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giovedì 3 maggio 2012

MARATONA DI NEW YORK

Piccolo Eliseo Patroni Griffi
(via Nazionale, 183 - Roma)
RomaCittàTeatro 2012
rassegna teatrale dedicata all'arte dell'attore e del racconto 
ideata e diretta da Orazio Torrisi

MARATONA DI NEW YORK

di EDOARDO ERBA

diretto e interpretato da

CRISTIAN GIAMMARINI e GIORGIO LUPANO

Arriva dal 2 al 6 maggio 2012 al Piccolo Eliseo di Roma dopo grande successo in molte città italiane Maratona di New York di Edoardo Erba, interpretato e diretto da Cristian Giammarini e Giorgio Lupano. Lo spettacolo è prodotto da Teatro Stabile delle Marche in collaborazione con Officine Concordia, Comune di San Benedetto del Tronto e Amat.

Una coppia di attori formidabili che si cimentano anche nella loro prima regia: Cristian Giammarini, di origine marchigiana, apprezzato interprete di scuola ronconiana a lungo nella compagnia del Teatro dell’Elfo e Giorgio Lupano attore di teatro già noto al grande pubblico per le numerose partecipazioni televisive e cinematografiche, sono i protagonisti di questo progetto. Il testo è Maratona di New York di Edoardo Erba, fra i più tradotti e rappresentati al mondo, che vinse nel ‘92 il Premio Candoni, con cui Giammarini e Lupano si confrontano nella doppia veste di attori e registi.

"Maratona di New York di Edoardo Erba – dicono Giammarini e Lupano - ci è apparsa da subito come una possibilità per mettere alla prova la nostra capacità di raccontare una storia attraverso il teatro. L’apparente normalità della situazione (due amici che si allenano di notte per andare a correre la maratona) è in realtà il punto di partenza per addentrarci nei risvolti onirici della vicenda. I due personaggi, Mario e Steve, immersi nell’atmosfera rarefatta ma molto fisica della corsa, sostenuti dalla leggerezza e dalla vivacità dei dialoghi, dipanano le loro esistenze scanditi da un tempo che pare non obbedire più alle regole consuete."

Il mondo notturno e deserto, lo spazio senza più riferimenti nel quale i due uomini si muovono, il rapporto con una realtà fatta di oggetti che sembrano non essere mai esistiti, tutto asseconda il tentativo di Mario e Steve di affidarsi ai ricordi e alla memoria come ultima risorsa per rivendicare la propria esistenza. Osservandoli dal di fuori i protagonisti di questa storia sembrano chiedere a chi li guarda di affezionarsi alle loro vite, di fare da testimoni alla fragilità delle loro certezze e di seguirli fino all’ultimo nel loro sognato tentativo di raggiungere la meta che si sono posti. Assecondando le suggestioni dell’autore abbiamo cercato di portare la concretezza e la quotidianità dei dialoghi in un territorio iperreale, allucinato, dove ogni sentimento, ogni pensiero, ogni parola possa vivere la sua vita come se fosse la prima e forse anche l’ultima volta.

"Maratona di New York" è uno spettacolo che mi è piaciuto moltissimo, a parte l'ammirare la tenuta dei due attori sul palco, che pur recitando per tutto il tempo correndo, non tradiscono cali di fiato, mi sono lasciata cullare e  avvolgere dalla doppia atmosfera che si respirava in sala. Da una parte, due uomini che si allenano a correre la maratona più famosa del mondo chiacchierando tra loro del più del meno, dall'altra un'atmosfera rarefatta, notturna, onirica, che fa viaggiare lo spettatore verso una dimensione "altra" in un viaggio cosmico, stellare, quasi a cavallo della via lattea. Perchè si corre?  Si va verso cosa? La vita è una corsa, lo si sa bene, non si conosce però la meta, questa sconosciuta ma temuta meta che a volte ci appare liberatoria, consolatoria, ma comunque sempre misteriosa. La si ha dentro la forza di andare avanti nonstante il nonsense che ha insito. La maratona è una parabola della vita, ben esemplificata dal testo di Edoardo Erba che parte con un dialogo frizzantino immerso in un'atosfera onirica, e che si fa via via andando avanti sempre più rarefatto, accompagnato da dei flashback che si incarnano in delle immagini del video proiettato alle spalle dei due attori, all'inizio sono solo dei piccoli frammenti, quasi dei piccoli squarci impercettibili, inseriti nel tessuto narrativo, poi, pano piano si fanno sempre più consistenti fino  a portare lo spettatore, ad avere un'immagine più nitida e chiara della storia a cui sta assistendo, il gelo cosmico fa la sua apparizione, la vicenda si dipana e arriva al suo culmine.
Miriam Comito


