Ieri nella splendida cornice dell monastero di Santa Scolastica a Subiaco sono stati presentati alla stampa, istituzioni ed operatori culturali in occasione del 550° anniversario della stampa del primo libro a caratteri mobili in Italia, la copia anastatica del “De Oratore”, uno dei primi incunaboli stampati nel 1465 dai due prototipografi Pannartz e Sweynheym, allievi di Gutenberg (realizzazione a cura del Comitato La Culla della Stampa), e una serie di iniziative che, da marzo ad ottobre, valorizzeranno il primato del patrimonio culturale sublacense.Subiaco 2015
A fare gli onori di casa sono stati S.E. l’abate Don Mauro Meacci e il Sindaco dott. Francesco Pelliccia. Sono Intervenuti l'on. Roberto Giachetti (vicepresidente della Camera dei Deputati), L'assessore regionale alla cultura Lidia Ravera, il dirigente del Mibact e direttore del servizio II Patrimonio Bibliografico e Istituti Culturali Angela Benintende il consigliere con delega alla Cultura del comune di Subiaco Veronica Micozzi. intervento del sindaco di Subiaco Francesco Pelliccia:
"Saluti alle autorità presenti, ai relatori che interverranno in giornata ed a tutti voi accorsi per l’occasione.
Saluto padrone di casa S.E. Abate di Subiaco Dom Mauro Meacci
Non sarò io ad entrare nel merito del tema della giornata. Lo faranno dopo di me i relatori che mi seguiranno, con competenza e professionalità.
Ciò di cui però ci tengo a raccontarvi, in questo mio saluto di benvenuto, è l’orgoglio di una città che si riappropria della sua identità, della propria storia straordinaria e del suo patrimonio culturale per farne un momento di rinnovate opportunità.
Subiaco 2015 nasce per riportare all’evidenza nazionale e internazionale questo straordinario primato culturale che la città detiene: quello di essere riconosciuta, oramai con un elevato grado di attendibilità, il luogo di inizio di un processo straordinario, quello della Stampa in Italia
Se si ha contezza che questo avvenimento ha cambiato il corso della storia, permettendo alla cultura di poter essere alla portata universale, allora è immediato comprendere il motivo di tale orgoglio.
Ma Subiaco 2015 nasce anche e soprattutto per iniziare con vigore un percorso ambizioso: creare, attraverso questo fervore che si sta mettendo in moto, nuove opportunità per la nostra terra: la cultura come fattore attrattivo, la cultura come veicolo di nuove speranze e incentivo a nuove e innovative attività in grado di generare valore sociale, una delle quali, quella del Borgo dei Cartai, sarà presentata già oggi.
Subiaco 2015 ha l’ambizione, attraverso una serie di iniziative che verranno oggi illustrate , di ricentrare l’attenzione istituzionale su questa terra e sulla sua storia e di attivare virtuosi processi di collaborazione e sinergia che ci consentano di poter guardare verso orizzonti alti, di rilanciare il ruolo europeo della città, insito nella sua identità di città benedettina. [che nel 1465 già fu decisivo per attrarre i due stampatori tedeschi - “Subiaco fu una scelta, non un imprevisto” scrive Massimo Miglio nell’ambito delle celebrazioni per 500 anni della stampa nel 1965.]
Subiaco 2015 ha infine avuto anche un altro merito, forse a prima vista poco rilevante, ancora poco avvertito, ma fondamentale per la storia della città: riavvicinare inconsapevolmente la città ai suoi straordinari monasteri, in una ferma distinzione di ruoli e prospettive. Prima In un protocollo d’intesa per condividere obiettivi, strumenti, risorse per queste celebrazioni ed aumentare la competitività territoriale. Poi in un risultato atteso da decenni e frutto di un punto d’incontro finalmente funzionale ad una città che ha ritrovato alte ambizioni: il passaggio della disponibilità della Rocca Abbaziale dall’Abbazia Territoriale alla città, siglato il 21 marzo scorso.
