29 ottobre | 3 novembre 2013
ADRIANA ASTI
in
La voce umana
Il bell'indifferente
La voce umana
Il bell'indifferente
di Jean Cocteau
traduzione René de Ceccatty
con Mauro Conte
regia Benoît Jacquot
scene Roberto Plate
costumi Nicoletta Ercole e Christian Gasc
luci Jacques Rouveyrollis
un progetto di Spoleto56 Festival dei 2Mondi
coproduzione Spoleto56 Festival dei 2Mondi,
Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Mittelfest
traduzione René de Ceccatty
con Mauro Conte
regia Benoît Jacquot
scene Roberto Plate
costumi Nicoletta Ercole e Christian Gasc
luci Jacques Rouveyrollis
un progetto di Spoleto56 Festival dei 2Mondi
coproduzione Spoleto56 Festival dei 2Mondi,
Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Mittelfest
Dopo il grande successo di Giorni felici - di Samuel Beckett con la regia di Robert Wilson - al Teatro Valle
di Roma nel 2010, torna a Roma, al Piccolo Eliseo Patroni Griffi, Adriana
Asti, indiscussa protagonista del teatro e del cinema, con una prova
d’attrice dedicata a Jean Cocteau. Con la prestigiosa messa in scena
di Benoît Jacquot, grande regista del cinema francese che per la prima
volta si misura con le tavole del palcoscenico.
La voce
umana
Una donna al telefono, nella sua camera da
letto, aggrappata alla flebile voce dell’uomo che l’ha lasciata
per un’altra. Il celebre atto unico - un intenso monologo della protagonista - ripercorre drammaticamente la
parabola dell’amore finito.
Il bell’indifferente
Scritto per Edith Piaf, un altro celebre monologo
femminile sulla fine di un amore. Alla presenza di una muta e indifferente
figura maschile.
"Le due pièce si susseguono, prima La voce umana, poi Il bell’indifferente. Nessun intervallo,
appena il tempo di modificare a vista la scena. L’attrice scenderà
dal palcoscenico, assisterà al cambio degli arredi da una poltrona
della prima fila, risalirà non appena pronta la scena.
Ne La voce umana un pavimento inclinato mostra l’angolo di una camera. I muri del
teatro con le loro porte, scale, estintori restano visibili nell’oscurità.
L’attrice, a piedi nudi, non potrà che salire o scendere sulla pendenza
del pavimento. Un letto, una lampada con abat-jour, una poltroncina,
un altro lume con abat-jour, un telefono a filo.
Cocteau: "… una camera, un personaggio,
l’amore, e l’accessorio banale delle camere moderne, il telefono
… (l’autore) vorrebbe che l’attrice desse l’impressione di sanguinare, di perdere il suo sangue
come una bestia azzoppata, per terminare l’atto in una camera piena
di sangue".
Ne Il bell’indifferente si dispongono in altro modo gli stessi arredi, sullo stesso pavimento
inclinato, collocando alcuni elementi di scena, porte, finestre e mantenendo
visibili i muri del teatro. Si passa da un giorno che finisce a una
notte rischiarata dai neon dell’esterno urbano.
Le due pièce, presentate di seguito, compongono
la prova di una sola attrice ed esprimono la stessa denuncia di una donna sola.
Voilà."
La scelta di mettere in scena due piéce di Jean Cocteau, scritte a distanza di 11 anni l'una dall'altra, la prima "La voce umana" portata per la prima volta in scena a Parigi il 13 marzo 1929 da Berthe Bovy e la seconda "Il bell'indifferente" scritto nel 1940 per Edith Piaf, è una scelta azzeccata in quanto, seppur la prima fu scritta da Cocteau in seguito ad una sua esperienza personale, vanno entrambe a toccare, anche se, in modo diverso il dramma della solitudine, quella solitudine determinata dalla fine di un amore, o dall'indifferenza del soggetto amato, e il sentimento respinto, o non curato, non ha sesso.
Lodevole l'idea di non fare una trasposizione temporale, di non mettere telefonini Hi phone o quanto altro al posto del telefono a filo già di per se ben rappresentativo, di un oggetto che serve a mettere in contatto le persone lontane tra loro, ma che allo stesso tempo diventa strumento di tortura, come lo diventano l'orologio, e l'ascensore, e tutti quei corpi meccanici che sono al di fuori dell'essere vivente, e che fanno da tramite tra le persone diventando, al tempo stesso, essi stessi centri nevralgici dell'attenzione.La tua voce passa attraverso il filo del telefono e io ho il filo attorno al collo....ho la tua voce attorno al collo....dice la protagonista de "La voce umana" una voce che è assente, ma che lo spettatore può intuire. Nel "Il bel indifferente" l'amato è presente ma muto, rifugia la sua indifferenza dietro una cortina di fumo o un giornale, non ascolta, completamente sordo, ai tentavi patetici di instaurare un dialogo da parte della donna, che però quando esce non dimentica di chiudere ben benino a chiave dentro la camera d'albergo.
Miriam Comito
Benoît
Jacquot
Due tipi di solitudine. La voce umana, spesso considerato l’espressione della passione femminile per
un uomo infedele, va letto e quindi recitato con una certa autoironia.
