giovedì 14 dicembre 2023

HAMLETOPHELIA, spettacolo diretto da Luca Gaeta e interpretato da Massimiliano Vado, Salvatore Rancatore, Camilla Petrocelli, in scena dal 20 al 23 dicembre al Teatro Lo Spazio-Roma


 


HAMLETOPHELIA

da William Shakespeare e Heiner Muller

drammaturgia e regia Luca Gaeta


con Massimiliano Vado, Salvatore Rancatore, Camilla Petrocelli


Costumi e scene Laura Di Marco

Video Oberdan Mancini


Assistente regia Sofia Pasquali, Alessia Ferrero

Movimento scenico Giulia Avino 

Foto  Beniamino Finocchiaro, Matteo Nardone

Foto Locandina Paoloreste Gelfo 

Organizzazione StartLab


Un ringraziamento speciale al Museum of Dreamers e al Laboratorio Arti Sceniche di


Massimiliano Bruno 


DAL 20 AL 23 DICEMBRE

TEATRO LO SPAZIO-ROMA


Va in scena dal 20 al 23 dicembre al Teatro Lo Spazio, HAMLETOPHELIA, spettacolo

diretto da Luca Gaeta e interpretato da Massimiliano Vado, Salvatore Rancatore, Camilla

Petrocelli.

In una stanza dei giochi, uno strano psicopompo, una rockstar, una groupie si aggirano tra le

pieghe di questo strano tipo di inferno. E’ uno spettacolo dalla morte cronologica, in un aldilà

ispirato a quello di Sartre di “A porte chiuse” il fool Yorick, tra musiche clownesche che

sottoscrivono il suo mondo, attende paziente l’arrivo dei due suoi ospiti. La prima a morire nel

testo di Shakespeare, dopo il buffone di corte, è la bella Ofelia che entra in scena avvolta da un

fiume blu. Si risveglia come una novella Euridice in questo Ade, questo oltretomba che

ripulisce i nostri peccati nell’attesa del risveglio. Qui racconta al suo ospite di perché si sia

tolta la vita e delle delusioni patite nel mondo dei vivi. Ultimo entra in scena da una

vasca/sepolcro Amleto, avvolto in un lenzuolo di un pallore divino. Insieme a Yorick, anche

nella morte cerca di sfuggire alle sue responsabilità e disgustato di quanto non riesce a

cambiare torna a morire nella sua bara. Ofelia è l’unica sana in morte, tanto da riuscire a

riscattarsi dalla sua vita accettando l’aldilà da donna a libera. Yorick espiate le sue colpe è

pronto per tornare nel mondo.


NOTE DI REGIA


Il concetto di negazione del presente e rifugio nel giardino del ricordo, tramite l’utilizzo

dell’immagine simbolica più forte del teatro moderno, AMLETO; per esprimere la difficoltà o

la fuga dalle responsabilità. Il protagonista è chiuso nella sua noce, che viene rappresentata

idealmente dalla sua camera mediante l’utilizzo di oggetti, odori, sapori che evocano l’infanzia

e lo stato infantile che avvolge il protagonista.

Come fosse chiuso nella propria stanza da adolescente con dei giochi per scappare dal mondo;

e come nelle stanzette dei bambini moderni tutto è acceso, attivo: siete mai entrati nella

stanza di un bambino!? C’è la tv, la radio, il computer, i giocattoli…tutti accesi…tutti nello

stesso momento…tutti inutilizzati…perché la noia ci invade già da piccoli, quando dobbiamo

scegliere con cosa giocare…allora consumiamo tutto in una bruciante Nausea.

OPHELIA compagna di viaggio nella follia del protagonista è la vittima sacrificale perché

innocua e bella come una bambola dal tragico destino; nella visione malata del protagonista

viene distrutta in quanto possibile peccatrice perché potenziale male, il complesso edipico

colpisce come una scure.

L’origine dei mali di AMLETO si nasconde quindi nell’infanzia, dove un unico personaggio

aveva accesso alla sua serenità, il buffone di corte YORICK; il giocattolo mancante che con una

sorta di flash-foward dall’aldilà passato ci racconta l’esistenza ancora da compiere e i perché

irrisolti del protagonista.

