giovedì 6 giugno 2024

Dal 6 giugno al MUSEO CARLO BILOTTI ARANCIERA DI VILLA BORGHESE la mostra Genius Loci TTOZOI tra estetica preformale e biologia partecipativa

                                     


                  

COMUNICATO STAMPA

Dal 6 giugno al MUSEO CARLO BILOTTI ARANCIERA DI VILLA BORGHESE la mostra Genius Loci TTOZOI 

Tra estetica preformale e biologia partecipativa, il progetto espositivo ripercorre le tappe degli artisti campani dalla Reggia di Caserta (2017), l’Anfiteatro del Complesso Archeologico di Pompei (2017) e il Colosseo (2022)

 Roma, 5 giugno 2024 – Genius Loci, il progetto artistico di carattere sperimentale del duo campano TTOZOI formato da Stefano Forgione e Pino Rossi, torna a fare tappa a Roma con una mostra antologica ospitata dal 6 giugno al 15 settembre 2024 al Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese. L’esposizione, curata da Gianluca Marziani, è promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da WEM Gallery. Servizi museali di Zètema. Progetto Cultura.

 Genius Loci è anche il titolo del viaggio che ha connesso il duo artistico TTOZOI alla cultura archeologica italiana. Il progetto Genius Loci, patrocinato dal Ministero per i Beni Culturali e curato da Gianluca Marziani, è stato presentato a Roma nel 2017, a Palazzo Massimo, per poi attraversare l’Italia. Nella loro produzione figurano quadri, dalle dimensioni più svariate, “dipinti”, fra gli altri, nell’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere, nel Museo italo-americano di San Francisco e nella Casa Romana di Spoleto. Ogni luogo è un sito a sé, dove il tempo, la storia e la polvere del tempo, che lo hanno attraversato, imprimono qualcosa di magico e ogni volta differente sulle nostre opere.

 Ma l’emozione più grande è stata ripercorrere la storia di Roma e poter “dipingere” all’interno del suo monumento più significativo - Ricordano, con una punta di orgoglio, i TTOZOI. 

 Saranno esposte in mostra 30 tele realizzate in tre Siti Unesco: la Reggia di Caserta, l’Anfiteatro di Pompei e il Colosseo. Il duo è stato tra i primi al mondo a “dipingere” dentro il Colosseo, l’immenso monumento che ha reso Roma celebre in tutto il mondo. E il risultato, anche in questo caso, è stato sorprendente: paesaggi nebulosi, colori che vanno dal rosso al blu fino a quelli della terra e delle montagne, variabili infinite di disegni indefiniti che hanno catturato l’anima, il Genius loci di quel luogo sacro. 

GENIUS LOCI Colosseo #6 (2022) TTZOI

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GENIUS LOCI Colosseo #7 (2022) TTZOI

La mostra ripropone un metodo di lavoro di trasformazione eticamente modificata nella pittura senza il controllo degli artisti; che genera superfici materiche di colori assolutamente frutto della casualità. Opere di matrice informale di una pratica artistica comune tra America ed Europa negli anni Cinquanta e che unisce insieme Arte e Scienza. 

Le opere esposte – spiega il curatore, Gianluca Marziani –, e che provengono dalla vetta archeologica di antichi lustri, sono l’esito di un processo biologico che investe le muffe e tutte le relazioni sulla tela durante la permanenza controllata nei luoghi storici. La risultanza ha forme sorprendenti che si connettono ad artisti come Alberto Burri e Salvatore Emblema, evolvendo però la natura storica delle astrazioni informali, qui ricondotta ad un legame profondo con l’atmosfera, il microclima, i batteri, le componenti chimiche di sedimenti secolari e millenari. “Dipingere” con le muffe: è questa, infatti, l’arte creativa dei TTOZOI, gli artisti famosi nel mondo per saper creare, appunto, arte con le muffe e le spore dei siti archeologici. Le loro tele grezze, bagnate solo di acqua e farina, sapientemente miscelate a quattro mani, vengono poi completamente sigillate, chiuse in teche di legno sovrapposte e lasciate al buio per circa 40 giorni. Eppure, nulla è lasciato al caso: I TTOZOI decidono, con metodo e disciplina, quando fermare il processo, optando per un istante di chiusura, così come nella vita si sceglie un inizio che conduca al conseguente epilogo. Dal momento in cui le muffe sono bloccate, l’opera rende l’impronta materica un segno definitivo, una nuova superficie che metabolizza la metafora e la somiglianza mimetica. Il risultato di tutte le opere – spiegano i TTOZOI – appartiene alla biologia dei luoghi dove le abbiamo messe a dimora e dipende dal tempo di permanenza dei siti storici, dove lasciamo che le muffe naturali diventino forma e immagine pulsante. Una forma che possiamo solo inizialmente ipotizzare ma che cambia da luogo a luogo e si impregna del Genius loci, appunto, del sito archeologico che  ci ospita.

