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sabato 25 febbraio 2012

CI SONO TANTI MODI PER MORIRE: due tentativi

TEATRI SBAGLIATI

presenta

CI SONO TANTI MODI PER MORIRE: due tentativi
testi e regia di Antonio Ianniello

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con Azzurra Antonacci, Azzurra Fiume, Jacopo Bicocchi, Luigi Di Pietro, Antonio Ianniello, Daniele Natali, Giuseppe Sangiorgi
assistente alla regia Daniele Paoloni
organizzazione Domenico Coduto
MILANO - CRT/SALONE - via Ulisse Dini, 7
dal 28 febbraio al 2 marzo
mar/giov ore 21.00 - ven ore 21.30 
Primo Tentativo DEVI ESSERE FORTE
Tre fratelli si reincontrano per la morte del padre.
Elisabetta nel prologo iniziale dice “oggi è morto nostro padre e tra qualche giorno morirò anche io”
Durante la notte prima del funerale racconterà una storia ai suoi fratelli ma nessuno le crederà.
Secondo tentativo ANCORA OGGI
Estate.
Un acquazzone all’improvviso.
Tre ragazzi ed una ragazza aspettano chiusi qui nel bar: sono Luigi, il figlio del proprietario, Carmine il figlio di quello che vende i condizionatori e Salvatore lo scemo che crede di poter fare le magie con le mani; lei è la Miss: Miss Lido Miramare.
È estate ma questo sarà un lungo giorno pieno di pioggia. 
NOTE DI REGIA
Due storie di morte. Due tentativi per raccontarla.
La morte che più  mi spaventa è quella che noi chiamiamo a volte vita; quella che arriva alla fine, la morte come noi la descriviamo, naturale o violenta che sia non ci troverà ed allora mi spaventa un po’ di meno. Pare essere quella la condizione della morte, lei arriva e noi non ci siamo. Chissà.
Noi qui facciamo un gioco. Anzi due.
Il gioco qui per chi guarda, per gli spettatori, è scoprire qual è la morte più autentica, quella che fa più paura, quella che, diciamolo, ci fa proprio schifo. Il premio consiste nell’uscire da teatro con nella testa questo pensiero “essere vivi alla fine non è poi così male”. E il premio lo condividiamo, noi che lo facciamo e voi che lo guardate questo gioco lungo lungo che è il teatro.
E poi al di là  di tutti questi tentativi e nomi e cartelli come dice Deridda noi pensiamo che si debba scrivere ciò che non si può dire, e la morte in qualsiasi forma ci si presenti e di qualsiasi genere si tratti per noi è sempre indicibile.
contatti
Domenico Coduto mobile - 339.8662760 mail - domenico.coduto@gmail.com

giovedì 17 novembre 2011

DI NOTTE NON C'E' NESSUNO

Piccolo Eliseo Patroni Griffi
lunedì  14 novembre 2011
Per i lunedì  di Artisti Riuniti,
con la direzione artistica di Piero Maccarinelli: 
Di notte che non c'è nessuno
di Luca De Bei
 (lettura scenica)
con David Sebasti, Azzurra Antonacci, Gabriele Granito