Piccolo Eliseo Patroni Griffi
Via  Nazionale, 183 - Roma
Botteghino tel.  06 48872-222  - 06 48872-252 
Orario Spettacoli Dal martedì al sabato ore 20,45 Domenica ore 17,00
Biglietti 20 euro + 2 prevendita / 15 euro + 2 prevendita



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DAL 2 AL 6 MAGGIO
Teatro Stabile delle Marche
in collaborazione con progetto Officina Concordia
Comune di San Benedetto del Tronto Assessorato alla Cultura
e Amat presentano

giovedì 19 aprile 2012

INTRATTENIMENTO VIOLENTO (RECENSIONE)

Nell'ambito della rassegna RomaCittàTeatro è in scena al Teatro Piccolo Eliseo dal 18 al 29 aprile 2012 "Intrattenimento Violento."  Lo spettacolo già presentato due anni fa alla Filarmonica romana, ora è proposto in veste ristrutturata. Interamente al femminile: scritto e diretto da Eleonora Danco, e interpretato dalla stessa Danco, e da Lunetta Savino e Valentina Lodovini, è uno spettacolo allo stesso tempo, spiazzante e coinvolgente, proprio come il titolo ambivalente: l'intrattenimento che coinvolge e la  violenza che spiazza. Il testo è composto da monologhi, dialoghi e poesie che si alternano tra loro, così come i ritmi e le atmosfere da quella più schiettamente popolare a quella onirica e surreale. Le tre attrici, peraltro tutte veramente brave, interpretano anche ruoli maschili. La scrittura della Danco utilizza uno sperimentalismo, non di tipo empirico, ma frutto di uno studio ossessivo, finalizzato alla realizzazione di un linguaggio originale in grado di arrivare direttamente alle cose così come sono nella realtà, un linguaggio che sia realmente capace di scuotere le persone, ed entrarvi dentro, per far in modo che esse stesse possano, a loro volta, entrare dentro l'interiorità dei personaggi, per avvertirvi i cambiamenti di stati d'animo, il tutto con leggerezza, o almeno apparente leggerezza.  La lingua usata è geograficamente una commistione tra l'italiano e lo slang romano, la fgura femminile, non è quella rassicurante e morbida, ma realistica fino al punto di essere provocatoria.
Miriam Comito
INTRATTENIMENTO VIOLENTO
di
Eleonora Danco
Regia
Eleonora Danco
Con: Lunetta Savino, Valentina Lodovini, Eleonora Danco
Produzione: Charlot s.r.l.
Direttore artistico: Michele Placido
Produttore esecutivo: Andrea Ricciardi
dal 18 al 29 aprile 2012
Teatro Piccolo Eliseo
Via Nazionale 183


giovedì 29 marzo 2012

RomaCittàteatro III Edizione

Piccolo Eliseo Patroni Griffi

10 aprile/27 maggio
Immagine in linea 2 

Rassegna dedicata all’arte dell’attore e del racconto

direttore artistico
Orazio Torrisi

in cartellone
Mariangela D'Abbraccio  Eleonora Danco  Davide Enia  Cristian Giammarini  Valentina Lodovini Giorgio Lupano  Francesco Montanari  Lunetta Savino

