CONFERMA IL SUO PROGETTO DI CLASSICITA’
5 luglio | 6 agosto 2014
III Edizione
Sabato 5 luglio alle ore 21.00 si inaugura la
Terza Edizione della Stagione Teatrale ospitata nella splendida cornice
del Teatro Romano di Ostia Antica.
L'intento della Direzione Artistica di Pietro Longhi,
che da anni opera con impegno nel panorama teatrale romano (Teatro Manzoni,
Teatro Italia, Teatro Roma), in accordo con la Soprintendenza Speciale per i Beni
Archeologici di Roma, è quello di consentire al pubblico di
apprezzare interamente lo splendore di questo spazio unico al mondo,
attraverso la fruizione di opere e di messe in scena consone all'incanto
del luogo. Anche quest’anno privo di contributi del Comune di Roma,
il programma si articola in una serie di eventi culturali classici e
di performances di danza, mantenendo fede all’esigenza di programmare
nelle antiche vestigia del Teatro Romano, a pochi chilometri da Roma, esclusivamente
spettacoli classici che abbiano una comprovata valenza artistica e culturale,
per restituire uno spazio “classico” alla sua naturale vocazione:
un punto d'incontro tra popoli, genti e culture.
Apre la Stagione, lo spettacolo “La Dea dell’Amore” di Woody
Allen (sabato 5 luglio)
con Antonello Avallone, che
firma anche la Regia. Per diretta e gentile concessione di Woody Allen,
arriva sulle scene italiane uno dei più divertenti film di Allen degli
ultimi anni, interpretato e diretto da Antonello Avallone, definito
dalla critica il Woody Allen italiano. Molti gli spettacoli di alta
qualità quest’anno in cartellone, come “Elena” di Ghiannis Ritsos (Venerdì 11 luglio)
con Mariangela D’abbraccio
per la regia di Francesco Travassi. L'Elena
di Ritsos è la speranza, o meglio la consapevolezza (che è anche atto
di fede del poeta) che qualcosa si salva sempre dal naufragio, dalla
distruzione totale. Seguono “Pulcinella e l’Imperatore” (giovedì 17 luglio), per la regia e coreografia di Aurelio Gatti e “I fratelli” di Publio Terenzio Afro (sabato 19 luglio),
con Pietro Longhi e Felice della Corte
per la regia di Silvio Giordani. Questo
autore considerato dai suoi contemporanei “troppo moderno” usa uno
stile ed un linguaggio sobrio, naturale, all’insegna della compostezza
e della semplicità evitando espressioni popolari e volgari. Nel Teatro
“naturalistico” di Terenzio troviamo una suspance nuova. Lo spettatore
è coinvolto emotivamente nelle vicende, prova le stesse emozioni dei
personaggi e l’autore non consente procedimenti “metateatrali”,
cercando di trasmettere un messaggio morale. Nasce, insomma un’attenzione
sociale che allora era una vera e propria rivoluzione culturale con
dentro un messaggio di humanitas.Due attori d’eccezione, Maurizio Donadoni e Cinzia Maccagnano, interpretano “Gli argonauti / Giasone e Medea” (mercoledì 23 luglio), costruzione drammaturgica da Apollo Rodio, Franz Grillparzer ed Euripide, con regia e coreografie di Aurelio Gatti. E’ nell’accettare di mettere in discussione le proprie certezze che si rivela la vera‚ straordinaria spregiudicata intelligenza degli Argonauti e in genere di tutti i “navigatori” che decidono di uscire dalla rotta stabilita dalla convenienza e dalle consuetudini per rischiare di perdersi‚ buttando a mare le proprie convinzioni ormai ben ancorate nel calmo golfo dell'inamovibile buonsenso.
In realtà‚ il loro è un viaggio onirico‚ visionario‚ tramite il quale raggiungeranno il fondo della loro anima‚ quel luogo remoto e inviolato dove appare la luce della coscienza‚ della consapevolezza. Un viaggio di iniziazione per danza‚ teatro e musica.
Eccezionale drammaturgia di Paolo Fallai per tre donne esemplari “Carmen Medea Cassandra / il processo” (venerdì 25 luglio), con due splendide interpreti Rossella Brescia e Vanessa Gravina, regia e coreografie di Luciano Cannito. E’ possibile cancellare il grigio di un pregiudizio di genere? Cassandra, Medea e Carmen ci provano, ma finiscono uccise dagli stessi drammaturghi che le hanno raccontate… o create!