Nell’ambito dei Lunedì di Artisti Riuniti al Piccolo Eliseo, si terrà il 14 novembre alle 21,00, la lettura scenica di “Di notte che non c’è nessuno” di Luca De Bei, con David Sebasti, Azzurra Antonacci, Gabriele Granito.
In una notte d’estate lungo i binari in disuso di una ferrovia si ritrovano tre personaggi: una ragazza che vive di espedienti, un ragazzo che vende il suo corpo, un giovane avvocato che nelle fughe notturne in cerca di sesso si porta dietro il figlio di pochi mesi. In preda alle loro contraddizioni spesso tragicomiche, i personaggi sono uniti da un vuoto di valori e di ideali ma anche dal desiderio di un futuro diverso. Mentre le ore scorrono verso un’alba destinata a illuminare le loro vite mutate i tre ci riveleranno il loro bisogno dell’altro, un bisogno profondo di emozioni e sentimenti nel tentativo, disperato, di esistere.  
Luca De Bei:
Nasce a Padova da padre veneto e madre italoamericana. Cresce a Napoli. Si diploma alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova. Come autore e regista debutta nel 1990 a New York con Buio interno a Off Broadway. Tra i suoi testi: Un cielo senza nuvole, I cani davanti alla lepre (tradotto in tedesco dal Burgtheatre di Vienna e in inglese dal National Theatre di Londra), La spiaggia (con Maria Paiato), Cacciatori nella neve, Un cuore semplice (dal racconto di Flaubert e ancora con Maria Paiato), Le mattine dieci alle quattro. Nel 2001 vince il Premio Flaiano e nel 2002 il Premio Europeo per la Drammaturgia del Festival di Heidelberg. Con Le mattine dieci alle quattro vince il premio Golden Graal per la regia 2010. I suoi testi sono pubblicati in Germania dalla Drei Masken Verlag di Monaco. È anche sceneggiatore cinematografico e televisivo.
L’8 settembre 2011, Luca De Bei, ha vinto il premio LE MASCHERE 2011 come "Miglior Autore di Novità Italiana" con il testo Le Mattine dieci alle quattro, spettacolo, sempre da lui diretto che sarà in scena per il terzo anno consecutivo a Roma; dopo il successo riscosso al Sala Uno e al Teatro Della Cometa, lo spettacolo sarà in scena infatti al Teatro Roma  dal 31 gennaio al 19 febbraio 2012, e sarà poi a Milano al Teatro Elfo Puccini dal 15 al 20 di maggio 2012. 
"Di notte non c'è nessuno" è la terza opera di Luca De Bei, dopo "Le mattine dieci alle quattro e "Cellule " che ho la fortuna di vedere in teatro e di poter recensire. Mi piace il modo che ha questo autore di far esprimere attraverso le parole, e i gesti i personaggi, di rederli immediatamente familiari al pubblico, attraverso la sua scrittura intellegibile. In "Di notte non c'è nessuno" ancor prima di leggere l'intervista a De Bei qui sotto riportata nel comunicato stampa, avevo notato una maggior durezza d'animo nei personaggi rispetto a quelli di altre opere, una chiusura in se stessi iniziale, come se fossero, in effetti, le copie negative delle anime pure di "Le mattine dieci alle quattro", mi aveva colpito in particolare una frase che dice il personaggio interpretato da Azzurra Antonacci "Se volevo un bambino lo avei fatto" quindi una consapevolezza della propria mancanza di valori, applicabile a tutti e tre i personaggi, sia i popolani rimasti popolani: la giovane coppia (Gabriele Granito e Azzurra Antonacci) sia nell' avvocato (David Sebasti) popolano che ha salito qualche gradino della società, e qui sento necessariamente il bisogno di dire per ritrovarsi in un ambiente come quello del praticantato estremamente umiliante, o meglio dorato per chi lo vede da fuori, di piombo per chi lo vive internamente: quanti "parafangari", figure grige affollano non solo gli studi  legali ma sopratutto riempiono con le loro file più o meno ordinate gli uffici notifiche, quelli delle cancellerie etc. etc. 
Miriam Comito
Intervista a Luca De Bei:
Come nasce questo nuovo testo?
