lunedì 2 ottobre 2023

Cassandra e Ifigenia in Aulide al Teatro Tor Bella Monaca

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Tor Bella Monaca

Stagione teatrale 2023|2024 

Il Teatro Tor Bella Monaca è parte del sistema Teatri in Comune di Roma Capitale 

Assessorato alla Cultura con il coordinamento gestionale di Zètema Progetto Cultura

Gli spettacoli dal 5 all’8 ottobre 2023

Al TBM si apre la nuova stagione teatrale ricca di suggestioni e dal 5 all’8 ottobre le opere 

classiche ritornano a essere protagoniste 

“Cassandra”, produzione Teatro Stabile d’Innovazione Galleria Toledo, è in programma 

da giovedì 5 ottobre a sabato 7 ottobre. Laura Angiulli cura la drammaturgia e la regia 

dello spettacolo che vanta i contributi al testo di Enzo Moscato e l’interpretazione di 

Alessandra D’Elia e Caterina Spadaro. Variazioni sul mito n.2

Cassandra, la più bella tra le figlie di Priamo, amata da Apollo e, per non avere corrisposto al 

suo amore, dotata d’inascoltata capacità profetica. Forse la meno celebrata e più sfuggente 

immagine del grande affresco della Troia all’epilogo, che tuttavia -nel tramonto di un ciclo 

storico- s’impone sul suo popolo e sugli eventi per lucida capacità d’interpretare i fatti, e 

valutare l’esatta entità delle forze contrapposte. Essa si sottrae alla massa dolente della 

schiera al femminile che popola lo scenario offerto dall’ampia famiglia di Priamo; si afferma con 

inconsueta personalità in un ruolo che, a ben vedere, è innanzi tutto politico. Cassandra 

osserva lucidamente, penetra la verità dei suoi giorni mai piegata, più che altro furente, e va 

incontro allo spietato destino di schiava e vittima mentre Troia consuma tra le fiamme la sua 

dolente epopea. Le danno voce Alessandra D’Elia e Caterina Spadaro, in equilibrata 

condivisione con la “rappresentazione in canto” di Caterina Pontrandolfo. Di significativa 

consistenza la presenza della sezione musicale affidata alla creazione di Enrico Cocco e Angelo 

Benedetti. Materiali straordinari sottratti a Eschilo e Euripide, ma anche a Licofrone, l’autore 

che proprio a questa immagine femminile dedicò l’Alessandra “un poemetto di esuberanza 

barocca, ricca di colori, dal lessico ricco e molteplice, che non esclude l’osceno, il volgare, il 

linguaggio da trivio, da bordello…”. Non meno significativi e pregnanti gli spunti raccolti 

dall’opera di Christa Wolf, e dal generoso contributo di Enzo Moscato, voce tra le più dense e 

toccanti della drammaturgia contemporanea. Interpretazione in canto: Caterina 

Pontrandolfo; Musiche originali e drammaturgia del suono: Enrico Cocco e Angelo 

Benedetti; Impianto scenico: Rosario Squillace; Luci: Cesare Accetta; Fotografie: 

Alessandra Cardone. Venerdì 6 e sabato 7 ottobre e domenica 8 ottobre è in scena il testo di Euripide: 

“Ifigenia in aulide”, produzione Zerkalo. Per la regia di Alessandro Machìa e la versione 

italiana di Fabrizio Sinisi la rappresentazione è interpretata da Andrea Tidona, Alessandra 

Fallucchi, Roberto Turchetta e Carolina Vecchia affiancati da Lorenza Molina, Nicole 

Mastroianni, Vanessa Guidolin e Chiara Scià e la partecipazione di Paolo Lorimer nel 

ruolo di Menelao. Ultima delle tragedie euripidee, rappresentata postuma nel 399 a.C. in un 

periodo di profonda crisi del modello della pòlis greca – di lì a poco ci sarebbe stata la disfatta 

di Atene contro Sparta e la fine di un modello politico e democratico; Ifigenia in Aulide è una tragedia ambigua in cui, come nell’Alcesti, si mette in scena un sacrificio e una morte che poi si

riveleranno apparenti. Gli dèi di fatto non ci sono più, il tragico sembra franare: gli eroi in

Euripide sono solo uomini lacerati, deboli, mutevoli che agiscono in base ai loro desideri e alle

loro paure, lontani anni luce sia dal modello omerico che da quello eschileo. A dominare è la

ragione strumentale e il discorso del potere. Emblematico, in questo senso, è il trattamento

che Euripide fa di Achille, eroe demitizzato, quasi un personaggio comico, incapace di

corrispondere al suo stesso mito originario; che non agisce, evita lo scontro con i soldati

facendosi paladino, alla maniera dei sofisti, della persuasione e del dialogo, pur ripetendo – quasi volesse rincorrere quell’Achille omerico che Euripide non gli permette di essere – che lui

salverà Ifigenia. Come quando dice a Clitemnestra: “Ti sono apparso come un dio e non lo ero.