Vincenzo Zingaro, in veste di regista, propone, ormai come tradizione da molti anni in questo splendido Teatro,
“Le nuvole” (sabato 26 luglio).
Ospite d’eccezione di quest’anno Giorgio Albertazzi (martedì 29 luglio) con una sua narrazione su Miti ed Eroi
“Mito e infinita dolcezza del morire corteggiando la morte… come da Garcia Lorca.”
Debora Caprioglio, Antonella Piccolo e Chiara Cavalieri, sono le interpreti della pièce tratta da Aristofane
“Cercasi Dea, disperatamente” (mercoledì 30 Luglio) per la regia di Rosario Cappolino. La Dea in questione è Estia, dea della casa, scomparsa misteriosamente. Possibile sostituirla con una umana? Grazie anche alle descrizioni Omeriche delle protagoniste, lo spettacolo metterà in luce la complessità della figura femminile sia sulla terra, sia nell’ Olimpo, ma sempre in modo ironico e accattivante oltre che fedele ai testi di riferimento.
Chiude il 6 agosto questa III Edizione della Stagione del Teatro Romano di Ostia Antica, “Agamennone” di Eschilo), per la traduzione di Pier Paolo Pasolini, con Renato Campese, Cristina Cirilli, Pietro Conversano e Laura Mazzi, regia di Pietro Conversano. "Dio fa che finisca presto questa pena". Con parole cariche di angoscia, nella traduzione di P. P. Pasolini, si apre l'Agamennone di Eschilo. Un messaggio di fuoco, ripetuto di monte in monte! Ascolteremo poi le parole della Regina Clitemnestra, la donna dal cuore maschio, in cui si riflettono dieci anni di dolore represso per la morte della figlia Ifigenia. Colpa chiama colpa e sangue chiama sangue. Nuova colpa rinasce e la vendetta non si ferma. Questa è la realtà del ghenos degli Atridi, un mondo caotico e primitivo non ancora regolato dalla forza della legge.
Al tramonto l'area del Teatro si riempie di ombre e di suggestioni magiche che aiutano lo spettatore a compiere uno straordinario viaggio nel tempo.
Il prezzo dei biglietti intero € 20,00 ridotto € 16,00
INFO E PRENOTAZIONI
Tel. 348.7890213 - 380.5844086
Tel. 348.7890213 - 380.5844086
Orario biglietteria: mar-dom 10,00-20.00
sito www.ostianticateatro.it
mail ostianticateatro@libero.it
*I biglietti interi per lo
spettacolo “Miti ed Eroi” costano € 22,00.
Stagione estiva 2014
spettacoli ore 21.00
TEATRO ROMANO
OSTIA ANTICA
ANTONELLO AVALLONE
LA DEA DELL’AMORE
regia di ANTONELLO AVALLONE
Per la prima volta in Teatro, per diretta e gentile concessione di
Woody Allen, arriva, in esclusiva sulle scene italiane, uno dei più
divertenti film di Allen degli ultimi anni, interpretato e diretto da
Antonello Avallone, definito dalla critica di tutta Italia il Woody
Allen italiano, già dal 1992.
Paradossale, imprevedibile e autoironico, Allen mescola le abituali
nevrosi newyorkesi con il piacere per la messa in scena, addirittura
sostituendo il tradizionale lettino dello psicoanalista con personaggi
da coro greco: un capolavoro di equilibrio visivo e narrativo, di humour,
di tempismo comico.
La versione teatrale rispetta fedelmente il testo e restituisce un’originalissima
comicità, accessibile anche al pubblico italiano, arricchita da gustosi
siparietti a sfondo sessuale, che risultano la parte più esilarante
dello spettacolo. Il personaggio del corifeo, (nel film Murray Abraham),
accoglie e restituisce tutta l’ironia del capo del coro greco e divide
con Avallone-Allen una serie di divertentissimi dialoghi che fondono
i più alti concetti filosofici con la spicciola quotidianità della
vita. Particolarità del film: i costanti interventi del coro greco,
furono girati nel Teatro Greco di Taormina.
