mercoledì 4 dicembre 2019

"Non nutrite le piante (Il potere)"- La piccola bottega degli orrori alla Sala Umberto

ALESSANDRO LONGOBARDI
VIOLA PRODUZIONI IN COPRODUZIONE CON OTI - OFFICINE DEL TEATRO ITALIANO  E CON BOTTEGA TEATRO MARCHE PRESENTANO
GIAMPIERO INGRASSIA – SEYMOUR          FABIO CANINO – MUSHNIK
BELIA MARTIN – AUDREY

TESTI E LIBRETTO DI HOWARD ASHMAN    MUSICHE DI ALAN MENKEN
BASATO SUL FILM DI ROGER CORMAN - SCENEGGIATURA DI CHARLES GRIFFITH

e con
EMILIANO GEPPETTI - ORIN SCRIVELLO
LORENZO DI PIETRO in arte VELMA K - AUDREY II
GIOVANNA D’ANGI – CRYSTAL          STEFANIA FRATEPIETRO – CHIFFON
CLAUDIA PORTALE – RONNETTE

ENSEMBLE
MICHELE ANASTASI, LUCREZIA DE MATTEIS, ROSITA DENTI, MARIO PIANA

SCENE GIANLUCA AMODIO | COSTUMI FRANCESCA GROSSI
COREOGRAFIE LUCA PELUSO | DIREZIONE MUSICALE DINO SCUDERI | REALIZZAZIONE BASI RICCARDO DI PAOLA
DISEGNO LUCI OSCAR LEPORE | DISEGNO SUONO LUCA FINOTTI 
ADATTAMENTO E REGIA  
PIERO DI BLASIO

DIRETTORE DI PRODUZIONE CARLO BUTTO’       SUPERVISIONE ARTISTICA ALESSANDRO LONGOBARDI

ASSISTENTE DI PRODUZIONE E AMMINISTRATORE DI COMPAGNIA CARLA DE GASPERIS | AIUTO REGIA ALICE GUIDI
DIRETTORE DI SCENA PASQUALE BERTUCCI |MACCHINISTA GERARDO ESPINOZA
DATORE LUCI OSCAR LEPORE | ELETTRICISTA MICHELA PILO | FONICO DI SALA LUCA FINOTTI | SARTA DI SCENAFRANCESCA GROSSI | ASSISTENTI SCENOGRAFI FLAMINIA LATINIGIORGIO RODINÒ | SCENOGRAFIA SCENARIO | NOLEGGIO IMPIANTO AUDIO E LUCI SUONO E LUCI TRASPORTI EMANUELE FRAGARIA | FOTO DI SCENA E LOCANDINAMASSIMILIANO FUSCO
UFFICIO STAMPA SILVIA SIGNORELLI | COORDINAMENTO COMUNICAZIONE LIVIA CLEMENTI | GRAFICA FABIO REA


Con il sostegno di


                                                                       

 Green thoughts, and other stories, di John collier, è il racconto del 1932, solo tre anni dopo la grande depressione, a cui si ispirò Roger Corman  nel 1960 per il film Little shops of horrors, storia che circa venti anni dopo sarebbe stata ripresa in un musical, e un remake cinematografico. Nel 2019 questa storia, che dal titolo fa presagire una storia, che gira attorno ad un piccolo posto,adibito ad esercizio commerciale dove avvengono cose orribili. Il punto è perchè avvengono, ci sarà una  connessione con il fatto che l'ispirazione nata dal racconto di Collier sia andata avanti per quasi 100 anni? C'è sicuramente un ponte,  tra le due epoche ,alcune caratteristiche da cui è affetto l'essere umano non passano mai di moda, adesso come 90 anni fa. La storia è ambientata in uno Skid row, ovvero un posto malandato di una città, un posto dove vivono persone senza soldi, ma non senza speranze, anzi, a Skid row puoi trovare un fiorista che sogna una vita diversa come  Seymur krelborn interpretato da Giampiero Ingrassia, un proprietario di negozio disperatamente avido come Mushnik (Fabio Canino) una ragazza in difficoltà, ma che sogna una bella casa fuori città e soprattutto un compagno amorevole: Audrey (Belia Martin), chi ha scelto di assecondare la decadenza del posto come il dentista sadico Orin (Emiliano Geppetti) tutti sono uniti da una forza comune quanto devastante, la sete di un mix tra potere e successo. Questa sete si incarna, e nell'accezione più letterale del termine in Audrey 2 (Vekma K), una pianta sconosciuta che sfugge ad ogni classificazione botanica. 
Lo spettacolo merita di essere visto perchè ha una sua morale, abbastanza evidente nelle ultime scene, ma comunque facilmente intuibile, se studiate un po' prima di andare a teatro, l'impianto scenico è notevole e coinvolgente dalla scenografia vera e propria, agli abiti, alle luci. Giampiero Ingrassia sia cala perfettamente nel ruolo, e d'altro canto sappiamo che il musical è la sua vocazione, Fabio Canino, ovviamente, nelle parti ballate, e cantate un po' meno, l'ho trovato abbastanza calzante in alcuni punti della parte recitata. Vekma K una rivelazione, davvero coinvolgente con una grande presenza scenica.
LA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI 
in scena alla Sala Umberto fino al 22 dicembre 2019
Miriam Comito



Che cosa saresti disposto a fare per ottenere quello che hai sempre desiderato?
Saresti disposto a mentire? Saresti disposto ad ingannare? Saresti disposto ad ammazzare... di risate?
Tutto questo è possibile grazie ad una pianta un po’ particolare... diversa.
La “queen” di tutte le piante, che si trova solo in una Piccola Bottega... molto vicino a te!
Non mi credi? Chiedi a Seymour, il garzone del negozio. O ad Audrey, la ragazza che lui ama. O all’avido Mushnik.
O al povero dentista squinternato. Insomma, chiedi a chi vuoi, ti diranno tutti la stessa cosa: i tuoi desideri si avvereranno solo venendo nella Piccola Bottega Degli Orrori.
Te lo prometto: Morirai... dal ridere!
Un saluto dalla Pianta... ehm... da una cliente mooolto soddisfatta!

Dopo 30 anni esatti GIAMPIERO INGRASSIA torna ad interpretare il ruolo di Seymur ne LA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI - il primo musical italiano prodotto dalla Compagnia della Rancia con la regia di Saverio Marconi - che ha segnato nel 1989 il suo primo debutto in un genere che negli anni lo ha visto con successo protagonista di grandi titoli internazionali.

Sarà in scena con lui FABIO CANINO, già attore di esperienza nel teatro di prosa, che affronta con grande entusiasmo per la prima volta il musical, interpretando il ruolo di Mushnik.
Ad affiancarli nel ruolo di Audrey l’esplosiva BELIA MARTIN che torna in Italia dopo lo straordinario successo di Sister Act prodotto da Alessandro Longobardi.

Questa quarta edizione italiana, riadattata e diretta da PIERO DI BLASIO, vedrà nel ruolo della pianta Audrey II VEKMA K, una Drag Queen internazionale. A completare il cast EMILIANO GEPPETTI nel ruolo di Orin il dentista, tre strepitose coriste sempre in scena: GIOVANNA D’ANGI, STEFANIA FRATEPIETRO e CLAUDIA PORTALE e l’ensemble composto da 4 performer.


