giovedì 26 ottobre 2017

Intervista a Silvana Chiozza e Cristina Piceda, le due artiste in mostra alla galleria Eitch Boromini

Ho avuto il piacere di visitare la mostra DERIVE MEDITERRANEE curata da Sveva Manfredi Zavaglia. La mostra che ha luogo in uno dei posti più belli di Roma. L'hotel Eitch Borromini sito all'interno del Collegio Innocenziano a Piazza Navona, è una mostra tutta al femminile, ne sono protagoniste la pittrice italo-argentina Silvana Chiozza e la scultrice italo- argentina Cristina Piceda. Le loro opere mi hanno colpito, ho voluto approfondire le loro motivazioni, le loro storie, anche per entrare seppur in punta di piedi, e da lontano in un altro paese, un paese che ha accolto nei secoli scorsi tanti italiani, segno evidente che all'epoca era un paese ricco e prosperoso. Sappiamo bene i problemi che ha avuto l'Argentina negli ultimi decenni, e ricordo ancora in un corso di Inglese a Londra, quanti argentini cercavano di partire per sempre dal loro paese. Le mostre internazionali, come quelle che Sveva Manfredi Zavaglia organizza, nello spazio, dedicato, dell' Eitch Borromini, sono un veicolo, per viaggiare nella cultura di un altro paese, attraverso il mezzo migliore che ci possa essere: L'arte.
Ringrazio
Sveva, Cristina, e Silvana per questo viaggio.
Miriam Comito



  L’Ambasciata della Repubblica Argentina in Italia e
la Galleria Eitch Borromini
Presentano
Derive Mediterranee
di Silvana Chiozza e Cristina Piceda
a cura di
Sveva Manfredi Zavaglia
Roma, 14 ottobre 2017 – 14 gennaio 2018

Sabato 14 ottobre 2017 si è inagurato a Roma, in via di Santa Maria dell'Anima, 30 la nuova stagione presso la Galleria Eitch Borromini con la mostra internazionale Derive Mediterranee di Silvana Chiozza Cristina Piceda - la prima mostra personale a Roma dell’artiste argentine- a cura di Sveva Manfredi Zavaglia e patrocinata dall’Ambasciata Argentina. La mostra dura fino al 14 gennaio 2018.

Il nuovo progetto espositivo delle artiste argentine Silvana Chiozza e Cristina Piceda è composto di circa 35 opere di pittura per la prima e scultura per la seconda. Questa esposizione propone un unione tra l’Italia e L’Argentina, quel sottile fil rouge che è sempre esistito. Un rapporto speciale tra due culture. Il legame che unisce e stabilisce il dialogo tra queste artiste è vibrante, il visitatore è trascinato in questo racconto di vita e di immagini di memoria, col desiderio di condividerlo e farlo conoscere attraverso quell'immediatezza che solo l’arte riesce a donarci. La mostra “Derive Mediterranee” - ci descrive la curatrice – offre un dialogo con il pubblico al fine di condividere la bellezza della natura e lo stupore dell’opera. Evoca frammenti astratti e realtà concrete in un viaggio nel mediterraneo dove ci possiamo tuffare tra il colore della campagna al calare del sole e ammirare l’arrivo della luna nella sua pienezza materica. La parte emotiva diviene protagonista sollecitando l'aspetto identitario del luogo storico espositivo della Galleria Borromini. L’estetica utilizzata mette in luce un aspetto possibilista di continuità tra la natura e l’umanità. Le emozioni nell’arte sono la tematica principale. Sinuose forme femminili in dialogo continuo arricchiscono l’ambiente espositivo della Galleria Borromini in modo accurato e unico, tra la pittura descrittiva con pennellate astratte, ritmiche, delicate e trasparenti su tela e tavola della Chiozza, e la scultura di marmo bianco di Carrara col nero del Belgio che ci lancia tra costellazioni o nella leggerezza attraverso un materiale come il ferro dall’aspetto fragile ma forte della Piceda.
Silvana Chiozza: www.silvanachiozza.com
Cristina Piceda: www.cristinapiceda.com

