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giovedì 14 novembre 2013

ROBERTO HERLITZKA in IL SOCCOMBENTE recensione


PICCOLO ELISEO PATRONI GRIFFI
12 novembre 2013 | 8 dicembre 2013
Roberto Herlitzka
in

IL SOCCOMBENTE
ovvero il mistero Glenn Gould
di Thomas Bernhard
traduzione Renata Colorni
riduzione dall’omonimo romanzo di
Ruggero Cappuccio
e con
Marina Sorrenti
regia Nadia Baldi

musiche originali di Marco Betta
ambientazioni videografiche Davide Scognamiglio
progetto luci costumi e scene Nadia Baldi
assistente alla regia Davide Paciolla
luci Giuseppe Falcone
fonica Valerio Rodelli
foto Gabriele Gelsi

grafica Giovanni Natiello

consulenza amministrativa Isabella Amelio

organizzazione Nadia Baldi
distribuzione Lia Zinno
produzione esecutiva Mariano Grimaldi
collaborazione con A. P. S. Manovalanza

Roberto Herlitzka, vincitore quest’anno del Nastro d’argento alla carriera e del David di Donatello come migliore attore protagonista, sarà in scena dal 12 novembre all’8 dicembre al Piccolo Eliseo Patroni Griffi di Roma. Acclamato dal pubblico e critica per le recenti prove d’attore ne La Grande Bellezza di Sorrentino, La Bella Addormentata di Bellocchio e Il Rosso e il Blu di Piccioni, Herlitzka debutta ne Il Soccombente capolavoro di T. Bernhard per la prima volta sui palcoscenici italiani.
Nadia Baldi firma una nuova regia di uno dei capolavori della letteratura mondiale del Novecento. La versione teatrale è curata da Ruggero Cappuccio per l’interpretazione di Roberto Herlitzka e Marina Sorrenti. Il flusso vulcanico del romanzo di Bernhard esplode in tutta la sua lancinante bellezza, illuminando i temi cari all’autore e all’Arte del Novecento con una lucidità di scrittura assoluta e chirurgica. Il genio, il suo fatale isolamento, l’amicizia, l’amore, l’inquietudine come farmaco e veleno per  sopravvivere alle crudeltà dell’esistenza umana, si sprigionano dalle parole di Bernhard attraverso il racconto di una vicenda esemplare. Due giovani amici, Wertheimer e l’io narrante dietro il quale si cela il desiderio di proiezione dello stesso scrittore, raggiungono Salisburgo per frequentare un corso di perfezionamento pianistico tenuto da Horowitz. Nella città di Mozart, che li adesca e deprime, i due giovani incontrano e si legano ad un ragazzo singolare che si chiama Glenn Gould. Quando Wertheimer e l’Io narrante sentono suonare Gould, vengono travolti dalla piena di un trauma interiore che non concederà loro un solo attimo di pace per il resto della vita. I due virtuosi del pianoforte comprendono con chiarezza abbagliante che il loro amico canadese è un genio, peggio, una prova indiscutibile dell’esistenza di Dio. Il futuro dell’Io narrante e di Wertheimer è compromesso per sempre. Entrambi abbandonano gli studi pianistici ed entrambi subiscono il ricatto quotidiano della insostituibile bellezza della musica. Gli assalti della frustrazione, dell’ossessione, di una tagliente dimensione fobica che li magnetizza verso il pianoforte e da esso li allontana, creano un monumento dell’ambivalenza sentimentale che si concretizza come summa perfetta dei modernissimi crocevia psicoanalitici. L’indubitabile amore che Wertheimer e l’Io narrante nutrono per Glenn Gould, l’ammirazione per la suprema profondità con la quale egli ricrea le variazioni Goldberg di Bach, vanno di pari passo con la consapevolezza che il Dio del suono è entrato nella loro vita minacciando di distruggerlo.