LA TRAMA
New Yorkanni ‘60. Seymour Krelborn lavora nel negozio di fiori del signor Mushnick insieme ad Audrey, la sua giovane collega. Quando Mushnik decide di chiudere il negozio per la poca clientela Audrey gli consiglia di esporre la strana piantina che possiede Seymour, presa in un negozio cinese durante un'eclissi.
In effetti la pianta, soprannominata da Seymur "Audrey 2", esposta in vetrina attira nuovi clienti, ma inizia a morire proprio quando gli affari del negozio migliorano, preoccupando Seymur che prova di tutto per farla star meglio. Nulla funziona, finché tagliandosi accidentalmente un dito scopre che Audrey 2 si nutre esclusivamente di sangue umano per vivere e crescere.
Diventato una celebrità, Seymour prova a chiedere ad Audrey di uscire con lui, ma lei rifiuta l’invito per via del suo fidanzato, il dottor Orin Scrivello, un sadico e violento dentista. In realtà Audrey segretamente ricambia l'amore che Seymour prova per lei.
Una notte, non appena Seymour chiude il negozio, Audrey 2, sempre più grande, inizia a parlare chiedendogli di ricevere più sangue, ma Seymour non è più in grado darle il proprio. Allora la pianta gli propone di uccidere la gente per nutrirla, promettendogli che in cambio lo farà diventare ricco e famoso. Inizialmente Seymour rifiuta l'orribile proposta, ma quando vede Audrey che viene maltrattata da Scrivello, cambia idea e decide di sacrificarlo. 
Da lì in poi gli eventi sfuggono di mano al povero Seymour in un susseguirsi di omicidi e risate, fino ad arrivare ad un finale inaspettato e “diverso”.


LA STORIA
Little Shop of Horrors, il musical basato sull'omonimo film del 1960 diretto da Roger Corman, debutta nel maggio del 1982 al Works Progress Administration Theatre di New York, per poi spostarsi nel luglio dello stesso anno all'Orpheum Theater, uno dei più importanti teatri Off-Broadway. La produzione, diretta dallo stesso Ashman, riceve critiche molto positive, vincendo diversi premi sia a New York che a Londra. Dopo 2.209 repliche, è il terzo musical più a lungo rappresentato nella storia dei teatri Off-Broadway.
Nel 2003 il musical fa il salto di qualità e debutta in un teatro di Broadway, il Virginia Theater, dove rimane in scena per quasi un anno.
Nel 1986 la trasposizione cinematografica diretta da Frank Oz ottiene due candidature agli Oscar: miglior canzone originale (“Mean Green Mother from Outer Space”, che insieme al brano che dà il titolo al musical e a “Skid Row”, “Somewhere That's Green”, “Suddenly Seymour” diventa una hit) e migliori effetti speciali.
In Italia il musical è stato prodotto per la prima volta dalla Compagnia della Rancia nel 1988 per la regia di Saverio Marconi e poi ripreso in diverse edizioni successive. Dopo 12 anni torna nei teatri italiani grazie a Viola Produzioni (in coproduzione con OTI - Officine del Teatro Italiano e con Bottega Teatro Marche) che ne ha riacquistato i diritti ed è pronta a presentarlo nella sua versione 2.0.


I NUMERI MUSICALI


ATTO I

  1. OPENING /PICCOLA BOTTEGA
  2. SKID ROW
  3. DA DOO
  4. CRESCERAI
  5. WSKID RADIO JINGLE
  6. IO NON CI CREDO
  7. QUEL POSTO LÌ
  8. QUI SI RINNOVA TUTTO
  9. DENTISTA
  10. MUSHNIK & CO
  11. FAME
  12. GAS
  13. FINE PRIMO TEMPO


II ATTO

  1. CHIAMI DOMANTTINA
  2. E ADESSO SEYMUR
  3. SUPPERTIME
  4. MEEK INHERIT
  5. QUINDI È DECISO
  6. LEXOTAN
  7. IO TI MANGERÒ
  8. QUEL POSTO LÌ reprise
  9. MORTE DI AUDREY
  10. MORTE DI SEYMUR
  11. FINALE  NON NUTRITE LE PIANTE

SALA UMBERTO
3 – 22 DICEMBRE 2019

Via della Mercede, 50 Roma
Dal martedì al venerdì ore 21, sabato ore 17 e ore 21, domenica ore 17,
Prezzi da 28 a 38 euro



Ufficio stampa Silvia Signorelli signorellisilvia@libero.it Mob. +39 338 9918303
Facebook: SiSicommunication - Twitter: @silviasignore Instagram: @sisi_comunication

sabato 9 novembre 2019

Ivan Talarico 10 novembre Angelo Mai , e date del tour

IVAN TALARICO IN BAND UN ELEFANTE ALL’ANGELO MAI

 Angelo Mai – Via delle Terme di Caracalla, 55 - ROMA DOMENICA 10 novembre – ORE 21,00

 Domenica 10 novembre, a sei mesi dall'uscita del suo disco Un elefante nella stanza, Ivan Talarico torna a calcare la scena romana, portando il suo concerto in band sul palco dell'Angelo Mai. Le canzoni dell'album, tragicomiche e sorprendenti, saranno alternate a nuove canzoni e note a margine. 
 Con lui sul palco Edoardo Petretti alle tastiere, Paolo Mazziotti al basso e Paolo Volpini alla batteria. IL DISCO Un elefante nella stanza (Folkificio, 2019) contiene 12 canzoni che sono state scelte tra i brani che Ivan da anni porta in concerto in tutta Italia, con la sua chitarra, tra teatri, locali, librerie, case, etc. "Canzoni leggere come nuvole in un giorno di pioggia", che affrontano con determinazione, poesia e ironia la realtà che ci circonda e ci invade, passando dall'incomprensione (di coppia, ma anche con gli altri e soprattutto con se stessi) all'impossibilità di vivere senza paure, dalla natura effimera e volubile dell'amore al fallimento degli ideali, alla consolazione delle piccole cose. Nel disco si affacciano anche tre canzoni onomatopeiche, che senza parole dicono molto più di quel che possa sembrare. "Tutto avrei voluto fare tranne un primo disco a 37 anni.” - racconta Ivan - “Ormai pensavo di essere arrivato tardi, quindi volevo lasciar perdere e progettare un esordio prematuro nella prossima vita. Ma ho scritto troppe canzoni e piano piano lo spazio in casa è finito. Canzoni nei cassetti, canzoni negli armadi, canzoni nella vasca da bagno. Allora mi sono convinto a fare un disco senza sapere in che modo. Per fortuna in quel momento ho incontrato Filippo". La produzione artistica è di Filippo Gatti (cantautore e già produttore di Bobo Rondelli, Riccardo Sinigallia…), che ha lavorato per trovare un suono che non perdesse la forza delle esibizioni dal vivo, maturata in anni di concerti, ma che andasse oltre per diventare autonomo e compiuto. La produzione esecutiva è di Gian Luca Figus, che inaugura con questo disco le uscite della neonata etichetta Folkificio. 

 INFO ANGELO MAI Viale delle Terme di Caracalla 55, Roma Domenica 10 novembre, ore 21.00

 Prevendite: http://bit.ly/TalaricoAngeloMai Ingresso con tessera Arci 2019/2020 + 7 euro di contributo all’attività INGRESSO RISERVATO AI SOCI TESSERATI ARCI 2019-2020 

 BIOGRAFIA Ivan Talarico è un cantautore e poeta, che unisce il linguaggio della canzone alla poesia, al teatro e al gioco. Ha pubblicato due raccolte poetiche con Gorilla Sapiens Edizioni, è stato ospite al Premio Tenco 2016, vincitore e miglior testo a Musicultura 2015. Ha scritto e interpretato cinque spettacoli teatrali con la sua compagnia "DoppioSenso Unico" e numerosi reading con lo scrittore Claudio Morici, portandoli in scena in molti teatri e spazi italiani. Dal 2017 conduce dei workshop di scrittura creativa, "Come smettere di scrivere per scrivere meglio", in varie città italiane. Il suo concerto “Il mio occhio destro ha un aspetto sinistro” presentato a gennaio 2018 al Teatro Vascello di Roma ha registrato un sold out ed è stato in tour in tutta Italia. A gennaio 2019 il nuovo lavoro “Freschibuffi e altre trasmigrazioni dell’anima”, in coppia con Morici, ha debuttato all'Auditorium Parco della Musica – Sala Petrassi. A maggio 2019 è uscito il suo primo disco “Un elefante nella stanza” (Folkificio) presentato al Monk di Roma con un concerto in band. Nel tempo libero colleziona lacrime di gioia. 

