sabato 11 febbraio 2017

L'ARTE E' UNA CARAMELLA Recensione

9– 12 febbraio 2017

dal giovedì al sabato ore 20; domenica ore 18


nell’ambito della rassegna Spazio del Racconto

Florian Metateatro - Centro di produzione teatrale

L’ARTE È UNA CARAMELLA
un viaggio nella Storia dell'Arte

a solo di e con Carlo Vanoni, drammaturgia e regia Gian Marco Montesano

Collaborazione al testo Luca Berta
Scena Carlo Vanoni e Gian Marco Montesano
Luci/audio Antonio Stella, Umberto Marchesani
Voci fuori campo Giulia Basel, Massimo Vellaccio, Umberto Marchesani, Maresa Guerra, Luigia Tamburro, Emiliano Furlani
Fotografia Francesca Ripamonti
Ringraziamo Claudio, Ercole, Erika, Ivano, Marina, Paolo, Giorgio
Cura Giulia Basel
Organizzazione Ilaria Palmisano

l'ARTE è UNA CARMELLA è uno spettacolo, davvero particolare, per certi versi, lo si potrebbe definire brechtiano , non tanto per le tematiche trattate, quanto per l'intento didattico, di spiegare un qualcosa di importante, senza usare troppi termini tecnici, così che il messaggio possa arrivare chiaramente a tutti. Il titolo che potrebbe sembrare ad un primo sguardo,per lo meno enigmatico, viene spiegato nel finale, finale che è già presente sul palco sotto forma di immagine. Vanoni ci conduce in un viaggio che attraversando circa un secolo, si parte dalla dagli anni 60' dell'Ottocento per arrivare agli anni 60' del Novecento, va ad esaminare tutte quelle personalità e movimenti che nel corso di questi 100 anni così densi di cambiamenti nel modo di percepire l'arte hanno maggiormente contribuito  a  far proseguire un cammino di ricerca. L'arte è una scienza sociale, e come tale deve essere studiata in relazione al contesto in cui nasce. Vanoni parte da Eduard Manet è dal suo Déjeneur sur l'herbe, che rifiutato al salone ufficiale fu esposto al Salon des refusès nel 1863, seguita dall'Olympia sempre di Manet, quadri che fecero gridare allo scandalo, non perchè ci fossero dei nudi in se e per se, ma perchè tali nudi, erano inseriti in un contesto realistico di vita di tutti i giorni. Da Eduard Manet Claude Monet che  circa dieci anni dopo presso lo studio del fotografo Felix Nadar, espose, Impression.Soleil levant, che ricordò ad un critico, l'impressione , ovvero la prima stampa della carta da parati, non dimentichiamoci che da poco era nata la fotografia, un' arte mimetica, non aveva più senso. Vanoni prosegue il suo cammino passando da Cezanne e la sua destrutturazione della pittura, va a toccare le corde più intime ricordando Vincent Van Gogh e la sua poetica dei colori. Lo squadernamento effettuato da Picasso, Vanoni ce lo spiega partendo da Giotto e dal suo ricondurre l'arte da greca a latina. E ci si continua a chiedere, perchè quest'uomo ha detto all'inizio dello spettacolo che la sua opera d'arte preferita è un grande mucchio di caramelle poste in un angolo di una sala di un museo di arte contemporaa in America. I suoni sono colori, sono forme, un quadro è come un concerto, questo è possibile nell'arte spirituale, o meglio nello spirituale nell'arte poetca di Vassilji Kandinsky. E nell'era del consumismo l'arte trova ancora quartiere? Secondo Andy Warhol non ne suo senso antico ma una tragica serialità...per lui il ritratto della foto di Marylin era uguale alla riproduzione del barattolo della zuppa Campbell....Pop Art, i tagli di Lucio Fontana, e la porta aperta del retro del tempio nello Sposalizio della Vergine di Raffaello, stesso significato ma eseguito con metodi e in tempi diversi. La merda di artista di Manzoni forse il gesto più rivoluzionario fatto da un'artista italiano del Novecento, gesto in competa contrapposizione con la poetica della Pop Art. E infine Marcel Duchamp con il suo orinatoio, non ancora del tutto accettato....bastava cambiare il punto di vista. Il percorso che Vanoni fa  fare al pubblico, porta diretto a 79 chili di caramelle un'opera davvero significativa di Felix Gonzales Torres, 79 kg era quanto pesava il compagno dell'artista, al momento del ricovero in ospedale.
L'ARTE E' UNA CARAMELLA è uno spettacolo per gli appasionati d'arte, per chi vorrebbe capire di più dell'arte contemporanea, per chi ha un cuore per commuoversi.
Grazie davvero.
Miriam Comito




“Molti anni fa mi capitò di vedere un mucchio di caramelle esposto in un museo d’arte contemporanea. Non capendo mi domandai: perché un mucchio di caramelle è un’opera d’arte? Per scoprirlo, ho incominciato un lungo viaggio attraverso la Storia dell’Arte.” Carlo Vanoni

Che rapporto c'è tra Raffaello e il "taglio" di Fontana? Perché "l'orinatoio" di Marcel Duchamp è considerato una scultura? Come possono dialogare Leonardo da Vinci e Andy Warhol? Una entusiasmante cavalcata attraverso 500 anni di storia dell’arte che si conclude davanti a 79 kg di caramelle colorate ammucchiate nell’angolo di un museo. È arte anche questa?
Uno spettacolo divertente, interessante, emozionante e tutto da gustare!

Carlo Vanoni, dopo la laurea in Sociologia studia Conservazione dei beni culturali all’università Ca’ Foscari di Venezia. Da vent’anni si dedica al mondo dell’arte contemporanea, come consulente di varie gallerie d’arte e curatore di mostre. Si dedica anche a cicli di conferenze al fine di rendere i linguaggi contemporanei accessibili a tutti.

Gian Marco Montesano, artista, nel 1978 sconfina dalle Arti Visive verso il Teatro fondando (con Giulia Basel e Massimo Vellaccio) la Compagnia FLORIAN oggi Florian Metateatro - Centro di Produzione con sede a Pescara. Montesano è autore e regista (vincitore nel 1982 del Premio Flaiano all’autore).

Luca Berta, ex ricercatore precario all’università. Ha scritto una raccolta di racconti (Imitazioni della vita, Sironi 2006) e tre libri di filosofia (L’ultimo è Dai neuroni alle parole, Mimesis 2010). Attualmente si occupa di marketing e arte contemporanea.