INFO MOSTRA Genius Loci TTOZOI Dal 6 giugno al 15 settembre 2024 Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese Via Fiorello La Guardia, 6 e Viale dell’Aranciera, 4 - 00197 Roma

 Biglietteria: ingresso gratuito alla mostra e al museo Promotori: Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali Mostra a cura di: Gianluca Marziani Organizzazione: WEM Gallery Servizi museali: Zètema Progetto Cultura Info: tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00-19.00) - www.museocarlobilotti.it Ufficio stampa TTOZOI Tiziana Morgese (+39) 3386399694 tiziana.morgese@gmail.com Ufficio stampa Zètema Progetto Cultura  Anna Maria Baiamonte: (+39) 348 2696259 a.baiamonte@zetema.it

TTOZOI. GENIUS LOCI TRA ESTETICA PREFORMALE E BIOLOGIA PARTECIPATIVA di Gianluca Marziani 

Il Genius loci è un’entità naturale e soprannaturale legata a un luogo e oggetto di culto nella religione romana. Tale associazione tra Genio e luogo fisico si originò forse dall’assimilazione del Genio con i Lari a partire dall’età augustea. Nel tempo moderno, genius loci è divenuta un’espressione adottata in architettura per individuare un approccio fenomenologico allo studio dell’ambiente, interazione di luogo e identità. Con la locuzione di genius loci si intende individuare l’insieme delle caratteristiche socio-culturali, architettoniche, di linguaggio, di abitudini che caratterizzano un luogo, un ambiente, una città. GENIUS LOCI è anche il titolo di un viaggio che ha connesso il duo artistico TTOZOI alla cultura archeologica italiana. LUOGHI Il concettualismo biologico di TTOZOI ha stabilito un dialogo con tre siti Unesco, simboli universali della cultura italiana: la Reggia di Caserta (novembre 2017) con la sua necropoli sannita databile IV sec a.C., riportata alla luce nel 1990 nell’area sottostante il secondo cortile; l’Anfiteatro del Complesso Archeologico di Pompei (dicembre 2017) dove il duo ha utilizzato gli ambulacri, sepolti dall’eruzione del Vesuvio del 79 e poi riportati alla luce; infine il Colosseo (giugno 2022), il più grande anfiteatro del mondo, simbolo globale di Roma ed icona d’Italia. Le tre aree prescelte rappresentano l’apoteosi più limpida del genio italico, la vetta archeologica di antichi lustri dell’umano ingegno e di una cultura civica avanzata. L’integrazione coi luoghi avviene per proliferazione ramificata, non fermandosi a qualcosa di puramente formale ma agendo su un processo che integra visibile e invisibile, memoria e presente, storia e cronaca, individui e collettività. Assieme a queste tre polarità il progetto ha toccato altri luoghi di preziosa memoria culturale. A San Francisco le opere hanno trovato posto temporaneo nel Golden Gate Bridge (2019), l’iconico ponte rosso della città californiana. A Spoleto le opere sono state disposte presso la Casa Romana (estate 2018) tra gli eventi espositivi del Festival dei Due Mondi. Un’altra tappa significaativa ha visto le tele presso l’ANFITEATRO di Santa Maria Capua Vetere (agosto 2021), uno dei più straordinari patrimoni di epoca romana, secondo per dimensioni al più famoso Anfiteatro Flavio a Roma.

