Potestad . Atto unico di Eduardo Pavlovsky
In scena al Sidecar-sale multimediali d’arti
performative piazzale degli Eroi 9-Roma
Il 12/13/14/15 Giugno alle 21,00, domenica alle
18,00.
Con Massimiliano
Caprara e Veronica Milaneschi
Regia Massimiliano Caprara . 50 min. circa ,
ingresso 8 euro
Sull’Autore
e sul testo
Eduardo
Pavlovsky ,medico psichiatra e autore popolarissimo, soffrì l'ostilità e
l'esilio durante la dittatura militare Argentina, lasciandoci però un'analisi
teatrale e psicodrammatica attenta e profonda ed in particolare in testi come
Potestad. Qui , in questo atto unico scritto di getto in treno e giocato con
echi di teatro dell'assurdo e di realismo grottesco degni del gran teatro
mitteleuropeo , l'aberrazione classista, "machista" e sadica della
dittatura si risolve con un taglio assolutamente
imprevisto, un colpo di scena tra i più clamorosi che non conviene qui
rivelare, ma che è alla base dell'approccio indispensabilmente umano da parte
di Pavlosky, un'umanità al limite del malessere fisico...E poi i
bambini...strappati, nascosti reinventati, posseduti , quelle presenze care che
danno senso alla famiglia e alla vita stessa, presi nel gioco delle parti,
ostaggi della storia .
Una storia ,quella Argentina e quella di
"Podestad", senza giustizia ma senza neanche la possibilità del
perdono , la storia di una ritrovata democrazia che però divenne per
l'Argentina il più grande e straziante paradosso sociale......
Una considerazione
da parte del regista e dell’interprete
È dal 1989
che faccio Potestad. Lo tradussi quando ancora frequentavo l'Accademia, e da
allora quest'opera geniale, sentita in piccola e modestissima parte anche mia,
ha molto girato in Italia e all'estero. Vestire i panni di un testo congegnato
con tanta precisione e sapienza è per un interprete andare in deliquio. Ma poi
riferendoci alla disarmante umanità la cui tragedia trabocca dagli anni bui di
quella dittatura, ed essendo padre io a mia volta, laddove si toccano certi temi (e qui mi riferisco al tema de los niños raptos,
centinaia di casi risolti grazie alle nonne de la plaza de Mayo, ma tante
centinaia ormai irrisolvibili, persi, sfumati) ebbene il deliquio , la goduria
che provo nel far parte di un meccanismo teatralmente perfetto e sorprendente,
cede il passo al senso di responsabilità civile che la nostra professione ci
richiede, quello cioè di essere portatori di esempi da ricreare in scena che
scuotano, allarmino, facciano intravedere soluzioni, uniscano o comunque
attivino non tanto lo spettatore in quanto tale , ma il cittadino, l'elettore,
il lavoratore , il padre di famiglia.....
La storia molto in
breve
In una stanza essenziale ove campeggiano tre sedie il
protagonista rivive in occasione della visita di una vecchia amica di famiglia
il momento esatto in cui dei funzionari del governo
“gente elegante, per bene” portarono via sua figlia
Adriana. Assistiamo al crollo delle illusioni di una coppia che mai aveva
potuto avere dei figli, alla disperazione viscerale di una perdita incolmabile.
Parteggiamo per il protagonista, finchè...Pavlovsky mette in scena non un atto
di accusa prevedibile tutto incentrato sulla condanna dei cattivi, infatti qui,
il nostro uomo straziato, cui la loro più vecchia e familiare amica di famiglia
quasi non osa rivolgere lo sguardo, fa parte di quella borghesia che cosprì
assecondò avallò la dittatura argentina, era infatti costui un medico, di quelli che firmavano
falsi decessi naturali in riferimento alle uccisioni di stato. Il ritorno della
democrazia e quindi, attraverso l’azione delle nonne della plaza de Mayo e la
restituzione alle famiglie dei nipoti,
rappresenta per lui la fine della vita, l’inizio dell’incubo...Un incubo
umanissimo fatto di amore paterno tenero, immenso, straziante...Ma questo colpo
di scena è bene che il pubblico senta e veda direttamente a teatro...
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