Una piccola lezione di Storia dell’Arte, tanto sintetica quanto ricca di sorprese, con un finale commovente che illustra l’opera di Felix Gonzales Torres.
Franco Cordelli, Corriere della Sera
“La caramella” di Vanoni è una luccicante pillola ad azione rapida e altissima digeribilità che migliora in modo esponenziale la nostra capacità di comprendere e amare l’arte. Consigliata ad ogni età, ha l’unico effetto collaterale di creare una assoluta e incancellabile dipendenza dalla materia in oggetto.
Mogol
“L’arte è una caramella” è lo spettacolo sull’arte più bello che abbia mai visto. Certo, è anche l’unico che io abbia mai visto, ma non stiamo a guardare il capello.
Giorgio Gherarducci, Gialappa’s Band



BRANCACCINO
Via Mecenate 2, Roma - www.teatrobrancaccio.it

Biglietto: intero15,50 €; ridotto 11,50 €
Card open 5 ingressi 55 €

BOTTEGHINO DEL TEATRO BRANCACCIO Via Merulana, 244 | tel 06 80687231 | botteghino@teatrobrancaccio.it

UFFICIO PROMOZIONE tel 06 80687232 | promozione@teatrobrancaccio.it


venerdì 10 febbraio 2017

ANGIE Recensione

Compagnia Degli Arti
in
Angie
Scritto e diretto da Gabriele Mazzucco

Dal 9 al 12 febbraio – Teatro Testaccio



Un'atmosfera surreale avvolge gli spettatori dello spettacolo ANGIE, fin dalle sue prime battute. L'ambientazione notturna, e poi sotterranea della prima parte concorre a trasporta il pubblico in una dimensione altra in cui si fondono creature umane e creature non umane, tutte unite per un unico scopo: salvare la terra. Salvarla da cosa? Da un pericolo imminente, già decretato dagli dei più terribili: Ade, dio degli inferi e Marte dio della guerra, da sempre alleati. Le forze del bene si avvalgono delle nove muse, divinità protettrici  delle arti, anche se in piena attività, attualmente ce ne è solo una Euterpe, la musa della musica, che ama farsi chiamare Angie, le altre hanno tutte, per vari motivi abbandonato il loro posto, Calliope la musa dell'epica vive con la sorella, ma grazie all'avvento dei social network è andata fuori di testa, e poi c'è Clio la musa della storia, la più importante di tutte, perchè è colei che costruisce e protegge la memoria, che si è dispersa sulla terra, è necessario ritrovarla, le muse devono essere almeno tre per poter combattere contro i Bobby Dylan (le forze del male) e poter salvare l'umanità.
lo spettacolo per il testo e regia di Gabriele Mazzucco è un'opera particolare, in parte pasoliniana, in parte ricorda Asimov. Molto colorata e chiaramente musicata, Euterpe/Angie è interpretata da un bravissimo Fabrizio Apolloni, accompagnato da Andrrea alesio, Federica Orrù e Paola Raciti. Un'opera pagana in cui c'è una trasposizione dal 33 al 27, e una periodicità, e a volte sovrapposizione di predestinati.
Miriam Comito

La sorti del mondo e le vite delle famose rockstar morte a 27 anni, legate da un unico destino.
Un gruppo di divinità (Muse, dei e semidei) in lotta tra di loro.

Una ragazza qualunque attirata con l'inganno al centro della terra. 
La Musa della musica, una volta nota con il nome di Euterpe ma da tutti quanti, oggi, chiamata ANGIE, come ultimo baluardo delle forze del bene ... 


E poi la Musa della letteratura, Calliope, oramai completamente fuori di testa; un lupo marsicano (Aristeo) diventato il fedele aiutante di ANGIE, dopo essere stato tramutato in un semidio; l'attacco finale dei "Bobby Dylan" alle porte; gli aneddootti sulla spiaggia di Venice Beach con Jim ( Morrison), Jimmy (Hendrix), Janis (Joplin) e poi le vere cause delle morti di Robert Johnson, Brian Jones, Kurt Cobain ed Amy Winehouse. 
Risate, divertimento e tanta tanta della nostra storia artistica e politica raccontata in un delirio surreale e fantastico, ma profondamente attinente con la realtà quotidiana.


Nuovo spettacolo della Compagnia Degli Arti, Angie è un esilarante, Rock, lisergico, anticonvenzionale affresco sulla società attuale e sull’eterna lotta tra il bene e il male che è dentro ogni essere umano; Angie è una storia firmata Gabriele Mazzucco che tanto segue le orme di altri lavori fin qui proposti dalla Compagnia stessa ( La storia di mezzo, Il Fantasma della Garbatella, M’Iscrivo ai terroristi) a chiusura di quello che è diventato un vero e proprio nuovo modo di raccontare in teatro.

Con: Fabrizio Apolloni, Andrea Alesio, Federica Orru’, Paola Raciti.

Dal 9 all’11 febbraio ore 21:00; Domenica 12 febbraio ore 17:30
Costo biglietto: Intero 15,00 euro, Ridotto 10,00 euro.
Per info e prentazioni

Tel. 06 575 5482 – scriba100@tiscali.it














mercoledì 8 febbraio 2017

I SUOCERI ALBANESI Recensione

Viola Produzioni Srl
presenta

FRANCESCO PANNOFINO | EMANUELA ROSSI

I SUOCERI ALBANESI
di Gianni Clementi

con ANDREA LOLLI | SILVIA BROGI | MAURIZIO PEPE
FILIPPO LAGANÀ | ELISABETTA CLEMENTI

regia di
CLAUDIO BOCCACCINI

produzione Viola Produzioni

Dal 7 al 19  FEBBRAIO 2017


I SUOCERI ALBANESI in scena alla Sala Umberto dal 7 al 19 febbraio 2017, è una commedia assolutamente contemporanea, il testo di Gianni Clementi, come sempre inclemente nel mettere a nudo le contraddizioni della nostra società, soprattutto andando a scandagliare gli animi di quegli esponenti, della società stessa, all'apparenza più progressisti. Lucio (Francesco Pannofino) e la moglie Ginevra (Emanuela Rossi) da ragazzi sono stati dei rivoluzionari, frequentavano i cineclub e andavano in giro con la famosa borsa tolfa, ora vivono in una bella casa, lui è un politico, lei una chef famosa per la sua cucina spirituale, sensoriale. Hanno una figlia di sedici anni: Camilla (Elisabetta Clementi), assolutamente dissociata da loro, sempre arrabbiata, con la quale non riescono a comunicare. Un perdita d'acqua si rivelerà la fonte per costruire un nuovo rapporto, infatti, l'arrivo in casa del diciottenne albanese Lushan (Filippo Laganà), insieme al fratello maggiore Igli (Maurizio Pepe) ristabiliranno la pace perduta ormai da anni. La pace ritrovata, si sa normalmente lascia sempre qualche strascico: i due coniugi progressisti saranno in grado di affrontare i suoceri albanesi? A colorare, ulteriormente la commedia accorrono due personaggi davvero singolari, per quanto incompatibili tra loro: Benedetta (Silvia Brogi) un'amica di famiglia proprietaria di un'erboristeria, alla ricerca di un compagno e Corrado (Andrea Lolli) un tenente colonnello sempre in giro per il mondo, appena tornato da Shangai e con una gran voglia di raccontare le sue peripezie. Lo spettacolo è molto carino, si ride, si constata la realtà. Una commedia brillante che tiene conto sia dell'attualità che della classica necessità di inserire in una pièce personaggi tipici.
Miriam Comito