Per la 3a edizione di RomaCittàTeatro il direttore artistico Orazio Torrisi propone due mesi di rassegna totalmente dedicati alla drammaturgia contemporanea italiana, ai suoi successi consolidati e alle sue più recenti sperimentazioni. Una drammaturgia che, malgrado difficoltà epocali, è stata ed è capace di raccontare il nostro presente con sorprendente immediatezza, dimostrando ancora una volta l’attualità del linguaggio teatrale.
Questa piccola ma ricca vetrina di nuove proposte tenta, come altre iniziative analoghe, di sfidare le barriere e gli ostacoli che tutta la scena italiana sta attraversando oggi.
La rassegna "RomaCittàTeatro" pone al centro l'arte dell'attore e del racconto.
“L’organizzazione del sistema teatrale nel nostro paese”  - afferma il direttore del Piccolo Eliseo, Massimo Monaci – “fotografa una realtà ferma agli anni settanta. Questo sistema va scardinato e cambiato.” Deve nascere una massa critica reale, che attraverso un fronte comune, possa arrivare ad avere la forza e il peso necessario ad instaurare un rapporto dialettico e propositivo con le istituzioni.
"Nell'arco dell'ultimo triennio" - dichiara Torrisi - "abbiamo cercato di portare il nostro contributo, lavorando per dare un senso profondo al sottotitolo della nostra rassegna di primavera: l'arte dell'attore e del racconto. La sola arte che, in questo momento di profondissima crisi, può dare al teatro una nuova vitalità, fondata sul ritorno ai valori originari del palcoscenico."
Non è un caso che ad aprire la programmazione sia proprio un attore-autore-regista come Davide Enia, in qualche modo legato alla tradizione del cunto siciliano. L'artista, presenterà al pubblico, in un reading che diventa a pieno titolo racconto, la sua prima opera letteraria, Così in terra, percorrendo 50 anni della nostra storia, in una "Palermo sporca,violenta e luminosa."
Eleonora Danco, con Intrattenimento violento, racconterà, insieme a Lunetta Savino e Valentina Lodovini, la difficile, tragica e comica relazione tra  città e adolescenza nella vita adulta di uomini e donne: "Mi sono ispirata a Roma, a quello che percepisco della città. A Roma è tutto  esposto, tutto fuori, come in un teatro, ma allo stesso tempo non succede niente, è tutto fermo. Una visione reale, diretta, attraverso un linguaggio poetico."
Seguiranno due veri e propri 'classici' del repertorio contemporaneo nazionale: Maratona a New York di Edoardo Erba, con l'interpretazione e la regia di Giorgio Lupano e Cristian Giammarini, e Teresa la ladra di Dacia Maraini che - grazie alle canzoni originali di Sergio Cammariere e all'interpretazione dirompente e funambolica di Mariangela D'Abbraccio diretta da Francesco Tavassi - trasforma in un pirotecnico e divertentissimo mini-musical le vicende dell'Italia più povera e disperata, tra guerra, dopoguerra, boom economico e anni 70. 
Si chiude con uno fra i più promettenti talenti del nostro palcoscenico,  il giovane Francesco Montanari che proporrà Il Pigiama, un monologo pieno di cinica ed esilarante ironia, scritto e diretto da Daniele Prato, di cui francesco Montanari è anche produttore.

giovedì 17 novembre 2011

DI NOTTE NON C'E' NESSUNO

Piccolo Eliseo Patroni Griffi
lunedì  14 novembre 2011
Per i lunedì  di Artisti Riuniti,
con la direzione artistica di Piero Maccarinelli: 
Di notte che non c'è nessuno
di Luca De Bei
 (lettura scenica)
con David Sebasti, Azzurra Antonacci, Gabriele Granito