 UN ELEFANTE IN TOUR Al via il 10 novembre da Roma il tour invernale di Ivan Talarico Parte dall’Angelo Mai di Roma il tour invernale di Ivan Talarico. A sei mesi dall’uscita del suo primo disco, Un elefante nella stanza (Folkificio, 2019), Ivan continua a girare l’Italia con le sue canzoni. Le canzoni dell'album, tragicomiche e sorprendenti, saranno alternate a nuove canzoni e note a margine. Queste le nuove date annunciate: 10/11 Roma - Angelo Mai 29/11 Albenga - Festival "Su La Testa" 11/12 Genova - Aut Aut 13/12 Torino - Luna's Torta 18/12 Ravenna - Rassegna "Il silenzio del cantautore" 18/1 Milano - Ghe Pensi Mi 26/1 Perugia - Rassegna "Quindie" (date in continuo aggiornamento)   BIOGRAFIA Ivan Talarico è un cantautore e poeta, che unisce il linguaggio della canzone alla poesia, al teatro e al gioco. Ha pubblicato due raccolte poetiche con Gorilla Sapiens Edizioni, è stato ospite al Premio Tenco 2016, vincitore e miglior testo a Musicultura 2015. Ha scritto e interpretato cinque spettacoli teatrali con la sua compagnia "DoppioSenso Unico" e numerosi reading con lo scrittore Claudio Morici, portandoli in scena in molti teatri e spazi italiani. Dal 2017 conduce dei workshop di scrittura creativa, "Come smettere di scrivere per scrivere meglio", in varie città italiane. Il suo concerto “Il mio occhio destro ha un aspetto sinistro” presentato a gennaio 2018 al Teatro Vascello di Roma ha registrato un sold out ed è stato in tour in tutta Italia. A gennaio 2019 il nuovo lavoro “Freschibuffi e altre trasmigrazioni dell’anima”, in coppia con Morici, ha debuttato all'Auditorium Parco della Musica – Sala Petrassi. A maggio 2019 è uscito il suo primo disco “Un elefante nella stanza” (Folkificio) presentato al Monk di Roma con un concerto in band. Nel tempo libero colleziona lacrime di gioia. 
 www.ivantalarico.it
 https://www.facebook.com/italarico/ https://www.instagram.com/ivantalaricoff/ 
 Per ulteriori informazioni e interviste: Ufficio Stampa: Chiara Giorgi Cell. +39 347 3351416 Email: chiagiorgi@gmail.com 

venerdì 8 novembre 2019

GREASE Il Musical al Teatro Olimpico di Roma dal 19 novembre all'1 dicembre; il tour inizia il 15 novembre al Teatro Vaccaj di Tolentino

A grande richiesta nella stagione 2019/2020 Tutti pazzi per la GREASEMANIA! In Italia, il musical di Jim Jacobs e Warren Casey, prodotto da Compagnia della Rancia con la regia di Saverio Marconi, in più di 20 anni sui palcoscenici di ogni Regione, è un fenomeno che si conferma ogni sera, con più di 1.800 repliche per oltre 1.870.000 spettatori a teatro e torna in tour nei principali teatri italiani nella stagione 2019/2020: si parte il 15 novembre per un weekend all’insegna del tutto esaurito al Teatro Vaccaj di Tolentino (sede storica di Compagnia della Rancia), per poi arrivare al Teatro Olimpico di Roma, dove GREASE ha festeggiato le 1000 repliche nel 2008, dal 19 novembre al 1 dicembre. Seguono tante altre città in tutta Italia (tour completo su grease.musical.it) per poi concludere la stagione al Teatro della Luna di Milano dal 12 marzo al 5 aprile 2020. GREASE Il Musical è una festa travolgente che dal 1997 accende le platee italiane, e ha dato il via alla musical-mania trasformandosi in un vero e proprio fenomeno di costume “pop”, un cult intergenerazionale che non è mai stato così attuale ed è amatissimo anche dalle nuove generazioni. In oltre 20 anni di successi strabilianti in Italia, GREASE Il Musical si è trasformato in una macchina da applausi, cambiando il modo di vivere l’esperienza di andare a teatro. Oggi è una magia coloratissima e luminosa che si ripete ogni sera, una festa da condividere con amici e famiglie, senza riuscire a restare fermi sulle poltrone ma scatenarsi a ballare: un inno all'amicizia, agli amori indimenticabili e assoluti dell'adolescenza, oltre che a un'epoca - gli anni '50 – che oggi come allora rappresentano il simbolo di un mondo spensierato e di una fiducia incrollabile nel futuro. Si vedono tra il pubblico scatenarsi insieme almeno tre generazioni, ognuna innamorata di GREASE per un motivo differente: la nostalgia del mondo perfetto degli anni Cinquanta, i ricordi legati al film campione di incassi del 1978 con John Travolta e Olivia Newton-John (Paramount Network– il brand di Viacom Italia presente sul canale 27 del digitale terrestre – che a settembre ha mandato in onda il film nella versione con doppiaggio originale e celebrato la pellicola con una “Grease Experience” durante la Milano Movie Week, è Media Partner del Musical) e alle indimenticabili canzoni, h l’immedesimazione in una storia d’amore senza tempo, tra ciuffi ribelli modellati con la brillantina, giubbotti di pelle e sbarazzine gonne a ruota. Nella stagione 2019-2020 GREASE Il Musical porta sul palcoscenico due nuovi protagonisti, giovani e talentuosi interpreti. Danny Zuko ha il volto di Simone Sassudelli; classe 1995, formatosi alla SDM – Scuola del Musical di Milano. Si perfeziona negli Stati Uniti, dove frequenta alcune tra le migliori accademie teatrali e lavora in importanti produzioni come West Side Story, Victor Victoria, The Producers, Oliver. Al suo fianco, nel ruolo di Sandy, Francesca Ciavaglia, 23 anni diplomata alla Bernstein School of Musical Theatre di Bologna di Shawna Farrell, al suo primo ruolo da protagonista. GREASE, con la sua colonna sonora elettrizzante da Summer Nights a You're the One That I Want e le coreografie irresistibili, piene di ritmo ed energia, ha fatto innamorare (e ballare) intere generazioni, ed è stato capace di divenire fenomeno pop, sempre più vivo nella nostra estetica quotidiana, con personaggi diventati vere e proprie icone generazionali: un gruppo coinvolgente, capitanato da Danny Zuko (Simone Sassudelli), il leader dei T-Birds, innamorato diSandy (Francesca Ciavaglia), la ragazza acqua e sapone come Sandra Dee e Doris Day, che arriva a Rydell e, per riconquistare Danny dopo un flirt estivo, si trasforma diventando sexy e irresistibile. Insieme a loro, l’esplosivo Kenickie, (Giorgio Camandona) la ribelle e spigolosa Rizzo (Eleonora Lombardo), i T- Birds, le Pink Ladies, gli studenti dell’high school più celebre e un particolarissimo “angelo” (Nick Casciaro). Il tour 2019-2020 è, più che mai, all’insegna della “pura gioia di vivere”: Smeraldina, infatti, che fa di questo messaggio la sintesi perfetta della sua Acqua, incredibilmente pura, fresca, ottima al gusto (vincitrice, nel 2019, del premio come migliore acqua imbottigliata al mondo al 29° Berkeley Springs International Water Tasting), è official partner di GREASE Il Musical. Insieme, GREASE e SMERALDINA, sono attenti al futuro e alla sostenibilità, con la confezione Smeraldina Paper Water da 0,5 lt in tetrapak, che unisce un look accattivante a una grande versatilità: incredibilmente maneggevole, comodo da usare e da bere in tutte le occasioni… anche durante le prove o dietro le quinte dopo una coreografia travolgente! Grease nasce nel 1971 al Kingston Mines Chicago club, quando Jim Jacobs e Warren Casey decidono di realizzare un musical composto solo per chitarra; lo chiamano “Grease” per evocare i capelli imbrillantinati e lo stile degli anni ’50. “Fu a Chicago, Illinois, intorno a marzo-aprile 1970. Ad un party, quasi per gioco, tirai fuori alcuni dei miei vecchi 45 giri degli anni ’50. Queste canzoni apparvero subito alquanto datate a confronto con il funk psichedelico degli anni ’70, ma allo stesso tempo rappresentavano un cambiamento di velocità contro la melodia ripetitiva tanto cara in quei giorni. E fu così che proposi a Warren Casey la mia bizzarra idea: un musical a Broadway che utilizzasse la musica degli ultimi anni ’50. Warren sollevò la più ovvia delle domande: ‘Grandioso, ma di cosa tratterà lo spettacolo?’ Qualche birra più tardi l’idea mi balenò in mente: un salto indietro ai tempi d’oro del rock ‘n’ roll in una scuola superiore frequentata da giovanotti imbrillantinati e relative fidanzate. Un ritorno ad un genere di vita che appariva centrato sulle acconciature (oleose e appiccicose), sul cibo (economico, grasso, hamburgers e molli patatine fritte) e su favolose automobili fuori serie (sporche e infangate) o su qualsiasi altra cosa ‘unta’; decisi così di chiamarlo ‘Grease’. Inizialmente Warren non prese sul serio la cosa, asserendo che poteva essere solo un sogno, ma poi, quando venne licenziato dal suo impiego di direttore di filiale, decise di sedersi alla sua macchina da scrivere ed abbozzò una prima stesura della uu scena del pigiama party. Iniziò così la nostra collaborazione nel creare una storia che prendeva in giro tutti quei film hollywoodiani che celebravano il rock ‘n’ roll degli anni ’50. Warren (un ex insegnante di scuola superiore) scrisse i testi delle canzoni che parodiavano i suoni primitivi dei primi rockers mentre io (un ex studente imbrillantinato degli anni ’50) composi le melodie imitando gli originali. Un fatto poco noto: Grease è probabilmente l’unico grande spettacolo di Broadway interamente composto su chitarra.” Jim Jacobs Il musical ebbe un successo immediato e folgorante: GREASE debuttò Off Broadway all’Eden Theatre il 14 febbraio 1972 e nello stesso anno ricevette sette nomination ai Tony Award; nel giugno dello stesso anno lo spettacolo si trasferì trionfalmente a Broadway, prima al Broadhurst Theatre e poi al Royale Theatre dove rimase in scena ininterrottamente fino al gennaio del 1980. Per le ultime 5 settimane di rappresentazioni, si spostò infine al Majestic Theatre, dove, alla chiusura nell’aprile 1980, aveva collezionato 3.388 repliche. Un successo diventato un “classico” in tutto il mondo, che ha visto anche la consacrazione teatrale di grandi attori come John Travolta (interprete di un ruolo minore, prima di indossare il giubbotto di Danny Zuko nel celebre film del 1978 – diretto da Randal Kleiser e prodotto da Robert Stigwood, impresario dei Bee Gees – al fianco di Olivia Newton-John) e Richard Gere. La colonna sonora del film, solo dal 1991 (quando Nielsen Music ha iniziato a tracciare le vendite degli album) ha venduto più di 6 milioni di copie. Rimasta per settimane in vetta alle classifiche in molti paesi, continua ancora oggi a far ballare i più giovani e far sentire giovani gli adulti. La canzone “Hopelessly Devoted to You”, cantata nella versione cinematografica da Olivia Newton-John, ha ricevuto una nomination al premio Oscar per la migliore canzone originale nel 1979. Le canzoni aggiunte del film “You’re the One That I Want”, scritta da John Farrar, e “Grease”, scritta da Barry Gibb e interpretata da Frankie Valli, diventarono hit. Un successo planetario per il film, che ha incassato nel mondo più di 394 milioni di dollari. GREASE si è affermato come uno show di enorme successo anche nel West End, è tornato a Broadway nel 1994 e nel 2007 e ha avuto una moltitudine di edizioni in decine di paesi. Nel 2016 la produzione “Grease Live” sulla rete televisiva Fox ha visto un cast “all-star” composto da Julianne Hough (Sandy), Aaron Tveit (Danny) e Vanessa Hudgens (Rizzo); Didi Conn, la Frenchy del film del 1978, compare in un cameo nella scena del Burger Palace. 