Torna anche per la stagione 2016/2017, la commedia “I suoceri albanesi” di Gianni Clementi, reduce dal grande successo di critica e di pubblico della scorsa stagione in tutto il territorio nazionale, riassumibile in pochi numeri: 50 città, 86 repliche, 50.000 spettatori e una lunga serie di “sold-out”.


SALA UMBERTO
Via della Mercede, 50 Roma
Tel. 06 6794753
giovedì e venerdì ore 21, sabato ore 17 e 21, domenica ore 17
Prezzi da 32€ a 23€

lunedì 6 febbraio 2017

BUK LO ZOO DI BUKOWSKI Recensione

ANGELO LONGONI “BUK. LO ZOO DI BUKOWSKI”  CON SIMONE COLOMBARI, ANGELO LONGONI E VALERIO MORIGI. E GLI ALLIEVI DELL’ACCADEMIA ACTION PRO



BUK. LO ZOO DI BUKOWSKI , è lo spettacolo andato in scena in questi giorni, e precisamente dal 31 gennaio al 5 febbraio 2017 al Teatro lo Spazio, uno spettacolo in cui si mette al centro Charles Bukowski, il suo mondo, il suo modo di essere, di esprimersi, di vedere gli altri, di vedere se stesso. Quel modo così particolare, e che di certo non poteva passare inosservato, per un motivo molto semplice, non  tanto perchè nei suoi scritti si parlasse di prostitute, droga, sesso, ma per una ragione molto più naturale, perchè Bukowski usava tradurre la vita in letteratura senza porre sovrastrutture, la sua è una scrittura per immagini, che seppur poco o per nulla descrittiva, fa immergere immediatamente nell'atmosfera in cui è ambientato il racconto narrato. Angelo Longoni, in questo spettacolo, costituito, per quanto riguarda il testo da un'assemblaggio di pezzi dello scrittore statunitense, così da essere un unicum di frammentaria unità, si avvale della presenza da una parte di Simone Colombari e Valerio Morigi che insieme a lui . in una parte laterale del palco eseguono letture, e fanno da supporto ai giovani allievi della scuola Action Pro che nel palco maggiore danno vita, ad un vero e proprio zoo di personaggi bukowskiani, ddrammatici, comici, paradossali, con un unico grande comun denominatore: l'inutilità della lotta, perchè tanti non succede mai, nella vita, quello che ci si aspetterebbe succeda....solo su una cosa Hank è categorico: la motivazione per fare lo scrittore, non deve essere: diventare famoso, avere donne nel letto, diventare ricco, guidare una automobile costosa. Semplicemente si deve sentire dentro un'esigenza, di cui non puoi fare a meno, perchè se ne fai a meno...scoppi.
Miriam Comito


Una prima nazionale da non perdere al Teatro Lo Spazio. Martedì 31 gennaio 2017 Angelo Longoni debutta nei panni di autore e attore nel suo nuovo spettacolo “Buk. Lo zoo di Bukowski”, con Simone Colombari e Valerio Morigi.
“Il 9 marzo 1994 moriva Charles Bukowski. Charles Bukowski, Heinrich Karl Bukowski, Henry Chinaski, Buk, Hank per gli amici… questi sono i nomi che accompagnavano una faccia poco rassicurante- afferma Angelo Longoni - , devastata da una forma di acne giovanile, occhi verdi e denti macchiati di nicotina su un corpo di un metro e ottanta. Una faccia vera che sapeva spandersi in sorrisi rari ma luminosi. Scrittore e poeta, iper realista, iper cinico, iper sincero… anti romantico, anti borghese, anti convenzionale. Lungimirante al limite della veggenza, nichilista, distruttivo nei confronti di ogni ideologia o rito sociale, individualista fino al disprezzo di ogni agglomerato umano, disegnatore di un futuro che non conosceva ancora ma che immaginava. Metà intellettuale e metà clown, per questo poco amato dai letterati ma, in compenso, adorato da tutti i giovani che nei decenni lo hanno scoperto. Nei suoi romanzi, nei suoi racconti, nelle sue poesie, Bukowski parla in maniera esplosiva di sé e del mondo che è in lui. Con un unico criterio: la sincerità. "A volte credo di essere solo al mondo - scriveva - A volte ne ho la certezza". Per lui era disvalore tutto ciò che la maggioranza dell’umanità assumeva come valore. Considerando il periodo in cui è vissuto e considerando com’è andato a finire il mondo in questi ultimi decenni, non si può di certo dire che si stesse sbagliando. Le sue poesie sembrano dei racconti brevi, condensati, concentrati, una specie di essenza delle proprie visioni comiche e distruttive. Oggi hanno la capacità di raccontare e fotografare situazioni e paesaggi umani attuali. Le nevrosi esasperate che descriveva e che erano percepite come eccessive, oggi ci appaiono come istantanee di ciò che siamo diventati. Se le estrapoliamo dal contesto americano e le applichiamo solo all’essere umano, hanno la prerogativa dell’universalità. Non c’è geografia, non c’è tempo, non c’è contesto. Lo Zoo di Bukowski è un collage di umanità che prende vita dalle sue poesie e dai temi in esse trattate. Nove giovani allievi della scuola ACTION pro fanno vivere un serraglio di personaggi e di sentimenti, di tic, di fobie e, soprattutto, mettono in scena la maschera grottesca dell’insicurezza vissuta in ogni campo. Lavoro, denaro, società, amore, famiglia, sesso… tutto può essere motivo di paura e, allo stesso tempo, può farci ridere a causa dell’inutilità di ogni nostra fatica. 


