sabato 14 dicembre 2024

TEATRO MANZONI ROMA: IN ALTRE PAROLE presenta CHE C’IMPORTA DEL MONDO di IRENE CANALE (testo vincitore del Premio nazionale di drammaturgia PODIUM) mercoledì 18 dicembre alle 17.30

 












                                          Mercoledì 18 dicembre ore 17.30









Rassegna internazionale 

di drammaturgia contemporanea


presenta


CHE C’IMPORTA DEL MONDO

di Irene Canale


Premio nazionale di Drammaturgia 

PODIUM





È CHE C’IMPORTA DEL MONDO di IRENE CANALE il testo vincitore del Premio nazionale di drammaturgia PODIUM, decretato da una giuria composta da Pino Tierno (Presidente), Ferdinando Ceriani, Maria Chatzemmannouil, Marcello Cotugno, Tiberia De Matteis, Katia Ippaso, Marina Laboreo, Alessandro Longobardi, Giorgio Lupano, Enrico Luttmann, Miriam Mesturino, Pigreco Delta (Chiara Pazzini-Clotilde Recchia), Silvia Signorelli, Società per Attori (Franco Clavari-Andrea Paolotti), Giona Tuccini, Nora Venturini, Mattia Visani. La lettura scenica del testo sarà presentata al Teatro Manzoni di Roma, interpretata da Giorgia Trasselli, Marco Belocchi, Stefano De Santis, a cura di Emanuela Pistone, e concluderà la XIX edizione della rassegna internazionale di drammaturgia contemporanea IN ALTRE PAROLE, mercoledì 18 dicembre alle 17.30. 

Amedeo e Livia vivono rinchiusi in casa, in quanto gran parte della loro città è crollata. Poche abitazioni sono sopravvissute al disastro provocato da un progetto urbanistico rivelatosi sbagliato. La loro solitudine è interrotta, di tanto in tanto, dalla visita di un giovane ingegnere che reca provviste e notizie sui piani di ricostruzione. In un tempo che resta sospeso e incalcolabile, tutto può servire per superare la monotonia delle giornate a due, camminare intorno a un tavolo o parlare con la vicina di fronte, riordinare o addirittura mettere in dubbio ogni cosa: i propri ricordi, il proprio rapporto, l’esistenza di un figlio e anche di se stessi.


La XIX edizione della rassegna internazionale di drammaturgia contemporanea IN ALTRE PAROLE ideata da Pino Tierno a cura di Miriam Mesturino e Pino Tierno, con la collaborazione artistica di Ferdinando Ceriani, si è svolta al Teatro Manzoni di Roma dal 23 ottobre al 18 dicembre 2024. Dieci appuntamenti, per conoscere testi contemporanei inediti, provenienti da diversi paesi, con la partecipazione di autori, attori, registi, traduttori in un continuo confronto col pubblico e addetti ai lavori e che vede il coinvolgimento diretto delle rispettive ambasciate. Tra i tanti artisti che ne hanno preso parte Michela Andreozzi, Amanda Sandrelli, Pino Quartullo, Massimo Wertmüller, Paola Quattrini, Mascia Musy, Pietro Bontempo, Mauro Conte, Her, Giovanni Carta, Caterina Misasi, Maria Cristina Gionta e tanti altri.  Polonia, Austria, Israele, Slovacchia, Cechia, Spagna (con opere in lingua castigliana e catalana) e Italia sono stati i paesi coinvolti in questa rassegna che negli anni ha presentato in prima nazionale più di 150 testi nati in ogni angolo del mondo. 

ll progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura- è vincitore dell’Avviso Pubblico

biennale “Culture in Movimento 2023-2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali.



IRENE CANALE 

Si laurea nel 2005 al Dams di RomaTre in percorso drammaturgia. Nel 2006 si diploma alla scuola professionale per attori “Teatro Azione”. Frequenta in seguito l’officina di drammaturgia diretta da Rodolfo di Giammarco e Laura Novelli e il corso di scrittura creativa RaiEri, iniziando altresì a collaborare con diversi registi e compagnie. Come autrice vince il premio “M.A.R.E.L. 2010”, la rassegna di monologhi “Uno” presso il teatro Romito di Firenze e il premio “Nuova drammaturgia” indetto dalla Casa dei Teatri e della Drammaturgia di Roma con l'opera Il rimedio. Lo stesso lavoro viene selezionato dal Teatro I di Milano per la realizzazione di un podcast. 