 DI JIM JACOBS E WARREN CASEY REGIA SAVERIO MARCONI TOUR 2019/2020 15 -17 NOVEMBRE 2019 TOLENTINO (MC) - Teatro Nicola Vaccaj 19 – NOVEMBRE – 1 DICEMBRE 2019 ROMA – Teatro Olimpico 4 DICEMBRE 2019 SEREGNO (MB) – Teatro San Rocco 5 - 7 DICEMBRE 2019 GENOVA –Politeama Genovese 9 DICEMBRE 2019 CUNEO – Pala Ubi Banca 20 - 21 DICEMBRE 2019 PISTOIA – Teatro Manzoni 27 - 29 DICEMBRE 2019 TORINO –Teatro Alfieri 31 DICEMBRE 2019 – 1 GENNAIO 2020 PAVIA –Teatro Fraschini 2 -3 GENNAIO 2020 VERONA –Teatro Nuovo 4 - 5 GENNAIO 2020 FORLÌ (FC) –Teatro Diego Fabbri 8 - 9 GENNAIO 2020 AOSTA –Teatro Splendor 10 GENNAIO 2020 BERGAMO –Creberg Teatro 11 GENNAIO 2020 ALESSANDRIA –Teatro Alessandrino 16 GENNAIO 2020 SONDRIO –Teatro Sociale 17 - 18 GENNAIO 2020 COMO – Teatro Sociale 25 - 26 GENNAIO 2020 COSENZA – Teatro Rendano 11 FEBBRAIO 2020 TRENTO – Teatro Auditorium 12 - 13 FEBBRAIO 2020 PARMA – Teatro Regio 15 – 16 FEBBRAIO 2020 SENIGALLIA (AN) – Teatro La Fenice 27 - 28 FEBBRAIO 2020 LIVORNO – Teatro Goldoni 29 FEBBRAIO – 1 MARZO 2020 FIRENZE – Teatro Verdi 6 MARZO 2020 VARESE – Teatro di Varese 12 MARZO – 5 APRILE 2020 - MILANO - Teatro della Luna www.grease.musical.it Da martedì 19 NOVEMBRE a domenica 1 DICEMBRE 2019 INIZIO SPETTACOLI Martedì – mercoledì – giovedì – venerdì ore 21 Sabato ore 16.30 e ore 21 Domenica ore 18 BIGLIETTI IN VENDITA SU www.teatroolimpico.it SETTORE INTERO RIDOTTO RAGAZZI 4 – 14 ANNI POLTRONISSIMA S € 47,00 € 20,50 POLTRONISSIMA € 41,00 € 20,50 PRIMA BALCONATA € 35,00 € 20,50 POLTRONA € 35,00 € 20,50 GALLERIA € 28,00 € 20,50 INFO TEATRO OLIMPICO Piazza Gentile da Fabriano, 17 – ROMA Tel. 02 48857.7516 Info & Biglietti 063265991 – biglietti@teatroolimpico.it

martedì 5 novembre 2019

George Tabori al Teatro De' Servi MEIN KAMPF KABARETT

Presenta


MEIN KAMPF KABARETT  di George Tabori

con Giovanni Arezzo, Francesco Bernava, Egle Doria, Luca Fiorino, Alice Sgroi
scene e costumi Cristina Ipsaro Passione
assistente Gabriella Caltabiano
organizzazione Filippo Trepepi
Regia Nicola Alberto Orofino
Produzione Mezzaria Teatro