Teatro Lo Spazio (via Locri 42/44 tel.06/77076486 www.teatrolospazio.it

la compagnia Habitas in "Surgèlami"_Teatro Studio Uno_9 - 26 febbraio 2016

COMUNICATO STAMPA

La 
Compagnia Habitas presenta
 
 
SURGELAMI
 
Teatro Studio Uno
Via Carlo della Rocca 6
9 – 26 febbraio 2017
spettacoli da giovedì a sabato ore 21:00, domenica ore 18:00
 
 
un progetto di drammaturgia scenica con. Chiara AquaroChiara Della Rossa,Armando QuarantaSimone Ruggiero
 
dramaturg. Rosalinda Conti regia. Niccolò Matcovich aiuto regia. Riccardo Pieretti
 
 
Vincitrice del bando di residenza “Pillole”, la Compagnia Habitas mette in scena“Surgelami” al Teatro Studio Uno, casa romana del teatro di ricerca e indipendente.
Lo spettacolo debutterà a Roma a febbraio per tre settimane consecutive, dal giovedì alla domenica, per poi proseguire a Verona ad aprile, ospite della Fucina culturale Machiavelli.
 
Sinossi
Surgèlami per scongelarmi in tempi migliori”.
Quali sono le difficoltà, le impossibilità di vivere oggi il rapporto di coppia? Il lavoro, il futuro, la
fiducia.. o forse, e più semplicemente, noi. Perché non siamo pronti? Perché non siamo più pronti?
 
Note di regia
Surgèlami è un progetto di drammaturgia scenica che vuole indagare la coppia e le tematiche, e dinamiche, che le ruotano intorno. Il progetto nasce con l’intento specifico di un confronto teatrale e dinamico sulle linee proposte. A tale scopo è sembrata più stimolante la forma della drammaturgia scenica, impostata su una serie di esercizi guidati, rielaborati e sviluppati, e di improvvisazioni in sala. La scelta di coinvolgere non due ma quattro attori, e di distinguere i ruoli della regia e della drammaturgia, deriva dalla necessità di sondare una molteplicità di punti di vista, per poi pensare un lavoro di composizione che metta insieme i vari spunti cercando un’organicità, o consapevole “disorganizzazione”, del materiale proposto. Quattro attori in scena permettono altresì uno sviluppo più ampio e, perché no, lintersezione tra le varie dinamiche rappresentate.
 
 

venerdì 3 febbraio 2017

SALVATORE -favola triste per voce sola Recensione

2 – 5 febbraio 2017
dal giovedì al sabato ore 20; domenica ore 18

nell’ambito della rassegna Spazio del Racconto

Golden Show Trieste in collaborazione con Tinaos e M.P.
SALVATORE - favola triste per voce sola

di e con Silvio Laviano, regia Tommaso Tuzzoli
trainer Sabrina Jorio
suono Federico Dal Pozzo
foto / progetto grafico Officina Fotografica
video Teresa Terranova
produzione in collaborazione con Festival Benevento Città Spettacolo 2012, Teatri in Città – Festival di Teatro Contemporaneo

SALVATORE- favola triste per voce sola, in scena al Brancaccino dal 2 al 5 febbraio 2017, è un monologo per voce e corpo, scritto e interpretato da Silvio Laviano. Si procede per quadri, ognuno dei quali rappresenta una precisa età di Salvatore, ma anche una precisa situazione sociale della città di Catania.  Curiosità per la vita chi non ne ha? Tutti, ma sembrerebbe che i settimini, proprio per la loro, dimostrata voglia di uscire,prima del tempo dal grembo materno ne abbiano di più. Dal parte prematuro parte la storia di Salvatore, per poi attraversare varie fasi della vita fino alla piena giovinezza. In ogni quadro, grazie all'abilità di Laviano di rendere visibili al pubblico delle vere e proprie immagini,composte di persone diverse, di luoghi, tipici, di situazioni, di emozioni, che Laviano grazie alla sua capacità di interpretare, a dispetto, della voce sola del titolo, tanti personaggi, ci fa immergere in una città, particolare, costruita alle falde di un vulcano, lambita dal mare, famosa anche per esservi stato ambientato il più famoso dei libri di Vitaliano Brancati "Il bell'Antonio".  Tradizione, nel senso di trasporto da un periodo all'altro di un qualcosa, che si fa attraverso il ricordo, la trasmissione orale, come era nei tempi antichi, attraverso un racconto. D'altro canto la consapevolezza che certe cose, oggi, non esistono più che la confusione della globalizzazione, tende a spazzare via le tradizioni locali, che se un tempo il percorso formativo di un bambino, adolescente, ragazzo, uomo, conduceva ad una certa maturità e consapevolezza di quale fosse la meta da raggiungere, negli ultimi anni, non è più così:tutto è cambiato, il senso di straniamento riconducibile a questo fenomeno può portare all'alienazione da se. Lo spettacolo è bello, dalla platea si percepiscono sia le emozioni che la carica fisica di una vera e propria performance.
Miriam Comito

Salvatore è la storia di un viaggio, una favola fatta di profumi, di colori e di respiri. Una contaminazione di lingue, linguaggi e ritmo. Una discesa leggera verso il cratere centrale dell’Etna, altro protagonista del testo. Il punto di partenza è un grembo materno, il punto d’arrivo un non luogo, dove convivono la follia, il ricordo e la febbre. L’uso del dialetto siciliano Catanese è l’unico mezzo espressivo dell’emozione; invece il racconto, in prima persona, in lingua italiana, detta i tempi dell’azione e crea il mondo del ricordo e del particolare. I due linguaggi si fonderanno con un procedere “in avanti”, con una punteggiatura fatta di respiri, di interpunzioni, fino alla piena coscienza, nel quadro finale, della propria rivoluzione umana.
Silvio Laviano