Nell’ambito dei Lunedì di Artisti Riuniti al Piccolo Eliseo, si terrà il 14 novembre alle 21,00, la lettura scenica di “Di notte che non c’è nessuno” di Luca De Bei, con David Sebasti, Azzurra Antonacci, Gabriele Granito.
In una notte d’estate lungo i binari in disuso di una ferrovia si ritrovano tre personaggi: una ragazza che vive di espedienti, un ragazzo che vende il suo corpo, un giovane avvocato che nelle fughe notturne in cerca di sesso si porta dietro il figlio di pochi mesi. In preda alle loro contraddizioni spesso tragicomiche, i personaggi sono uniti da un vuoto di valori e di ideali ma anche dal desiderio di un futuro diverso. Mentre le ore scorrono verso un’alba destinata a illuminare le loro vite mutate i tre ci riveleranno il loro bisogno dell’altro, un bisogno profondo di emozioni e sentimenti nel tentativo, disperato, di esistere.  
Luca De Bei:
Nasce a Padova da padre veneto e madre italoamericana. Cresce a Napoli. Si diploma alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova. Come autore e regista debutta nel 1990 a New York con Buio interno a Off Broadway. Tra i suoi testi: Un cielo senza nuvole, I cani davanti alla lepre (tradotto in tedesco dal Burgtheatre di Vienna e in inglese dal National Theatre di Londra), La spiaggia (con Maria Paiato), Cacciatori nella neve, Un cuore semplice (dal racconto di Flaubert e ancora con Maria Paiato), Le mattine dieci alle quattro. Nel 2001 vince il Premio Flaiano e nel 2002 il Premio Europeo per la Drammaturgia del Festival di Heidelberg. Con Le mattine dieci alle quattro vince il premio Golden Graal per la regia 2010. I suoi testi sono pubblicati in Germania dalla Drei Masken Verlag di Monaco. È anche sceneggiatore cinematografico e televisivo.
L’8 settembre 2011, Luca De Bei, ha vinto il premio LE MASCHERE 2011 come "Miglior Autore di Novità Italiana" con il testo Le Mattine dieci alle quattro, spettacolo, sempre da lui diretto che sarà in scena per il terzo anno consecutivo a Roma; dopo il successo riscosso al Sala Uno e al Teatro Della Cometa, lo spettacolo sarà in scena infatti al Teatro Roma  dal 31 gennaio al 19 febbraio 2012, e sarà poi a Milano al Teatro Elfo Puccini dal 15 al 20 di maggio 2012. 
"Di notte non c'è nessuno" è la terza opera di Luca De Bei, dopo "Le mattine dieci alle quattro e "Cellule " che ho la fortuna di vedere in teatro e di poter recensire. Mi piace il modo che ha questo autore di far esprimere attraverso le parole, e i gesti i personaggi, di rederli immediatamente familiari al pubblico, attraverso la sua scrittura intellegibile. In "Di notte non c'è nessuno" ancor prima di leggere l'intervista a De Bei qui sotto riportata nel comunicato stampa, avevo notato una maggior durezza d'animo nei personaggi rispetto a quelli di altre opere, una chiusura in se stessi iniziale, come se fossero, in effetti, le copie negative delle anime pure di "Le mattine dieci alle quattro", mi aveva colpito in particolare una frase che dice il personaggio interpretato da Azzurra Antonacci "Se volevo un bambino lo avei fatto" quindi una consapevolezza della propria mancanza di valori, applicabile a tutti e tre i personaggi, sia i popolani rimasti popolani: la giovane coppia (Gabriele Granito e Azzurra Antonacci) sia nell' avvocato (David Sebasti) popolano che ha salito qualche gradino della società, e qui sento necessariamente il bisogno di dire per ritrovarsi in un ambiente come quello del praticantato estremamente umiliante, o meglio dorato per chi lo vede da fuori, di piombo per chi lo vive internamente: quanti "parafangari", figure grige affollano non solo gli studi  legali ma sopratutto riempiono con le loro file più o meno ordinate gli uffici notifiche, quelli delle cancellerie etc. etc. 
Miriam Comito
Intervista a Luca De Bei:
Come nasce questo nuovo testo?
