sabato 30 aprile 2016

SHYLOCK Recensione


Spettacolo molto interessante quello visto ieri sera al Teatro Argot Studio: Mauro Parrinello si cimenta nello Shylock di Gareth Armstrong, scenografia essenziale, fatta di scatole su ciascuna delle quali è scritta una frase emblematica, o se vogliamo un'etichetta, per raccogliere un po' tutte le tematiche della pièce. Il testo è scritto per un solo attore che è chiamato a impersonare più ruoli, in primis quel Tubal unico amico di Shylock a cui il bardo dedica solo otto battute, ma in prosa, a Shylock stesso a Antonio, a Porzia travestita da giovane avvocato. lo spettacolo è molto piacevole, contiene in se più cose, dalle più tragiche come il racconto storico della cacciata degli ebrei da parecchi stati europei nel corso dei secoli, al fatto che non fosse assolutamente una trovata nazista quella di dotarli di un segno di riconoscimento, ma che fosse un'invenzione di papa Innocenzo III, ad una più leggera e scherzosa presa in giro sulla assoluta ignoranza della geografia italiana da parte di Shakespeare, che infatti fa salpare la nave de La tempesta da Milano!! Mauro Parrinello ci conduce con abilità e delicatezza dentro il mondo di Shylock come poteva essere visto da un ebreo dell'epoca, ovvero, in modo realistico. Si certo attaccato ai soldi, usuraio, ma ricordiamoci bene che il prestito di denaro era vietato ai cristiani, un uomo arido, cattivo colui che in cambio di un prestito di denaro non pagato pretende una libbra di carne del debitore insolvente? Forse, ma chiunque, caricato, caricato, carico, alla fine scatta e come può si vendica degli affronti subiti. Il mondo cristiano ha sempre osteggiato quello ebraico, visto come coacervo del male, addirittura durante glia anni del puritanesimo inglese i teatri vennero chiusi e denominati come : "Sinagoghe del diavolo". La cosa buffa è che a seguito dell'uscita di Shylock dalla scena come uno sconfitto, battuto e messo in ginocchio dalle argomentazioni di Porzia, nell'ultimo atto non c'è  più traccia di lui, che fine ha fatto? Nella sua ultima battuta ha detto di sentirsi male, di certo ha perso molta parte di se stesso, è stato costretto alla conversione, ma potrebbe anche aver conquistato qualcosa. Il testo di Gareth mira all'interazione al coinvolgimento alla stimolazione del pubblico, che oltre a essere esercitata dall'attore, viene anche ben  prodotta in questo allestimento tramite le scritte sulle scatole.
Miriam Comito


ll 29 e 30 aprile presso il Teatro Argot Studio andrà in scena Shylock nella versione italiana del testo originale di Gareth Armstrong per la traduzione e adattamento di Francesca Montanino con in scena Mauro Parrinello.  Nel suo monologo del 1998 - straordinario successo di pubblico a Edimburgo, e poi un decennio di repliche in tutto il mondo - Gareth Armstrong opera una scelta semplice e allo stesso tempo esilarante: fare uscire Shylock di scena. A parlare di lui, e non solo di lui, è qualcuno che in pochi ricorderanno: Tubal, quell'ebreo della stessa tribù di Shylock a cui Shakespeare dedica nel Mercante non più di otto battute. A lui il compito di ripercorrere la fitta trama del Mercante di Venezia, nel tentativo di riabilitare la figura del Mercante di Venezia, di rivelare, con incredibile ironia, l'uomo dietro il personaggio, vacillante sotto il peso di un mito troppo grande per lui, e al tempo stesso, con questo a tu per tu con il pubblico, in questo one-man show, Tubal si prende il suo momento di gloria. La sua occasione fin troppo cercata, un'opportunità per riscrivere la tanto nota storia dal suo punto di vista. 

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