mercoledì 22 ottobre 2014

L'ABITO DELLA SPOSA recensione

IN COLLABORAZIONE CON TODI FESTIVAL 2014
L’abito della sposa
novità assoluta di Mario Gelardi
con Pino Strabioli e Alice Spisa
scene e costumi Alessandro Chiti  musiche Paolo Vivaldi
regia Maurizio Panici
Teatro la COMETA DI ROMA
   dal 21 ottobre al 9 novembre
"L'abito della sposa" è uno spettacolo delizioso, capace di trasportare il pubblico, indietro nel tempo e fargli rivivere quel clima proprio degli anni '60, in cui, a livello economico, tutto sembrava possibile, si era nel pieno del boom , ma allo stesso tempo, era molto più difficile, rispetto ai tempi odierni, poter tirare fuori la propria intimità, i propri tormenti.  Il 1963 in particolare, l'anno in cui è ambientata la storia narrata, è stato un anno che ha visto avvicendarsi più di un evento tragico come la morte di Kennedy e il Vajont. L'ambientazione temporale fa solo da sfondo alla vicenda umana, che si impernia sull'incontro di due solitudini, quella di Lucio (Pino Strabioli) e quella di Nunzia (Alice Spisa), entrambe sono anime sofferenti, ognuono si è rifugiato in qualcosa di diverso, Alice in un silenzio, alternato con brevi frasi taglienti, Lucio, invece nell'ordine del suo lavoro, e nella musica. Non dimenticando il fatto che alla fine degli anni in questione sarebbe arrivato il 68, nè vediamo già delle anticipazioni, il mondo stava cambiando le persone si stavano liberando, e loro modo Lucio e Nunzia ne sono una dimostrazione. Pino Strabioli è delicato e gentile, come il pubblico è abituato a vederlo in tv anche quando recita in teatro la parte di un finto burbero, arrivando diretto allo spettatore. 
Miriam Comito


Italia 1963. E’ l’anno del matrimonio Ponti –  Loren, della visita in Italia di Kennedy, della scandalosa love story tra Teddy Reno e Rita Pavone, è l’anno della tragedia del Vajont. Alto- basso, rosa-nero, le vicende si alternano così nel paese ed anche nella vita del sarto Lucio.
Lucio è un sarto di abiti militari, figlio di un sarto di abiti militari; ha girato tutta l’Italia con i suoi genitori ed ora parla un dialetto che è un miscuglio di molte lingue. Lucio è un uomo di mezza età, un po’ irascibile, dai modi spicci e diretti,  ma in fondo una brava persona, quindi non se la sente -e forse non può proprio rifiutare- quando un capitano gli chiede di cucire l’abito da sposa di sua figlia. Lucio non può tirarsi indietro, ma non sa nemmeno come fare, così è costretto ad assumere una giovanissima sartina, Nunzia, una ricamatrice che ci riporta direttamente all’atmosfera di quegli anni. Così il logorroico Lucio deve dividere la sua sartoria con la timida Nunzia “ che per tirarle una parola di bocca ci vuole più di una tenaglia”. E’ l’incontro e la scoperta di due vite, di due imprevedibili vite e tra la passione per le canzoni di Rita Pavone e le ritrosie di una ragazza che non sa come comportarsi con gli uomini, raccontiamo il mondo fuori da quella sartoria, ma anche il piccolo mondo di due persone che custodiscono un segreto che finalmente possono svelare.
nota di Mario Gelardi
                                                                                                         