LA TRAMA: Lenny, giornalista sportivo sposato con Amanda, si lascia
da lei convincere ad adottare un bambino. Il bimbo, con la sua intelligenza
e la sua vivacità, lo strega al tal punto da fargli nascere l'ossessione
di scoprire quali siano i reali genitori. La ricerca ha risultati sconcertanti:
la madre è tale Judy Orgasm, il cui nome d'arte è tutto un programma.
L'attonito Lenny intraprende così una strana e per lo più platonica
relazione con la giovane attrice porno e prostituta a tempo perso, alla
quale cerca di procurare un minimo di rispettabilità. Parallelamente
deve tenere a bada una moglie irrequieta e uno strano coro greco con
velleità canterine, che fa da contrappunto alle sue decisioni.
venerdì 11 luglio
MARIANGELA D’ABBRACCIO
ELENA di Ghiannis Ritsos
regia FRANCESCO TRAVASSI
Struggente e visionaria la Elena di Troia che Ghiannis Ritsos ci offre,
immaginariamente pluricentenaria è assediata dal fantasma maledetto
della propria antica bellezza. Sola nel palazzo che fu teatro del suo
rapimento da parte di Paride affronta i propri ricordi e l'arrivo della
fine tra i pochi resti impolverati e sgretolati di gioielli e vestiti,
trofei di un passato fiero, sottratti al saccheggio di giovani e sprezzanti
ancelle. Intorno a lei i fantasmi di coloro che le dedicarono la vita
fino alle estreme conseguenze. Con Mariangela D'Abbraccio la bellezza
di Elena, sarà espressa come traccia di una antica maschera, ancorata
alla fine della vita come ultima e beffarda espressione di una umanità
trapassata, simbolo della resistenza alla devastazione del tempo e alla
morte. L'Elena di Ritsos è la speranza, o meglio la consapevolezza
(che è anche atto di fede del poeta) che qualcosa si salva sempre dal
naufragio, dalla distruzione totale.
Perché "chissà, là dove qualcuno resiste senza speranza, è
forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza
dell'uomo."
giovedì 17 luglio
MARIO BRANCACCIO - ERNESTO LAMA
PATRIZIA SPINOSI - SEBASTIANO TRIGALI
PULCINELLA E L’IMPERATORE
regia e coreografia AURELIO GATTI
Teatrodanza
PIETRO LONGHI – FELICE DELLA CORTE
I FRATELLI di Publio Terenzio Afro
regia SILVIO GIORDANI
Questo autore è stato
spesso considerato dai suoi contemporanei “troppo moderno” ed ha
scritto sei commedie “palliate” ispirate quindi ad un modello greco,
diversamente dalle “togate” di ambientazione romana, operando una
vera e propria riforma nell’ambito di questo genere, inserendovi nuovi
contenuti ideologici ed attingendo nella “NEA” la commedia nuova
ellenica di cui Menandro è l’esponente più noto. La carriera drammaturgica
di Terenzio, non fu certo facile come quella di Plauto, forse perché
nella sua opera non troviamo l’esuberanza, le acrobazie verbali, i
giochi di parole del sarsinate. Terenzio, infatti, usa uno stile ed
un linguaggio sobrio, naturale, all’insegna della compostezza e della
semplicità evitando espressioni popolari e volgari in omaggio forse
all’esigenza di equilibrio e di raffinatezza che egli mutuava dal
sofisticato circolo scipionico di cui faceva parte. Nel Teatro “naturalistico”
di Terenzio troviamo una suspance nuova. Lo spettatore è coinvolto
emotivamente nelle vicende, prova le stesse emozioni dei personaggi
e l’autore non consente procedimenti “metateatrali” cioè non
vuole che venga mai interrotta l’illusione scenica e al contrario
di Plauto che tendeva solo a divertire, cerca di trasmettere un messaggio
morale.
Nasce, insomma un’attenzione
sociale che allora era una vera e propria rivoluzione culturale con
dentro un messaggio di HUMANITAS. “…homo sum, humani
nihil a me alienum puto…” (sono un uomo e niente di ciò che è
umano considero a me estraneo…). Aprirsi agli altri, rinunciare all’egoismo,
comprendere i propri limiti ed essere indulgente nei confronti degli
errori degli altri: in una parola essere tolleranti e solidali. La nuova
comicità non è più nella battutaccia o nell’intrigo e risiede più
nel sorriso che nel riso, un sorriso talvolta venato di riflessione
e meditazione.
