FESTIVAL TEATRALE PIGNETO V EDIZ.
30 AGOSTO-8 SETTEMBRE 2012
DIREZIONE ARTISTICA MARTINO D’AMICO E ROBERTO VALERIO
Cortile Istituto Comprensivo “A. Manzi”
Via De Magistris 15 – Roma (vicino zona pedonale Pigneto)
Dopo le quattro precedenti edizioni accolte con entusiasmo sempre crescente abbiamo deciso di raddoppiare il periodo della manifestazione estendendolo a due settimane, poiché crediamo nell’importanza di un nuovo polo culturale che parta dalle radici popolari del Teatro. Esso Teatro si modifica a contatto con la gente, ne diventa servizio, appuntamento per crescere insieme e sviluppare un comune patrimonio culturale e sociale integrando tutte le risorse umane, formando una nuova ed ampia fascia di pubblico che possa riconoscersi attraverso lo specchio del Teatro. Un luogo dove la forma del Teatro apparterrà al quartiere alla città alla regione ed alla storia della gente, ritrovando ragioni vere e concrete di vita sociale e culturale.
Accanto a nomi di consolidata fama e riconosciuta qualità come Marco Baliani, Antonio Rezza, Giorgio Tirabassi, Ulderico Pesce, Valerio Aprea (su testo di Francesco Piccolo) e Francesco Montanari il Festival si fa promotore di giovani artisti con il coinvolgimento di Andrea Gambuzza, Ilaria Di Luca, Omar Elerian, i Malicanti, Peter Wejll, la Compagnia Berardi Casolari; oltreché di interessanti gruppi musicali quali: Jazz Ladies, Pepa Lopez, Twobadoo, Carlo forte Cotillon, Old Slauther House Duo.
Per il quinto anno consecutivo il Festival Teatrale Pigneto si svolgerà nel quartiere prenestino di Roma (il Pigneto), con la prerogativa di valorizzare in particolare il territorio periferico della città, dando l’opportunità ai cittadini di suddetta periferia di vivere dal vivo l’emozione del grande teatro, offrendo inoltre corsi di teatro aperti a tutti ed attività ricreative per i bambini.
PROGRAMMA
30 Agosto
Ore 20,45 concerto JAZZ LADIES
A seguire: Spettacolo: “Kohlhaas” con Marco Baliani
A seguire: Spettacolo: “Kohlhaas” con Marco Baliani
31 Agosto
Ore 20,45 concerto PEPA LOPEZ
A seguire: Spettacolo: “A come…Amianto” di e con Ulderico Pesce
1 settembre
Ore 20,45 Spettacolo: “Peter Wejel Show”di e con Peter Weyel
a seguire: “ Come te posso amà” con Giorgio Tirabassi
2 settembre
Ore 20,45 concerto TWOBADOO
A seguire: Spettacolo:“Regalare gioia” di e con Peter Wejel
3 settembre
Ore 20,45 concerto CARLO FORTE COTILLON
A seguire: Spettacolo: “Testa di rame”con Ilaria Di Luca e Andrea Gambuzza
4 settembre
Ore 20,45 Proiezione del Film: “Trippolitani” di A. Rezza
A seguire, spettacolo: “IO”di F. Mastrella e A. Rezza con Antonio Rezza.
5 settembre
Ore 20,45 concerto PEPA LOPEZ
A seguire: Spettacolo: "Allegro Teatrale!" di F. Piccolo con Valerio Aprea
6 settembre
Ore 20,45 Roda di Capoeira
A seguire: Spettacolo: “Il Pigiama”con Francesco Montanari
7 settembre
Ore 20,45 concerto Old Slaughter House Duo
A seguire: spettacolo “Briganti”di e con Gianfranco Berardi
8 settembre
Ore 20,45 Concerto: "Serata Pizzica-ta" con I Malicanti
Tutti i giorni lezioni gratuite di recitazione e di capoeira prenotando al 3469708985 oppure segreteria.ludwig@gmail.com e attività per i bambini
ULTERIORI INFORMAZIONI SU www.padiglioneludwig.it
Presentazione degli spettacoli:
“Kohlhaas” con Marco Baliani
di Remo Rostagno e Marco Baliani, tratto da "Michael Kohlhaas" di Heinrich von Kleist
di Remo Rostagno e Marco Baliani, tratto da "Michael Kohlhaas" di Heinrich von Kleist
"Tanti anni fa in terra di Germania viveva un uomo a nome Michele Kohlhaas. Era allevatore di cavalli e come lui lo erano stati il padre e il nonno…". Comincia così l'affascinante racconto di Marco Baliani, nativo di Verbania, professione "raccontatore di storie".