La rappresentazione prevede varie forme d’arte che contemporaneamente si uniscono e

sostengono tra loro: il teatro, la video-arte, la pittura, la musica, proprio per esasperare il

concetto di possibilità di scelta, cosa sono?…cosa faccio? E rafforzare così la fuga da essa. Ma

anche per segnare, proprio nel senso fisico (con il tratto pittorico), e così fissare la storia;

come chiede il protagonista scespiriano alla fine del dramma al suo amico:

“..Orazio, muoio.

Tu vivi; e riferisci onestamente

della mia causa tutto quanto il giusto,

a chi vorrà saperlo.

Mio buon Orazio, qual nome macchiato

vivrà di me, se questi avvenimenti

avessero a rimanere ignoti!

Se m’hai tenuto nel tuo cuore, Orazio,

tieniti ancor lontano, per un poco,

dalla gioia suprema del trapasso,

e seguita su questo duro mondo

a respirare ancora il tuo dolore

per raccontare ad altri la mia storia.”

Il testo è ispirato dall’ AMLETO di W.Shakespeare dall’HAMLETMACHINE di H.Muller. Tre

attori, che si dividono nell’uso di diverse forme di arte, V.J. e pittura come nei giochi tra

bambini. Mentre recitano si riprendono in diretta e le immagini trattate e proiettate (live) su

una grande tela dove il pittore disegna seguendo l’ispirazione delle immagini, delle parole,

della fantasia in una sorta di estemporanea. Donando, contestualmente, un valore più ampio

allo spazio scenico che verrà utilizzato; l’esplorazione esteriore è simbolo di quella che fa il

protagonista su se stesso e proprio per questo la critica è concorde nel definire

AMLETO il primo personaggio moderno del teatro.


L’introspezione interiore viene eseguita anche all’esterno, come per sondare nelle nostre

profonde pieghe dell’anima, e gli attori sono come dei piccoli bambini che frugano nel mondo

dei grandi con la loro innocenza, anche quando essa è perduta per sempre. Le scene evocano

tutti oggetti (bambole, biglie, macchine giocattolo), odori (ciliegie, latte e mele), sapori

(caramelle e cioccolatini) cari ai bambini, figure che i protagonisti utilizzano come accesso alla

chiave di lettura della loro follia. Teatro-videoarte-pittura: tre movimenti artistici nello stesso

tempo quasi a moltiplicare l’effetto dell’isolamento sui protagonisti. Un viaggio alla ricerca

dell’infanzia perduta attraverso la visione, nel presente, dell’espressività del segno artistico e

della sua forza emotiva.

L’utilizzo della pittura, video-arte e teatro per richiamare nella nostra mente immagini,

sensazioni, sapori, odori nascosti nelle pieghe della memoria; il periodo dell’infanzia che, con

tutte le sue gioie e paure, è ancora il crocevia del nostro presente. La reiterazione del tempo

che fu; la sindrome di Peter Pan come elemento che contraddistingue l’odierna generazione;

non un viaggio nell’infanzia, ma più una fuga come regressione emotiva indotta dall’arte, un

salto verso le fantasie e paure di un tempo ma con gli occhi del presente.

“L’uomo rinchiuso nel suo kindergarten, nel sogno infinito dell’infanzia dove tutto è scelto;

nessuna scelta, nessuna responsabilità. La negazione del destino, che come un fantasma

futuro, lo pone davanti alla crescita. La distruzione dell’amore che lo richiama al

cambiamento. Il rifiuto della donna, innamorata o madre che sia, condannata per il peccato

che è nel suo grembo; la vita. La follia nata dal deserto emotivo che porta alle estreme

conseguenze, la morte.”


HAMLETOPHELIA

Dal 20 al 23 dicembre

ore 21.00

Biglietti: 15 euro – ridotto: 12 euro

(bar aperto per aperitivo dalle 20.00)

Teatro Lo Spazio

Via Locri 43, Roma

informazioni e prenotazioni

339 775 9351 / 06 77204149

info@teatrolospazio.it

Ufficio Stampa

Maresa Palmacci tel. 348 0803972; palmaccimaresa@gmail.com

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