerca
sul lavoro d’interazione fra attori e oggetti: memorabile lo spettacolo per uomini, burattini e oggetti
Máquina Hamlet (1995), da Hamletmaschine di Heiner Müller. Ossessionato dalla ricerca, ogni volta
che sembra raggiungere livelli d’eccellenza nell’esplorazione di un linguaggio, s’indirizza altrove,
portandosi dietro l’esperienza acquisita. Dopo il teatro di fgura è la volta della drammaturgia e,
successivamente, della regia, legata soprattutto ai suoi testi. Il suo corpus di opere originali è
pubblicato in due raccolte: Corpo de prueba, che contiene quattordici testi in due volumi, e La deriva.
Negli ultimi anni si dichiara interessato agli adattamenti da testi esistenti; in particolare ha lavorato su
Cechov: Le tre sorelle e Zio Vanja, realizzando due straordinari spettacoli, intitolati, rispettivamente: Un
hombre que se ahoga (Un uomo che soffoca) e Espía a una mujer que se mata (Spia una donna che si
uccide), quest’ultimo con interpolazioni dalle Bonnes di Genet.
I suoi spettacoli sono stati prodotti e ospitati da diversi festival internazionali: Theater der Welt,
Festival d’Avignone, KunstenfestivaldesArts, Hebbel Theater e Holland Festival, Fabbrica Europa,
Riocenacontemporânea, Blumenau.
Negli ultimi quindici anni ha ricevuto, solo in patria, venticinque premi. E’ stato più volte direttore
del Festival Internazionale di Buenos Aires. Dirige un teatro studio nel quartiere di Palermo, dove
attualmente porta avanti le sue ricerche sulla drammaturgia attorale.
Manuela Cherubini
regista, Roma 1973
Laureata in Storia, da diversi anni collabora con il C.R.M. (Centro Ricerche Musicali) di Roma,
approfondendo l’indagine sulla relazione fra Arte e Scienza. Per il C.R.M. realizza la regia di opere
musicali, performance, istallazioni (Forte Spagnolo de l’Aquila, Giardini della Filarmonica, Goethe
Insitut), radiodrammi musicali (Rai Radio Tre), in collaborazione con Michelangelo Lupone e Laura
Bianchini. Collabora con Marco Baliani, Maria Maglietta e José Sanchis Sinisterra. Con quest’ultimo
approfondisce la relazione tra Filosofa della Scienza e teatro.
Nel 2001 fonda PsicopompoTeatro, con Luisa Merloni e Patrizia Romeo, dove prosegue l’indagine
sulla drammaturgia contemporanea. È autrice, insieme al drammaturgo Davide Carnevali dello
speciale del Patalogo 2008 Nueva hispanidad.
Traduce, dirige e collabora all’edizione di opere di Juan Mayorga, Rafael Spregelburd, Javier Daulte
e Daniel Veronese. Hamelin, di Juan Mayorga (Premio Ubu 2008 come miglior opera straniera);
Criminal, di Javier Daulte; Musica rotta di Daniel Veronese.
Traduce e cura l’edizione de “L’Eptalogia di Hieronymus Bosch” di Rafael Spregelburd (Ubulibri 2010),
di cui mette in scena La stravaganza (2008), Il panico e L’inappetenza (2009), La modestia (2010).
Traduce e dirige la teatronovela Bizarra di Rafael Spregelburd (Premio Ubu 2010 come miglior opera
straniera), nelle due edizioni: per il Napoli Teatro Festival e il Teatro Bellini (giugno 2010) e nella
versione indipendente a Roma (ottobre-dicembre 2010, gennaio 2011), in collaborazione con Fattore K
di Giorgio Barberio Corsetti e Angelo Mai.
Nel 2012 è chiamata da Rafael Spregelburd a dirigere con lui la Nouvelle Ecole des maitres, il più
prestigioso master europeo di formazione per attori, in Italia, Francia, Belgio e Portogallo.

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