Il luogo La Galleria Borromini nasce all’interno di una Dimora Storica, abitata dai primi del ‘600 da Papa Innocenzo X Pamphilj e dai suoi familiari, che affidarono il progetto all’Arch. Francesco Borromini. L’architetto si occupò del palazzo e della scenografica sistemazione attuale costruendo anche la Chiesa di Santa Agnese in Agone. Oggi l’intero complesso, ex sede del Collegio Innocenziano, è sede dell’Hotel Eitch Borromini e rappresenta uno dei simboli della cultura e dell’architettura di Roma e d’Italia.

Mostra “Derive Mediterranee” di Silvana Chiozza e Cristina Piceda, Roma 14 ottobre 2017-14 gennaio 2018
Galleria Eitch Borromini Via di Santa Maria dell'Anima, 30 a Roma - Tel: +39 06 6861425
Ingresso gratuito - Orari: da lunedì a domenica h 11-19
Curatore: Sveva Manfredi Zavaglia
Responsabile Creativa e Progetti Galleria Borromini: Angelica Romeo - Info: galleriaborromini@gmail.com


Intervista a Silvana Chiozza

D)Silvana , nella mostra DERIVE  MEDITERRANEE,  aperta fino al 14 gennaio 2018 presso la bellissima cornice della Galleria Eitch Borromini, è presente una selezione delle tue opere, insieme ad una selezione di quelle di Cristina Piceda. Tu sei argentina di origine italiana, cosa c’è d’italiano nelle tue opere? Quali sono le derivazioni mediterranee delle tue opere?
R)Io prima di venire ad abitare in Italia viaggiavo in vacanza da bambina con i miei genitori sempre a febbraio. Sin d’allora mi affascinava la luce che c’era qui, una luce soffusa, molto diversa alla nostra. Venendo ad abitare a Roma, a 28 anni, ho fatto attenzione particolare alla luce, si vede di più nelle opere dei primi anni ma comunque rimane anche in quelli più recenti. Il mio lavoro astratto e un’evoluzione attraverso la sintesi dal figurativo e in quel lavoro rimangono i colori soprattutto romani (le terre) e la luce. In “ricordi” per esempio c’è quello che cerco di spiegare e non a caso porta quel titolo perché quel quadro è la sintesi di un’esperienza estetica con Roma in particolare. Il mio lavoro e rimasto intrecciato con un’esperienza estetica legata ai luoghi in cui ho dipinto. Perché nelle mie scelte ha prevalso il paesaggio. Ho girato tutta l’Italia in cerca di luoghi d’inspirazione per le mie opere. Sono andata anche nelle isole e nella Grecia. Spero di rispondere alla domanda

D) DERIVE MEDITERRANEE è una mostra a due, tra te pittrice e Cristina scultrice, come definiresti il dialogo fra le vostre opere?
R) C’è un’affinità profonda tra le opere di Cristina e le mie. Le nostre scelte estetiche sono le medesime, gestiamo lo spazio in modi molto simili. Da questo risulta un’armonia complessiva. Quando uno fa scivolare lo sguardo attraverso la mostra che abbiamo allestito insieme, non ci sono dissonanze, è come un’onda che passa.

D) Ultimamente stai passando da una pittura figurativa, ad uno stile, decisamente più astratto. Ci vuoi parlare di questo tuo passaggio?
R)Il passaggio e recente però viene da lontano, da anni sentivo che c’era qualcos’altro da dire riguardo a quel che stavo facendo. Ma restava sempre dietro, prevaleva il racconto, diciamo che quando ho sentito che avevo esaurito il desiderio di raccontare ho dato spazio a una nuova forma di lavorare. L’ispirazione viene da un’altra parte, è più profonda e quasi inconsapevole, inizio a lavorare senza progetto, e poi nasce dall’ incontro tra quel che accade sulla tela man mano che butto il colore e la mia volontà di condurlo da qualche parte diciamo in modo conscio. Arriva un momento in cui la strada inizia a intravedersi, dove porterò quel opera, dove può approdare