“Di notte che non c’è nessuno” è in realtà una ideale prosecuzione di “Le mattine dieci alle quattro” (premio Le Maschere del Teatro 2011 - Miglior spettacolo d’innovazione), o meglio è un suo completamento. È la faccia opposta della medaglia. Non è un caso che nel primo titolo ci fosse la parola “Mattina” e qui il suo opposto, la  “Notte”. Nel primo testo i tre personaggi si ergevano in qualche modo al di sopra del disagio sociale, erano anime “pure” che cercavano, e in qualche caso trovavano, il coraggio per andare avanti, per resistere, per credere nella forza dei sentimenti. Erano personaggi positivi, in cerca di valori. Infatti il tema portante, nonostante l’argomento “tematico” fosse quello delle morti sul lavoro, era una storia d’amore e anche di amicizia e solidarietà. Qui, in “Di notte che non c’è nessuno” i personaggi sono invece immersi nel disagio, ne fanno parte, addirittura ne sono i responsabili.
Chi sono i protagonisti della vicenda?
Il ragazzo e la ragazza sono dei delinquenti, anche se di piccolo calibro (ma mettono in atto il rapimento di un neonato), il terzo uomo, un avvocato, viene dalla borghesia e “scende” nell’inferno di una notte fatta di violenza e se ne rivela, sorprendentemente attratto e complice. In tutti e tre è palese un vuoto di valori, di ideali. E’ il “non esserci nessuno” del titolo. Le loro anime sono un pozzo vuoto, un gorgo che risucchia l’ambiente esterno, lo vuole possedere, fagocitare, digerire (come il serpente di cui parla il ragazzo, che si nutre solo di prede vive).
Il giovane avvocato rappresenta qui l’ipocrisia di una società che si fonda sulla menzogna, sull’apparenza. Nel corso della storia rischierà di pagar a caro prezzo la sua condotta, e il compromesso fatto per ottenere un lavoro di prestigio (anche se sarà in realtà sbeffeggiato dal suo “dominus”, il suocero). Proviene da una famiglia modesta e crede di poter realizzare un avanzamento sociale sposando la figlia di un noto avvocato. Pur di essere accettato nel mondo che agogna, accetta di diventare padre e di dare al suocero un nipote. La sua natura omosessuale lo spinge perciò a cercare sesso fuori dal nucleo familiare  con giovani ragazzi che si prostituiscono (è risaputo peraltro che la maggioranza dei clienti dei giovani prostituti sono proprio padri di famiglia). Ma questo personaggio è anche una vittima di un sistema che rende i neo-laureati in giurisprudenza schiavi degli studi di avvocatura, che il sottopongono a trattamenti umilianti per il praticantato necessario all’esame di abilitazione alla professione. È’  insomma,un personaggio che sia nel privato che nel pubblico, è sottoposto a pressioni e richieste che rischiamo di farlo “esplodere”.
C’è un filo conduttore che lega i suoi personaggi?
Nei miei testi i personaggi sono in genere ai margini della società: dimenticati, smarriti, manchevoli, orfani, impreparati. Per questo osservano dall’esterno le regole del vivere sociale, e ne possono mettere anche se spesso inconsapevolmente, alla berlina le ipocrisie, le falle, i soprusi. La famiglia non è, a mio avviso, mai stata un vero valore per la società occidentale contemporanea, ma solo un mezzo di controllo, di consumo, di demagogia politica e sociale. La famiglia dell’accezione patriarcale e contadina (ricca di valori e di insegnamenti per i giovani) ha lasciato il posto a un goffo simulacro di nucleo familiare. Eppure, nonostante all’interno delle famiglie avvengano la stragrande maggioranza di violenze fisiche e psicologiche, stupri, delitti, tutti i rappresentanti del consesso civile fanno a gara per elogiare il concetto di famiglia, approvano leggi per la sua tutela, disconoscono ogni altro tipo di unione, di legame, di nucleo familiare. Ritengo invece che l’amicizia, gli affetti, e in primo luogo la solidarietà e l’empatia siano la nostra unica possibilità per un riscatto, per un progresso reale e anche l’unica chance che abbiamo per salvare noi stessi e gli altri dalla catastrofe sociale e ambientale verso cui l’umanità intera (sette miliardi di individui, cifra appena raggiunta) si sta dirigendo con colpevole indifferenza.