Un profumo, un sapore, qualcosa di conosciuto ma nello stesso tempo inafferrabile :questo è il delicato scritto di Mario Gelardi ,un testo che ci fa riscoprire un’età dell’innocenza, con piccoli scarti e virate improvvise.
La storia del sarto Lucio e della ricamatrice Nunzia è la storia di due solitudini, di due tenere figure unite da un segreto :una storia necessaria in un tempo come il nostro , in cui il frastuono rischia di coprire qualsiasi emozione.
E poi un viaggio tra le canzoni e le atmosfere di un’epoca –gli Anni Sessanta-dove le prime grandi tragedie del nostro Paese si mescolano con i primi timidi eventi personali di quelle due fragili vite,destinati a cambiarne l’esistenza.
Uno spettacolo di forte atmosfera che ti prende lentamente fino alla catarsi finale dei protagonisti.
nota di Maurizio Panici
Mario Gelardi è regista e coautore di “Santos” (tratto da un racconto di Roberto Saviano), e de “La città di fuori”, (tratto da “La città perfetta” di Angelo Petrella), ancora regista e coautore insieme a Roberto Saviano di “Gomorra” (Premio “Olimpici per il teatro” come miglior novità italiana), spettacolo rappresentato in tutta Europa  che ha visto anche varie edizioni straniere.
Inoltre Premio Ustica per il teatro 2005 (Sez. premio Scenario) con Quattro, finalista del premio Riccione 2005 con “Becchini”, Premio Fersen per la drammaturgia con “La vita come prima” scritto con Giuseppe Miale di Mauro, Premio Flaiano 2002 con “Malamadre.
E’ fondatore e direttore editoriale della Casa Editrice Caracò.
Attualmente si occupa della direzione artistica del Nuovo Teatro Sanità a Napoli.
Maurizio Panici , fondatore e direttore artistico del Teatro Argot Studio di Roma dal 1984 al 2010,è dal 2011 direttore artistico di AR.TE’ ,Teatro Stabile di Innovazione di Orvieto.Lavora da sempre da un lato sullo studio del mito con la rivisitazione di testi classici e dall’altro sulla scoperta e valorizzazione di autori contemporanei. “Occuparsi del contemporaneo è necessario per capire il nostro tempo, farlo con il teatro è esplorare in profondità il nostro essere uomini di questo tempo”.
Tra i grandi testi ha diretto tra l’altro I giganti della montagna per Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini, Tre sorelle  con Pamela Villoresi, Processo a Gesù con Massimo Foschi, Antigone di Sofocle e Antigone di Anouilh, Sinfonia d’autunno da I. Bergman con Rossella Falk e Maddalena Crippa.
Si è confrontato con testi contemporanei come Il custode dell’acqua dal romanzo di F. Scaglia con Maurizio Donadoni, La Maria Zanella di S. Pierattini con Maria Paiato (premio UBU per questo spettacolo), Cinema Impero di R. Cavosi (ancora con Maria Paiato e Mascia Musy) ma anche Un grande grido d’amore di J. Balasko, Marlene di G. Manfridi , Al pie del Tàmesis-Appuntamento a Londra- del premio Nobel M. Vargas Llosa ,  Eva contro Eva di M. Orr.
Negli ultimi anni ha dato vita alla Compagnia dei Giovani di Ar.Tè con i quali ha messo in scena Sogno di una notte di mezza estate e As you like it di W. Shakespeare
Con i suoi spettacoli ha partecipato a numerosi festival come Taormina Arte, San Miniato, Negroamaro, Borgio Verezzi, Teatro dei Due Mari di Tindari, La Versiliana ,Festival dei Due Mondi di Spoleto.
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Pino Strabioli- attore, autore, conduttore televisivo. E’ stato diretto da Patrick Rossi Gastaldi, Paolo Poli, Ugo Gregoretti, Marco Parodi, Sergio Vecchio,Pupi Avati, Citto Maselli, ha lavorato fra gli altri con Gabriella Ferri, Franca Valeri, Piera Degli Esposti, Marina Confalone, Sandra Milo, Anna Mazzamauro.  Il debutto televisivo con Fabio Fazio in “T’amo Tv” (TMC), fra altri programmi “Senza fissa dimora”, “Souvenir d’Italie” (TMC), “Uno Mattina” (RAI UNO) “Aspettando cominciamo bene”, “Cominciamo Bene Prima”, “Il Cartellone  di Palco e  retropalco” (RAI TRE). Nelle ultime  stagioni “That’s Italia” con Filippa Lagerback (La 7d) “Apprescindere” ed  “Elisir” con Michele Mirabella (RAI TRE). Ha curato il volume  “Gabriella Ferri Sempre “ (IACOBELLI) , firma con Paolo Poli “Sempre fiori mai un fioraio“ (RIZZOLI 2013). Da domenica  1 giugno condurrà “Colpo di scena” (RAI TRE ore 20.20) un ciclo di trasmissione dedicate al teatro e ai suoi protagonisti.
Alice Spisa  debutta giovanissima a fianco di Maria Paiato ne Il Dilemma del Prigioniero, con la regia di Maurizio Panici, che la dirigerà in molti altri lavori. Si trasferisce per quattro anni a Londra, dove studia con Giles Foreman e Liana Nyquist. Tornata in Italia, entra alla Scuola del Teatro Stabile di Torino da cui si diploma nel 2012. Diretta da Valter Malosti è Titania nel Sogno di una notte di mezza estate e la protagonista de Lo Stupro di Lucrezia di Shakespeare. Nell’estate 2013 interpreta l'eroina de L'Ombra di Antigone per la regia di Roberto Guicciardini.  Altri lavori includono Processo a Gesù, Cantata per la festa dei bambini morti di mafia, Evil Sisters.
Firma per il teatro numerose traduzioni di testi dall'inglese.
Nel 2013 vince il Premio Ubu come Nuova Attrice Under 30.

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