Dal 4 al 6 Novembre ore 21
Teatro de’ Servi


Alla riuscita  di uno spettacolo teatrale concorrono molti fattori, il primo e fondamentale è il testo, in questo caso l'autore George Tabori, lo ha scritto nel 1986 e portato in scena al Burg theater nel 1987, in un periodo in cui in Austria, c'era stato un netto volgere a destra grazie all'elezione come presidente della repubblica di Kurt Waldheim, che in gioventù aveva militato nelle partito nazionalsocialista. Il testo di Tabori, che fa il vero a quello di Hitler, è un testo stratificato, lo si può immaginare come una colonna di marmo, quindi un materiale forte come dovrebbe essere l'animo umano, ma con al suo interno tutta una serie di inserti di materiale più fragile, che rendono la colonna non più stabile, ma preda di mille dubbi. E' un testo sull'uomo, sulle sue debolezze, su quando queste debolezze possano influenzare ed influire sull'esistenza stessa non solo personale ma dell'umanità tutta. Tabori prende come spunto l'arrivo di Adolph Hitler ventenne in una Vienna di inizio secolo, quindi in piena Finis Austrie , giocando fra realtà e finzione, e infarcendo il testo di citazioni bibliche e shakesperiane, dipinge una realtà di consapevole decadenza, tipica della Vienna dell'epoca e estremamente pericolosa per ciò che avverrà a breve tempo. L'uomo al centro del testo è Schlomo Herzl, un bonario, in attesa che si compiano le sue fantasie, un uomo a metà, da una parte conosce le teorie avanguardistiche di Sigmund Freud, dall'altra è prigioniero delle sue paure. Il contesto ebraico della pièce, se per alcuni versi può sembrare contingente, in realtà a ben vedere è applicabile univesalmente, il concetto dell'attesa, il voler seguire i precetti religiosi ma a modo proprio, sono topos che nel mondo occidentale sono applicabili a qualsiasi credo.
Fino al 6 novembre al Teatro de' Servi nell'ambito della stagione  FUORI CLASSE, dedicata alla drammaturgia contemporanea , va in scena MEIN KAMPF KABARETT Per la regia di Nicola Alberto Orofino.
Questa messa in scena del testo di Tabori è molto bella, si respira un'atmosfera brechtiana, di teatro didattico, gli attori riescono perfettamente a tenere alto l'interesse del pubblico, e ieri durante i ringraziamenti, ho potuto notare quanto la compagnia tenga alla risposta degli spettatori.
Non è uno spettacolo facile, perchè richiede attenzione, ritmo, consapevolezza, coinvolgimento. Come ho già detto in precedenza è un testo molto stratificato, quindi richiede una grande lavoro sia da parte della compagnia ma anche dal pubblico
Lunga vita a MEIN KAMPF KABARETT
Miriam Comito



Debutta a Roma dal 4 al 6 novembre al Teatro de’ Servi, nell’ambito della stagione Fuoriclasse, dedicata alla drammaturgia contemporanea,MEIN KAMPF KABARETT 
di George Tabori con la regia di Nicola Alberto Orofino.

Un giovane ragazzo con la passione della pittura, arriva da Braunau sull’Inn a Vienna per tentare l’esame di ammissione all’Accademia di Belle Arti. Squattrinato, infreddolito e costipato, trova rifugio in un dormitorio in cui vivono l’ebreo Lobkowitz e l’ebreo Herzl.
Una storia come tante, se non fosse che quel giovane ragazzo altro non è che l’uomo che da lì a qualche anno avrebbe abolito ogni libertà in Germania, causato un conflitto mondiale e ucciso sei milioni di ebrei.
MEIN KAMPF di George Tabori è un testo complesso, ricco di riferimenti religiosi, storici, intellettuali. 
Giovanni ArezzoFrancesco BernavaEgle DoriaLuca FiorinoAlice Sgroi portano in scena una gigantesca riflessione sul senso della vita e della morte, della storia e della fantasia, della verità e della bugia. Niente è come sembra perché tutto si mischia, tutto si può dire, tutto può accadere, tutto si può fare dentro l’ospizio della signora Merschmeyer sito in Vicolo del Sangue a Vienna.
L’ ebreo Herzl conduce il gioco. Lui che è un grande bugiardo, passa il tempo ad aspettare. L’attesa, condizione esistenziale ebraica, è il suo modo di vivere la vita.
Nell’attesa e nel dubbio esplodono fantasia e creatività: le bugie diventano l’unico nutrimento irrinunciabile dell’ebreo Herzl. Da lui e con lui prorompono in palcoscenico un ventaglio di personaggi stra-ordinari, forse frutto della sua fantasia. L’ebreo Lobkowitz che crede di essere  Dio, la vergine Gretchen, la più intima proiezione di Herzl, contemporaneamente sogno d’amore e di erotismo, rappresentante di un mondo femminile che vorrebbe appagarlo, ma lo spaventa. Le giornate scorrono all’interno dell’ospizio viennese, le relazioni sempre più forti, le riflessioni sempre più argute, e ,quando sembra che un’improbabile quanto auspicabile amicizia sia ormai nata tra l’ebreo Herzl e il giovane “ariano” di Braunau sull’Inn, arriva la signora Morte per prendersi il futuro Fuhrer, quale suo aiutante prediletto. La storia non si modifica, il futuro degli uomini è segnato dentro il taccuino che la cieca signora dell’Aldilà consulta per avvisare i clienti che l’ora è giunta. Il senso della Storia rimane interdetto, meraviglie e orrori del passato e del futuro che verrà, non possono trovare spiegazioni umane.
MEIN KAMPF, rovesciando completamente l’omonimo libro del Fuhrer, è una lezione di vita, perché di attesa e d’incapacità di leggere e ragionare sugli accadimenti della nostra esistenza, di frustrazioni e inumanità, di bramosia di potere e leaderismo siamo ammalati in tanti, oggi come ieri. In un contesto del genere, tutto può accadere anche oggi, come quando in quel tempo non tanto lontano.
Ho aggiunto il sottotitolo KABARETT, al titolo MEIN KAMPF del testo di Tabori”- annota Nicola Alberto Orofino. “Il Kabarett, da un punto di vista tematico e stilistico faceva spessissimo uso della satira, soprattutto affrontando argomenti legati alla società e alla politica, non ultimo il nazismo. Inoltre l’antisemitismo dilagante in quegli anni colpì duramente anche la comunità degli artisti del Kabarett, perché molti di loro erano ebrei. L’ironia a tratti feroce che pervade il testo, mi ha fatto pensare che questa forma di spettacolo tanto si avvicina allo spirito dell’opera. Infine ho preferito usare il termine Kabarett a Cabaret nel rispetto di una differenziazione proposta dagli stessi studiosi e artisti tedeschi dell’epoca: cabaret indica solo gli spettacoli più piccanti e di grana grossa, mentre il termine Kabarett sarebbe riservato agli intrattenimenti di satira sociale e politica.
E intrattenimento di satira sociale e politica mi sembra la definizione più giusta per il tipo di lavoro intrapreso.”



TEATRO DE’ SERVI
Via del Mortaro, 22
Roma 00187
Info e Prenotazioni: 06 6795130
promozione@teatroservi.it

BIGLIETTI:

Intero: 18€
Ridotto: 15€
Under 35: 12€

venerdì 6 settembre 2019

Al via Short theatre 2019


SHORT THEATRE 2019
VISIONE D'INSIEME
XIV edizione
6 – 14 settembre 2018
anteprima 5 settembre
ROMA
La Pelanda | WeGil | Teatro Argentina | Teatro India | Carrozzerie n.o.t.
con:
Alessandra Di Lernia | Alessandro Sciarroni | Alex Cecchetti | Angélica Liddell/École des Maitres | Anne Lise Le Gac & Arthur Chambry | Barokthegreat  Claudia Castellucci |  Deflorian/Tagliarini | DOM- + Boato\Danesin | Encyclopédie de la Parole | Françoise Vergès | Invernomuto | Jaha Koo | Kader Attia  Kiddy Smile | Lady Maru/Kybbe/Bob Corsi |  Lancelot Hamelin/The Light House Project | Manuela Cherubini | Marie Losier | Marta Cuscunà | Mk | Motus | nora chipaumire | Nyamnyam | OHT_Little Fun Palace | OKO DJ Panorama Roma | Panzetti/Ticconi | Ricardo Dias Gomes | Samira Elagoz | Sara Leghissa/Strasse + Carlo Fusani | Shawala | Sirna/Pol | Sotterraneo | Tropicantesimo
(Marta Cuscunà - Il canto della caduta - foto di Daniele Borghello)
(Jaha Koo - Cuckoo)
(Alessandro Sciarroni - Augusto - foto di Alice Brazzit)
(Kiddy Smile - foto di Nico Bustos)
La ritualità ipnotica del Leone d’Oro 2019 Alessandro Sciarroni e la discesa profonda negli abissi delle relazioni uomo-donna della finlandese/egiziana Samira Elagoz. Le mappature musicali e politiche di Invernomuto e l’house senza confini del principe del voguing Kiddy Smile. La censura dentro e fuori di noi analizzata dal più volte premio Ubu Manuela Cherubini e l’epica della resistenza femminile di Marta Cuscunà. La riflessione sul corpo postcoloniale sviluppata dall’artista visivo Kader Attia e quella sul corpo come archetipo pop nella performance di nora chipaumire. L’inventario delle parole di un territorio restituito da un juke box umano nell’Encyclopédie de la parole di Jorise lacoste e Elise Simonet e il catalogo di sogni e incubi stilato da Lancelot Hamelin per Italian Dreams, parte del suo progetto The Light House Project.
Sono soltanto alcune delle molteplici traiettorie esplorate da Short Theatre 2019 - uno dei più importanti appuntamenti sul piano internazionale con le performing arts e la creazione contemporanea - che dal 6 dal 14 settembre animerà la Capitale negli spazi de La PelandaWeGilTeatro ArgentinaTeatro India e Carrozzerie n.o.t.
9 giorni per assistere alle creazioni e alle visioni di (oltre agli artisti già citati) Alessandra Di Lernia, Alex Cecchetti, Angélica Liddell, Anne Lise Le Gac & Arthur Chambry, Barokthegreat, Claudia Castellucci, Deflorian/Tagliarini, DOM- + Boato\Danesin, Ginevra Panzetti/Enrico Ticconi, Jaha Koo, Marie Losier, Mk, Motus, Nyamnyam, OKO DJ, Sara Leghissa/Strasse + Carlo Fusani, Shawala, Sirna/Pol, alle sonorizzazioni di Tropicantesimo, alle riflessioni di Panorama Roma e alla programmazione speciale di OHT_Little Fun Palace.
Titolo di questa edizione: Visione d’insieme. Ovvero quella prospettiva che sa mettere in relazione le tracce diverse di una realtà sempre più complessa, quella capacità di far dialogare le stratificazioni della Storia con ciò che accade nel presente, attraverso uno sguardo sempre aperto e inclusivo. Essere disponibili a rovesciare le prospettive per mantenere sempre vivo il percorso di indagine. La visione d’insieme è l’unico sguardo possibile di fronte alla complessità delle società contemporanee. La visione d’insieme è il contrattacco creativo a chi costruisce la rappresentazione semplificata del mondo per spianare la strada a percorsi autoritari.
Grande novità di questa edizione l’inaugurazione, grazie alla collaborazione con la Regione Lazio, di un nuovo centro di vita del festival: gli spazi di WeGil che ospiteranno i primi due giorni di programmazione di Short Theatre 2019, il 6 e 7 settembre. Un flusso ininterrotto di performance, installazioni, listening session e momenti di riflessione abiterà lo storico palazzo di Trastevere per far dialogare le forme razionaliste ideate dall’architetto Moretti nel 1933 con il presente della città, attraverso una pratica di ri-significazione dello spazio pubblico.
In tutto questo si inseriscono il consolidamento della collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo, che si traduce nella coabitazione all’interno della Pelanda – che ospita la gran parte della programmazione del festival – già a partire dalle attività di questa estate e la partecipazione ad altri due progetti europei, INFRA e Festival of the Future, che si aggiungono a Fabulamundi Playwriting EuropeMore Than This e Shift Key.
Short Theatre rafforza inoltre il dialogo con alcune realtà artistiche e istituzioni culturali nazionali e romane - Teatro di Roma, Carrozzerie n.o.t, NEROFanfulla 5/a, il Modulo Arti del Master in Studi e Politiche di Genere di Roma Tre, Da.Re – Dance Research, Dominio Pubblico – per stratificare ulteriormente la propria offerta artistica e accogliere una comunità di spettatori sempre più ampia, configurandosi come snodo nevralgico del dialogo fra realtà culturali e amministrazione nella rigenerazione del territorio.
Short Theatre 2019 è ideato e organizzato da AREA06 con la co-direzione di Fabrizio Arcuri e Francesca Corona, è realizzato con il sostegno di MiBAC e Regione Lazio e il patrocinio di Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Azienda Speciale Palaexpo. Si svolge in collaborazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Carrozzerie n.o.t, con il supporto di Acea SpA, Institut Français Italia, Villa Medici, Accademia di Spagna Roma, Istituto Cervantes Roma, Institut Ramon Llull.
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Programma