MAURIZIO DONADONI – CINZIA MACCAGNAGNO
GLI ARGONAUTI/ Giasone e Medea
di Apollo Rodio, Franz Grillparzer, Euripide,
regia e coreografia AURELIO GATTI
La nave salpa‚ salutata da un'immensa folla. Mentre si allontana
dalla spiaggia, Orfeo leva in alto il suo canto‚ accompagnando il
ritmo dei remi che tagliano le onde azzurre del mare… E quando la
polvere e il fumo cominciano a diradarsi‚ scarmigliato e lucido di
sudore appare Giasone. Guida con fermezza le belve‚ che trascinano
l'aratro d'acciaio. Gli animali arano la terra‚ mentre l'eroe sparge
nei solchi i denti di drago che Eeta gli aveva consegnato. Col sorgere
della luna‚ nel campo arato‚ si delineano delle forme che
diventano sempre più grandi e più chiare, sono un esercito immane
di guerrieri che viene fuori dal terreno. Giasone‚ seguendo ancora
una volta il consiglio di Medea‚ scaglia nel mezzo di questi strani
e misteriosi esseri un grosso sasso... Quando finalmente la nave Argo
approda sulle coste elleniche gli Argonauti si rendono conto che al
termine di quell'avventura non portano con sé solo il prezioso e magico
vello d'oro‚ ma ognuno ha acquisito doni più' grandi, come la coscienza
dell'essere e la conoscenza dell'ignoto. Le avventure e le continue
peripezie li hanno forzatamente coinvolti in situazioni imprevedibili‚
proiettandoli in mondi sconosciuti e a contatto con civiltà' ignote‚
dai costumi e dalle idee spesso diverse‚ se non addirittura opposte
alle loro.
Ed è qui‚ nell’accettare di mettere in discussione le proprie
certezze che si rivela la vera‚ straordinaria spregiudicata intelligenza
degli Argonauti e in genere di tutti i “navigatori” che decidono
di uscire dalla rotta stabilita dalla convenienza e dalle consuetudini
per rischiare di perdersi‚ buttando a mare le proprie convinzioni
ormai ben ancorate nel calmo golfo dell'inamovibile buonsenso.
In realtà‚ il loro è un viaggio onirico‚ visionario‚ tramite
il quale raggiungeranno il fondo della loro anima‚ quel luogo remoto
e inviolato dove appare la luce della coscienza‚ della consapevolezza.
Un viaggio di iniziazione per danza‚ teatro e music
venerdì 25 luglio
ROSSELLA BRESCIA – VANESSA GRAVINA
regia e coreografie
LUCIANO CANNITO
drammaturgia a cura di
PAOLO FALLAI
Solo la parola "storia"
è femminile. La sua natura, gran parte della letteratura, i caratteri
che trasmette, sono stati declinati dagli uomini che hanno imposto il
grigio di un pregiudizio di genere: agli uomini l'aggressività, la
strategia, l'ambizione, la guerra e il comando. Alle figure femminili
l'accoglienza, la maternità, la cura e la sottomissione. Ma neanche
questa "storia" è riuscita a cancellare tre figure come
Cassandra, Medea e Carmen. Figlie del mito, certo, ma capaci di rinnovarlo
in ogni epoca con l'autenticità della passione, la totalità dei sentimenti,
la furia devastante con cui li hanno difesi. Di fronte alla
determinazione del loro amore e alla sciagurata lungimiranza dei loro
occhi, i loro compagni-antagonisti maschili sembrano sfiorire, come
i colori dominano il chiaroscuro, capaci solo di mezze passioni, sentimenti
a tempo, formali coerenze e umilianti compromessi. Nessun canone riesce
a comprendere queste tre figure di donna, capaci di infrangere ogni
sacralità costruita intorno a loro. Così gli uomini di fronte a preveggenza,
magia e passione possono solo degradarle a follia, stregoneria, istinto.
E quando l'infinita ipocrisia non riesce a comprenderle e ricondurle
ad un rassicurante conformismo, la morte si rivela l'unica soluzione.