Un esito importante che assume una straordinaria rilevanza proprio in questa occasione. La Rocca di Subiaco, nell’intenzione dell’amministrazione comunale, dovrà divenire un polo culturale straordinario la cui caratterizzazione dovrà essere proprio legata alla stampa, al libro, al Restauro dei beni librari ed archivistici con la collaborazione di università e in uno stretto legame con la biblioteca nazionale e con il patrimonio librario dell’Abbazia.
Un complesso monumentale che dovrà coniugare il suo ruolo culturale con una sostenibilità economica, attraverso la realizzazione di servizi aggiuntivi che diano solide prospettive di crescita alla città, non solamente culturali.
Il mio invito allora a tutte le istituzioni presenti è quello:
- di credere con noi in questo straordinario viaggio che ha nella giornata di oggi una bellissima tappa, ma che continuerà nei prossimi mesi con l’entusiasmo e la volontà di ritrovare freschezza e di ridestare per questa città il coraggio di osare, con un programma accattivante e auspichiamo foriero di nuove opportunità.
- Quello di sostenere concretamente un percorso di innovazione e crescita territoriale per il quale c’è bisogno del convinta condivisione di tutti attraverso uno sforzo reale.
Ringrazio tutti coloro che con spirito di servizio si sono messi a disposizione con il loro talento e la loro professionalità per celebrare il primato della città.
I membri del Comitato per i festeggiamenti per il 550^ anniversario del primo libro stampato in Italia, istituito dal consiglio Comunale di Subiaco ad inizi 2014.
I membri del Comitato “Subiaco La Culla della stampa”
L’Abbazia Territoriale di Subiaco.
Tutti gli enti patrocinatori, dal
Ministero per i beni e le attività culturali
Vice Presidenza della Camera dei Deputati,
Regione Lazio, Presidenza della Giunta, Presidenza del Consiglio, Assessorato alla Cultura
Città Metropolitana di Roma Capitale
Comunità Montana dell’Aniene e Parco dei Monti Simbruini
la Biblioteca Nazionale di Santa Scolastica
la Biblioteca Comunale di Subiaco
il MACS (Museo civico delle attività cartarie e della stampa)
Banca di Credito Cooperativo di Palestrina
Dichiaro quindi, con orgoglio e grandi aspettative, ufficialmente aperte le celebrazioni per il 550 anniversario del primo libro a caratteri mobili in Italia.
Che sia per tutti un’esperienza di valore e di grandi traguardi.
Grazie"
"Celebrare la nascita della stampa è particolarmente emozionante, per me, che ho vissuto di libri da quando ho memoria. Leggerli, scriverli. Ma soprattutto leggerli. Nei libri è nascosto quel tesoro inestimabile che è l'intelligenza degli altri.
Di tutti gli uomini e le donne che hanno vissuto, studiato, pensato, sognato, creato, analizzato nel corso dei secoli.
Se Gutemberg non avesse inventato la stampa, tutto quel tesoro, quel patrimonio, sarebbe andato perduto. se i suoi allievi, Conrad e Arnold, non si fossero fermati a Subiaco, e....
La civiltà ha fatto un balzo in avanti, in quel lontano 1465.
L'umanità intera ha avuto la possibilità di crescere, di maturare, di diventare più coesa e migliore.
Più forte.
Perchè la forza è data dalla memoria storica, la forza, la capacità di guardare al futuro, poggia sulla conoscenza del passato.
Se ogni generazione ripartisse da zero, come in un ipotetico mondo senza libri, saremmo dei selvaggi,condannati a una eterna infanzia dell'intelletto.
Per fortuna di tutti noi, il primo libro è stato stampato e al primo libro ne sono seguiti milioni di altri
Nel 2013 in Italia sono stati pubblicati quasi 62.000 titoli, e stampati oltre
181 milioni di volumi: uno ogni tre abitanti. La preziosa, certosina, meticolosa produzione artigianale di un prodotto stampato, che quasi sei secoli fa era un’opera di arte, di perizia, di ingegno, oggi è una attività industriale .
Perfino un po' distratta.
Ogni si stampano forse troppi libri.
