FEDRA
di Ghiannis Ritsos
spazio scenico e regia di Alessandro Machìa
con LAURA LATTUADA
e Andrea Beruatto nella parte di Ippolito
costumi Laura Giannisi
luci Giuseppe Filipponio
habitat sonoro Giorgio Bertinelli
aiuto regia Tommaso Garrè
una produzione Compagnia Zerkalo
in accordo con Arcadia & Ricono srl per gentile concessione di Ery Ritsou
TEATRO ROMANO
DI SPOLETO
29 agosto ore 21.15
Dopo il successo del debutto avvenuto in occasione dell’VIII edizione di FESTIV’ALBA, torna in
scena giovedì 29 agosto presso il Teatro Romano di Spoleto lo spettacolo FEDRA di Ghiannis
Ritsos, con Laura Lattuada e con Andrea Beruatto nel ruolo di Ippolito, spazio scenico e regia di
Alessandro Machìa.
Scritto in esilio e terminato nel 1975, poco dopo la fine del regime dei Colonnelli, Fedra, appartenente
alla raccolta denominata Quarta dimensione, è forse è uno dei testi più riusciti del grande poeta greco
Ghiannis Ritsos; il più palpitante, a un tempo carnale e mistico, interpretato qui da una straordinaria
Laura Lattuada.
Ritsos, attraverso il meccanismo della confessio, riflette sul desiderio come oltranza e abisso, che
confina con l'estasi; ma anche sul tempo, sulla bellezza del corpo come luogo del mistero, come
con il sostegno di
tempio sacro, in una prossimità di amore e morte.
Fedra parla, dice tutto, dichiara in maniera feroce il suo desiderio bruciante per il giovane e bellissimo
figliastro Ippolito. Parla a un corpo che l’ascolta muto, quel corpo che si nega, si sottrae, e che per
Fedra è una casa, un tempio. Ippolito, nella sua fissità da oggetto del desiderio è esposto allo sguardo,
su un piedistallo, come una statua greca, offerto per essere scrutato e toccato, come un Cristo sul quale
Fedra rovescia addosso parole deliranti e lucidissime, di passione cieca e di negazione. Questa
liberazione della parola avviene in una scena obitorio, fredda, invasa da una luce bianca e fatta di
pochi elementi d’arredo, i cui bisturi sono proprio quelle parole che in un eccesso lirico e allo stesso
tempo erotico, tentano di toccare il corpo di Ippolito, di comprometterlo, di gettarlo nel mondo, di
umanizzarlo, smascherando come falsa la castità del ragazzo, il suo rifiuto del desiderio, “la santità
della privazione”.
Ma a Fedra, inconciliabile e umanissima, di fronte all’impossibilità di conoscere quel corpo e alla
sproporzione del suo desiderio senza compimento, di fronte alla “gelida santità” di Ippolito, non resta
che il suicidio e la vendetta della lettera infamante, come ultima possibilità di “toccare” l’amato.
Un minuzioso lavoro di sonorizzazione della scena, di tessitura di suoni reali della natura e di rumori
come provenienti dalla psiche di Fedra, farà emergere quella quarta dimensione, quell’invisibile che
abita i testi di Ritsos, dando vita a uno spettacolo polivocale, onirico e fortemente suggestivo.
Lo spettacolo sarà nuovamente in scena venerdì 6 settembre all’Area Archeologica di Carsulae
(Terni).
Ufficio stampa Compagnia
Federica Guidozzi (+39) 347 7749976
guidozzifederica05@gmail.com
federica.guidozzi05@gmail.com
Teatro Romano di Spoleto
Viale Giacomo Matteotti, 4 – 06049 Spoleto
Orario spettacolo: giovedì 29 agosto 2024 ore 21.15
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