 ATTIVITÀ FUNGINA Il duo ha creato le opere all’interno dei tre siti prescelti, processando l’attività fungina negli spazi al chiuso in cui le tele grezze sono state disposte, per un tempo necessario alla miglior proliferazione delle muffe. Il risultato di queste tre operazioni è quanto presentiamo al Museo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese, simbolicamente nel cuore verde di Roma, la città in cui il progetto venne presentato alla stampa il 31 ottobre 2017 (Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo) e dove oggi si espongono i risultati pittorici di un processo unico e straordinario. Il progetto GENIUS LOCI invade il campo della determinazione biologica nel corso della vita terrestre. I quadri parlano di processi naturali che trasformano le muffe in grammatica pittorica dentro la gestione linguistica della tela. Un modo radicale di affrontare una pittura che anticipa e segue l’Antropocene; un dipingere che si assimila, per paradosso, alle energie cromatiche delle stelle, dei buchi neri, del suolo su pianeti lontani, dei detriti cosmici che determinano le superfici naturali del nostro Pianeta. In questa risoluzione metafisica il frangente archeologico connette l’arte al suo valore assoluto, ovvero, condensare un’estetica preformale che è cellula di ogni futura figurazione, di ogni seguente astrazione, di ogni eventuale ricomposizione informale. L’incrocio tra forma e colore genera biologie in cui i TTOZOI gestiscono l’ideazione e le regole d’ingaggio, decidendo formati, impasti e durata ma non potendo intervenire sul ciclo vitale dei miceti e sull’unicità organica (e iconografica) del singolo quadro. La pittura del duo, così atomizzata nella sua biologia fungina, non poteva che integrarsi alle rovine monumentali di civiltà perdute ma ampiamente storicizzate. Il Colosseo, archetipo di un’umanità che costruiva simboli ambiziosi, destinati a sfidare il tempo e il rito mortale, ha accolto la terza tappa di un viaggio che è passato per la Reggia di Caserta e l’Anfiteatro di Pompei. Dentro l’Anfiteatro Flavio sono nate le figlie biologiche di questo capolavoro in pietra, connesse al clima pluricellulare che si addensa nei suoi spazi umidi, una fusione con le spore che hanno varcato millenni e geografie, sfidando lo spazio e il tempo che avvolge la vita sulla Terra. Guardare assieme i quadri è come assistere agli impulsi di una tempesta radioattiva o un processo elettrolitico, di una supernova in esplosione o un’aurora parossistica: azioni e reazioni di una preforma che anticipa idealmente la pittura rupestre e procede oltre il tempo della fine terrestre, verso quel “prima” e “dopo” in cui la mente umana giammai arriva ma dove la pittura, linguaggio sciamanico e alchemico, giunge con il rituale “creativo” della veggenza. Le opere, elaborate nei tre maggiori siti monumentali del nostro Paese, sono l’esito di un processo biologico che investe le muffe e tutte le reazioni sulla tela durante la permanenza controllata nei luoghi suddetti. La risultanza ha forme sorprendenti che si connettono ad artisti come Alberto Burri e Salvatore Emblema, evolvendo però la natura storica delle astrazioni informali, qui ricondotta ad un legame profondo con l’atmosfera, il microclima, i batteri, le componenti chimiche dei sedimenti secolari e millenari. 

INTEGRARSI AL TEMPO ORIZZONTALE Cosa è accaduto durante la permanenza delle opere presso la Reggia di Caserta, gli Scavi Archeologici di Pompei e il Colosseo? Come hanno agito le muffe naturali nei giorni di silenziosa sospensione dei telai lungo gli spazi sotterranei dei luoghi? Il risultato diventa la forma immaginata e misteriosa, viva e pulsante, figura inizialmente possibile ma mai realmente preventivabile. Perché il risultato appartiene alla biologia del luogo, alle  variabili infinite di un environment, ai tempi di permanenza nel sito specifico. TTOZOI decidono, con metodo e disciplina, quando fermare il processo, optando per un istante di chiusura, così come nella vita si sceglie un inizio che conduca al conseguente epilogo. Dal momento in cui le muffe sono bloccate, l’opera rende l’impronta materica un segno definitivo, una nuova superficie che metabolizza la metafora e la somiglianza mimetica. Le tele attraversano le molteplici nature di un’immagine dal cuore informale: paesaggi nebulosi, montagne tra cieli che brillano, mari con variabili di infiniti blu, paesaggi notturni visti dal cielo, contrappunti luminosi che giocano tra micromondo cellulare e macromondo astronomico. 