Attore, regista e drammaturgo tra i più originali nel panorama teatrale italiano.
Baliani, solo sulla scena, seduto in una sedia, vestito di nero, per circa 90 minuti, incanta un pubblico di ogni età, narrando la storia realmente accaduta, nella Germania del 1500, di un mercante di cavalli, vittima della corruzione dominante della giustizia statale. La spirale di violenza generata dal sopruso subito dal protagonista offre lo spunto per una riflessione sulla questione della giustizia e sulle conseguenze morali che la reazione dell'individuo all'ingiustizia può comportare. Baliani, attraverso la sua mimica, la sua gestualità, riesce a coinvolgere anche lo spettatore più distratto, facendogli immaginare i cavalli del protagonista, le sue paure, la sua sete, la sua vana attesa di giustizia e la decisione finale di scegliere il cappio di una forca.
Baliani, solo sulla scena, seduto in una sedia, vestito di nero, per circa 90 minuti, incanta un pubblico di ogni età, narrando la storia realmente accaduta, nella Germania del 1500, di un mercante di cavalli, vittima della corruzione dominante della giustizia statale. La spirale di violenza generata dal sopruso subito dal protagonista offre lo spunto per una riflessione sulla questione della giustizia e sulle conseguenze morali che la reazione dell'individuo all'ingiustizia può comportare. Baliani, attraverso la sua mimica, la sua gestualità, riesce a coinvolgere anche lo spettatore più distratto, facendogli immaginare i cavalli del protagonista, le sue paure, la sua sete, la sua vana attesa di giustizia e la decisione finale di scegliere il cappio di una forca.
“IO” di F. Mastrella e Antonio Rezza, con Antonio Rezza.
Il radiologo esaurito fa le lastre sui cappotti dei pazienti mentre un essere impersonale oltraggia i luoghi della provenienza ansimando su un campo fatto a calcio. Io cresce inumando e disumano, inventando lavatrici e strumenti di quieto vivere. Il radiologo spossato avvolge un neonato con l'affetto della madre, un individualista piega lenzora a tutto spiano fino ad unirsi ad esse per lasciare tracce di seme sul tessuto del lavoro. Tre persone vegliano il sonno a chi lo sta facendo mentre il piegatore di lenzora, appesantito dal suo stesso seme, scivola sotto l'acqua che si fa doccia e dolce zampillare. Io mangia la vita bevendo acqua rotta che è portavoce dell'amaro nascere, il piegatore di lenzora parte per la galassia rompendo l'idillio con il tessuto amato. Si gioca all'oca, parte il dado di sottecchio, Io si affida alla bellezza del profilo per passare sotto infissi angusti. Ogni tanto un torneo, un uomo che cimenta in imprese impossibili ma rese rare dalla sua enfasi, un ufo giallo scrutante esseri e parole, un visionario vede vulva nelle orecchie altrui.
E Io, affacciato sul mondo terzo dove scopre che, tra piaghe e miseria, serpeggia l'appetito non supportato dalla tavola imbandita. Infine la catastrofe: Io si ridimensiona...
E Io, affacciato sul mondo terzo dove scopre che, tra piaghe e miseria, serpeggia l'appetito non supportato dalla tavola imbandita. Infine la catastrofe: Io si ridimensiona...
