Teatro Ghione a Roma dal 15 al 27 ottobre 2013
Mind Production e Simone Giacomini
Presentano
LADRO DI RAZZA
di Gianni Clementi
con
MASSIMO DAPPORTO
SUSANNA MARCOMENI
scene e costumi ANDREA STANISCI
musiche originali LUCIO GREGORETTI
regia MARCO MATTOLINI
Debutterà
al teatro Ghione di Roma il 15 ottobre LADRO DI RAZZA, uno spettacolo
che vede protagonisti Massimo Dapporto, Susanna Marcomeni e Blas Roca
Rey. Da un testo di Gianni Clementi, firma la regia Marco Mattolini, una
produzione dei giovani Simone Giacomini e Paolo Di Giacomo di Mind
Production.
“Ladro di razza si
ispira alla grande tradizione del cinema neorealista, indagando in
chiave di tragicommedia un momento della nostra Storia. Momenti di
trascinante comicità si alternano a parentesi di riflessione e
commozione, regalando allo spettatore 3 personaggi da ricordare. Tito,
Oreste e Rachele, infatti, protagonisti di questa piccola, minuscola e,
per certi versi, ridicola storia diventano il tramite per raccontare
un’Italia in guerra, una Roma allo stremo, ma ancora capace di sussulti
d’orgoglio. Ladro di razza è una storia di ingenuità e fame, di
illusioni e inganni, di risate e lacrime, quando le parole onore,
compassione e orgoglio avevano ancora un significato Gianni Clementi
Ladro di razza
Roma
1943. Un modesto ladro e truffatore, Tito, abituato a inventarsi la
vita, esce dal carcere, dopo aver scontato l'ennesima pena. Non può
tornare a casa dei suoi, perchè sulle sue tracce c'è un usuraio, noto
per la sua crudeltà. Decide quindi di rifugiarsi nella catapecchia di
Oreste, suo amico d'infanzia, che lavora come operaio nelle fornaci di
Valle Aurelia. Tito deve assolutamente trovare al più presto dei soldi,
per placare l'ira del "cravattaro". Conosce casualmente una ricca
zitella ebrea, Rachele, che vive da sola in un appartamento lussuoso del
ghetto. Sarà lei la sua vittima. Tito la corteggia e, dopo
un'estenuante resistenza della donna, riesce finalmente ad entrare nelle
sue grazie. Ormai è di casa e pronto per il furto, in cui coinvolge
anche l'amico fornaciaro. E’ l'alba del 16 ottobre 1943, il momento del
rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma da parte dei nazisti. In
questa storia, mai il detto "Al posto sbagliato nel momento sbagliato"
fu più puntuale. Ma il piccolo uomo Tito, opportunista e vigliacco,
catapultato di colpo in un episodio storico dirompente, scoprirà in sè
un inaspettato coraggio che gli consentirà un grande riscatto.
Note di regia
“E’
importante mettere in scena questo testo con un allestimento e un cast
totalmente nuovi a tre anni di distanza dalla sua breve uscita sulla
scena romana, perché riferendosi ad un momento ormai lontano ci fa
riflettere sul presente più attuale, sull’estraneità delle persone
rispetto ai grandi fatti della storia e della politica, sulla profonda
incidenza dell’incertezza economica e sociale sulle scelte morali delle
persone, sull’eterno confronto fra l’adeguarsi allo status quo, alla
situazione dominante per quanto sinistra e inaccettabile si percepisca e
la tentazione/coraggio di ribellarsi.
Un
certo clima del testo che si immerge nell’immaginario del neorealismo
cinematografico italiano del dopoguerra fa da prisma per sottolineare il
valore emblematico della vicenda e la sua attualità.
Scene
e costumi citeranno quindi quel mondo evidenziandone affettuosamente
l’appartenenza ad un immaginario collettivo che è divenuto proprio di
tante generazioni successive, fino alle più recenti. La musica
costruita alla “manière de” i grandi temi di commento del cinema di
quegli anni e della cultura popolare delle canzonette dell’epoca,
sottolineerà l’impostazione antinaturalista nel senso più profondo e non
elitario del termine.
Il
cast che mette insieme per la prima volta attori di provenienza
diversa, ma tutti romani non solo in termini anagrafici, li fa cimentare
con la bella lingua popolare romana (e non romanesca, per carità!)
reinventata da Clementi, con la capacità, la leggerezza, la profondità
che gli ha fatto conquistare in pochi anni palcoscenici e pubblici molto
lontani da quelli della capitale, in Italia e all’estero. Marco Mattolini
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