GENIUS LOCI metabolizza, con involontaria ma consapevole precisione, un intero arco di memorie astratte, di echi informali e poveristi, di motivazioni cromatiche e citazioni pittoriche. Le tele somigliano a finestre dentro l’archeologia del tempo, viaggi spaziali che portano la pittura nelle memorie ancestrali dei siti, nei giochi coloristici che il paesaggio ricrea, nei riti metabolici che le materie naturali permettono. Una perfetta sinergia tra l’imponenza dei luoghi e il cuore caldo che abita le fondamenta: la pietra da una parte, immobile e avvolgente, la materia naturale dall’altra, così instabile, elettrica e sempre diversa…

 BIOLOGIA PARTECIPATIVA La muffa diventa puro codice linguistico, un applicativo biologico che conduce la pittura al punto limite delle sue possibili mutazioni. La grammatica dei TTOZOI amplia i processi dinamici di Pier Paolo Calzolari e Giuseppe Penone, riportando l’orbita iconografica delle mutazioni nei perimetri conclusi del quadro. L’azione naturale non si disperde ma avviene su superfici circoscritte, sotto il controllo dello spazio d’azione. Un evento tra casualità e controllo che radicalizza il legame tra Arte e Natura, rendendo la biologia un fenomeno elaborativo e partecipativo. Una dialettica viva che porta il fattore creativo nel cuore pulsante del ciclo naturale. IL PROCESSO Il processo informale, realizzato a quattro mani, prevede l’utilizzo di materie organiche (farine varie), acqua e pigmenti naturali su tele di juta, poi riposte in particolari teche che favoriscono la naturale proliferazione di muffe, con manifestazioni sempre diverse. Nel momento in cui si nutrono della sola parte organica, le spore interagiranno con l’opera secondo uno schema ignoto ed apparentemente caotico. In realtà TTOZOI monitora la progressione del processo, fin quando deciderà di interromperlo, secondo una declinazione di salvataggio dall’estetica in purezza. Solo a questo punto le tele verranno rifinite ed ultimate, lasciando visibili le tracce del passaggio della natura. Un approdo estetico che stravolge il fattore interpretativo delle opere. Tutte le apparenze astratte si trasformano in un processo ad alta valenza figurativa, dove ciò che vediamo ci conduce ben oltre la pura forma, nella stratificazione pittorica di memorie, esperienze, processi dinamici, contributi esogeni… La Natura non era mai stata così connessa alla Pittura. La Pittura non era mai stata così sensibile alle (im)pressioni della Natura.


