mercoledì 29 ottobre 2025

ORESTE da Euripide SPAZIO DIAMANTE 31 ottobre – 2 novembre SALA WHITE

 


FRANCESCA PICCOLO | AURORA CIMINO | IVAN GRAZIANO
ANTONIO BANDIERA ALESSANDRO BURZOTTA
MARCELLO GRAVINA | CATERINA FONTANA

ORESTE

da Euripide

musiche originali di Gioacchino Balistreri | costumi Ivan Bicego Varengo
assistente alla regia Salvo Pappalardo | progetto visual Anita Martorana

adattamento e regia DARIO BATTAGLIA

produzione COMPAGNIA LOMBARDI - TIEZZI



SPAZIO DIAMANTE

31 ottobre – 2 novembre

SALA WHITE



Oreste rientra a pieno titolo all’interno di quel gruppo di rielaborazioni mitologiche elaborate da Euripide; si pensi alle due Ifigenie, di Aulide e Tauride, all’Elena, alla stessa Elettra. Attraverso queste varianti, il tragediografo ci fornisce delle inedite versioni dei protagonisti di quel nucleo di

racconti, che ben conosciamo attraverso il mito “ufficiale”, ed è solito farcire le sue scritture con delle tenui tinte oniriche, grottesche, che aumentano a dismisura l’attrazione e la seduzione che

questi testi presentano, seppur a duemilacinquecento anni di distanza.

Il caso dell’Oreste è emblematico: in quello che potrebbe tranquillamente essere uno script cinematografico, l’azione di svolge cinque giorni dopo l’omicidio commesso da Oreste ai danni della madre Clitennestra. In una dimensione appesa al filo sottile che divide il sonno e la veglia, tutta la prima metà del testo è un alternarsi di visite degli altri personaggi al figlio di Agamennone che, in compagnia della fedele sorella Elettra, li accoglie sul letto del dolore per via del rimorso e della paura, impersonato dalle Erinni che cominciano, proprio in quel momento, a fare capolino presso la sua coscienza.

In questo alternarsi di visite familiari - ospedaliere, si dipana una trama politica ed etica ben definita: la città chiede la condanna dei figli fedifraghi, che sperano nell’aiuto dello zio Menelao il quale, invece, mistificando con grande arte retorica le sue preoccupazioni, decide di non agire.

Il turning point di questo testo è rappresentato dall’arrivo di Pilade che, con la sua proverbiale determinazione, spingerà i due ad architettare un piano in perfetto stile gangster-movie per fuggire e farla franca.


Se è vero, quando si parla di Orestea, che le colpe dei padri ricadono sui figli, è altrettanto vero che anche l’essenza dei padri pervade i figli: Elettra ed Oreste infatti, per salvare la vita, sono disposti a rapire, uccidere, vendicarsi, proprio come fecero i genitori in vita, ciascuno con i suoi propri moventi e con le proprie giustificazioni. Da questo momento in poi, i due fratelli dimessi, stanchi, fiaccati, malati si risvegliano, subiscono appieno il richiamo dell’azione e abbandonano i panni della malattia per vestire quelli degli eroi ribelli. Sarà Apollo, il dio che ha instradato Oreste in questa strada di sangue e vendetta a risolvere la contesa, nel punto massimo della realizzazione del piano dei nostri giovani protagonisti.

Il testo appare, dunque, diviso in due parti speculari: una retorica, dedicata alle spiegazioni analitiche delle ragioni di tutti i personaggi; l’altra di grande azione, in cui l’intreccio ingegnato dai

nostri protagonisti si pone in essere in tutta la sua fresca incoscienza giovanile.

L’interesse nei confronti di questo testo nasce da varie motivazioni: Oreste è un testo sul rapporto

tra giovinezza e vecchiaia, sui conflitti generazionali. Menelao e Tindaro rappresentano l’ordine politico e politichese costituito, saldamente conservatore, ancorato ai valori fondanti l’antico; i tre

protagonisti sono, invece, rivoluzionari nell’opporsi alle ingiustizie, nell’affrontarle con le loro sole

forze, in bocca a qualunque rischio.