Note di regia
Ri-Comporre la memoria, per guardarla, per viverla, per raccontarla. L’attore si fa prima direttore d’orchestra delle ombre del proprio passato e poi strumento per farle suonare, per farle respirare. Il solo attore in scena si riempie di un magma di emozioni, di corpi e di voci diverse che esplodono attraverso quell’unico corpo, pronto nei gesti, nel sudore, nella voce e nel cuore ad essere abitato. Le ombre/personaggi accompagnano la vita di Salvatore–favola triste per voce sola, dal giorno della sua nascita fino al giorno del suo trentesimo compleanno, in un vortice senza sosta. Salvatore è un racconto diviso in cinque quadri che rivive le atmosfere di una Catania, specchio di un mondo legato alle tradizioni religiose, ai sacri riti profani, al senso della famiglia, degli amici e degli amori, ma anche specchio di un mondo facilmente modificabile da una nuova “civiltà” dei consumi nata ricca di nuovi idoli e priva di ogni passato. Una nuova civiltà che “distruggendo le varie realtà particolari e togliendo realtà ai vari modi di essere uomini”, azzera ciò che “l’Italia ha prodotto in modo storicamente differenziato”. I contorni di questo mondo così come i personaggi, immersi in un mondo quasi da favola, sono tracciati inizialmente con toni leggeri per poi divenire grotteschi e scendere così verso le zone oscure di una realtà che, schiacciando possibilità e desideri, conduce a nevrosi che rasentano la follia, rischiando di deviarci dai nostri sogni e trasformando questi in incubi. Riaprire le porte del passato per seppellire le paure, per sorridere delle lacrime versate, per tramutare le assenze in presenze e raccontare il tutto con quella gioia infantile di chi guarda davvero al tempo andato, senza mai smettere di correre verso il futuro, consapevole di se stesso e della propria origine.
Tommaso Tuzzoli

Silvio Laviano (Attore e Regista) Nato a Catania nel 1979, dopo il Diploma d’attore conseguito alla Scuola del Teatro Stabile di Genova nel 2002 collabora sia con vari Teatri Stabili Italiani (Teatro Stabile di Genova, Teatro Stabile di Catania, Teatro Nuovo di Napoli, Teatro di Roma, Teatro Stabile del Veneto) che con produzioni private (Teatro dell’Elfo, Gloriababbi, Società per Attori, Progetto U.R.T. ,Fattore K) e Straniere (A.R.I.A. France – Acting Internatinal – Festival D’ Avignon 2012) interpretando grandi autori classici e Contemporanei. E’ diretto da vari registi tra i quali M.Sciaccaluga, T. Tuzzoli, F. Bruni, L. Puggelli, J. Ferrini, R. Cavosi, G. Rappa, A.L. Messeri, M. Mesciulam, P.Bontempo, N.Romeo, N.A.Orofino ecc… Lavora anche in campo cinematografico, televisivo e pubblicitario diretto da vari registi tra i quali M. Bellocchio, F. Ozpetek, G. Manfredonia, A. Amadei, A. Grimaldi, R. Izzo,ecc. E’ Autore e interprete di Salvatore – Favola Triste per voce sola (Festival di Benevento – Città Spettacolo 2012 ). E’ Regista Teatrale dei progetti originali "DIVERSI - Personaggi in cerca di un Altrove" , “Borderline in Love” e “S.O.G.N.O. ergo Sum” e ideatore del Progetto di ricerca teatrale S.E.T.A. (Studio Emotivo Teatro Azione).

Tommaso Tuzzoli (REGIA) Nasce a Napoli il 9 ottobre 1977. Nel 2001 inizia la sua attività di aiuto regia per lo spettacolo Edoardo II regia di Pierpaolo Sepe, Penultimi (2002) regia di Antonello Cossia, Raffaele Di Florio, Riccardo Veno tutti prodotti dal Nuovo Teatro Nuovo di Napoli. Ha lavorato come regista assistente di Antonio Latella per gli spettacoli: I Negri produzione Nuovo Teatro Nuovo di Napoli (2002), Querelle produzione Teatro Garibaldi -Unione dei teatri d’Europa, Nuovo Teatro Nuovo (2002), Porcile produzione Nuovo Teatro Nuovo in collaborazione con il Festival di Salisburgo/Young directors project (2003), La Tempesta produzione Teatro Stabile dell’Umbria (2003), La Bisbetica Domata produzione Elsinor (2003), Bestia Da Stile produzione Nuovo Teatro Nuovo - Teatro Stabile dell’Umbria - Biennale di Venezia (2004), Edoardo II produzione Teatro Stabile dell’Umbria (2004), La Cena Delle Ceneri produzione Teatro Stabile dell’Umbria (2005), Aspettando Godot produzione Teatro Stabile dell’Umbria (2007) Purificati produzione Teatro Stabile dell’Umbria (2008) Hamlet’s Portraits produzione Teatro Stabile dell’Umbria e Festival delle Colline Torinesi (2008) Le Nuvole produzione Teatro Stabile dell’Umbria (2009) Don Chisciotte produzione Nuovo Teatro Nuovo di Napoli (2009) Lear produzione Teatro Stabile di Roma e Nuovo Teatro Nuovo di Napoli (2010). Nel 2005 ha lavorato alla sua prima regia I Re di Julio Cortàzar, nel 2007 ha curato la regia de Il Sentiero Dei Passi Pericolosi di M. M. Bouchard e nel 2009 quella di Risveglio Di Primavera di Frank Wedekind, tutti prodotti dal Nuovo Teatro Nuovo. Ha partecipato alla rassegna “Face à Face - Parole di Francia per Scene d’Italia’’ realizzando due mise en espace: L’altro di Enzo Cormann (2008) e Questo figlio di Joël Pommerat (2009). Nel 2010 cura due regie all’interno del progetto Fondamentalismo ideato da A. Latella per il Nuovo Teatro Nuovo di Napoli in collaborazione con la Fondazione Campania dei Festival / Napoli Teatro Festival Italia: “Brand” da H. Ibsen adattamento Federico Bellini, “Il velo” di Federico Bellini.



BRANCACCINO
Via Mecenate 2, Roma - www.teatrobrancaccio.it

Biglietto: intero15,50 €; ridotto 11,50 €
Card open 5 ingressi 55 €

BOTTEGHINO DEL TEATRO BRANCACCIO Via Merulana, 244 | tel 06 80687231 | botteghino@teatrobrancaccio.it

