martedì 3 giugno 2014

POTESTAD in scena al Sidecar dal 12 al 15 giugno




Potestad . Atto unico di Eduardo Pavlovsky
In scena al Sidecar-sale multimediali d’arti performative piazzale degli Eroi 9-Roma
Il  12/13/14/15 Giugno alle 21,00, domenica alle 18,00.
 Con Massimiliano Caprara e Veronica Milaneschi
Regia Massimiliano Caprara . 50 min. circa , ingresso 8 euro


 



Sull’Autore e sul testo
Eduardo Pavlovsky ,medico psichiatra e autore popolarissimo, soffrì l'ostilità e l'esilio durante la dittatura militare Argentina, lasciandoci però un'analisi teatrale e psicodrammatica attenta e profonda ed in particolare in testi come Potestad. Qui , in questo atto unico scritto di getto in treno e giocato con echi di teatro dell'assurdo e di realismo grottesco degni del gran teatro mitteleuropeo , l'aberrazione classista, "machista" e sadica della dittatura si risolve con un taglio assolutamente imprevisto, un colpo di scena tra i più clamorosi che non conviene qui rivelare, ma che è alla base dell'approccio indispensabilmente umano da parte di Pavlosky, un'umanità al limite del malessere fisico...E poi i bambini...strappati, nascosti reinventati, posseduti , quelle presenze care che danno senso alla famiglia e alla vita stessa, presi nel gioco delle parti, ostaggi della storia . Una storia ,quella Argentina e quella di "Podestad", senza giustizia ma senza neanche la possibilità del perdono , la storia di una ritrovata democrazia che però divenne per l'Argentina il più grande e straziante paradosso sociale......


Una considerazione da parte del regista e dell’interprete
È dal 1989 che faccio Potestad. Lo tradussi quando ancora frequentavo l'Accademia, e da allora quest'opera geniale, sentita in piccola e modestissima parte anche mia, ha molto girato in Italia e all'estero. Vestire i panni di un testo congegnato con tanta precisione e sapienza è per un interprete andare in deliquio. Ma poi riferendoci alla disarmante umanità la cui tragedia trabocca dagli anni bui di quella dittatura, ed essendo padre io a mia volta, laddove si toccano certi temi (e qui mi riferisco al tema de los niños raptos, centinaia di casi risolti grazie alle nonne de la plaza de Mayo, ma tante centinaia ormai irrisolvibili, persi, sfumati) ebbene il deliquio , la goduria che provo nel far parte di un meccanismo teatralmente perfetto e sorprendente, cede il passo al senso di responsabilità civile che la nostra professione ci richiede, quello cioè di essere portatori di esempi da ricreare in scena che scuotano, allarmino, facciano intravedere soluzioni, uniscano o comunque attivino non tanto lo spettatore in quanto tale , ma il cittadino, l'elettore, il lavoratore , il padre di famiglia.....
La storia molto in breve
In una stanza essenziale ove campeggiano tre sedie il protagonista rivive in occasione della visita di una vecchia amica di famiglia il momento esatto in cui dei funzionari del governo

“gente elegante, per bene” portarono via sua figlia Adriana. Assistiamo al crollo delle illusioni di una coppia che mai aveva potuto avere dei figli, alla disperazione viscerale di una perdita incolmabile. Parteggiamo per il protagonista, finchè...Pavlovsky mette in scena non un atto di accusa prevedibile tutto incentrato sulla condanna dei cattivi, infatti qui, il nostro uomo straziato, cui la loro più vecchia e familiare amica di famiglia quasi non osa rivolgere lo sguardo, fa parte di quella borghesia che cosprì assecondò avallò la dittatura argentina, era infatti  costui un medico, di quelli che firmavano falsi decessi naturali in riferimento alle uccisioni di stato. Il ritorno della democrazia e quindi, attraverso l’azione delle nonne della plaza de Mayo e la restituzione alle famiglie dei  nipoti, rappresenta per lui la fine della vita, l’inizio dell’incubo...Un incubo umanissimo fatto di amore paterno tenero, immenso, straziante...Ma questo colpo di scena è bene che il pubblico senta e veda direttamente a teatro...

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