mercoledì 2 aprile 2014

MEDEA recensione

TEATRO ELISEO
1 | 17 Aprile 2014

Maria paiato
in
MEDEA
di Seneca
traduzione e adattamento Francesca Manieri

con Max Malatesta

e con
Orlando Cinque, Giulia Galiani, Diego Sepe

regia Pierpaolo Sepe


scene Francesco Ghisu
costumi Annapaola Brancia D'Apricena
luci Pasquale Mari
trucco Vincenzo Cucchiara
foto Pino Le Pera
aiuto regia Luisa Corcione

direttore di scena Clelio Alfinito
tecnico elettricista Carmine Pierri
realizzazione costumi Sartoria Orlì
assistente volontario scene Valeria Mangiò
assistente volontario costumi Claudia Volpe
assistente volontario regia Simone Giustinelli
grafica Luca Mercogliano



produzione
Fondazione Salerno Contemporanea
Teatro stabile d’innovazione

Sarà in scena al Teatro Eliseo dall’1 al 17 Aprile 2014, MARIA PAIATO in MEDEA di Seneca, traduzione e adattamento Francesca Manieri, con Max Malatesta e con Orlando Cinque, Giulia Galiani, Diego Sepe. regia Pierpaolo Sepe.

  La Medea di  Pier Paolo  Sepe, è quanto di più attuale si possa immaginare,  la forza deflagrante della maga straniera, venuta, anzi portata da una terra lontana,  che permette l'arrivo della civiltà in occidente,  ed insieme ad essa il conflitto, un conflitto senza fine, senza vincitori nè vinti, che lascia intorno a se soltanto macerie, è esattamente l'antitesi di quanto l'essere umano al contempo ingenuamente e con una colpevolezza quanto meno incoscia  avrebbe auspicato. Il voler andare oltre i confini, per migliorare la condizione umana, non ha portato i risultati sperati, forse perchè lo si è fatto contro natura, forzando la stessa, sottraendo, uccidendo. Medea funge da  capro espiatorio, ma non è lei l'unica  colpevole,  lei non ha agito  contro la sua famiglia di origine solamente per il suo personale tornaconto. Ora  che Giasone sposerà Creusa, si ritrova sola, disperata, non più capace di distinguere il bene dal male, ma anche qui non è l'unica a possedere questa incapacità, in un gioco tragico di specchi riflettenti, lei e Giasone si palleggiano colpe ataviche, proprie dell'intera umanità. Maria Paiato riesce in un modo splendido a rendere la complessità del personaggio, nella parte finale è  veramente da brividi, di quei brividi che opprimono il cuore a  vedere come una madre possa impazzire se tradita.
Miriam Comito

“Medea ha salvato gli Argonauti, ha reso possibile il loro successo e il loro ritorno, in particolare il ritorno del cantore Orfeo, colui che sulla sua lira fonda il sapere dell’Occidente. Ebbene, il cuore rimosso di questo Occidente è Medea, la sua ira cieca, il suo furore solitario. Un cuore nero e rimosso pulsa e giace sotto le fondamenta scricchiolanti di un intero mondo. La sua furiosa ira deflagra, le fondamenta collassano e ciò che si mostra con mostruosa vividezza è la radice oscura di una colpa tanto universale da non avere più colpevoli. Le macerie lasciano la scena vuota di ogni ricostruzione, il futuro non è che lo spettro di questo atroce rimosso”.
Una straordinaria Maria Paiato si misura con Medea di Seneca, personaggio estremo e definitivo, ancora guidata dalla potenza rigorosa e visionaria di Pierpaolo Sepe. Prodotto dalla Fondazione Salerno Contemporanea, lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale il 17 ottobre 2013 al Piccolo Teatro di Milano

