Teatro dell’Elfo
presenta
presenta
IDA MARINELLI | ELENA RUSSO ARMAN
GIUSEPPE LANINO | RICCARDO BUFFONINI
LUCA TORACCA | CINZIA SPANÒ
CAMILLA VIOLANTE SCHELLER | NICOLA STRAVALACI
L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO
di Oscar Wilde
luci Nando Frigerio | suono Giuseppe Marzoli
regia, scene e costumi
FERDINANDO BRUNI e FRANCESCO FRONGIA
19 - 24 febbraio 2019
I grandi artisti, ovvero, quelli che riescono a fotografare l'animo umano, e le contraddizioni basiche di una società sempre in evoluzione ma sempre uguale a se stessa non passano mai di moda, e continuano ad essere, con grande successo rappresentati nei teatri. Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, in particolare, stanno prendendo in esame l'opera di Oscar Wilde, fino al 24 febbraio sarà in scena alla Sala Umberto, per la loro regia L'IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO, i due registi hanno voluto dare una chiave di lettura in salsa Pop, che ben si inserisce, nell'alveo di una storia, che per la sua particolarità linguistica, seppur il nostro idioma, nella traduzione ne falsa il senso, suscita sempre un vivo interesse. Una commedia, vivace, dove seppur la storia è già nota, c'è sempre qualcosa da scoprire, una frase di un personaggio, un dialogo, in cui il testo wildiano, mette a nudo, scoperchia le contraddizioni di una società, senza tempo, e lo fa con usando un paradosso: un caustico garbo, un'eleganza sfacciata. I personaggi hanno tutti una doppia anima, quella reale e quella Earnest. La scenografia e i costumi sono tutti realizzati, con colori accesi, i due protagonisti in particolare, sono speculari, hanno lo stesso vestito ma di colore diverso, d'altronde entrambe sono dei bunburysti, uno ne è l'inventore del Bunburismo, l'altro inconsapevole adepto.
Miriam Comito
L’indagine attorno alla vita e alle opere di Oscar Wilde che Ferdinando Bruni e Francesco Frongia conducono da alcuni anni li ha portati nel 2017 ad affrontare la più famosa commedia del grande autore irlandese. Dopo Salomé, Il fantasma di Canterville e Atti osceni–I tre processi di Oscar Wilde, L’importanza di chiamarsi Ernesto ha regalato ai due registi e alla compagnia un nuovo successo.
«Questa “commedia frivola per gente seria”, col suo titolo che sfida i traduttori – che ci hanno provato con Ernesto, Franco, Onesto, Probo senza mai risultare convincenti – è l’esempio più bello di come Wilde, attraverso l’uso di un’ironia caustica e brillante, sveli la falsa coscienza di una società che mette il denaro e una rigidissima divisione in classi al centro della propria morale. Il rovesciamento paradossale del senso è l’espediente più usato dall’autore che ci appare così, a una prima lettura, come un precursore del teatro dell’assurdo, mentre in realtà è impegnato a “smontare” con sorridente ferocia i luoghi comuni su cui si fonda ogni solida società borghese.
“Quel che Dio ha diviso, l’uomo non cerchi di riunire”.
“L’antico e tradizionale rispetto dei vecchi per i giovani è morto e sepolto”.
“Sono convinta che il campo d’azione di un uomo debbano essere le mura domestiche. Ogni qualvolta un uomo comincia a trascurare i suoi doveri casalinghi, diventa penosamente effeminato”.
E via così, rovesciando frasi fatte e portando scompiglio nell’ordinato repertorio della saggezza popolare. Un’irriverenza che non è mai fine a se stessa, ma che indossa senza vergogna la maschera dell’umorismo e della farsa. E se si potrebbe venir tentati di leggere The Importance of Being Earnest come una scrittura in codice che strizza l’occhio all’ambiente omosessuale dell’epoca e ai suoi sottintesi e sottotesti, molto presto ci si rende conto che, ben più genialmente, Wilde inventa un linguaggio inedito che pone le basi dell’umorismo queer, un umorismo che, attraverso l’epoca d’oro della commedia hollywoodiana, è arrivato fino a noi, anche attraverso popolari serie televisive, senza perdere in freschezza e causticità.
Restituire questa allegra cattiveria richiede – proseguono Bruni e Frongia – una mano registica leggera e complice. Il palcoscenico diventa così un foglio bianco su cui far risaltare i “colori” dei personaggi in un gioco che prende in prestito ai cartoon e all’immaginario pop la capacità di sintesi e di leggerezza e lascia campo libero ai funambolismi verbali, alle vertigini di una logica ribaltata che a volte sembra ispirarsi al mondo alla rovescia del nostro amato Lewis Carroll».
Nello spettacolo Ida Marinelli veste i panni di Lady Bracknell, Giuseppe Lanino quelli di John Worthing e Riccardo Buffonini quelli di Algernon Moncrieff; Elena Russo è Gwendolen e Camilla Violante Scheller la giovanissima Cecily, Luca Toracca veste la tonaca del reverendo Chasuble, Cinzia Spanò è la governante Miss Prism e Nicola Stravalaci il maggiordomo e il cameriere.
SALA UMBERTO
Via della Mercede, 50 Roma
Dal martedì al sabato ore 21, domenica ore 17
Prezzi da 26 a 17 euro – www.salaumberto.com tel.06.6794753 prenotazioni@salaumberto.com
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