Cassandra, Medea e Carmen, finiscono uccise anche dai drammaturghi,
come se un pensiero (maschile), dopo averle create, non potesse che
distruggerle.
sabato 26 luglio
Comp. CASTALIA
LE NUVOLE di Aristofane
regia VINCENZO ZINGARO
Un tuffo nell'immaginario
giocoso e infantile, nella distesa immensa di paesaggi assolati, nel
bagliore caldo delle fiaccole notturne, nell'incanto di un mondo,
dove tutto si dispone in un' armonica composizione: è questa
la sensazione che ho ricevuto da Aristofane quando mi immersi per la
prima volta nella lettura de LE NUVOLE. Meteorismi e defecazioni, lazzi,
percosse, scherzi osceni, come per magia si fondono, senza alcuna stonatura,
nella delicatezza delle immagini poetiche con le quali il drammaturgo
ci fa librare in volo. Anzi, sta proprio in questo il fascino delle
sue creazioni, in quella inafferrabile ed eterogenea varietà di colori,
tipica delle opere dei grandi geni, che nel sottrarsi a regole e classificazioni,
raggiungono le più alte vette della comunicazione.
Aristofane ha un guizzo
tutto suo: egli parte da una iniziale situazione di disagio di un personaggio
o della collettività, cui fa seguire l'elaborazione di un piano bizzarro,
che per rimediare a quel disagio, ricorre ai rimedi più stravaganti.
Di lì una serie di gag scoppiettanti, affidate a una irresistibile
carrellata di personaggi, quasi da Cartoon. E' un mondo che trasmette
gioia, freschezza, trasparenza, in cui l'osceno non è mai morboso e
la profondità del messaggio passa attraverso i toni della leggerezza
e della provocazione. E' il caso de LE
NUVOLE, dove l'autore, pur condannando l'arroganza intellettuale
di Socrate (la cui immagine scenica non corrisponde certamente a quella
reale del filosofo). E' una grande lezione di libertà intellettuale,
dove svetta sempre un sentimento di riconciliazione, di riappropriazione
di una perduta semplicità. Ed è con semplicità che mi addentro nuovamente
nel "pensatoio", per imparare non a "imbrogliare"
ma a capire di più e a gioire, insieme agli attori, della possibilità
che mi è data. Diceva Hegel: "Chi non ha letto Aristofane non
può capire cosa vuol dire la felicità".
Sono trascorsi più
di 2000 anni dalla prima rappresentazione de LE NUVOLE ed è impressionante
quanto l'opera riesca a conservare intatta e attuale la forza del suo
messaggio. L'attacco contro i sofisti, dipinti da Aristofane come cialtroni,
dediti a contrabbandare idee senza senso, pericolosi, in quanto capaci
di attrarre i giovani con l'abilità dialettica, allontanandoli dai
valori veri, oggi potrebbe essere rivolto contro la degenerazione del
sistema televisivo, che riesce ad imporre fenomeni e modelli spesso
senza alcuna consistenza.
Martedì 29 luglio
Uno spettacolo di
GIORGIO ALBERTAZZI
MITI ED EROI*
… Poi un giorno qualcuno pronunciò la fatidica parola: un mito!
Sacro
racconto di gesta di Dèi ed eroi. E si parlò subito di Achille, del
Pelide Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei.
E
Ulisse – per chi parteggiare? Ulisse il lungimirante, lo scopritore
d’ uomini che dice “No” alla bellissima maga Circe – dalla quale
non si è fatto sedurre e trasformare in porco.
E
il viaggio di Enea (superstite dalla distrutta Troia) che con il padre
Anchise sulle spalle traversa i mari e arriva nel Lazio dove fonda Roma.
Chi sono gli eroi? Incarnano i nostri sogni? Sono figli degli Dèi e
degli uomini. Sono immortali.
La
Duse che camminava – dice Visconti che ebbe il tempo di vederla –
camminava sollevata dal palcoscenico. E Icaro che sfida Giove
e vuole volare fino al Settimo Cielo e vola finché il sole non fa
sciogliere le sue ali di cera. E Dante col suo viaggio allegorico,
mistico e umano o Shakespeare, lo scuoti lancia ,il fool, il genio?
E i piccoli soldati della Crociata dei Bambini che vanno tutti a morire
per liberare il mondo? E gli eroi dei
primi aerei (il “velivolo” di D’Annunzio) e Moby Dick , la mitica
balena bianca?.
E
Cinita che è un mio mito – che forse rivelerò – e mia nonna Leonilde.