Teatro Piccolo Eliseo - Via Nazionale Rome, Italy

Ore 20,45 - Biglietto unico 5 (cinque) euro


Ufficio stampa Teatro Eliseo: Benedetta Cappon 06 48872238 – uffstampa@teatroeliseo.it
Ufficio stampa Luca De Bei:  Maya Amenduni 3475828061 - mayaamenduni@gmail.com

Ufficio Stampa Artisti Riuniti :                                                                                                 Studio Martinotti     martinotti@lagenziarisorse.it                                                                              www.francescamartinotti.com

con la collaborazione di Daniela Tamburrino   (3288945264)                                                                                                             

giovedì 31 marzo 2011

"456" di Mattia Torre al Piccolo Eliseo Patroni Griffi

In scena dal 22 marzo al 3 aprile 2011 al Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi "456" di Mattia Torre,  è una commedia ambientata in un luogo imprecisato del sud d'Italia: in una valle vive una famiglia, padre (Massimo De Lorenzo) madre (Cristina Pellegrino) e figlio ( Carlo De Ruggeri), i tre vivono in una situazione di costrizione, ognuno chiuso in se stesso, il padre è intento ad abbassare le inquietudini e i sogni della moglie e del figlio, ma coltiva dentro di se un sogno del tutto personale. La madre è ossessionata da tutto quello che riguarda la cucina, ma soprattutto, il suo pensiero corre ad una tiella, passata malauguratamente nelle mani di una donna francese in seguito ad una cena post funerale. Il figlio vorrebbe uscire dalla valle, andare a Roma, lavorare,avere una vita "normale", ma ciò gli è impedito dai pensieri paterni,fuori di quà ci sono i virus, i bacilli, c'è la morte, solo nel nostro territorio abbiamo tutto. In più il padre lo costringe a inscenare una pantomima davanti ad un misterioso personaggio, (Franco Ravera) marito della francese, e quindi atteso dalla madre solo perché potrebbe con lui tornare l'amata tiella.I tre si odiano, ciascuno è per gli altri due quanto di più ci possa essere di detestabile. La famiglia è una metafora dell 'Italia, ovvero una convenzione, non un vero popolo una nazione unita, ma una serie di individui messi a forza insieme, e che stanno uno contro l'altro, perché non hanno intenti  e aspirazioni comuni. E purtroppo, spesso, è proprio nella famiglia, che dovrebbe essere il nucleo, protettivo e aggregante delle persone, dove invece nascono i germi del conflitto, perché la famiglia vede la società come ostile, e reagisce con paura e cinismo. La famiglia è l'avamposto della nostra arretratezza culturale. La commedia è scritta in una lingua- dialetto che ricorda molto da vicino i dialetti del sud Italia, ma infarcita di latinismi , ricorda un po' quella usata da Mario Monicelli nell'Armata Brancaleone.
456
di
Mattia Torre
Regia
Mattia Torre
con : Carlo De Ruggeri, Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino, Franco Ravera.
Prodotto da Maurizio Puglisi e Ninni Bruschetta
Teatro Piccolo Eliseo
dal 22 marzo al 3 aprile 2011
Via Nazionale 183 Roma
Miriam Comito