Ma lo diventerò”. Nella costruzione dello spettacolo, si è voluto seguire il trattamento euripideo

del mito cercando di far emergere la violenza che abita il testo e le contraddizioni di personaggi

che Euripide presenta come “umani troppo umani”; la loro inadeguatezza al mito, l’abisso del

privato al di sotto del mascheramento della parola pubblica, l’ambizione, la doppiezza. Tutto è

ambiguo, apparente, a cominciare dal dialogo iniziale tra Menelao e Agamennone, da cui

emergono due figure deboli, mediocri e velleitarie, che si scambiano accuse dicendo la verità

l’uno dell’altro. In questa versione di Fabrizio Sinisi, Agamennone è costretto dalla necessità

verso cui lo spingono gli eventi a sacrificare Ifigenia, trascinato dal motore della Storia e da

quella impossibilità di conciliare l’essere re con l’essere padre. Ma, ancor di più, a venire alla

luce attraverso il verso di Sinisi è l’umano euripideo che, oltre le costrizioni oggettive in cui si

trova incastrato il re, fa emergere il suo desiderio, la sua personale ambizione sempre

accompagnata dalla paura e dall’incapacità di agire. L’abbassamento di tutti i personaggi della

tragedia è funzionale all’innalzamento della giovane Ifigenia, “nata forte”, che decide di

sacrificarsi, di accettare e addirittura di volere il destino che è stato scelto per lei dal padre, in

un trionfo di amor fati che solo può riscattare dalla febbre fagocitante che qui prende tutti i

personaggi della tragedia – compresa Clitemnestra – ora lontanissima dalla donna implacabile

e inconciliabile descritta nell’Orestea di Eschilo. Nell’esaltazione finale nella quale Ifigenia

accetta la sua morte, c’è l’assunzione piena del punto di vista del padre Agamennone e del

maschile, ma non per debolezza: accettando e decidendo la sua morte Ifigenia si

individualizza, esce dall’indistinzione diventando ‘qualcosa’ nella morte imminente, un

comandante lei stessa, sollevando allo stesso tempo il padre amato dalla piena responsabilità

del sacrificio. Una scelta netta della regia è stata quella di recuperare nell’esodo, considerato

spurio, l’ipotesi che a raccontare della sostituzione di Ifigenia con una cerva non fosse un

messaggero ma il deus ex machina della dea Artemide. Scene Katia Titolo; Costumi Sara

Bianchi; Luci Giuseppe Filipponio; Suono Giorgio Bertinelli; Movimenti coreografici

Fabrizio Federici; Assistente alla regia Lorenzo Molina; Organizzazione Rossella

Compatangelo; Ufficio stampa Maya Amenduni; Comunicazione Sofia Chiappini; Foto e

grafica Manuela Giusto. Teatro Tor Bella Monaca - Arena Teatro Tor Bella MonacaBIGLIETTI

intero 12,00 Euro

ridotto 10,00 Euro

giovani 8,00 Euro

GIFT CARD 78,00 Euro (10 ingressi)

UFFICIO STAMPA TEATRO TOR BELLA MONACA

Rocchina Ceglia – cel. 346.4783266 – e-mail: rocchinaceglia@gmail.com

Maresa Palmacci – cel. 348.0803972 – e-mail: palmaccimaresa@gmail.com


Via Bruno Cirino angolo Via Duilio Cambellotti raggiungibile con Metro C o Linea Bus 20 Ampio parcheggio disponibile

Per informazioni e prenotazioni:

Telefono 062010579 (dalle 10:30 alle 19:30)

Messaggi whatsapp 3920650683

promozione@teatrotorbellamonaca.it

Botteghino: dal martedì alla domenica dalle 10,30 alle 21,30

www.teatrotorbellamonaca.it - www.teatriincomune.roma.it

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