Mito
e infinita dolcezza del morire corteggiando la morte come da Garcia
Lorca.
mercoledì 30 luglio
DEBORA CAPRIOGLIO
ANTONELLA PICCOLO
CHIARA CAVALIERI
CERCASI DEA, DISPERATAMENTE!!
da Aristofane
regia ROSARIO CAPPOLINO
Avere poteri divini non è cosa facile, ed anche quattro Dee navigate
ed esperte come Afrodite, Artemide, Atena ed Estia soffrono la loro
condizione diventata ormai frenetica e routinaria quanto eterna. Nel
loro ufficio in cui quotidianamente smistano e valutano le preghiere
dagli esseri umani tutto sembra procedere “nervosamente” bene da
millenni, fino a quando un giorno Estia, la dea della casa, scompare
misteriosamente lasciando le tre dee nel panico, tanto da portarle alla
decisione di assegnare un potere divino ad un’umana! Ma a chi?
Il problema delle tre diventerà il motivo per compiere un excursus
tra le figure femminili nel teatro di Aristofane; da Lisitrata a Prassogora
de “Il Governo delle Donne” fino alle Tesmoforiazuse. Grazie anche
alle descrizioni Omeriche delle protagoniste, lo spettacolo metterà
in luce la complessità della figura femminile sia sulla terra, sia
nell’ Olimpo, ma sempre in modo ironico e accattivante oltre che fedele
ai testi di riferimento. La dura scelta della sostituta, evidenzierà
l’eterno, quanto attuale, dilemma dell’influenza del potere sull’uomo
e sull’ancor più attuale influenza dello stesso sulla figura della
donna di cui ogni giorno si dibatte ormai da decenni. Il viaggio delle
tre dee nel teatro di Aristofane si risolverà in un finale riflessivo
e ironicamente amaro, volto a dare uno spunto nuovo e di speranza.
giovedì 6 agosto
PIETRO CONVERSANO - LAURA MAZZI
AGAMENNONE di ESCHILO trad. Pier Paolo Pasolini
regia PIETRO CONVERSANO
"Dio fa che finisca
presto questa pena". Con parole cariche di angoscia, nella traduzione
di P. P. Pasolini, s'inaugura l'Agamennone di Eschilo. La scena è ad
Argo; la notte sta per finire, di un giorno di tardo autunno. Davanti
alla reggia il guardiano avvista il messaggio di fuoco, che ripetuto
di monte in monte, annuncia la presa di Troia giunta al suo decimo anno
di guerra. Il Coro ricorda come Ifigenia fu sacrificata dal padre Agamennone
e accenna al diffuso timore per le colpe del Re. Nelle parole della
Regina Clitemnestra, la donna dal cuore maschio, si riflettono dieci
anni di dolore represso per la morte della figlia. La sua gioia per
la caduta di Troia non inganna nessuno. Come posseduta da un selvaggio
Daimon ella viene sospinta all'azione. Attende il ritorno del Re che
arriva seguito da Cassandra, figlia di Priamo, sua schiava. Persuade
lo sposo a entrare nel palazzo. Il Coro si fa ora teso e sinistro.
Il tema dello Stasimo è ora la paura che vince la speranza. L'angoscia
culmina nella scena centrale della tragedia, quando Cassandra catturata
dal delirio profetico, rivive in una terribile visione tutte le atrocità
che hanno contaminato la casa degli Atridi e svela la serie dei mali
che verranno, conseguenza dei primi. L'uccisione di Agamennone
è inevitabile. Dall'interno del palazzo solo gli urli del Re ucciso
dalla Regina. La porta si spalanca offrendoci i cadaveri di Agamennone
e Cassandra. Davanti a loro Clitemnestra, lorda di sangue, ed Egisto,
suo amante. Colpa chiama colpa e sangue chiama sangue. Nuova colpa rinasce
e la vendetta non si ferma. Questa è la realtà del ghenos degli Atridi,
un mondo caotico e primitivo non ancora regolato dalla forza della legge.
------------------------------Il prezzo dei biglietti intero € 20,00 ridotto € 16,00
INFO E PRENOTAZIONI
Tel. 348.7890213 - 380.5844086
Tel. 348.7890213 - 380.5844086
Orario biglietteria: mar-dom 10,00-20.00
TEATRO OSTIA ANTICA Via dei Romagnoli, 717 Ostia Antica
- OSTIA
sito www.ostianticateatro.it
mail ostianticateatro@libero.it
sito www.ostianticateatro.it
mail ostianticateatro@libero.it
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