UFFICIO PROMOZIONE tel 06 80687232 | promozione@teatrobrancaccio.it


giovedì 2 febbraio 2017

SISTER ACT Recensione


e con
SISTER ACT

musiche ALAN MENKEN
liriche GLENN SLATER
testo CHERI STEINKELLNER e BILL STEINKELLNER
dialoghi aggiunti DOUGLAS CARTER BEANE
basato sul film Touchstone Picture “Sister Act”scritto da Joseph Howard

traduzione e liriche italiane FRANCO TRAVAGLIO
direzione musicale STEFANO BRONDI
coreografie RITA PIVANO
scene GABRIELE MORESCHI
costumi CARLA ACCORAMBONI
disegno luci VALERIO TIBERI
disegno suono EMANUELE CARLUCCI

regiaSAVERIO MARCONI

SPECIAL GUEST SUOR CRISTINA
Nel ruolo di Suor Maria Roberta



Solo degli spettacoli migliori si fanno le riprese, SISTER ACT torna al Teatro Brancaccio dal 1 al 12 febbraio 2017. 
Un vero inno alla vita, uno spettacolo divertente, dissacrante ma solo in parte, con un messaggio assolutamente solare e comprensivo, che potrebbe rappresentare tranquillamente il compendio di tanti secoli di diatribe e contrasti tra il volere divino e il volere umano. La storia è molto conosciuta Deloris una cantante svitata ma ambiziosa assiste ad un assassinio ne è testimone oculare, per evitarle una morte certa viene chiusa dentro un convento, dove la sua joie de vivre se all'inizio si andrà a scontrare con le ferree regole del convento, a poco a poco i due piani:quello spirituale e quello materiale si andranno a fondere tra di loro per creare un piano unico in cui non c'è distanza tra Dio e l'uomo, ma c'è compenetrazione. SISTER ACT è , a oggi, il musical più bello che ho visto, quello più completo e travolgente, e non fine a se stesso come storia, quindi non solo divertente, colorato, esilarante, ma anche profondamente educativo, aperto semplice nel suo messaggio di importanza basilare per tutti. Trascinante per l'energia che  arriva dal palco, con un buon'umore che si spande per la platea , e arriva fino su in galleria.
Miriam Comito

Unico, travolgente… DIVINO! Dopo il grande successo  già riscontrato al Brancaccio di Roma nella scorsa stagione, dopo aver conquistato ben 2 premi agli Italian Musical Awards 2016: come Miglior Regia (Saverio Marconi) e per la Miglior Attrice non protagonista (Francesca Taverni nel ruolo della Madre Superiora)e il Premio Persefone 2016alla protagonista spagnola Belia Martin.-torna al Brancaccioil Musicaltratto dallomonimo film del 92 che consacrò Whoopi Goldberg nellindimenticabile ruolo di Deloris, “una svitata in abito da suora”.

Venticinquegli splendidi brani musicali scritti dal premio Oscar Alan Menken, (mitico compositore statunitense autore delle più celebri colonne sonore Disney come La Bella e la Bestia”, “La Sirenetta”, “Aladdine altri show tra cuiLa Piccola Bottega degli Orrori” e “Newsies”),che spaziano dalle atmosfere soul, funky e disco anni 70, alle ballate pop in puro stile Broadway, in cui si innestano cori Gospel e armonie polifoniche.
Il testo e le liriche tradotti da Franco Travagliocoinvolgono il pubblico in una storia dinamica, incalzante e divertente tra gangster e novizie, inseguimenti, colpi di scena, rosari, paillettes con un finale davvero elettrizzante.
Lo spettacolo è diretto daSaverio Marconi, coadiuvato da un team artistico composto da Stefano Brondi (direttore musicale), Rita Pivano (coreografa), Gabriele Moreschi (scenografo), Carlo Buttò (direttore di produzione), Carla Accoramboni(costumista), Valerio Tiberi (disegno luci) e Emanuele Carlucci (disegno suono).
Il ruolo di Deloris (ovvero "Suor Maria Claretta"), il ciclone che travolgerà la tranquilla vita del convento, è affidato alla madrilenaBelia Martin, già applauditissima protagonista dell’edizione spagnola del musical.
L'ho vista in scena a Barcellona– dice Alessandro Longobardi –mi ha stregato conla sua interpretazione e la sua voce nera, calda, in stile gospel. Ha una grande energia, è una ragazza semplice ma di enorme talento; l’ho incontrata fuori dai camerini e invitata a partecipare alle audizioni a Roma, dove Saverio Marconi senza esitazione ha detto: 'Belìa è perfetta nel ruolo, è lei la nostra Deloris'”.
Il noto attoree conduttore televisivoPino Strabiolidopo il successo ottenuto con i programmi “E lasciatemi divertire” su Rai 3 con Paolo Poli, “Colpo di scena”, il “Premio Strega 2016”e i gli spettacoli teatrali (“WikiPiera” con Piera Degli Esposti e “L’abito sposa”), per la prima volta affronta il musical nel ruolo di Monsignor O’Hara.
E tra gli artisti c’è anche una special guest. Dopo il grande successo a The Voice Italia e del primo disco “Sister Cristina” prodotto da Universal, Suor Cristina abbraccia l’esperienza del grande musical: in SISTER ACT sarà impegnata nel ruolo della novizia Suor Maria Roberta.
La mia passione per il canto e la musica credo sia nata proprio con me, una passione cresciuta durante l’adolescenza: sognavo di diventare una performer un giorno. La mia strada è stata un’altra, ma il Signore ti dà cento volte tanto… ed eccomi qua, un sogno che si realizza insieme al meraviglioso cast di SISTER ACT!”.
Insieme a loro, Jacqueline Maria Ferryperformer, attrice, cantante, musicista, di origine italo-francese inizia giovanissima a lavorare in Italia e all'estero spaziando tra musical, tv, cinema, colonne sonore e musica live come interprete e cantautr ice. “Festival di Sanremo”, “West Side Story”, “The Full Monty”, “Cats”, “W Zorro”, “Aggiungi un Posto a Tavola”nel ruolo della Madre Superiora;Felice Casciano (“Pinocchio”, “Frankenstein Junior”, “La piccola bottega degli orrori”, “A qualcuno piace caldo”) nel ruolo di Curtis il gangster con la sua voce calda, profonda in puro stile Barry White enuovi talenti come l’ esordienteMarco Trespioliche ha conquistato con la sua voce tenorileil ruolo del Commissario Eddie.