Ed è molto facile avere accesso alla lettura.
Siamo agli antipodi del lento lavoro artigianale degli albori e anche della faticosa consultazione di copie pesanti e rare, che andavano consultate sul posto.
Nelle abbazie, nei conventi. Oggi chiunque può accendere il suo smartphone e scaricare un qualsiasi romanzo, saggio, trattato in pochi secondi. La cultura è accessibile. La lettura è accessibile oggi come mai nella storia dell’umanità
Conrad e Arnold non l'avrebbero mai immaginato.
Meno ancora avrebbero immaginato che, sebbene oggi i libri siano economici e disponibili, e la alfabetizzazione diffusissima, 6 italiani su 10 non leggano nemmeno un libro all’anno.
Un vero peccato visto che l'accesso all'intelligenza degli altri, oggi, è così facile.
Mi viene il sospetto che la facilità non sia un vantaggio.
Oggi celebriamo un libro che è un oggetto prezioso.
Celebriamo con questo libro la possibilità di tramandare il pensiero, di trasmetterlo, di farlo durare.
Celebriamo la parola scritta, che è parola durevole e per questo si distingue e ci distingue, ci regala una dimensione più alta.
I libri non sono più merce rara.
La disponibilità degli ebook, l’economicità dei volumi, la consegna in 24 ore, gli audiolibri, e quindi l’innovazione tecnologica in ogni sua espressione, ci portano molto lontani da quel giorno del 1465. Un progresso inimmaginabile, ma un progresso Figlio di quella storia, la storia dei caratteri a stampa.
Lo sviluppo di una cultura, di un idea, di un desiderio.
Leggere.
Imparare.
Tra poco più di un mese la Regione Lazio sarà Regione Ospite al Salone del Libro di Torino. Il De Oratore, in questa preziosa edizione, avrà un posto d’onore nello stand della Regione, per ricordare a tutti da dove siamo partiti, quanto è stato fatto, quanto si debba essere grati per tutte le innovazioni che, a partire da questa, hanno messo la lettura alla portata di tutti.
E che tutti questi vantaggi non vadano sprecati".
L'articolato programma della manifestazione Subiaco 2015 è composto sia da momenti accademici, come convegni e incontri, sia da altri più generalisti come laboratori sulla fabbricazione della carta a mano, della stampa con il torchio a caratteri mobili e della rilegatura per bambini e ragazzi, workshop su progettazione tipografica e graphic design.
SUBIACO – LA STORIA
Subiaco, adagiato su di un colle roccioso nell’alta Valle dell’Aniene, è uno dei centri più importanti del Lazio per il grande richiamo religioso dei suoi monasteri, la bellezza dei suoi monumenti e il fascino della natura circostante. La conformazione naturale del paese, caratterizzata dal corso del fiume Aniene, affluente del Tevere, ha notevolmente condizionato il suo sviluppo storico e ha favorito i primi insediamenti umani.
Una leggenda fa derivare il nome del fiume Aniene dal Re Etrusco Anio, morto annegato nelle sue acque. Il territorio di Subiaco fu anticamente abitato degli Equi, i quali, dopo una serie di battaglie, furono definitivamente sottomessi nel 304 a.C. dai Romani. Il periodo preromano è testimoniato, a Subiaco, da avanzi di mura poligonali, frammenti di ceramica e altri reperti archeologici. Nel 299 a.C. i Romani fondarono colonie nella Valle dell‘Aniene, costituendo così la Tribù Aniense. L’appartenenza dei cittadini sublacensi a questa Tribù è dimostrata da un monumento sepolcrale, rinvenuto nel 1843 in località S.Angelo e tutt'ora visibile prima di arrivare a Subiaco.