“ Come te posso amà” con Giorgio Tirabassi
Canzoni romane ritrovate Un progetto musicale e di ricerca a cura di Giorgio Tirabassi con G. Tirabassi - Chitarra e Voce, L. Chiaraluce – Chitarra, M. Fedeli – Fisarmonica, D. Ercoli - Contrabasso, Bombardino, Flauto, Voce, G. Lo Cascio – Batteria
La passione per la canzone romana mi ha accompagnato sin da piccolo sull'onda dei suoi grandi interpreti: Gabriella Ferri, Claudio Villa, Gigi Proietti. Un’altra mia grande passione, la chitarra, mi ha portato nel tempo ad approfondire molti stili: blues, bossa-nova, jazz e attraverso l’ascolto di Django Reinhardt, lo stile manouche. Questo progetto nasce dal desiderio di portare alla luce una parte ancora nascosta del repertorio romanesco, repertorio ricco di serenate, drammi popolari in tre strofe e stornelli ai più sconosciuti. Per realizzare tutto questo ho coinvolto alcuni musicisti/amici/polistrumentisti con solide esperienze maturate in diversi contesti musicali. Suonando e risuonando, dalla creatività, dalla versatilità e dalla formazione musicale di ognuno (jazz, blues, afro, latina, balcanica e manouche), siamo arrivati a un lavoro che ha il solo bisogno di essere proposto al pubblico. Il risultato di questa collaborazione è il concerto Come te posso amà , frutto della sensibilità musicale e della creatività di ciascuno di noi. Il nostro tentativo è quello di proporre (o riproporre) alcuni brani meno conosciuti del repertorio musicale romanesco attraverso stili musicali diversi.
"Allegro Teatrale!" con Valerio Aprea
di Francesco Piccolo
Spettacolo-reading musicato dal vivo su testi di uno dei piu’ affermati scrittori e sceneggiatori italiani. Istantanee di esistenza quotidiana, lampi di condivisione, segreta osservazione dell’infinitesimale, per una, non solo, comica, perlustrazione nell’intimo di ognuno di noi.
“Quando ero piccolo, e andavo a scuola insieme a mio fratello, mia madre mi diceva di tenerlo per mano, e questo mi sembrava giusto e anche responsabile. Quello che non capivo è perché mi diceva sempre: ‘mi
raccomando, quando passate per quella strada dove non c’è il marciapiede, mettiti sempre tu dal lato della strada, dove passano le automobili’. Io lo facevo, e lo facevo con diligenza, ma ero molto dispiaciuto. Per me significava: ‘io spero che nessuna auto vi butti sotto, ma se proprio dovesse succedere, preferisco che muoia tu piuttosto che lui’.” Con queste parole, folgoranti, un pomeriggio di qualche anno fa, in libreria, Valerio Aprea conosceva Francesco Piccolo. Era l’inizio del racconto ‘Dal lato della strada’, che apriva la raccolta ‘Storie di primogeniti e figli unici’, edita da Feltrinelli, e appena ripubblicata da Einaudi. Con le stesse parole, e con lo stesso racconto, inizia questo reading tutto dedicato a testi proprio di Francesco Piccolo, col quale l’attore, da quel pomeriggio, ha avviato una collaborazione che si è andata consolidando nel tempo, da una prima serie di letture, fino a “Momenti di trascurabile felicità” (2008) la versione teatrale del grande successo editoriale, pubblicato sempre da Einaudi. Questa nuova messa in scena vuole essere occasione, da un lato, per proporre testi che sin qui avevano avuto poco o nessuno spazio ‘scenico’, e dall’altro per accorpare comunque quel genere di pezzi che, piu’ tipicamente alla maniera dell’autore, coniughino comicità e narrazione, gusto per il dettaglio, ma anche per il racconto. Si va, allora, dal dilemma del bambino indeciso se disubbidire ai genitori, o rischiare la vita per proteggere il fratello piu’ piccolo nell’andare a scuola (“Dal lato della strada”), al piacere sottile della ‘vacanza senza vacanza’ passando l’estate a Roma, molto probabilmente in dolce compagnia, per poi tornare ‘a Roma com’era prima e come sarà dopo’ (“Piu’ baci del necessario”); dall’ostinazione di un padre nel considerare qualsiasi cosa non in sintonia col proprio pensiero come una cosa comunista (“Il comunismo”), al curioso viaggio che una bottiglia di vino si trova ad intraprendere attraverso le case e i quartieri di Roma, per via di quello strano meccanismo che porta alcune bottiglie ad essere riciclate di cena in cena, di festa in festa, anziché stappate e bevute (“La mia bottiglia di vino”). Il tutto, accompagnato dalla musica, eseguita dal vivo, da Alessandro Chimienti.