SISTER ACT - Il Musical
APRE IL CUORE ALLE TUE EMOZIONI


CAST
BELIA MARTINnel ruolo diDeloris Van Cartier

e con la partecipazione di
PINO STRABIOLInel ruolo di Monsignor O’Hara

*SPECIAL GUEST*
SUOR CRISTINA nel ruolo di Suor Maria Roberta

JACQUELINE MARIA FERRYnel ruolo della Madre Superiora

Felice Casciano Curtis
Marco Trespioli Eddie
Claudia Campolongo Suor Maria Lazzara
Manuela Tasciotti Suor Maria Patrizia
Silvano Torrieri Joey
Vincenzo Leone De Niro
Tiziano CaputoTJ



TEATRO BRANCACCIO di Roma
Dal 01 al 12 Febbraio 2017

Dal martedì al venerdì ore 21, sabato ore 17 e 21, domenica ore 17
Prezzi da 25 a 56 euro






INTERPRETI PRINCIPALI

BELIA MARTIN è DELORIS VAN CARTIER
Nata a Madrid da madre cubana, è stata protagonista della versione spagnola del musical Sister Act. La sua formazione musicale è ricca e varia. Comincia infatti studiando canto al Conservatorio (con Maite Delgado e in masterclass con il famoso tenore Alfredo Kraus), pianoforte e chitarra. Prosegue studiando tecnica vocale e interpretazione con Virginia Prieto, Sara Matarranz e Ana Castillo. Parallelamente, studia danza e recitazione. Fa parte della corale polifonica della Paz, del coro Vocherini e collabora con cori gospel e gruppi musicali. Tra le altre esperienze internazionali, l’Afrodisian Orchestra, con il compositore e direttore Miguel Blanco. È nello spettacolo musicale "Forever king of pop" (omaggio a a Michael Jackson, con il riconoscimento ufficiale della famiglia Jackson). Partecipa a tour in Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Svizzera, Porto Rico e al festival internazionale Starlight Festival nel 2013. È inoltre vocalist del gruppo funky Nazzan grein. Fa parte della corale polifonica della Paz e del coro Vocherini e collabora con cori gospel e gruppi musicali. Attualmente è direttore musicale di un nuovo progetto sulla vita di Michael Jackson.

PINO STRABIOLI è MONSIGNOR O’HARA
Attore, autore, conduttore televisivo, si divide fra piccolo schermo e teatro, ha lavorato fra gli altri con Paolo Poli, Franca Valeri, Gabriella Ferri, Piera Degli Esposti,Paolo Villaggio, Marina Confalone, Roberto Herlitzka, Sandra Milo, Anna Mazzamauro, Mario Monicelli, Pupi Avati, Citto Maselli, Patrick Rossi Gastaldi, Ugo Gregoretti, Italo Dall’Orto, Marco Parodi, Maurizio Panici. Fra i programmi televisivi T’amo TV con Fabio Fazio (TMC), Souvenir d’Italie e Senza fissa dimora (TMC), Uno Mattina (Rai Uno), Cominciamo Bene Estate (Rai Tre), That’s Italia (la7d), Apprescindere ed Elisir (Rai Tre).Per 10 stagioni ha condotto Cominciamo bene prima (striscia quotidiana dedicata al palcoscenico e ai suoi protagonisti), sempre a Rai Tre è autore e conduttore di Il Cartellone di Palco e Retropalco e di Colpo di scena (otto serate con Dario Fo, Paolo Poli, Franca Valeri, Giorgio Albertazzi, Valentina Cortese, Piera Degli Esposti, Carlo Giuffrè , Gigi Proietti). Ha collaborato al quotidiano l’Unita’, curato il volume Gabriella Ferri Sempre (Iacobelli), con Paolo Poli firma il volume Sempre fiori mai un fioraio (Rizzoli 2013). Ha curato inoltre per due stagioni la programmazione della prosa di Palazzo Santa Chiara a Roma ed è direttore artistico del teatro comunale di Atri-Teramo. Da poco è andato in onda il programma E lasciatemi divertire, otto puntate condotte con Paolo Poli, sono appena terminate le repliche di Wikipiera, intervista-spettacolo con Piera Degli Esposti ed è attualmente impegnato con la commedia L’abito della sposa di Mario Gelardi, regia di Maurizio Panici.
SUOR CRISTINA è SUOR MARIA ROBERTA
Quando Suor Cristina si presenta per la prima volta all’edizione italiana di The Voice deve spiegare che non si è vestita da carnevale. “Sono una suora vera” dice ai coach disorientati. La cover di ‘No One’ di Alicia Keys, cantata da Cristina per le audizioni, emoziona e sbalordisce tutti i coach, una volta girata la sedia in risposta al brano. In abito, copricapo e crocefisso appeso al collo, l’occhialuta 25enne siciliana si scatena ballando e cantando il brano R&B in modo trascinante. Il pubblico in studio impazzisce. E anche a casa. Nel giro di una settimana il filmato della sua interpretazione del brano della Keys – su Twitter la cantante americana lo definisce “pura energia” – si diffonde in maniera esponenziale, ottenendo più di 30m di visualizzazioni su YouTube. Nelle successive puntate Cristina canta con Ricky Martin e Kylie Minogue. Due mesi dopo quell’indimenticabile audizione, la sua performance di “Flashdance………What a Feeling” nel finale dello show le vale il 62% dei voti.Cristina ammette che è una storia straordinaria. Ma non è sempre andato tutto liscio. Dice che il bisogno, l’impulso di fare musica, di cantare è da sempre dentro di lei sin da bambina. Ma conciliarlo con la sua vocazione religiosa ha causato momenti di conflitto e crisi che solo recentemente si sono risolti. “Cantare per me è sinonimo di fede,” dice, seduta nel convento delle suore Orsoline a Milano, dove è novizia e canta nel coro della chiesa. “Ma c’è stato un momento, quando ho iniziato la mia vita religiosa, in cui ho dovuto pensarci seriamente. Ho scelto di unirmi a Dio e mettere da parte la musica. Mi sono dovuta chiedere: possono la musica e la fede convivere? Questa è la domanda cruciale. Non è stato facile. La mia famiglia non aveva quel tipo di apertura. Per loro ero tutto casa e chiesa. Ogni cosa al suo posto. In un certo senso, ho dovuto purificare la parte della mia vita dedicata al canto e unirla alle mie scelte religiose. Ora sento che posso usare la mia voce per esprimere esattamente questo: il mio amore per la vita, il mio messaggio di gioia. Ma è stato un percorso lungo.”Per Cristina il conflitto ha inizio quando in Sicilia da studentessa prende parte a un musical organizzato per celebrare la vita di Suor Rosa Roccuzzo, fondatrice dell’Ordine delle Orsoline della Sacra Famiglia. A quel punto, ricorda ridendo “cantavo con una blues band ed ero arrabbiata con tutto e con tutti, con la chiesa e le regole che pensavo mi stesse imponendo. Era la classica ribellione da adolescenti. Mi chiedevo sempre: ‘Perché devo andare in chiesa?’” La madre di Cristina incontra le suore che stanno organizzando le audizioni per il musical e, al suo ritorno a casa, invita la figlia a parteciparvi. La reazione di Cristina è un secco rifiuto. Ma l’idea dell’invito continua a tormentarla. “E poi ho scoperto,” continua “che l’ex attrice Claudia Koll aveva cambiato la sua vita e abbracciato la fede e ho pensato: ‘se partecipo potrò incontrare gente come lei; qualcuno mi noterà – e poi potrò andare a Roma e iniziare la mia carriera musicale.’ Alla fine ho avuto la parte senza nemmeno fare l’audizione. Il mio ruolo era la giovane Rosa e mi ha fatto riflettere e pensare: ‘Chi sono io?’ Ero arrabbiata con Dio anche per questo. Ma quella parte e le domande che mi sono posta hanno cambiato la mia vita. E poi, improvvisamente ho pensato: “So cosa vuole Dio da me.”
Dopo aver studiato canto e ballo all’accademia di Roma dove Claudia Koll è direttrice, Cristina entra nel noviziato delle Orsoline e va in Brasile, dove passa due anni a lavorare con i bambini poveri. “Il Brasile ha fatto scoppiare di nuovo in me la musica,” dice, “Non riuscivo più a trattenerla. Cantavo per la gente del posto e tutt’a un tratto ho capito che musica e fede possono coesistere senza conflitti. In Nord e Sud America, c’è una grande tradizione di band cristiane, e unire musica e fede è una cosa normale. Non è così in Italia. Ed è forse questo il mio ruolo, la mia missione: cambiare le cose. Perché l’arte arricchisce la fede; non le toglie nulla.”“Il fatto che la gente potrebbe non comprendere quello che sto facendo, o il fatto che lo sto facendo, ha molto a che fare con il passato. La chiesa ha una struttura molto rigida. Ma il messaggio di The Voice ha girato il mondo e credo che questo sia la prova che la gente ha bisogno di questo tipo di messaggio, che va oltre quelle strutture e quelle barriere. Inoltre, l’attuale Papa vuole che la Chiesa sia un esempio positivo per quanto riguarda i giovani, e trasmetta un buon messaggio perché la vita è piena di cattivi esempi. Voglio trasmettere un bel messaggio. E’ indubbiamente insolito vedere una suora fare ciò e a volte tutto mi sembra in salita. Si, c’è qualcosa che non va in me se non penso alla musica. Ma è anche una cura. Mi lega a Dio. La musica mi ha scelta e io ho scelto la musica. Cos’è venuto prima? E’ come Dio. E’ Lui che sceglie te, o tu Lui? Niente è lasciato al caso. Sono nata con un dono ed è tutto per me. Mi sento di doverlo condividere”.Quando ci incontriamo, Cristina mi fa sentire il suo nuovo album e ride quando faccio un commento su come batte furiosamente il piede durante i brani più rock – compreso le cover ‘Price Tag’, ‘Try’ di Pink e ‘No One’. Sarà sempre una rocker. A passare del tempo con lei, ci si rende conto che questo dualismo non è contradditorio, ma complementare. Dentro di lei coesistono profonda fede e passione per la musica. L’album si contraddistingue per il dualismo tra i brani più veloci e quelli con passaggi più calmi e contemplativi. Ad esempio, c’è la meravigliosa empatia della versione di ‘Fix You’ dei Coldplay, in cui la sua voce circondata da un coro rinforza il messaggio di devozione del brano. Cristina dona una naturale comprensibilità a ‘Somewhere Only We Know’ dei Keane, e a ‘True Colors’ di Cyndi Lauper. E propone una versione molto personale di ‘Like A Virgin’ di Madonna. “Ho scelto brani basati sui testi e il loro significato. Alcuni mi sembrano molto cristiani, compresa ‘Like A Virgin’, che può sembrare per molti una scelta controversa, ma per me quel brano enfatizza la bellezza della trasformazione della vita. Volevo esprimere l’idea del tocco emozionale di Dio. Uscendo dal buio della mia crisi, Dio ha toccato la mia anima e mi ha ridato la dignità di essere Sua figlia. In ‘Somewhere Only We Know’ c’è una frase: “Sto invecchiando e ho bisogno di qualcuno di cui fidarmi’. Per me si tratta di trovare un nuovo luogo da dove ripartire”