L'interpretazione di Roberto Herlitzka  nel soccombente è perfettamente aderente, con i suoi toni di voce modulati, la sua drammaticità mista a ironia, ad una perfetta percezione da parte del pubblico del dramma della depressione, dell'uomo medio che si occupa di arte  e che crede di essere destinato a grandi cose, a grandi sucessi,  per poi scontrarsi con il genio vero, quello capace di andare oltre la prassi, oltre i virtuosismi, di rompere il canone e di lasciare a bocca aperta....e davanti a questo, l'uomo medio, che si avvicinato all'arte con tanta dedizione, ma senza avere dentro la scintlla non può che soccombere. E' uno scandagliare dell'anima, sulla ricerca della perfezione che porta alla decomposizione di chi la cerca, perchè è impossibile trovarla, essa stessa significa stagnazione o morte. Lo stesso Glenn Gould è morto di ictus quando era all'apice del successo.
Miriam Comito




La regia di Nadia Baldi dà vita ad un set della memoria e del ritorno represso, facendo dell’Io narrante-Herlitzka il baricentro di un passato attivo che torna a reclamare i suoi diritti. La regia introduce ad “assecondarlo” una figura femminile inesistente nel romanzo, di cui non v’è certezza di identità, figura motore interpretata da Marina Sorrenti.
In un luogo adimensionale, l’Io Bernhard sopravvissuto alla fine di Gould e al suicidio di Wertheimer, compie un’impietosa anatomia delle anime, lottando contro le parole, contro il fantasma della mediocrità, contro la morte e la vita, con una passione e un calore scientifici, crudi e tragicomici. La messinscena, con le ambientazioni videografiche di Davide Scognamiglio e le musiche di Marco Betta, invita il pubblico ad entrare nella più profonda seduta analitica che la letteratura abbia prodotto nell’ultimo secolo. Il successo, il fallimento, le speranze, le disillusioni, l’amore per chi si odia e l’odio per chi si ama, le creature di un passato che non passa, attraverso il corpo di Berhard –Herlitzka con stupefacente vivezza, allineandosi al genio di Bach, come la ricerca delle variazioni infinite sull’essere e sul vivere.


Orari recite: lunedì, martedì, giovedì, sabato 20.45 | mercoledì e domenica 17.00

mercoledì 12 ottobre 2011

SERPE IN SENO al Teatro de' Servi

In scena al Teatro de' Servi dal 11 al 30 ottobre 2011 SERPE IN SENO uno spettacolo scritto dal compianto Cesare Belsito, attore, fantasista e autore scomparso nel 2008 per un improvviso attacco di cuore a soli 46 anni, proprio mentre stava iniziando le prove della sua ultima commedia: Serpe in seno. Cesare Belsito allievo di Antonio Casagrande porta in scena l'esperienza del teatro di tradizione napoletano, con forme nobili e antiche contaminato dalle tensioni del nsotro tempo.
 Lo spettacolo è molto bello, tutto concorre alla sua bellezza e godibilità il testo in primis: ogni personaggio è concluso in se stesso e essprime la propria chiusura attraverso tic nervosi, o tramite l'ipocondria, o c'è chi svela la propria insoddisfazione a parole, o chi sembra non capire e invece controlla tutto. Gli attori ben esprimono la chiusura dei personaggi attraverso la mimica facciale e l'esspressività corporale, ai limiti del grottesco, ogni personaggio è ben caratterizzato. Quella che all'inizio sembra una commedia: i due fratelli Salvatore (Gianni Cannavacciuolo) e Sisina (Franca Abategiovanni) convivono nella stessa casa, sono entrambe maturi, lui è gay, lei ha un fidanzato Stefano (Fabio Maffei) che non vede mai perchè vive a Rovigo, con loro vive Sergio (Davide Paciolla) un giovane tombeur de femme con una fidanzata che lo tormenta sempre al telefono, la commedia inizia a volgere verso un caustico grottesco quando Stefano va a trovare Sisina contemporaneamente Salvatore  vince una grossa somma al gioco del lotto giocando però i numeri che aveva sognato Sisina e decide di andare a vivere da solo. Tutti gli equilibri, già per loro molto fragili, si spezzano, l'atmosfera già surreale nella prima parte dello spettacolo si fa crudele e ironica...
La regista Nadia Baldi è fondatrice insieme a Ruggero Cappuccio della compagnia teatro segreto fra i loro ultimi lavori si ricorda la regia del 2010 del Don Chisciotte drammaturgia Ruggero Cappuccio con Roberto Herlitzka e Lello Arena.
SERPE IN SENO
         di
Cesare Belsito
      Regia
Nadia Baldi
Personaggi                                Interpreti
Salvatore                                  Gianni Cannavacciuolo
Sisina                                        Franca Abategiovanni
Sergio                                       Davide Paciolla
Stefano                                     Fabio Maffei
nei seguenti giorni di spettacolo: 11,12,13, 18,19,20,21 ottobre Fabio Maffei sarà sostituito da Giulio Cancelli

Dall 11 al 30 ottobre 2011
Teatro de' Servi Via del Mortaro 22
Miriam Comito