“A come…Amianto” di e con Ulderico Pesce
Vorrei essere amianto per attrarre la tua attenzione.
L’amianto entra nei polmoni tu mi sei entrata nel cuore. A come…amianto è la storia d’amore tra Nico e Maria. Il primo mira a diventare un giornalista d’inchiesta, pertanto gira l’Italia con una telecamera alla ricerca di informazioni sull’amianto; Maria, invece, vuole diventare cantante e frequenta il conservatorio. Nico ama Maria ma la trascura perchè è molto preso dal lavoro che lo porta in varie città italiane dove l’amianto ha seminato morte. I dati parlano di 3.700 deceduti in quindici anni, e si prevedono 30.000 morti entro il 2030. E così ritroviamo Nico in luoghi come Casale Monferrato (AL), dove la ETERNIT, fabbricava per l’appunto l’eternit, dal latino aeternitas, eternità, un miscuglio di cemento e amianto, che costava poco, aveva un’alta lavorabilità ed era isolante dal freddo e dal fuoco, usato per le coperture delle case e dei capannoni, per fabbricare tubature idriche di cui sono ancora pieni gli acquedotti italiani.
I due approfondiscono la storia d'amore in giro per l'Italia a Monfalcone (GO), dove si fabbricano navi coibendate con l’amianto; a Balangero (TO), dove c’è la più grande cava di amianto di tutta Europa; a Biancavilla (CT), una cittadina di 23mila abitanti, circondata da rocce ricche di amianto e infine si recano a Sesto San Giovanni (MI), dove grandi fabbriche quali la Breda, la Falk, la Magneti Marelli, hanno utilizzato l’amianto sin dagli inizi del Novecento. Ed è proprio a Sesto San Giovanni che Nico vive con il padre Giambattista, operaio alla Breda Fucine, reparto saldatura, dove i lavoratori sono stati esposti all’amianto fino al 1992, anno in cui lo Stato italiano, con un apposita legge, ne ha vietato l’utilizzazione e l’estrazione.
Le Istituzioni italiane, con il caso amianto, fanno parlare del “paese della vergogna” perché, mettendo al bando l’amianto solo nel 1992, hanno nascosto per circa un secolo quanto altri sapevano già dal 1898: “l’amianto è altamente cancerogeno.”
Ma il problema amianto non è finito nel 1992 perché esistono intere aree da bonificare, un’infinità di prodotti ancora in uso costruiti con l’amianto e soprattutto in molti Stati, come il Canada, ancora è consentito produrre derivati dall’amianto che vengono esportati in Africa, Asia e America Latina. E’ tale l’amore che Maria ha per lui che, nel tentativo di avvicinarlo di più, comincia a girare anche lei alla ricerca di materiale sull’amianto.
E così la ritroviamo a Milano, a casa di Mantovani, il siparista della Scala che ha un cancro ai polmoni provocatogli proprio dal sipario taglia fuoco, costruito in amianto, che divideva la platea dal palcoscenico.
Grazie all’aiuto che Maria dà a Nico il rapporto si arricchisce e diventa più solido, e quando poi il padre di Nico scoprirà di avere anche lui un cancro per aver inalato fibre di amianto in Breda, il loro amore diventa forte come una roccia.
Saranno proprio queste ricerche a portare la coppia...
Malicanti
Il gruppo esegue repertori tradizionali del mondo contadino delle Puglie appresi in anni di convivenza e apprendistato con alcuni anziani cantatori e suonatori .Si caratterizza per un uso insolito e preponderante della voce: tutti i componenti cantano, e nessuno di loro con una impostazione classica, ma usando risonatori e respiri propri della musica di tradizione delle campagne. Il repertorio è composto soprattutto da tarantelle e pezzi che consentono al pubblico di ballare per larga parte del concerto, intervallati da canti "alla stisa", canti a tre o quattro voci diverse eseguiti senza accompagnamento musicale, i cori cioè che anticamente si facevano in campagna.