JACQUELINE MARIA FERRY è la MADRE SUPERIORA
Studia  canto lirico con la soprano storica di Ennio Morricone, Edda Dell'Orso e i coaches internazionali Elisabeth Aubry, Mary Setrakian, Elisa Turlà e Albin Konopka.
Studia recitazione con il Maestro Giorgio Albertazzi, all' Actor Studio Internationale e attraverso diversi stages di cinema e teatro.
Studia danza classica, moderna, tip tap con diversi Maestri italiani ed esteri.Jacqueline inizia a calgare le scene già adolescente debuttando nel musical e nella live music.Andrea Bocelli e Michele Torpedine producono per la Universal Music un suo album che la vede protagonista ed autrice a Sanremo nel più prestigioso festival della musica italiana.Dopo Elisa diventa la voce dei  Solis String Quartet.
E' interprete per la Sony Music del brano Changing nella colonna sonora composta dal M° Andrea Guerra per il film PASSATO PROSSIMO con la regia di Mariasole Tognazzi ed è la voce cantante, insieme al cantautore The Niro per la co- composizione di Michele Braga, nel film  di Lillo e Greg  un natale stupefacente, regia di Volfango De Biasi per la FILMAURO. E' interprete e co-autrice, insieme a Michele Braga, del brano “Louvre” nella colonna sonora del film PIU' BUIO DI MEZZANOTTE per la regia di Sebastiano Riso, selezione Cannes Festival del Cinema 2014.
Come attrice e performer Jacqueline è diretta in ruoli da protagonista protagonista da registi come Giorgio Albertazzi, Gigi Proietti, Saverio Marconi, Antonio Tavassi e Fabrizio Angelini  in diverse produzioni tra le quali West Side Story ,The Full Monty e Le Eroine Di Puccini.
In CATS  di Andrew Lloyd Webber  interpreta il ruolo di soprano drammatico in Grisabella, in oltre è la Consolazione ufficiale nella 6^ edizione della commedia di Garinei e Giovannini Aggiungi Un Posto A Tavola.
In FEDERICO II Opera Lirica e moderna composta e diretta dal M° Antonio Maiello, prodotta da David Zard e dal Teatro Regio di Torino ricopre il ruolo di Ada, soprano drammatico, al quale il pubblico e la critica hanno dedicato maggiori tributi.
In Francia Jacqueline è lead performer nello spettacolo Best Of Comedie Musical  al teatro casinò Barrière di Lille e tiene diversi concerti a Parigi.

Per il cinema prende parte alla commedia di Paolo Ruffini Tutto Molto Bello e per la televisione è protagonista di puntata in REX 5^ edizione e Tutta La Musica Del Cuorefiction Rai.italo- francese.