Produzione Altrascena
A VOLTE MARIA, A VOLTE LA PIOGGIA
di e con
DANIELE PARISI
18-20 ottobre 2024
SPAZIO DIAMANTE
SALA GREY
Spettacolo per attore solo parlato a più voci. Tragico. Comico suo malgrado.
Succede che all'improvviso viene da pensare a una morte scema.
I rituali funebri allora diventano grotteschi e, per darsi un tono, si ripercorrono fasi della
propria esistenza a cui si vuole dare per forza importanza.
Tutto assume una tinta epica e ci si ritrova a parlare quando in realtà nessuno ascolta:
forse perchè a nessuno davvero interessa.
La contingenza porta comunque Dario, il personaggio di questa vicenda, a parlarsi
addosso.
Ci sono anche Maria, gli amici, il Maestro-Guru, l'eredità familiare, Maurizio, un pesce
rosso, un gatto e la pioggia. Perché nel frattempo piove. Piove parecchio.
BREVI NOTE
Ancora una volta, come nei lavori precedenti, si mette in scena il cortocircuito.
Il tempo di un'azione concreta si dilata, si prende il suo spazio, per dare la possibilità al
personaggio principale di questa storia di indagare sulla propria inadeguatezza, sulla
propria inabilità alla vita. Non c'è atteggiamento critico, ma dichiarata incapacità di
stare al mondo. Ne viene fuori uno spettacolo tragico, comico suo malgrado. La scena,
stavolta, è ridotta all'osso: una sedia e un'asta per il microfono.
A riempire lo spazio, i quadri sonori disegnati vocalmente con l’aiuto della loop station
che continua ad essere – come nelle produzioni precedenti - elemento di scrittura
scenica e
drammaturgia musicale.
link al trailer https://www.youtube.com/watch?v=Rk4BtbGSfTY&t=28s
Via Prenestina 230B 00176, Roma – www.spaziodiamante.it
Venerdì h 21:00 - Sabato h 21:00 – Domenica h 17:00
prezzo biglietto 14,00 € disponibili su www.ticketone.it o negli orari di apertura del
BOTTEGHINO della SALA UMBERTO e del TEATRO BRANCACCIO
MICHELE DE PAOLA | MARISA GRIMALDO | GIOVANNI MALAFRONTE
POLMONI
di Duncan Macmillan
produzione Area Teatro
REGIA A CURA DELLA COMPAGNIA MAR GIOMITCH
finalista Premio Scintille 2023
18-20 ottobre 2024
SPAZIO DIAMANTE
SALA BLACK
Ogni fase della vita ha le proprie tappe e i propri traguardi. A trent’anni i nostri genitori erano sposati,
avevano già due figli, un lavoro stabile. Anche loro avranno avuto paura delle proprie scelte e delle
responsabilità che esse comportavano, ma si sono mossi su dei binari sicuri, su cui era difficile de ragliare.
Da quando abbiamo superato i trenta, anche noi, avendo tutti e tre una relazione stabile, ci siamo chiesti, a
più riprese, se era il caso di fare un figlio e se si, quando. A queste domande non riusciamo a dare una
risposta ferma.
Da un lato ci sembra di avere mille obiettivi personali da perseguire, di avere ancora così tanto da capire,
che insegnare ad un altro essere umano come si sta al mondo, ci sembra un’impresa titanica.
Con l’avvento di un pupo che ne sarà di noi? Della nostra individualità, della nostra carriera, della cura
verso se stessi in primis, ma anche della coppia? Saremo abbastanza solidi, innamorati, per resistere alle
notti insonni e alla completa morte della nostra attività sessuale?
E queste stesse domande ci creano uno profondo senso di disorientamento: perché per noi è così difficile?
Siamo, dunque, proprio figli di questa nostra epoca, in cui l’individualismo regna sovrano, si pensa solo a
sé?
La vita finirà con la nostra morte. Il nostro patrimonio genetico non si riproporrà, non sopravvivrà. Ma la vita
senza un figlio non ci preclude un'esperienza fondamentale che vogliamo affrontare? Mettere al mondo un
essere umano, nato da noi ma altro da noi, non racchiude in sé, il mistero della vita?
Ma, d'altra parte, non è profondamente egoista far nascere un figlio ora, nel contesto storico culturale in cui
stiamo vivendo?
Il problema climatico è sempre più drammatico: la nostra permanenza, in quanto genere umano, sulla terra
ha evidentemente una data di scadenza, che si avvicina vorticosamente.