Ingresso libero - prenotazione consigliata

Tel. 06.32.23.634 – WhatsApp 327.89.59.298

e-mail info@teatromanzoniroma.it

www.teatromanzoniroma.it

Ufficio stampa Teatro Manzoni di Roma:

Alessia Ecora 3387675511 alessia.ecora@gmail.com ufficiostampa@teatromanzoniroma.it

Social Media Management INTER NOS – m.diletti@internosweb.it


Il Teatro Manzoni è raggiungibile con linee bus 280 – 495 – 628 e Metro A Lepanto

il teatro è dotato di servoscala per consentire l'accesso ai disabili in sala.

Premio nazionale di drammaturgia 

PODIUM 


PODIUM è un progetto a cura di In Altre Parole - Rassegna Internazionale di Drammaturgia Contemporanea, e delle Associazioni DianAct Platea e DuePunti, nato dalla convinzione che il teatro continui ad essere, fra tutte, l’arte più umana, completa e vitale, e resti il luogo artistico privilegiato della condivisione e dell’incontro, anche per le nuove generazioni.


Il premio si prefigge di diventare un sostegno solido per la rinascita, la conoscenza e la promozione della scrittura teatrale espressa in lingua italiana. Il teatro ha il suo fondamento nella parola e questa, anche attraverso le traduzioni, può risuonare ovunque e valicare ogni frontiera.


La giuria, composta da Pino Tierno (Presidente), Ferdinando Ceriani, Maria Chatzemmannouil, Marcello Cotugno, Tiberia De Matteis, Katia Ippaso, Marina Laboreo, Alessandro Longobardi, Giorgio Lupano, Enrico Luttmann, Miriam Mesturino, Pigreco Delta (Chiara Pazzini-Clotilde Recchia), Silvia Signorelli, Società per Attori (Franco Clavari-Andrea Paolotti), Giona Tuccini, Nora Venturini, Mattia Visani 


ha reso noti gli esiti del concorso


  • Premio Podium 2024 a CHE C’IMPORTA DEL MONDO di Irene Canale

  • Menzione speciale della giuria a FIORI DI LUNA di Antonio Piccolo

  • Segnalazioni: LO SPETTACOLO PER SALVARE IL MONDO di Fabio Banfo - PETRICORE di Fabio Pisano - IN THE PINK di Irene Petra Zani











CHE C’IMPORTA DEL MONDO di Irene Canale

Amedeo e Livia vivono rinchiusi in casa, in quanto gran parte della loro città è crollata. Poche abitazioni sono sopravvissute al disastro provocato da un progetto urbanistico rivelatosi sbagliato. La loro solitudine è interrotta, di tanto in tanto, dalla visita di un giovane ingegnere che reca provviste e notizie sui piani di ricostruzione. In un tempo che resta sospeso e incalcolabile, tutto può servire per superare la monotonia delle giornate a due, camminare intorno a un tavolo o parlare con la vicina di fronte, riordinare o addirittura mettere in dubbio ogni cosa: i propri ricordi, il proprio rapporto, l’esistenza di un figlio e anche di se stessi. L’autrice riesce a costruire, con non scontata perizia, dialoghi serrati o lunari, nonché situazioni dall’acre sapore beckettiano, avvincenti nella loro raggelante semplicità. La leggerezza e il paradosso inquietano più della tragicità dichiarata, e ogni tentativo di dare o trovare rassicurazioni è tanto più minaccioso in quanto rischia di mettere in secondo piano la dolorosa concretezza degli eventi, occultando mancanze e responsabilità. Il testo rivela una costruzione drammaturgica sorvegliata, messa al servizio di personaggi solidi nella loro accorata fragilità e nella costante, ancorché confusa, volontà di ribellarsi a un destino che altri hanno disegnato per loro.



FIORI DI LUNA di Antonio Piccolo

I fiori di luna sbocciano di notte, senza preavviso e poi, il mattino dopo, si richiudono. Occorre annaffiarli? Non necessariamente ma, nel dubbio, meglio farlo. I fiori, come le persone - ma quest’ultime a volte non lo dicono o lo dicono in maniera maldestra e sgradevole - hanno bisogno di cure, attenzioni, incoraggiamenti. Arturo, croupier in crisi, invita a cena una sua amica e il compagno di lei, per riferire di aver conosciuto Andrea che, incredibilmente, sembra la sua esatta copia da giovane. Da lì un dipanarsi di riflessioni e confessioni, sempre più tese e sconcertanti, che vertono sulla casualità e la metafisica degli incontri e, in maniera implacabile quanto inattesa, lasciano presagire scenari di brutalità e disperazione. L’autore, con estrema abilità, allarga e restringe le maglie dei dialoghi e delle confessioni, dilata o addensa i ritmi, intanto che i toni passano, in maniera sapiente e impercettibile, da quelli di una serata spensierata ad alto tasso alcolico, a quelli di un thriller dove gli arresti e i crescendo sono efficacemente modulati, e ciò che resta oscuro o irrisolto nelle parole e nelle azioni del protagonista si ricongiunge a un’umanissima richiesta di aiuto, rendendo complesso, oltre che coinvolgente, il compito per lo spettatore di districarsi fra realtà e invenzione, morbosità e solitudine.