“Briganti”
Spettacolo vincitore del concorso internazionale “L’altro Festival" di Lugano edizione 2005
Scritto diretto ed interpretato da GIANFRANCO BERARDI Assistenza alla Regia e Luci Gabriella Casolari Con la supervisione di Marco Manchisi
Il progetto dal nome “Briganti” nasce nel febbraio 2000 attraverso un primo lavoro di ricerca prettamente storico – sociale. Studiando, leggendo e ricercando su libri di storia, su testi di autori contemporanei (uno fra tanti Tommaso Pedio), e documenti rinvenuti in biblioteche, è nata la volontà di rendere sottoforma teatrale, di descrivere attraverso la messinscena, quelle emozioni e quelle atmosfere vissute in questa prima fase del lavoro. Il progetto infatti affronta le tematiche del brigantaggio meridionale post-unitario (1860-61); la scena si svolge in una cella delle carceri del ex- Regno delle Due Sicilie, dove, attraverso le memorie di un giovane ventiseienne caduto prigioniero in battaglia, si rivivono avvenimenti ed episodi che hanno segnato la vita delle popolazioni del Mezzogiorno d’Italia prodotti dallo scontro fra il nuovo ordine costituito e reazionari. L’intero universo dei fatti narrati trae spunto da documenti storici di vicende realmente accadute e spesso tralasciate dalla storiografia ufficiale.
“Regalare gioia” di e con Peter Wejel Un viaggio negli abissi del clown professionista
Con l’obiettivo di trascorrere nel teatro i suoi ultimi 22 anni prima della pensione, l’artista di strada presenta domanda di sussidi statali per la cultura, e ottiene, contro ogni aspettativa, una risposta positiva. Scioccato dai soldi inaspettati, l’artista, non più del tutto giovane, si confronta con la sfida di fronteggiare un pubblico critico teatrale. L’uomo del piano bar, che affronta anche i momenti più sfigati con umore indistruttibile, e il protagonista che anche nella disperazione più assoluta sa divertire il pubblico con trucchi sorprendenti, fanno del tragicomico “Regalare Gioia” un evento cabarettistico unico. “Una esibizione non soprattutto per bambini”. Mister Hundertpfund (Signor Cinquantachili) arriva dalla Germania (Friburgo) ed è spesso di un umore che non si può definire sereno. È un personaggio lunatico, provocatorio, mai offensivo, ma i suoi modi possono anche intimorire (almeno inizialmente). Gli spettatori che ricambiano la sua voglia di affetto e di giocare possono ritrovarsi tra le sue braccia e sentirsi amati, ma altri possono anche preferire “starsene alla larga”. È un tipo strano, che gira le strade del mondo e della strada usa i modi e anche il linguaggio con le sue “coloriture”. Peter Weyel presenta una performance un po’ folle dove chi ride, ride molto, e chi non si diverte (è libero di andarsene). Acrobata, giocoliere, contorsionista e molto altro si è esibito in tutto il mondo (più spesso in Argentina, Belgio, Francia, Germania e Italia). Premiato più volte dai critici e dagli spettatori dei principali festival internazionali di teatro di strada con motivazioni lusinghiere (che sottolineano come le sue capacità di improvvisatore siano eccezionali e raramente riscontrabili). Mister Hundertpfund come pochi altri è capace di conquistarsi stima e ammirazione.
“Testa di rame”
con Ilaria Di Luca e Andrea Gambuzza, regia di Omar Elerian, elementi scenografici S. Pilato, ambienti sonori G. De Santis, costumi A. Apostolico, maschere E. Bosco, disegno luci C. Fresia, tecnico audio/luci A. Battocchi, supervisione artistica G. Buono
Il progetto TESTE DI RAME nasce dalla volontà di raccontare una delle tante storie – con la “s” minuscola – che hanno contribuito a scrivere la Storia ufficiale del dopoguerra italiano. Ugo Buonomo, detto “Testina”, palombaro di Borgo Cappuccini, è stato fino alla sua scomparsa, qualche anno fa, uno dei più intrepidi e stimati personaggi di questa particolarissima avventura quotidiana. La sua storia e le sue vicissitudini si intrecciano indissolubilmente con una parte fondamentale della storia del porto e
Associazione Culturale Padiglione Ludwig
Via Giovanni Brancaleone 54
00176 Roma
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cell. 3469708985
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