“Di notte che non c’è nessuno” è in realtà una ideale prosecuzione di “Le mattine dieci alle quattro” (premio Le Maschere del Teatro 2011 - Miglior spettacolo d’innovazione), o meglio è un suo completamento. È la faccia opposta della medaglia. Non è un caso che nel primo titolo ci fosse la parola “Mattina” e qui il suo opposto, la  “Notte”. Nel primo testo i tre personaggi si ergevano in qualche modo al di sopra del disagio sociale, erano anime “pure” che cercavano, e in qualche caso trovavano, il coraggio per andare avanti, per resistere, per credere nella forza dei sentimenti. Erano personaggi positivi, in cerca di valori. Infatti il tema portante, nonostante l’argomento “tematico” fosse quello delle morti sul lavoro, era una storia d’amore e anche di amicizia e solidarietà. Qui, in “Di notte che non c’è nessuno” i personaggi sono invece immersi nel disagio, ne fanno parte, addirittura ne sono i responsabili.
Chi sono i protagonisti della vicenda?
Il ragazzo e la ragazza sono dei delinquenti, anche se di piccolo calibro (ma mettono in atto il rapimento di un neonato), il terzo uomo, un avvocato, viene dalla borghesia e “scende” nell’inferno di una notte fatta di violenza e se ne rivela, sorprendentemente attratto e complice. In tutti e tre è palese un vuoto di valori, di ideali. E’ il “non esserci nessuno” del titolo. Le loro anime sono un pozzo vuoto, un gorgo che risucchia l’ambiente esterno, lo vuole possedere, fagocitare, digerire (come il serpente di cui parla il ragazzo, che si nutre solo di prede vive).
Il giovane avvocato rappresenta qui l’ipocrisia di una società che si fonda sulla menzogna, sull’apparenza. Nel corso della storia rischierà di pagar a caro prezzo la sua condotta, e il compromesso fatto per ottenere un lavoro di prestigio (anche se sarà in realtà sbeffeggiato dal suo “dominus”, il suocero). Proviene da una famiglia modesta e crede di poter realizzare un avanzamento sociale sposando la figlia di un noto avvocato. Pur di essere accettato nel mondo che agogna, accetta di diventare padre e di dare al suocero un nipote. La sua natura omosessuale lo spinge perciò a cercare sesso fuori dal nucleo familiare  con giovani ragazzi che si prostituiscono (è risaputo peraltro che la maggioranza dei clienti dei giovani prostituti sono proprio padri di famiglia). Ma questo personaggio è anche una vittima di un sistema che rende i neo-laureati in giurisprudenza schiavi degli studi di avvocatura, che il sottopongono a trattamenti umilianti per il praticantato necessario all’esame di abilitazione alla professione. È’  insomma,un personaggio che sia nel privato che nel pubblico, è sottoposto a pressioni e richieste che rischiamo di farlo “esplodere”.
C’è un filo conduttore che lega i suoi personaggi?
Nei miei testi i personaggi sono in genere ai margini della società: dimenticati, smarriti, manchevoli, orfani, impreparati. Per questo osservano dall’esterno le regole del vivere sociale, e ne possono mettere anche se spesso inconsapevolmente, alla berlina le ipocrisie, le falle, i soprusi. La famiglia non è, a mio avviso, mai stata un vero valore per la società occidentale contemporanea, ma solo un mezzo di controllo, di consumo, di demagogia politica e sociale. La famiglia dell’accezione patriarcale e contadina (ricca di valori e di insegnamenti per i giovani) ha lasciato il posto a un goffo simulacro di nucleo familiare. Eppure, nonostante all’interno delle famiglie avvengano la stragrande maggioranza di violenze fisiche e psicologiche, stupri, delitti, tutti i rappresentanti del consesso civile fanno a gara per elogiare il concetto di famiglia, approvano leggi per la sua tutela, disconoscono ogni altro tipo di unione, di legame, di nucleo familiare. Ritengo invece che l’amicizia, gli affetti, e in primo luogo la solidarietà e l’empatia siano la nostra unica possibilità per un riscatto, per un progresso reale e anche l’unica chance che abbiamo per salvare noi stessi e gli altri dalla catastrofe sociale e ambientale verso cui l’umanità intera (sette miliardi di individui, cifra appena raggiunta) si sta dirigendo con colpevole indifferenza.