Dopo l’occupazione del territorio, Roma s’interessò dell’alta Valle dell’Aniene per realizzare grandiose opere idriche. Quattro acquedotti conducevano a Roma le acque dell’Alta Valle dell’Aniene: l’Anio vetus, l’Acqua marcia, la Claudia e l’Anio Novus. l’imperatore Nerone fece costruire una grandiosa villa, detta Sublaqueum (cioè sotto i laghi), in seguito abbandonata. Essa si estendeva su una superficie di due chilometri e mezzo ed era arredata con sfarzo, ornata di marmi preziosi, mosaici, colonne e statue. Sono tutt'ora visibili i suoi resti lungo la strada che conduce ai Monasteri; la villa era posata sulle rive di tre laghetti artificiali, ricavati sbarrando le acque del fiume con tre poderose dighe, i simbruina stagna di Tacito.
Una leggenda fa derivare il nome del fiume Aniene dal Re Etrusco Anio, morto annegato nelle sue acque. Il territorio di Subiaco fu anticamente abitato degli Equi, i quali, dopo una serie di battaglie, furono definitivamente sottomessi nel 304 a.C. dai Romani. Il periodo preromano è testimoniato, a Subiaco, da avanzi di mura poligonali, frammenti di ceramica e altri reperti archeologici. Nel 299 a.C. i Romani fondarono colonie nella Valle dell‘Aniene, costituendo così la Tribù Aniense. L’appartenenza dei cittadini sublacensi a questa Tribù è dimostrata da un monumento sepolcrale, rinvenuto nel 1843 in località S.Angelo e tutt'ora visibile prima di arrivare a Subiaco.
Dopo l’occupazione del territorio, Roma s’interessò dell’alta Valle dell’Aniene per realizzare grandiose opere idriche. Quattro acquedotti conducevano a Roma le acque dell’Alta Valle dell’Aniene: l’Anio vetus, l’Acqua marcia, la Claudia e l’Anio Novus. l’imperatore Nerone fece costruire una grandiosa villa, detta Sublaqueum (cioè sotto i laghi), in seguito abbandonata. Essa si estendeva su una superficie di due chilometri e mezzo ed era arredata con sfarzo, ornata di marmi preziosi, mosaici, colonne e statue. Sono tutt'ora visibili i suoi resti lungo la strada che conduce ai Monasteri; la villa era posata sulle rive di tre laghetti artificiali, ricavati sbarrando le acque del fiume con tre poderose dighe, i simbruina stagna di Tacito.
Data la particolare religiosità delle popolazioni, il Cristianesimo si diffuse assai presto nella Vallata. Sul finire del V secolo arrivò a SubiacoBenedetto da Norcia, fuggito da Roma. Il giovanetto si ritirò per tre anni in una grotta del monte Talèo dove fu raggiunto da molti fedeli. In seguito, utilizzando le costruzioni della Villa di Nerone, ancora efficienti, fondò il primo Monastero benedettino e altri dodici Monasteri che affidò ai suoi seguaci. Con le incursioni saracene, però, essi furono tutti distrutti, ad eccezione di quello chiamato Sacro Speco e di quello che verrà poi dedicato a Santa Scolastica, sorella gemella di Benedetto. Col passar del tempo S. Scolastica divenne un grandioso monastero, una vera e propria potenza feudale, poiché i suoi possedimenti si estendevano per larghissimo raggio nella regione laziale.
I primi nuclei abitati di Subiaco sorsero probabilmente già nel IV secolo dopo Cristo accanto all’antichissima chiesa di San Lorenzo, nei pressi dell’attuale campo sportivo. L’iniziativa sembra da attribuirsi al patrizio romano Narzio che donò tutti i suoi beni (vasti appezzamenti in località Pianello) alla chiesa dedicata al martire romano Lorenzo. Con la Bolla del 2 agosto 937 il papa Leone VII cedeva il castello di Subiaco con le terre vicine ai monasteri: da allora l’Abate e i suoi monaci esercitavano sulle popolazioni sia il potere spirituale che il potere temporale.