Note

Questa è la tragedia dell’ira: “passione spaventosa e furibonda…[che] è tutta eccitazione ed impulso a reagire, è furibonda e disumana brama d’armi, sangue e supplizi, dimentica se stessa pur di nuocere all’altro…avida di una vendetta destinata a coinvolgere il vendicatore. …Inetta a distinguere il giusto ed il vero, quanto mai somigliante a quelle macerie che si frantumano sopra ciò che hanno coinvolto”. Queste le macerie dentro le quali si muove Medea, macerie che lei stessa ha generato e continua a generare, macerie infernali che tutto ardono e tutto imprigionano, in primo luogo lei stessa. Dimentica di ogni possibilità di bene, reagisce a un torto subito, schiava di una furia senza luogo e senza tempo che la/ci costringe ad una solitudine dolorosa e demoniaca al contempo. L’ira di Medea condanna il mondo al caos. Un mondo che non risponde né corrisponde più all’individuo. Una frattura incolmabile si produce tra il reale e il desiderio e più questo baratro si amplifica più l’ira divampa. Il mondo, la realtà storica, non è più in corrispondenza armonica con l’individuo, non c’è più un noi in cui riconoscersi, a cui appartenere. Cittadino e società si contrappongono in un rapporto di disarmonica estraneità. La solitudine infinita dei propri dolori, l’ipertrofia orrenda delle proprie passioni diventa unica legge, unica causa delle proprie azioni. Medea sancisce l’atto egotico di sottrarre sostegno eppure in una reciproca, tremenda implicazione, il medesimo sostegno è a lei stessa sottratto.
Questa è sì la storia del divenire di un mostro, un mostro morale, ma è anche la storia di una mostruosità più nascosta e profonda che immischia nella colpa ogni attore sulla scena. Nessuno è scevro dall’atto di questo supremo contemporaneo egoismo, la solitudine costringe gli uomini a una salvezza furiosa, ognuno persegue un bene colpevole, tutti siamo preda del male “omnes mali sumus”. Giasone ha infranto i sacrosanti limiti del mondo alla ricerca del vello, Medea infrange i sacrosanti legami della maternità. Nell’impeto di un desiderio che strumentalizza l’altro in un atto permanentemente oltre-natura si spalanca il mondo contemporaneo del disumano.
Il divenire Medea di Medea “Medea nunc sum” disvela la sua mostruosità, ma disvela soprattutto al mondo il suo nucleo fondativo. Medea ha salvato gli Argonauti, Medea ha reso possibile il loro successo e il loro ritorno, in particolare il ritorno del cantore Orfeo, colui che sulla sua lira fonda il sapere dell’Occidente. Ebbene il cuore rimosso di questo Occidente è Medea, la sua ira cieca, il suo furore solitario. Un cuore nero e rimosso pulsa e giace sotto le fondamenta scricchiolanti di un intero mondo. Un cuore che nasconde un furto, quello del vello, un tradimento, quello dell’amore per Medea, per l’altro da sé.
Il mondo ha smarrito i suoi confini, è diventato, nelle parole di Nancy, un agglomerato, un ammasso. Sulla terra le tracce di ciò che abbiamo perso. In questa folle ricerca di noi, l’altro diventa l’intruso. Nel volto dell’altro viene iscritto il male, la colpa, stigmatizzata, in un orribile gioco di proiezioni, la reazione alla nostra violenza.  Il volto dell’altro smette di raccontare quell’abisso che è la precarietà umana, di raccontare quella pulsione etica al non uccidere, al bene, quella vocazione a riconoscere nel dolore dell’altro un baluardo contro la barbarie e diviene il sito simbolico del male. Volto costruito, artefatto, temuto, attaccato, vilipeso, ingiuriato. Volto sbattuto nella prigione di Guantanamo, volto nascosto nelle facce accigliate in un carcere russo in attesa di rivedere cari smarriti da mesi, anni.
A questa ingiuria disumana, risponde con pari disumanità Medea, infrangendo il supremo vincolo umano, trascinando nella cenere il futuro, il ponte sottile e labile gettato tra due mondi.
La sua furiosa ira deflagra, le fondamenta collassano e ciò che si mostra con mostruosa vividezza è la radice oscura di una colpa tanto universale da non avere più colpevoli. Le macerie lasciano la scena vuota di ogni ricostruzione, il futuro non è che lo spettro mostruoso di questo nostro atroce rimosso.
Francesca Manieri e Pierpaolo Sepe






durata spettacolo: 90 minuti senza intervallo


Tournée

Milano, Piccolo Teatro | 17 ottobre-3 novembre 2013
Lumezzane, Teatro Odeon | 5 novembre 2013
Novi Ligure, Teatro Giacometti | 6 novembre 2013
Bellaria Igea, Teatro Astra Bim | 8 novembre 2013
Ferrara, Teatro Comunale | 9-10 novembre 2013
Salerno, Teatro Verdi | 14-17 novembre 2013
Napoli, Teatro Nuovo | 22 novembre-1° dicembre 2013
Matera, Teatro Duni, 22 marzo 2014
Potenza, Teatro Don Bosco, 23 marzo 2014 
Bergamo, Teatro Donizetti | 25-30 marzo 2014
Roma, Teatro Eliseo | 1-17 aprile 2014
Parma, Teatro Due | 15-16 maggio 2014
Torino, Teatro Carignano | 20-25 maggio 2014










TEATRO ELISEO
via Nazionale, 183 00184 Roma
T.(centralino) 06 488 721
T.(botteghino) 06 4882114 | 06 48872222

Orari recite:
martedì, giovedì, venerdì ore 20.45
mercoledì, domenica ore 17.00
sabato ore 16.30 e 20.45


Settore Intero Ridotto1 Ridotto2 Ridotto3
platea 33 €* 26 € 21 € 16 €
balconata 29 € 24 € 19 € 15 €
I galleria 18.50 € 16 € 15 € 13 €
II galleria 13 € 11.50 € 10 € 9 €
* platea per le Prime: 47 €
ridotto
1: convenzioni e under 60
non valido alle Prime in platea
ridotto2: under 30 e gruppi adulti (min 10)
ridotto3: gruppi scuola (min 10 persone)

 

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