Quali azioni sono, infatti, appannaggio esclusivo dei giovani e a quali responsabilità sono chiamati

per discostare il loro destino da quanto deciso dal fato? È evidente e sorprendente più che mai, a tal proposito, il collegamento con la contemporaneità, con ciò contro cui i giovani, come tutti gli

interpreti di questo testo, si sentono in conflitto.

Il conflitto è anche tra l’uomo e la politica: è l’assemblea democratica della città di Argo a decretare

la condanna a morte per Oreste, una versione opposta di quello che accade, in Eschilo, nelle Eumenidi, ad Atene, dove Oreste viene assolto. Il racconto dell’assemblea euripidea in cui si svolge la discussione sul destino di Oreste ci fornisce un quadro quanto mai moderno del peso che ciascun uomo, con il suo vissuto, il suo carisma, la sua posizione sociale, esercita su una decisione collettiva e democratica. L’azione drammatica si dipana attraverso un’unica domanda: dove sta la Giustizia?

Che ruolo gioca? A che prezzo si può raggiungere?

Seguendo il suggerimento dell’autore, che da subito ambienta la vicenda in una dimensione in cui il sonno assume un valore fondamentale e in cui lo stato di malessere del protagonista diventa la condizione esistenziale di partenza cui tutti si accostano, il nostro spettacolo è ambientato in un non-luogo mentale che si scopre essere poi una stanza di un sanatorio, o di una clinica psichiatrica: gli stasimi del coro e il finale discorso riconciliante del primario – Apollo, rappresentano la vera azione che si svolge attorno ad un malato psichiatrico (a seguito di matricidio? Chissà), mentre l’intreccio della trama vera e propria, con il susseguirsi dei personaggi e delle loro funzioni, diventa un vero e proprio gioco di ruolo del personale medico che tenta di salvare un uomo con una psiche alla deriva. Cosa è reale e cosa no? Il nostro non-luogo è asettico, rarefatto, sterile. Unico elemento, oltre a delle sedute, è un tavolo che funge da letto di Oreste, da tavolo operatorio all’interno di una clinica, ma anche da altare in cui la vittima è pronta a sacrificare tutto se stesso, perché il volere degli dei venga compiuto sempre e comunque, e a sacrificare gli altri, senza remora alcuna. In questa “povertà” di mezzi, crediamo che il grande elemento caratterizzante la nostra messinscena sia il profondo lavoro sulla recitazione, nel maggior rispetto possibile di Euripide e della distanza temporale che ce lo presenta come uno dei padri della nostra cultura occidentale.

Questo gruppo di lavoro, inoltre, nasce in seno alle numerose esperienze comuni maturate attraverso testi e teatri classici, negli anni della scuola di Teatro presso l’Accademia del Dramma

Antico di Siracusa.

In sottofondo, le musiche originali di Gioacchino Balistreri, pluripremiato musicista siciliano che

ha collaborato con la Compagnia all’interno dei lavori precedenti, forniranno una vera e propria

drammaturgia sonora di impaginazione della scrittura scenica, utile a far immedesimare lo spettatore lungo il viaggio nella mente in frantumi del protagonista.


Lo spettacolo ha debuttato in forma di studio, all’inizio del 2023, al Festival InDivenire di Roma, diretto da Giampiero Cicciò, aggiudicandosi il premio di gradimento del pubblico ed il premio per la migliore attrice Under 35 assegnato a Francesca Piccolo nel ruolo di Elettra.


SPAZIO DIAMANTE

Via Prenestina, 230/B 00176 Roma RM

venerdì ore 20.30, sabato ore 19, domenica ore 17

Lo Spazio Diamante propone il Biglietto Flessibile: tre soluzioni (Supporter, Standard e Agevolato)

per permettere a chiunque di venire a Teatro.

Tra 18 e 10 euro


UFFICIO STAMPA SISI COMMUNICATION

MONICA MENNA monica.menna@sisicommunication.it T. 328 / 94 48 311
ALESSANDRA TEUTONICO alessandra.teutonico@sisicommunication.it   T. 392 / 50 89 173
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