LO SPETTACOLO PER SALVARE IL MONDO di Fabio Banfo

Una giovane compagnia di teatro sperimentale, grazie a un bando europeo, si reca nella fantomatica Repubblica del Wadong, per proporre un’installazione post-drammatica sull’alienazione ai tempi dei social. Al ritorno, uno dei membri del gruppo, prima di salire sul taxi che li porterà all’aeroporto, ordina da un chiosco un panino che, nella fretta, omette di pagare facendo, altresì un gesto alla venditrice che viene male interpretato. Basta questo piccolo evento per scatenare una crisi diplomatica internazionale. Gli attori della compagnia verranno rinchiusi in una camera di sicurezza a Fiumicino e, nel giro di pochissimo tempo, dovranno escogitare qualcosa per evitare conseguenze catastrofiche che coinvolgerebbero l’intero pianeta. L’arte – e il riso – potrebbero avere la meglio sulle logiche illogiche del potere? Attraverso i toni della commedia, efficaci e mai ordinari, l’autore racconta, con dialogo tanto brillante quanto affilatissimo, le mirabolanti disavventure di una compagnia teatrale alle prese con le bizze e le assurdità delle diplomazie internazionali. I protagonisti di questa storia,  neanche poi tanto inverosimile, hanno, però alla fine la possibilità di dimostrare che il teatro non soltanto serve ancora a qualcosa - benché si stenti a crederlo - ma che addirittura potrebbe ancora incidere sulle sorti del mondo. Un racconto lieve e acuto, condito da battute irresistibili, ma anche di paradossale, sorprendente e dolorosa profondità.



PETRICORE di Fabio Pisano

Un uomo e una donna ricevono di sera la visita di una persona, uno sconosciuto che dice di essere nuovo del quartiere, passato semplicemente a chiedere un po’ di zucchero per il suo caffè. A quella richiesta, nel mezzo di conversazioni vaghe e quasi formali, ne seguono altre: prima un cuscino, poi un ombrello. Man mano che il tempo passa, i toni dell’estraneo cambiano e l’uomo e la donna si ritrovano piegati in uno stato di soggezione che potrebbe spogliarli proprio di tutto, facendo sentire loro stessi, degli estranei, all’interno della propria casa. Ci sono forme di violenza chiare, dichiarate, esplicite nella loro aggressività o volontà di dominio, ed altre invece più sottili, striscianti, ma forse anche più pericolose in quanto operano in maniera indiretta, invisibile o mascherata. Dalle prime forme ci si può difendere come meglio si può, sapendo cosa si combatte e quello a cui si va incontro. Le altre, invece, non si sa bene come affrontarle, in quanto si è portati a credere che l’atto di offrire, di assecondare, di cedere possa evitarci vergogna e dolore, quando invece così si rischia di rendere ancora più totale la propria disfatta. E il proprio annichilimento. Attraverso anafore e reticenze, sospensioni ed echi verbali, l’autore ci trasporta, con tempi lenti e accorti, in un’angosciosa, ma anche affascinante dimensione di mistero e minaccia, in cui l’arte melliflua della persuasione o della finta cordialità confonde, stordisce e alla fine può abbattere più di mille fucili.



IN THE PINK di Irene Petra Zani

Il titolo del testo richiama un’espressione inglese – to be in the pink - per indicare uno stato ideale di forma psico-fisica. Benché il rosa sia soltanto dal dopoguerra il colore associato al genere femminile, difficile pensare che per l’universo femminile, la vita sia – oggi come ieri – definibile ‘in rosa’, dal momento che il modello maschile ha affermato, da tempo immemore, la sua pre-potenza in tutte le dimensioni, da quella fisica a quella sociale, da quella linguistica a quella economica. In una singolare  girandola di scene e situazioni a volte tutt’altro che ‘rosee’, che vedono protagoniste figure femminili diverse per età e provenienza geografica o sociale, l’autrice, con linguaggio brioso ma più spesso appuntito e chirurgico, cerca di svelare e disinnescare i meccanismi alla base di preconcetti e ‘dati di fatto’ spesso accolti supinamente, suggerendo, con funambolica e disorientante inventiva, quanto possa essere necessario una robusta azione di rovesciamento di schemi legati, in maniera più o meno occulta, a forme di ingiustizia e sopraffazione. 


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