domenica 22 maggio 2016

ANNABEL BALLATA ANORESSICA PER MANICHINI BULLI Recensione

Fenice dei Rifiuti

ANNABEL
Ballata anoressica per manichini bulli



ANNABEL BALLATA ANORESSICA PER MANICHINI BULLI è uno spettacolo che contiene in se una forza straordinaria, una forza che è allo stesso tempo, esplodente e implodente. Annabel il personaggio interpretato da Michela Giudici è un' adolescente normale, non ha particolari pregi, ma neanche particolari difetti, è solamente cicciottella ed ha i capelli di un colore evidente, cosa che alle scuole medie, fucina di super donne sviluppate precocemente non la rende "popolare". La ragazza, tenta, attaverso varie azioni di porre il suo essere se non al centro dell'attenzione della sua classe, almeno in una posizione in luce...ma non ce la fa. La delusione segnerà l'inizio di, una già latente, tendenza verso l'autodistruzione che la porterà a scendere sempre più nei gironi infernali dell'anoressia e della bulimia. Il testo scritto dalla stessa Michela Giudici è molto forte, frutto di uno studio che l'attrice/ autrice ha fatto in materia, e mette in luce il processo mentale che porta una ragazzina normale a diventare un' adolescente a rischio di morte.Si nota molto, nel testo, il completo distacco dalla realtà di Annabel dalla realtà o meglio, il voler per forza costruirsi un mondo dove non c'è l'imprevisto, dove è tutto già programmato, geometrico, ristretto, senza orizzonti aperti, senza variabili che possono ferire... in poche parole l'esatto contrario del mondo normale. La messa in evidenza che Annabel non è buona e i suoi compagni di classe, che la prendono in giro sono cattivi, probabilmente lei al posto loro avrebbe fatto lo stesso. L'adolescenza è un'età molto particolare in cui, purtroppo nella maggior parte dei casi no si è ancora sviluppata la sensibilità verso gli altri, ma prevale il bisogno perché di tale si tratta di essere popolari. Auguro a questo spettacolo, di poter essere messo in scena non solo nei luoghi preposti: teatri, spazi culturali, ma nelle scuole.
Miriam Comito




Annabel ha 15 anni e domani sarà troppo grassa per andare a scuola. Troppo grassa e troppo rossa.
Si chiuderà nella sua stanza piena di colori e inizierà la sua nuova vita.
Nel suo mondo perfetto e colorato, Annabel gioca, ride. Cinica, fredda, ingenua, dolce, spaventata, arrabbiata, determinata. Lucidissima. La fede incrollabile nell’autodistruzione.
Addominale n° 1
Addominale n° 2
Addominale n° 3000
Un giorno dopo l’altro.
Quante calorie bastano per sopravvivere?
500. Un pacchetto di caramelle.

Pochi essenziali elementi di scena per concentrare l’attenzione sui pensieri e sulle emozioni di una ragazza che dopo le continue vessazioni da parte dei suoi compagni di classe per il suo aspetto fisico e il colore rosso dei suoi capelli, decide con una lucidità disarmante di sottoporre se stessa a un regime alimentare ferreo e di annientarsi con una estenuante attività fisica.
La vediamo solo a casa sua, solo nella sua cameretta, solo sola.
La drammaturgia prosegue a quadri, su due binari: quello della geometria e quello della vita.
La geometria è Annabel, la dieta è geometria, l’allenamento è la perfezione, la disciplina è l’unica possibilità di salvezza. Tutto il resto è la vita reale: confusione, una massa di suoni fastidiosi, di rumori assordanti, di movimenti sconnessi, di azioni e di gesti fuori controllo.

Annabel costruisce una barriera tra sé e il pubblico con i metri da sarta che usa per misurarsi la circonferenza, con i libri che ama di una scuola che odia, con i righelli dritti, perfetti e geometrici (come vorrebbe essere) e con gli evidenziatori ciccioni e colorati (come è). 
Il pubblico è tutto intorno a lei e lei più volte supera la barriera, si avvicina agli spettatori e li tocca, si fa toccare, li coinvolge nei suoi giochi. E poi velocissima ritorna nel suo quadrato, nella sua gabbia, nella sua boccia di vetro, come la chiama lei (perché lei è in realtà un pesciolino rosso), nella contraddizione di queste situazioni in cui, affermando la propria solitudine, si lancia in realtà un grido d’aiuto verso gli altri.

Ispirato a una storia vera.

NOTE DI REGIA
L’idea per questo spettacolo è nata 4 anni fa, quando la mia età anagrafica era molto vicina a quella della protagonista durante gli avvenimenti della storia. Io ne avevo 18, lei 15, entrambe a contatto con il mondo del liceo. Io, fortunatamente, non sono mai stata vittima di atti di bullismo né prossima all’anoressia, ma da sempre ero interessata a questi due temi così delicati e, soprattutto il primo, troppo spesso ignorati.
L’incontro con la storia di Annabel ha fatto scattare in me una scintilla.
Inizialmente immaginavo uno spettacolo di gruppo, ma più scrivevo, più mi accorgevo che erano superflue tutte quelle presenze. Annabel è sola quando viene derisa per i suoi capelli rossi e per la circonferenza della sua vita, è sola quando si allena, è sola quando mangia (anzi, quando non mangia). Perché quindi inserire altri attori? Annabel è sola, nonostante sia circondata da moltissime persone. E quelle moltissime persone, nello spettacolo, sono il pubblico. Pubblico disposto a cerchio intorno a lei, che le impedisce la fuga, che la osserva, la giudica. Persone alle quali lei si rivolgere per chiedere aiuto e che non la prendono sul serio. Non la prendono sul serio perché “in fondo è uno spettacolo”. Persone che non la prendono sul serio perché  “in fondo sono solo piccoli problemi da adolescente”.
Prima di comporre il testo ho letto molto e mi sono fatta raccontare da persone che purtroppo potevano parlarmene in prima persona. Poi ho attinto da esperienze personali che amplificate potevano, in qualche modo, avvicinarsi a ciò che mi interessava raccontare. E mi sono resa conto che in tutti noi ci sono più semi di disperazione che portati alle estreme conseguenze, potrebbero fare di noi tanti Annabel.
Ho quindi aperto una pagina Facebook per portare avanti un dialogo che mi potesse aiutare ad approfondire quel mondo incredibile che sono le emozioni umane e rendere più sincera possibile la drammaturgia. Penso inoltre che il teatro, soprattutto quando affronta tematiche così importanti, non debba esaurirsi in sé stesso e questo contatto con il pubblico anche al di fuori del palcoscenico è un ulteriore passo verso ciò che mi piacerebbe diventasse un progetto più ampio, con anche iniziative da realizzare collateralmente allo spettacolo stesso.

Michela Giudici

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Annabel – Ballata anoressica per manichini bulli

Scritto e interpretato da Michela Giudici

Regia di Alessandro Veronese e Michela Giudici

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