La Rocca Abbaziale fu costruita nell’XI secolo dall’Abate Giovanni V che la rese un munitissimo castello feudale che controllava la Valle e l’abitato di Subiaco. Due terribili terremoti, quello del 1298 e quello del 1348, le piene dell’Aniene e la celebre peste “nera” sempre del 1348, segnarono la fine del periodo di splendore dell’Abbazia di Subiaco. Nel 1358 l’Abate Ademaro edifica lo splendido ponte di S. Francesco che porta all’omonima chiesa edificata pochi anni prima, nel 1327. Il governo, rigido e severo, di alcuni abati costrinse i Pontefici a dare in Commenda l’Abbazia. Il primo “commendatario” fu il cardinale Torquemada, che il 25 luglio del 1456 promulgò, per incarico di Callisto III, il nuovo Statuto. A Torquemada successe il cardinale Rodrigo Borgia, che eseguì consistenti lavori di fortificazione della Rocca, dove sarebbero nati Cesare e Lucrezia.
Nel 1465 un evento di portata nazionale vide la luce a Subiaco, nel Monastero di Santa Scolastica: due allievi di Gutenberg installarono nel monastero la prima tipografia italiana e con la nuova arte della stampa a caratteri mobili stamparano il primo libro in Italia.
Nel 1492, eletto Papa con il nome di Alessandro VI, trasmise la Commenda al cardinale Giovanni Colonna, al quale seguirono, fino al 1608, altri membri della potente famiglia. In quell’anno, alla morte di Ascanio Colonna, la Commenda passò ai Borghese, ma dopo appena venticinque anni, Papa Urbano VIII la consegnò ai suoi familiari, i Barberini, che la ressero fino al 1738. Sotto i Barberini l’Abbazia si staccò definitivamente dalle diocesi di Tivoli, Anagni e Palestrina, divenendo pienamente autonoma. I Barberini costruirono anche una diga sull’Aniene, che alimentava gli “Opifici”, dove successivamente nacquero fabbriche della carta, del cotone e dei tessuti. A questi seguì il cardinale Giovanbattista Spinola, che fu l’ultimo commendatario: infatti Benedetto XIV tolse all’Abate di Subiaco il potere temporale sui beni dell’Abbazia e gli lasciò soltanto il potere spirituale, mentre le proprietà venivano incamerate tra i beni della Chiesa.
Nel 1773 il potere spirituale passò a Giovanni Angelo Braschi, eletto poi Papa Pio VI, che operò molto per lo sviluppo di Subiaco, ampliò e trasformò la cartiera, istituì la Biblioteca pubblica, restaurò la Rocca dei Borgia, fece costruire la Chiesa di S. Andrea, il Seminario e rese carrabile l’antica via Sublacense. La popolazione di Subiaco, riconoscente, gli dedicò l’“Arco Trionfale”, inaugurato nel 1789. Quasi certamente questo periodo rappresentò l’epoca di maggior splendore di Subiaco. L’invasione dei Francesi, nel 1798, fece deportare il Papa e i luoghi sacri furono depredati e spogliati degli arredi più preziosi. Si ricordano poi, sia nel 1849 che nel 1867, gli scontri tra le truppe pontifice e quelle di Garibaldi. Subiaco, dopo il 1870, venne a far parte del nuovo Regno d’ Italia. Ci fu la disgregazione del patrimonio della Chiesa e la chiusura di alcuni conventi, tranne i Monasteri di S. Benedetto e di S. Scolastica dichiarati monumenti nazionali.
Dal XX secolo la cittadina si arricchisce di nuove strutture che migliorarono il tenore di vita dei sublacensi: fu costruito un tratto di ferrovia che la collegava a Roma, fu impiantata una nuova centrale idroelettrica sfruttando le acque dell’Aniene, fu eretto un ospedale civile e venne costruito un nuovo acquedotto. Nel 1915 Benedetto XV soppresse la Commenda e, da allora, l’Abbatia Nullius è rimasta agli Abati di Santa Scolastica. Gli eventi bellici della seconda guerra mondiale provocarono gravi danni alla città, che venne duramente bombardata, danneggiando anche i monasteri, le chiese e molti monumenti oltre a mietere numerose vittime tra i cittadini. Al termine del conflitto tutto fu faticosamente ricostruito e restaurato, la città si ampliò con nuovi quartieri e nuove strade vennero realizzate e Subiaco tornò a essere un polo di attrazione per il turismo religioso, culturale, naturalistico ed enogastronomico.