PRINCIPALI MOSTRE PERSONALI 2021 | Genius Loci Capua, a cura di Gianluca Marziani, Anfiteatro Campano, Santa Maria Capua Vetere (CE) 2019 | Genius Loci San Francisco, a cura di Anna Dusi e Mary Steiner, Museo Italo Americano, San Francisco (CA) 2018 | Genius Loci Pompei, Complesso Archeologico, Ambulacri dell’anfiteatro Romano, Pompei (NA); Genius Loci Reworks, a cura di Gianluca Marziani, Casa Romana, Spoleto (PG); Genius Loci Reggia, a cura di Gianluca Marziani, Reggia di Caserta 2016 | Anima Loci, Sinagoga e Museo Ebraico, Roma; Anima Loci, Palazzo Donn’Anna, Napoli; Anima Loci, Cripta Cattedrale, Avellino 2015 | Thesaurus, a cura di Fabio Carnaghi, Terme Romane di Como, Como; Moulds H2- 00, Chiostro Del Giudice Di Pace, Corato (BA) 2013 | Moulds, a cura del professor F. D’Oria, Museo del Lavoro, San Potito Ultra (AV) 2012 | Molds on Canvas, a cura Di C. Penna E A. Di Mauro, IIC-Istituto Italiano di Cultura, Los Angeles (USA); Molds on Canvas, a cura di Cynthia Penna, L.A. Artcore, Brewery Annex, Los Angeles (USA) 2011 | Muffa & Arte, Complesso Carcere Borbonico, Avellino (AV) 2010 | Muffe su Tela, a cura del professor Luca Beatrice, Castel dell’Ovo, Napoli; Sulle Tracce di Luca Giordano, Villa Bruni, San Giorgio a Cremano (NA); Luce Trame Vita, a cura di Emanuele Emblema, Museo Salvatore Emblema, Terzigno (NA) PRINCIPALI MOSTRE COLLETTIVE 2019 | Genius Loci, a cura di Donatella Nonino, Ex Manicomio Sant’Osvaldo - Padiglione n. 9, Udine 2016 | Exchange Show Italy / Japan, Tokyo Metropolitan Art Museum, Tokyo 2015 | Terra, a cura di Simona Bartolena e Armando Fettolini, Biblioteca Civica, Mezzago 2012 | 8° Premio Internazionale di Scultura, Regione Piemonte, Corio (TO); 54a Biennale di Venezia, Sala Nervi - Palazzo delle Esposizioni, Torino; La percezione del vuoto, a cura di Silvia Ceffa, Spazio Moderno, Arona 2011 | Grande Napoli Arte, a cura di L. Di Vaia, Daphne Museum - Castel Nuovo (Maschio Angioino), Napoli 2010 | Le Muffe, Palazzo della Prefettura, Circolo della Stampa, Avellino COLLEZIONI ▪ Museo Salvatore Emblema, Terzigno (NA) ▪ Istituto Italiano di Cultura, Los Angeles (USA) ▪ Luciano Benetton, Imago Mundi ▪ Museo Italo Americano, San Francisco (USA) ▪ Istituto Italiano di Cultura, San Francisco (USA) ▪ Consolato italiano, San Francisco (USA) ▪ Reggia di Caserta, collezione contemporanea permanente, Caserta (CE) ▪ Santa Margherita SPA, Gruppo Marzotto, Fossalta di Portogruaro (VE)

TTOZOI. Biografia completa Stefano Forgione (Avellino, 1969) e Giuseppe Rossi (Napoli, 1972) sono il duo artistico che opera sotto lo pseudonimo TTOZOI. L’inizio del progetto risale al 2010, anno della personale a Napoli presso Castel Dell’Ovo (a cura di Luca Beatrice). Stefano (Laurea in Architettura) e Giuseppe (Laurea in Economia) sono entrambi autodidatti. Fin dall’adolescenza sperimentano varie tecniche artistiche (carboncino, china, acquerello, acrilico, olio, spray, collage...) e si avvicinano alla Storia dell’Arte per approfondire la cultura informale, assecondando la loro vocazione estetica e il loro interesse concettuale per i processi iconografici. Nel dicembre 2006 sarà la comune passione per questi temi a riavvicinarli dopo anni vissuti in varie città d’Italia. Al centro del loro confronto c’è la consapevolezza che l’Arte è sempre stata contemporanea e che l’Artista non può operare prescindendo dal passato: da qui l’elaborazione di un progetto – basato su “concetto” e “forma”, “tempo” e “materia” – che sta diventando portavoce di una piccola rivoluzione nel campo sperimentale della pittura. TTOZOI è artefice del cosiddetto “vuoto d’intervento”, una vera e propria attesa, successiva all’azione simultanea a quattro mani sulla tela, durante la quale la Natura – nella sua fioritura fra le trame della tela sotto forma di muffa – diventa puro codice linguistico. Una nuova grammatica – viva – che, dal momento in cui le muffe vengono bloccate, rende l’impronta materica sull’opera un segno definitivo, un inizio che conduce al conseguente epilogo, generando una nuova superficie che metabolizza la metafora e la somiglianza mimetica.

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