D) Come è nata in te la passione per la pittura e quali artisti del passato ti hanno influenzato?
R)Sono nata con essa, ero molto piccola (5 anni) e già frequentavo lo studio del pittore Battle Planas, Ho sempre dipinto, ovunque. .., anche mentre prendevo appunti in classe disegnavo a bordo pagina mentre ascoltavo la lezione. Mio nonno pittore e scultore e stato fondamentale, avevamo un rapporto speciale. Lui era un uomo poliedrico, pittore, scultore e poi odontologo, ma sapeva fare anche altri mestieri, per esempio costruì una barca che regalo a mio padre quando compi 18 anni. Con quel veliero mio padre navigava fino al delta del Parana. I miei pittori favoriti sono cambiati con gli anni, ma restano sempre in prima fila Corot, Turner,  Morandi, Burri, Rothko, Diomede, Casorati..


D ) Che rapporto c’è nelle tue opere tra luce e colore?
R) Luce e colore sono due elementi fondamentali nella mia opera, e vanno sempre per mano.

D) Cosa c’è dell’Argentina nei tuoi quadri?
R) Gli anni di formazione, ho studiato la e tutto quel che faccio e influenzato dagli studi che ho fatto con i maestri argentini
D) Ci puoi raccontare come nasce un quadro, hai già una via prestabilita quando inizi un nuovo lavoro inizi o ti lasci trasportare dal fluire?
R)Ho parzialmente risposto a questa domanda prima. Nel figurativo partivo con un progetto, avevo un’immagine in testa del risultato che volevo ottenere. Nell’ astratto invece parto all’avventura, sarà quel che accade durante il lavoro a creare una strada da percorrere, questo modo di lavorare amplia moltissimo l’spettro delle possibilità, si trovano tante strade nuove perché lascia più spazio al caso, al’imprevedibile, che va sempre più lontano dell’immaginazione. Nel dialogo tra il caso e il desiderio nasce l’opera

   Intervista a Cristina Piceda
D)Cristina che rapporto hai tu con la materia?
R)Io ho bisogno di avere il contatto con la materia, di sentirlo sotto la pelle, di nuotarci dentro, il marmo ad esempio per me rappresenta la famiglia, la maternità, il bisogno il dialogo. Il marmo è un materiale stratificato quindi antico, e questa sua caratteristica mi aiuta a tirar fuori delle idee
D)Cosa vorresti che del tuo lavoro arrivasse al pubblico?
R)Sorpresa ed emozioni, mai ripetizione.
D)Ci vuoi parlare della tue opere Obelisco” presenti nella mostra DERIVE MEDITERRANEE?
R)Si, mio padre è stato per me un grande mecenate, mi ha aiutato tantissimo, quando lui è morto nel 2000 ho preso un blocco di marmo nero del Belgio, l’ho rotto e con i pezzettini che sono rimasti ho fatto una scultura, molto accurata. In mostra è presente  “Ricordi d’infanzia” del 2015 dove ho messo insieme pezzettino per pezzettino, dando a ognuno un significato preciso inerente a una persona, montato su un legno particolare il lapacho africano, recuperato dal porto di Buenos Aires.

D)Usi spesso materiale recuperato?
R)Mi piace andare in giro e scoprire luoghi dove ci sono materiali che possono essere riutilizzati in maniera del tutto nuova si da trasformarli, come ho fatto con del metallo recuperato dalle reti dei pescatori e dai contenitori di biscotti recuperati in una fabbrica. Un esempio è”Cercandomi” in cui ho dato leggerezza e sinuosità all’acciaio inossidabile.


D)Un’altra tua opera esposta in mostra è “La Luna” di marmo bianco di Carrara dialogante con un supporto di marmo nero del Belgio. Cosa rappresenta per te la luna?

R)Per me la luna rappresenta : amore, angoscia, felicità

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