IL MONASTERO DI SANTA SCOLASTICA
Il monastero di Santa Scolastica (in origine di S. Silvestro) è l'unico dei tredici monasteri fondati da Benedetto da Norcia (480 ca.-547 ca.) nella valle sublacense ad essere sopravvissuto alle vicissitudini dei secoli ed è per questo considerato il più antico monastero benedettino esistente.
Frutto di un’attività costruttiva plurisecolare, il cenobio presenta un aspetto complesso che vede le numerose strutture accentrarsi attorno a tre chiostri. Il primo che si incontra entrando nel monastero, detto Rinascimentale, fu edificato a partire dal 1581. Ricostruito in parte dopo la seconda guerra mondiale, reca ancora su un lato affreschi di Vincenzo Manenti raffiguranti pontefici venuti in visita al Monastero (metà del XVII sec.).
Il secondo è detto Atrio o Chiostro Gotico (seconda metà XIII - inizi XIV sec.) per lo stile degli archi che scandiscono la sua struttura irregolare. Prima della costruzione del chiostro antistante, esso costituiva l’antico ingresso al monastero. Semplice e austero, si presenta abbellito da un giardino interno e, nel lato d’accesso, da un arco monumentale in stile gotico fiammeggiante decorato da pregevoli statuine raffiguranti la Vergine, i profeti e angeli musicanti (metà XV sec.).
Dal chiostro è possibile anche ammirare in tutta la sua possanza il campanile romanico, edificato tra il 1052 e il 1053 su una primitiva torre del IX secolo.
Attraverso un ambulacro decorato da affreschi del XIV secolo si accede al cosiddetto Chiostro Cosmatesco. Sobria ed elegante creazione dei maestri Cosmati, esso si presenta scandito da una successione di archetti impostati su colonne singole o binate. Il lato sud fu edificato dal maestro Jacopo alla fine del XII secolo, mentre gli altri tre furono realizzati dal figlio Cosma e dai figli di questi, Luca e Jacopo (1227-1243).
Attraversato il campanile, al cui interno sono affreschi dei secoli IX e XI, si accede alla chiesa. Sorta sul luogo del primitivo oratorio del VI secolo e del successivo edificio del IX secolo, fu consacrata nel 980, rinnovata in forme gotico-cistercensi tra XIII e XIV secolo, e rifatta interamente a partire dal 1769 da Giacomo Quarenghi, che innalzò la nuova struttura all’interno di quella gotica. A navata unica con tre cappelle per lato, la chiesa rappresenta per purezza di linee, eleganza di modanature e chiarezza di ritmi e proporzioni, un esempio notevole dello stile neoclassico che all’epoca si stava affermando in Europa.
Il monastero di Santa Scolastica è celebre anche per essere stato nei secoli fucina di cultura: fu infatti sede in antico di un importante scriptorium e ospitò nel XV secolo la prima tipografia italiana. Qui nel 1465 fu stampato il primo libro a caratteri mobili d’Italia, ad opera dei monaci tedeschi allievi di Gutenberg, Pannartz e Sweynheym.
Nella Biblioteca Nazionale situata nel monastero sono conservati numerosi volumi manoscritti e a stampa, tra cui i primi incunaboli italiani impressi a Subiaco dai due tipografi tedeschi.
(testo da "Subiaco. Arte, storia, monumenti" a cura dell'Associazione Pio VI)
Indirizzo: Via dei Monasteri
Per orari di apertura e altre informazioni, visitare il sito web www.benedettini-subiaco.org
LA BIBLIOTECA DI SANTA SCOLASTICA
La Biblioteca deve la sua origine a s. Benedetto, fondatore dei primi monasteri sublacensi e loro guida per quasi trent’anni. La Regola del santo Fondatore prevede infatti che in monastero ci siano dei libri (codici) per la lettura privata e quella comunitaria.