Teatro Piccolo Eliseo - Via Nazionale Rome, Italy

Ore 20,45 - Biglietto unico 5 (cinque) euro


Ufficio stampa Teatro Eliseo: Benedetta Cappon 06 48872238 – uffstampa@teatroeliseo.it
Ufficio stampa Luca De Bei:  Maya Amenduni 3475828061 - mayaamenduni@gmail.com

Ufficio Stampa Artisti Riuniti :                                                                                                 Studio Martinotti     martinotti@lagenziarisorse.it                                                                              www.francescamartinotti.com

con la collaborazione di Daniela Tamburrino   (3288945264)                                                                                                             

sabato 13 novembre 2010

TEATRO SALA UNO-IL GIARDINO DEI CILIEGI

In scena al Teatro Sala Uno  dal 9 novembre al 5 dicembre 2010" Il giardino di Ciliegi" nella lettura non convenzionale di Reza Keradman, non convenzionale perchè solitamente quella che è una delle opere checoviane più famose viene rappresentata in chiave drammatica, questo grazie all'interpretazione che ne diede Stanislavskij nella prima rappresentazione. Il celebre scrittore e drammaturgo russo, invece, voleva fosse rappresentata  a mò di commedia, un po'alla maniera  di un Vaudeville, lo dimostra il fatto che nella scrittura del titolo originale in lingua russa, lo stesso Checov cambiando solo un accento ottenne come era nelle sue reali intenzioni un altro titolo "Una bella vita in apparenza" anhe se poi continuerà ad essere conosciuto con il titolo attuale. In questo capolavoro della letteratura russa Cechov ironizza sulla decadenza di un'era,  di quella in cui la monarchia russa spadroneggiava ma che senza rendersene minimamente conto stava sparendo con tutte le sue appendici,e lo fa in modo leggero ma pungente attraverso i suoi personaggi, che continuano a vivere la loro vita apparentemente allegra e spensierata, ma che in realtà, invece,è minata alle basi, le loro tradizioni, la loro cultura si reggono sul bieco sfruttamento del prossimo. Ci mostra attraverso la bella vita della contessa Ljubova Andreevna, che dopo aver sperperato tutti i suoi beni ed essere arrivata ad un passo dal fallimento, non si rende conto dalla gravità della sua situazione e non coglie nemmeno l'unica occasione di salvezza rimanendo coerente al suo archetipo di vita fino alla fine subendo quest'ultimo senza reagire. Intorno alla contessa ci sono vari personaggi, tutti imprigionati, nessuno di loro è in grado di prendere decisioni valide e impedire la vendita del giardino. A vendita effettuata come una liberazione tutti divranno cercare la propria strada e si dovranno separare da quei rapporti forzati e vetusti che li tenevano legati tra loro, è l'emblema della fine di una società e l'avvento di una nuova, che porterà si nuova linfa e liberta ma anche oppressione, purtroppo le rivoluzioni spesso muoiono nei totalitarismi.
IL GIARDINO DI CILIEGI
            di
     Anton Cechov
         Regia
Reza Keradman
Personaggi                                                           Interpreti
Ljubova Andreevna proprietaria terriera                        Alessandra Raichi
Anja sua figlia 17 anni                                                    Azzurra Antonacci
Varja sua figlia adottiva 24 anni                                     Giselle Martino
Leonid Andreevic suo fratello                                        Massimiliano Cutrera
Ermolaj Alekseevic Lopachin Mercante                         Jerry Mastrodomenico
Petr Sergeevic Trofimov  studente universitario               Daniel Terranegra
Boris Borisovich Simeonov. Piscik proprietario terrierio Tony Allotta
Charlotta Ivanovna governante                                       Francesca Tommasoni
Semen Panteleevich Epichodov contabile                        Alessandro Gruttadauria
Dunjasa cameriera                                                         Valentina Morini
Firs maggiordomo, un vecchio di 87 anni                        Reza Keradman
Jasa giovane cameriere                                                   Costantin Jopek
dal 9 novembre al 5 dicembre 2010 
TEATRO SALA UNO
Via di Porta S. Giovanni 10
Miriam Comito