Dopo la consueta anteprima di giovedì 5 settembre all’Accademia di Spagna con il duo milanese di artisti e ricercatori Invernomuto e il producer e dj Hugo Sanchez, Short Theatre 2019 si apre con un flusso continuo di creazioni che per due giorni – il 6 e 7 settembre -  riempiranno gli spazi di WeGil, edificio che subito offre lo spunto per riflettere sulla controversa eredità architettonica del fascismo e del colonialismo. Attraverso i linguaggi e le pratiche performative degli artisti, il festival vuole attivare un processo di rilettura e riscrittura di un luogo e di ciò che rappresenta. Ma non saranno solo gli artisti a intervenire, perché Short Theatre intende condividere questo percorso anche con alcune figure del mondo intellettuale come Simone Frangi, teorico, curatore e direttore artistico di Viafraini, la scrittrice Igiaba ScegoIlenia Caleo e Isabella Lo Pinto, curatrici del Modulo Arti del Master in Studi e Politiche di genere di Roma Tre, e la redazione di NERO.
I temi della decolonizzazione, dei corpi e delle identità ai margini, del privilegio e dominio bianco giunto oramai a un punto critico, sono affrontati direttamente da Kader Attia, artista visivo franco-algerino attivo nelle principali gallerie e musei internazionali, nel suo film-documentario The Body’s Legacies, Part 2: The Postcolonial Body che verrà proiettato nelle due giornate del festival al WeGil. Presentato alla biennale d’arte Manifesta di Palermo nel 2018, The Postcolonial Body scava dentro il concetto di corpo migrante nelle società occidentale esponendo i tratti che gli sono stati attribuiti. Allo stesso modo, nasce dalla riflessione sull’incontro tra il pensiero femminista e quello sulla decolonizzazione il lavoro della politologa militante Françoise Vergès, attiva insieme ad Attia nel collettivo artistico Décoloniser les arts, che terrà una lectio magistralis il 7 settembre in collaborazione con il Modulo Arti del Master di Studi e Politiche di Genere di Roma Tre e NERO, a partire dal suo ultimo testo Féminisme décolonial. Con un taglio completamente diverso ma nello stesso ambito si muove Black Med, listening session-installazione sonora di Invernomuto in programma il 6 settembre che assume la nozione di Mediteranneo nero proposta dalla studiosa Alessandra Di Maio, e la esplora attraverso la cultura musicale, ricostruendo la mappa labirintica in cui i ritmi, le sonorità, le estetiche attraversano il Mediterranneo, per ribaltarne l’impronta bianca e occidentale. Lo sguardo sull’identità, i corpi e le dinamiche di dominio si sposta poi sul mondo arabo con la presentazione di Burning Play- Passo#1 di Manuela Cherubini, conferenza-spettacolo in scena il 7 settembre al WeGil. Burning Play - Passo#1 è un progetto in fieri sulla figura della scrittrice egiziana Nawal Al Sa’adawi, a partire dalla sua commedia God Resigns at The Summit Meeting, scritta nel 1996 e mai rappresentata. La commedia è stata bruciata “affinché il libro non esista più”. Burning Play - Passo#1 è uno spettacolo su una commedia che non si può rappresentare. Perché è stata distrutta col fuoco. Perché quel che ne resta brucia ancora tanto che nessuno lo vuole toccare.
A ribaltare di nuovo la prospettiva ci penserà poi nora chipaumire, artista e coreografa dello Zimbabwe attiva negli Stati Uniti. Nelle prime due sere del festival, nora presenterà in prima nazionale 100% POP, uno dei tre capitoli della sua live perfomance album dedicata alle icone dei suoi anni di formazione nello Zimbabwe ­- in questo caso Grace Jones –, nella quale l'energia della musica punk e new wave degli anni '80 si mescola con il suono delle radio africane, la povertà, la vita rurale. A scandire la temperatura dei due giorni di Short Theatre 2019 a WeGil arriverà poi Bermudas, la coreografia “atmosferica” di MK di Michele Di Stefano, che sarà presentata anche nella versione estesa di Bermudas Forever; il Love Bar di Alex Cecchetti, un luogo sospeso tra il miraggio, lo storytelling e il palco teatrale in cui dissetarsi con cocktail a base di erbe locali preparati dall’artista in cambio di storie d’amore e racconti di emozioni; l’installazione performativa site-specific 8000 anni dopo di Nyamnyam, collettivo di filosofi ed artisti di Barcellona che interroga le origini dell’agricoltura, vero punto di svolta nell’indirizzare il corso dell’umanità, alterandone la narrazione e attivando una diversa memoria a partire dal contesto locale. Protagonista del dj set di inaugurazione del festival il 6 settembre infine sarà OKO DJ, giovane cosmopolita originaria di Parigi. Conduttrice radiofonica, animatrice di serate underground della scena queer francese, OKO DJ nei suoi set ama rompere i rigidi schemi del clubbing, mescolando generi ed estetiche attraverso il proprio stile unico e pieno di brio.
Domenica 8 settembre il festival si sposta nella sua location principale, La Pelanda, e al Teatro Argentina per la prima delle due repliche dell’attesissimo Augusto, ultimo lavoro del Leone d’Oro alla carriera per la danza Alessandro Sciarroni. Presentato nell’ambito della collaborazione fra Short Theatre e Grandi Pianure, la rassegna dedicata alla danza contemporanea del Teatro di Roma, curata da Michele Di Stefano, Augusto raccoglie il gesto quotidiano del ridere e lo trasfigura in un’unica parossistica espressione di gioia, euforia, commozione, sofferenza, rabbia e paura. Uno spettacolo sul bisogno di sentirsi amati in maniera incondizionata e sul dolore. Un omaggio alla figura dell’Augusto: il clown, il fool, l’idiota che combina sempre guai e che si orina addosso, sempre ubriaco, col naso rosso, e che ride di tutto. Ma “augusto” significa anche imperiale, regale, autorevole, ed è il nome del primo imperatore romano. In  scena l’8 e 9 settembre alle 21 al Teatro Argentina.
Alla Pelanda il programma si apre nel primo pomeriggio con Panorama Roma, format nato nel 2018 per creare una zona di condivisione, di ricerca e di riflessione sulle urgenze e le necessità della comunità artistica romana. Gli artisti sono invitati a condividere alcuni momenti del loro processo creativo anche in relazione alle condizioni di produzione. A fare il punto della situazione, in questa terza edizione di Panorama Roma, saranno la coreografa Premio Ubu 2018 per la danza Silvia Rampelli/Habillé d’eau, la giovane emergente Marina Donatone, l’artista visivo di fama internazionale Andreco, la regista Fabiana Iacozzilli, il collettivo nomade di architetti Stalker, il duo di artisti Malombra. Short Theatre 2019 ospiterà poi il debutto della prima produzione nata nell’ambito di Panorama Roma: Speranza contro speranza della regista e drammaturga Alessandra di Lernia. La giornata dell’8 settembre alla Pelanda si concluderà infine con il live di un innovatore della scena brasiliana fin dagli anni ’90, Ricardo Dias Gomes, già bassista di Caetano Veloso.
Si rimane in atmosfera sudamericana anche il giorno seguente, lunedì 9 settembre alla Pelanda, con la proiezione in prima nazionale di Cassandro, the Exotico!, opera filmica della danzatrice, artista e regista francese Marie Losier, abituale frequentatrice di festival cinematografici come quello di Berlino, di Rotterdam e di Tribeca a New York e di gallerie come la Tate Modern di Londra, il Centre Pompidou di Parigi e il MOMA della Grande Mela. Il film è un ritratto di Cassandro, la star più eccentrica dello sgargiante e appariscente  mondo della Lucha Libre, il wrestling messicano. Cassandro è il re degli Exòticos, i wrestler gender bender e crossdresser che combattono il pregiudizio. Un animale da combattimento, un pluripremiato campione del mondo, che spinge il suo corpo oltre i limiti nonostante i suoi capelli laccati, il suo mascara e le sue ciglia perfettamente incurvate. La serata del 9 settembre si chiude con le sonorità di una Giamaica immaginaria del Rootsvibes djset curato da Lady Maru, Enrico Kybbe e Bob Corsi.
Formati differenti, eterogeneità dei linguaggi, sguardo prismatico per interrogare le tante dimensioni della contemporaneità. È la Visione d’insieme di Short Theatre 2019, al cui interno troviamo il racconto del quotidiano, con le sue solitudini e cortocircuiti relazionali, che attraversa e connette lo spazio geografico globale a partire dalle storie individuali. È il caso di Jaha Koo – artista sudcoreano ma attivo a Ghent – che in Cuckoo, in scena il 10 e 11 settembre alla Pelanda, ripercorre la storia recente Corea del Sud e riflette sul tema dell’isolamento e del suicidio nella società sudcoreana in compagnia di un cuoci riso elettrico. Data unica invece, il 10 settembre, per I giardini di Kensington del giovane duo Sirna/Pol, un viaggio nell’intimità consuetudinaria di una coppia qualsiasi, fatta di complicità, piccole noie, litigiosità, gesti d’amore che fanno traballare il modello sociale – binario e normativo – a cui si pensava di aderire.
L’11 e 12 settembre si rimane in ambito di storie individuali e di relazioni umane in Cock, cock…who’s there?, intenso spettacolo-conferenza-documentario in cui l’artista egiziano-finlandese Samira Elagoz condivide la sua ricerca - nata in seguito a una vicenda personale di abuso - sul dating online, l’autodeterminazione femminile, il consenso e la violenza sessuale, passando in rassegna l'intero spettro delle relazioni uomo-donna - dall'intimità alla brutalità - e trascinando con sé il pubblico nella riflessione sull’ambiguità radicale che le contraddistingue, oltre ogni moralismo (lo spettacolo è sconsigliato ai minori di 16 anni)