Non ci sono pervenuti libri del tempo di s. Benedetto, a causa delle devastazioni subite dai monasteri nei secoli VII-X. Alla fine del secolo IX, con la rifioritura della vita monastica, viene restaurata anche la biblioteca, come riferisce il Chronicon Sublacense.
L’abate Umberto (1050-1069) accrebbe il patrimonio dei libri. In seguito le testimonianze diventano più esplicite e abbondanti. Lo scriptorium del monastero riceve un forte incremento durante il governo dell’abate Giovanni V (1069-1121).
Alcuni codici esemplati nello scrittorio monastico sono andate a finire in altre biblioteche; solo due sono rimasti nella nostra: il Codice LXIII, che contiene le Lettere di sant’Agostino e il cosiddetto Salterio di san Girolamo, ricco di preziose miniature. Giovanni V acquistò anche dei codici per la Biblioteca. I suoi successori ne imitarono l’esempio cosicché la Biblioteca, già alla fine del 1300 possedeva circa 10.000 volumi.
Il più antico va datato intorno al sec. X. Contiene delle preziose miniature. È una miscellanea. Riporta brevi notizie biografiche su diversi santi, un estratto del secondo libro dei Dialoghi di s. Gregorio Magno e alcuni riti liturgici. Facevano parte di questo codice altri fogli che ora si conservano a parte. Sono delle medesima epoca, ma scritti da mani diverse.
Contengono brani della Regola di s. Benedetto. Codici di tipo miscellanea ne sono pervenuti diversi. Di eccezionale importanza sono i codici di S. Scrittura, commentari e studi sulla S. Scrittura. Quelli più antichi sulla S. Scrittura sono del sec. XIV. Tra le raccolte di Omilie sono assai interessanti quelle di Origene del sec. XIII.
Il codice è diventato famoso perché gli stampatori tedeschi che impiantarono la prima tipografia italiana nel nostro monastero, si sono ispirati ai caratteri di questo codice per fondere i loro che perciò sono detti sublacensi.
Di notevole importanza sono i codici liturgici: messali, lezionari, breviari, impreziositi con artistiche miniature. Sono conservati anche codici che riportano trattati di filosofia e teologia.
Il De civitate Dei di s. Agostino ha acquistato notevole importanza perché è servito ai primi tipografi sublacensi come testo per l’omonimo incunabulo.
Molti sono i codici di tipo monastico e, in particolare quella sulla Regola e relativi commenti. Parecchi sono quelli che sono andati irrimediabilmente perduti.
Un cenno meritano anche i sigilli che molti diplomi conservano e che contribuiscono a stabilire l’autenticità del documento.
Negli anni 1464-1468 la Biblioteca si arricchisce dei primi libri stampati in Italia, "in venerabili monasterio sublacensi". Qui furono certamente stampati la Piccola Grammatica Latina del Donato; il De Oratore di Cicerone, tre opere del Lattanzio: Divine institutiones, De ira Dei e De opificio hominis.
Gli stampatori, Corrado Scheynheym e Arnoldo Pannartz, tedeschi, impiantarono la prima tipografia italiana nel nostro monastero e nel giugno 1467 si trasferirono a Roma, lasciando a Subiaco buona parte del macchinario tipografico, ma dopo la loro partenza pare che i monaci non abbiano stampato altri libri. In seguito, altri incunabuli furono acquistati a Roma presso gli stessi tipografi e anche da altre tipografie.
Meritano particolare menzione il Codex Justiniani stampato a Venezia nel 1478; le Decretales di papa Gregorio IX del 1474; la Concordantia discordantia canonum di Graziano.
Sono conservati incunabuli con opere di Aristotele, Cicerone, Lucrezio, Marziale e Seneca.
Molte opere sono andate perdute e tante sono state asportate, specialmente durante la commenda; forse le maggiori perdite si ebbero durante l’invasione del monastero negli anni 1789-1799 e 1810-1815.
Prima del 1848 venne curato il riordinamento della Biblioteca e dell’Archivio e furono acquistate opere di S. Scrittura, di storia ecclesiastica e collane di classici latini e greci.
