A volte potrebbe capitare che si sia deciso di partire, ma per motivazioni non dipese da noi stessi si sia costretti a rinviare di un giorno, e queto è esattamente quello che è successo a me l'8 di luglio del 2025, ma non tutto il male viene per nuocere, infatti lo sciopero di Trenitalia, per certi veri è caduto a fagiolo, e mi ha permesso di andare alla serata inaugurale della manifestazione INDIA CITTA'APERTA, dove ho potuto assistere a "Concertino per gli Sconfitti dalla vita" del duo Nicolò Fettarappa e Lorenzo Minozzi, che in una performance che racchiude più forme d'arte espongono al pubblico il loro disagio per la situazione attuale, ma non si parla solo del presente, il loro grido teso a coinvolgere e a concertare con il pubblico, è un grido che vuole raccogliere l'eredità che ci è stata lasciata dagli artisti e pensatori del nostro passato, un'eredità importante, ma che non siamo ancora riusciti a rendere vincitrice.
Non siamo ancora riusciti perché nonostante il capitalismo da qualche secolo, è così radicato nella vita comune che se da una parte molte persone neanche si rendono conto che la loro vita è strumentalizzata da esso, d'altro canto, non si è ancora trovato un'alternativa valida per allocare le risorse, quindi si potrebbe dire un male necessario, anche se , se solo si volesse si potrebbero assolutamente cambiare le cose.
Quello che mi ha colpito del duo, è innanzitutto il titolo che hanno voluto dare a questa performance perchè attenzione non è sconfitti della vita, ma sconfitti dalla vita.
Per cui non si tratta di non riuscire nella vita, ma la vita così come è strutturata che ci fa sentire sconfitti, e ci fa sentire sconfitti per tanti motivi, a iniziare dal nucleo primigenio della società, la famiglia che qui in Italia, può essere molto castrante e discriminatoria, mentre in altri paesi è meno presente e lascia più spazio all'individuo, per poi arrivare alla società tutta, alle istituzioni ai loro rapporti con la cultura con il teatro in particolare.
Chi sono quindi gli sconfitti dalla vita? Ma tutti coloro che non accettano supinamente, le più o meno celate imposizioni.
La canzone finale l'ho trovata un vero inno alla vita, anche se parla di morte, ma parla di una morte , pacifica, serena, quasi felice, all'aperto nei luoghi che più amiamo e non in un freddo letto di ospedale, in un'ospizio e soli in casa propria.
Miriam Comito
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