La femminilità e la sua relazione antropologica con la comunità sono poi al centro di Il canto della caduta di una delle più significative esponenti della scena contemporanea italiana, Marta Cuscunà. In scena il 10 settembre alla PelandaIl canto della caduta prosegue idealmente il discorso iniziato con la Trilogia delle Resistenze femminili e raccoglie un orizzonte di pensiero che continua a tramandarsi nonostante millenni di patriarcato. Il mito di Fanes, infatti, è una antichissima tradizione popolare dei Ladini, una minoranza etnica delle Dolomiti. È un ciclo epico che racconta di un regno pacifico guidato da regine e distrutto dall’inizio di una nuova epoca del dominio e della spada. È il canto nero della caduta nell’orrore della guerra. Sulla scena, l’immaginario ancestrale prende vita grazie ai pupazzi e ai corvi meccanici realizzati dalla scenografa Paola Villani, in un progetto artistico che cerca di unire la tradizione del teatro di figura ai principi di animatronica e alla componentistica industriale.
La visione d’insieme si snoda poi attraverso tutti quei dispositivi che mettono sotto la propria lente lo stesso linguaggio artistico, svelandone convezioni e dinamiche,  come ad esempio fa Chroma keys, l’ultima produzione “meta-filmica” dei Motus in cui vediamo Silvia Calderoni agire davanti al green screen dei set cinematografici, sabotando la cornice dello schermo in una incursione dentro la meraviglia della finzione e i suoi vecchi “trucchi” stereoscopici (alla Pelanda dal 12 al 14 settembre); oppure entrando direttamente all’interno del processo creativo, come fanno Deflorian/Tagliarini in Scavi, in cui Daria Deflorian e Antonio Tagliarini restituiscono le scoperte fatte durante la fase di indagine del lavoro compiuto per Quasi niente, ispirato a Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni (dal 10 al 14 settembre a Carrozzerie n.o.t.); o ancora indagando direttamente il sistema teatro, attraverso le interviste che Sotterraneo conduce ad alcuni dei protagonisti della scena artistica italiana in Talk Showformat che risponde all’esigenza di incontrare altri artisti e di interrogarsi reciprocamente sul senso di questo mestiere al tempo della rivoluzione digitale (10 settembre a Carrozzerie n.o.t, 11 e 12 settembre alla Pelanda). 
Il 12 settembre nella zona esterna della Pelanda ci sarà inoltre la possibilità di reinventare lo spazio, il tempo e le atmosfere con la serata danzante Shawala, habitat di connessione curato dal trio Bonetti/Cabiddu/Cuttica (WOW e Fanfulla 5/a).
La trasformazione delle pratiche artistiche, la commistione delle lingue e la manipolazione delle materie e delle possibilità espressive articolano lo scenario mutevole che prenderà vita alla Pelanda anche con la performance DUCTUS MIDI dei marsigliesi Anne Lise Le Gac e Artur Chambry, in programma il 12 e il 13 settembre, che recupera il principio medievale del “ductus” (con il quale si indicava una modalità libera di pensare e muoversi a partire dallo sviluppo di una traiettoria, piuttosto che dalla pianificazione della stessa) per generare sulla scena ibridi incantevoli: immagini acustiche, strumenti da ballo, palazzi della memoria, mappe che sembrano dipinti. Dipinti e tracciati fuori dall’ordinario sono poi quelli con cui Sonia Brunelli del duo Barokthegreat costruisce la sua danza forsennata, astratta e fantasmatica in GHOST – Lucifer wants to sell, solo che parte dallo studio del “footwork”, sottocultura e street-dance nata negli anni ’90 a Chicago, in scena venerdì 13 settembre. Con una musica sparata a ritmi mozzafiato, i migliori footworkers leggono la musica come una mappa, riuscendo a incorporare nei movimenti le variazioni più sottili di dinamica e ritmo. E mozzafiato sarà anche il dj set, per la prima volta in Italia, di Kiddy Smile, dj della periferia parigina, guerriero da ballroom, producer, attore e icona LGBTQ noto come “il principe francese del Voguing”, che il 13 settembre trasformerà La Pelanda in uno straordinario spazio di libertà.
Nel segno delle forme archetipiche si inscrivono i due progetti del 14 settembre, sempre alla Pelanda. In All’inizio della città di Roma Claudia Castellucci esplora la matrice del nostro vivere collettivo in un’azione coreografica che risale alle radici dell’Occidente guardando alla nascita di una delle più estese civiltà europee: quella Romana, osservata non dal punto di vista dell’estasi della conquista ma come società che ha dovuto costruire un modello di convivenza. La traiettoria della tradizione e dell’archetipo è anche quella percorsa dal giovane duo coreografico di Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, che con il loro Harleking, esplorano la figura dell’Arlecchino della Commedia dell’arte e ne portano alla luce una specifica qualità ipnotica, in cui i contenuti, spesso estremi ed opposti, si fondono in un sistema metamorfico fluido dove tutto può accadere.
La XIV edizione di Short Theatre fornisce poi un’ulteriore occasione di incontro con il contesto specifico della città, attraverso la proposta di alcuni progetti site-specific che attiveranno – o hanno già attivato in questi mesi – percorsi immaginifici di riscrittura dei territori e del loro bagaglio collettivo di simboli, significati, esperienze. Primo tra tutti, JUKEBOX_Roma di Encyclopédie de la Parole con la regia di Joris Lacoste e la direzione artistica di Elise Simonet - prodotto nella sua versione italiana da Échelle 1:1Short Theatre, Teatro di Roma – Teatro NazionaleFondazione Teatro Metastasio/Contemporanea FestivalSardegna Teatro/10 Nodi Festival nell’ambito del network I.N. Italia in collaborazione con la Francia in Scena, stagione artistica dell’Institut français Italia / Ambasciata di Francia in ItaliaJUKEBOX è un solo pensato per un singolo spazio geografico: una città, i suoi abitanti e la lingua che condividono. Se io vivo a Roma, Prato o Cagliari, quali sono le differenti forme di discorso che mi attraversano in un determinato giorno? La drammaturgia dei materiali orali raccolti da 7 raccoglitori locali con il coordinamento di Francesco Alberici sarà interpretata venerdì 13 e sabato 14 settembre da Monica Demuru, sorta di jukebox umano che esplorerà con il pubblico i modi con cui una comunità rappresenta sé stessa. L’elaborazione dell’immaginario di un territorio si rovescia nella ricostruzione del materiale onirico collettivo nel progetto Italian Dreams realizzato dall’autore francese Lancelot Hamelin nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe, che dopo aver raccolto sogni e incubi degli abitanti di un quartiere di Roma, Tor Sapienza, li ha assemblati in una forma drammaturgica a metà tra scrittura teatrale ed indagine sociologica attraverso un processo laboratoriale condiviso con attori, autori e appassionati dell’universo onirico, che ne daranno restituzione giovedì 12 e venerdì 13 settembre. Ad intervenire nel territorio sarà poi TONIGHT NOT POETRY WILL SERVE, talk fuori formato di Sara Leghissa/Strasse che si sviluppa nel corso di più giorni del festival, e il cui testo viene esposto nello spazio pubblico attraverso una pratica che riflette sul confine labile tra legalità e illegalità, tra privilegio e resistenza, tra tempo storico e presente in emersione.
Anche quest’anno inoltre prenderà vita la co-abitazione tra Short Theatre e altre entità artistiche e organismi di curatela nella sezione dei Progetti in Residenza. Torna la roulotte di Little Fun Palace di OHT di Filippo Andreatta e Salvatore Pelusoluogo effimero di aggregazione che nasce in omaggio al “Fun Palace”, il leggendario progetto dell’architetto Cedric Price e della regista teatrale Joan Littlewood che negli anni Sessanta volevano realizzare un’università della strada, un laboratorio del divertimento. Little Fun Palace ospiterà al suo interno una programmazione quotidiana speciale, in cui la comunità del festival potrà ritrovarsi a seguire delle reading sessions, godere di ascolti musicali in cuffia, consultare i volumi di una piccola biblioteca costruita ad hoc.
Ad accompagnare i nove giorni di programmazione di Short Theatre 2019, infine, ci sarà anche quest’anno Tempo Libero, la sezione che dalla scorsa edizione il festival dedica alla formazione e che si concentra quasi interamente negli spazi del Teatro India, con un denso programma di workshop e a laboratori aperti a tutte e tutti e gratuiti.
A celebrare il rito di chiusura di Short Theatre 2019 sabato 14 settembre sarà ancora una volta Tropicantesimo, l’installazione sonora in cui il corpo è al centro di una esperienza e una drammaturgia imprevedibile, carillon bello e malefico che incarna i suoni e i ritmi tribali della fascia equatoriale, immaginati e sognati, ritagliati e scoperti.
SHORT THEATRE 2019
6 - 14 settembre | ROMA
La Pelanda - Mattatoio di Roma, Piazza Orazio Giustiniani 4
WEGILLargo Ascianghi 5
Teatro ArgentinaLargo di Torre Argentina, 52
Teatro IndiaLungotevere Vittorio Gassman, 1
Carrozzerie n.o.t., via Panfilo Castaldi, 28