Gli anni 1848-1868 non furono tutti prosperi per il monastero. "Quando i volontari di Garibaldi – ricorda il Federici – percorrevano irrequieti la campagna romana, anelanti a Roma, verso il 1867, i monaci, temendo per i tesori del monastero conservati, assicurarono i manoscritti fuori del cenobio, in un luogo che non conosciamo".
Poi ci fu la soppressione. Il pubblico demanio confiscò i beni e li pose all’asta. Dichiarò i monasteri monumento nazionale e ne affidò la custodia ad alcuni monaci.
Fu dato l’incarico di sovrintendente a don Leone Allodi, con l’impegno di ordinare la biblioteca e la collezione dei manoscritti, compito che l’Allodi portò a termine con competenza non comune. Un nuovo incremento e una migliore sistemazione della biblioteca si ebbe con l’abate Salvi; durante il suo lungo governo (1909-1964) essa venne sistemata in sede più degna e rifornita di collezioni antiche e moderne e di varie riviste, grazie anche al sostegno economico dei dirigenti del Ministero per i Beni e le Attività culturali.
(testo tratto da http://www.scolastica.librari. beniculturali.it/ Mibact – Direzione Generale Biblioteche Istituti Culturali)
IL BORGO DEI CARTAI
Il Borgo dei Cartai è un Opificio Didattico e un Centro Arti e Mestieri nato per recuperare, valorizzare e divulgare la storia e la tradizione della cartiera di Subiaco, voluta da Sisto V nel 1487 e chiusa definitivamente nel 2004, motore economico della città per oltre 500 anni.
Luogo del fare e del sapere, il Borgo è un museo immersivo che coniuga la fruizione museale con la produzione di manufatti in carta, grazie alla riproduzione di macchinari di una cartiera dell’800 perfettamente funzionanti. Si tratta di un museo produttivo che assembla insieme l’esperienza culturale con la partecipazione alle lavorazioni, attraverso cui si tornerà a produrre carta ed oggettistica in carta con tecniche artigianali. Al battere armonico dei grandi magli azionati dalla ruota idraulica si accosta l’abilità e la sapienza del cartaio che dalla semplice pasta bianca fa nascere i fogli per gli artisti, quelli di rappresentanza, i gadget. Dalla secolare esperienza di una cartiera che riforniva lo Stato Pontificio, il Borgo sta creando un’attività con valenza culturale, turistica ed economica.
Il Borgo dei Cartai è anche un centro di formazione per apprendere le tecniche artigiane della manifattura di carta, della legatoria e della miniatura o per frequentare laboratori, workshop e corsi di ogni genere legati al libro.
Il Borgo infine è un luogo di sperimentazione scientifica: la Cattedra di Psicologia della Personalità dell’Università La Sapienza di Roma ha realizzato un progetto per la valutazione del processo creativo nel bambino e per la promozione del benessere attraverso il gioco e la creatività, con un intervento realizzato proprio nel Borgo dei Cartai.
Come sede del Borgo, il Comune di Subiaco ha concesso uno dei locali più interessanti del centro storico: l’ex Mulino Carlani, già Gualcheria e Pastificio, struttura ristrutturata con fondi pubblici proprio per destinazione museale, inserita in un contesto fortemente caratterizzato dall’origine medievale, dalla vicinanza con l’ex fabbrica della Cartiera e dalla presenza del fiume Aniene.
Il Borgo dei Cartai è gestito dell’associazione L’Elice e ambisce a diventare, nel territorio, un punto di riferimento per rendere sempre più innovativa l'esperienza educativa e per offrire uno strumento di conoscenza e di sperimentazione che sappia conciliare turismo, formazione e creatività.
Associazione Culturale L’Elice
Sede legale c.da Pozziglio 35 00028 Subiaco – Rm 333/4621449 Cod.F – P. IVA 05924651002
Sito ufficiale:
http://www.comune.subiaco.rm. it/
http://www.subiacoturismo.it/
FB: Comune di Subiaco
FB: Subiaco Turismo
twitter: @ComuneSubiaco #Subiaco2015
http://www.comune.subiaco.rm.
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