Ci guardiamo negli occhi e pensiamo che siamo delle brave persone, ma forse questo non basta.
Queste domande sono le stesse nelle maggior parte delle coppie, dai trent’anni in su, che sentono una
connessione, non ancora ben definita, con la genitorialità.
Anche se consciamente non ci sentiamo preparati, biologicamente la Natura chiama, ci si deve presentare
all’appello e rispondere alla domanda.
Il confronto con l’altro è indispensabile e, a tratti, rassicurante. Sappiamo di non essere i soli approvare
questo senso di inadeguatezza.
Siamo ancora tutte troppo figlie per essere madri.
Siamo ancora tutti troppo figli per essere padri.
Nell’epoca in cui a quarant’anni sei un “giovane”, a trenta sei trattato e quindi di base sei, un
preadolescente: per lo più, stagista non ancora retribuito, sostenuto ancora dagli “aiutini economici” del
papà, quando va bene; quando va male, tuttofare a 7 euro all’ora in nero.
Con questo bagaglio emotivo siamo incappati in POLMONI di Duncan Macmillan e non abbiamo potuto non
pensare fosse stato scritto proprio per noi.
U (uomo) e D(donna) sono una giovane coppia che contempla la possibilità di avere un figlio. L’intero atto
unico racconta la loro storia d’amore dai trent’anni fino alla loro vecchiaia: D rimane incinta, ha un aborto
spontaneo, i due si separano. U ha un’altra ed èin procinto di sposarsi ma D bussa alla sua porta, pochi
giorni prima dell’evento.
E’ incinta di lui.
D e U si sposano, hanno un figlio. Assistiamo al suo primo giorno di scuola, alla sua laurea al suo
matrimonio per proseguire con l’operazione al cuore di U e la sua morte.
L’ultima scena vede D che, rimasta sola, visita la tomba del marito.
NOTE DI REGIA
Questa storia d’amore ci ha molto colpiti, non solo perché perfettamente in linea con il nostro sentire, ma
anche per il suo rapporto con il Tempo, che, potremmo definire, il terzo protagonista. In un’ora e mezzo di
spettacolo si assiste al susseguirsi di almeno quarant’anni di vita di una coppia, puntando la lente
d’ingrandimento soprattutto in quella fase in cui c’è il difficilissimo passaggio da “figli” a "genitori".
Nel testo vediamo susseguirsi le ambientazioni più disparate: U e D sono prima all’Ikea, poi all’interno di
una macchina, di un soggiorno, al parco, in un bagno pubblico, al bar e così via. Nella nostra messa in
scena il palco è vuoto, come consigliato dall’autore, con però l’uso di alcune musiche e di pochi elementi
scenici, atti a trascinare lo spettatore in una dimensione più astratta e immaginifica in contrapposizione con
la recitazione serrata e concreta dei due interpreti.
Lo spettatore si troverà in uno spazio neutro, in cui tutto può essere qualsiasi cosa, in cui il tempo non è
assoluto e
progressivo ma asseconda anche il sentire dei due protagonisti, nella loro ricerca del profondo senso
dell’essere genitore e della vita in generale.
Data la natura del nostro impulso comune nella scelta di questo testo e la natura dello stesso, nell’ essere
sorretto unicamente dal rapporto e dal gioco dei due attori in scena, abbiamo deciso che la regia fosse
condivisa.
Michele De Paola e Marisa Grimaldo interpretano rispettivamente U e D e a Giovanni Malafronte è affidata
la supervisione.
Da questo spettacolo, finalista Premio Scintille 2023, è nata la Compagnia Mar Giomitch, sostenuta
dall’associazione culturale aria Teatro (Teatro comunale di Pergine Valsugana), che detiene i diritti del testo.
"Noi siamo i figli della borghesia ,affezionati alla bigiotteria
Siamo i tappeti persiani ficcati sotto ai divani
Noi siamo i figli della frenesia, quello che resta di quegli anni Ottanta"
Brunori Sas - Figli della borghesia
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Venerdì h 21 - Sabato h 21 – Domenica h 17
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UFFICIO STAMPA
Silvia Signorelli silvia.signorelli@comunicazioneeservizi.com T. 338 / 99 18 303
Monica Menna ufficiostampasignorelli@gmail.com T. 328 / 94 48 311
Alessandra Teutonico alessandra.teutonico@comunicazioneeservizi.com T. 392 / 50 89 173
FB Sisi Communication IG sisi_communication
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