Infatti, quando Cocteau scrisse nel ‘30 questo monologo, s’ispirò
a un fatto personale. Innamorato di un giovane poeta, per il quale nel
’28 aveva firmato la prefazione di J’adore, aveva trasfigurato quell’amore
infelice nella disperazione telefonica di una donna. Un giorno, il poeta
surrealista Paul Eluard, che assisteva alle «prove» assieme al regista
russo Sergej Ejzenstejn, protestò rumorosamente: «Basta! Basta! E’
a Desbordes che lei sta telefonando!». In qualche modo, attraverso
il personaggio femminile, Cocteau aveva messo se stesso sul palcoscenico
e la propria disperazione. Jean Desbordes morirà il 16 luglio del ’44,
torturato dai tedeschi e rifiutando di dare i nomi dei suoi compagni
francesi della Resistenza. Morirà eroicamente. Non era un uomo frivolo.
Molto diverso Il bell’indifferente, scritto nel ’40
per Edith Piaf e il suo compagno di quell’epoca, l’attore Paul Meurisse
(celebre per il suo modo molto distaccato di recitare, appunto quasi
indifferente). Lo stile è più gergale, meno «borghese», meno compassionevole.
Con un tono più spiritoso e scherzoso. Si sente un’altra voce, insieme
più brutale e più sfumata. L’uomo questa volta è presente, ma muto.
Mentre il primo era assente, o almeno astratto, nel mitico telefono.
Comunque in entrambi i casi, la donna è sola. Ma la sua solitudine
non è la stessa.
René
de Ceccatty
Benoît Jacquot è sicuramente uno dei
registi cinematografici francesi più raffinati.
Dalla sua collaborazione con Marguerite Duras,
quando verso la metà degli anni sessanta iniziò la sua carriera
nel cinema, ad oggi ha girato ventitre film che lo hanno reso noto al
pubblico sia europeo che americano.
Il suo cinema è in Europa molto più
conosciuto nei paesi della Mitteleuropa e dell’Est che non in Italia
dove puntualmente rimbalzano notizie dei suoi successi, come quello di Les Adieux à la reine dell’anno scorso
al Festival di Berlino.
Questa messinscena teatrale è una prima
assoluta per lui sulle tavole del palcoscenico ed è dedicata alla
grande Adriana Asti.
Se Benoît Jacquot non ha bisogno di presentazioni,
non è Adriana Asti ad averne bisogno, perchè è senza ombra di dubbio
una delle più grandi attrici italiane.
Sarebbe pura retorica rievocativa perdersi
in citazioni attraversando l’enorme numero di ruoli da lei magistralmente
interpretati, ma mi pare interessante sottolinearne, oltre all’immenso talento,
la raffinata intellettualità che appartiene ad una Roma coltissima,
ormai dissolta nel passato. A quella Roma di Natalia Ginzburg, di Moravia,
di Pasolini e di Elsa Morante che lei assiduamente frequentò, assimilandone
profondamente l’essenza poetica.
Forse non tutti sanno che Adriana Asti è
molto conosciuta e amata in Francia, dove ha spesso recitato in lingua
francese e questo rende la collaborazione Asti-Jacquot eccezionalmente
naturale.
Ed è certo che l’opera di Jean Cocteau
formerà con questi due artisti un triangolo perfetto e che la sua Voce umana e il suo Il bell’indifferente ritroveranno ora
più che mai la voglia di parlarci con inaudita intensità e con poetica
cattiveria della nostra vita.
Il Festival dei due Mondi di Spoleto e Il Teatro
Metastasio Stabile della Toscana hanno unito le forze per varare questa
nuovissima scintillante produzione, che dopo il debutto al Festival
avrà una lunga tournée nazionale e internazionale.
Paolo Magelli
Direttore Artistico Teatro Metastasio Stabile
della Toscana
BENOÎT JACQUOT
Benoît Jacquot debutta nel 1965 come assistente
alla regia. Fra il 1970 e il 1976 si occupa della realizzazione di documentari
e nel 1975 dirige il suo primo film, ispirato ad un racconto di F. Dostoïesvski, L’Assassin musicien. Dopo Les Enfants du placard (1976), gira Les Ailes de la colombe (Storia di donne, 1981) tratto dal romanzo
di Henry James, e interpretato da Isabelle Huppert, Dominique Sanda
e Michele Placido; poi è la volta di Corps et biens, un giallo adattato dal
romanzo Tendre femelle di James Gunn, e di Les Mendiants, basato sul romanzo di Louis-René Desforêts
(1986). Con La Désenchantée (1989), interpretato
da Judith Godrèche, si allontana dal cinema d’autore. La Fille seule (1995), con Virginie Ledoyen,
viene elogiato dalla stampa internazionale. Le Septième ciel (1997) con Sandrine Kiberlain
e Vincent Lindon è il suo primo grande successo di pubblico. Nel 1998
ritrova Isabelle Huppert per l’adattamento di un romanzo di Y. Mishima, L’école de la chair, presentato al Festival di Cannes. Nel
1999 dirige Fabrice Luchini, Vincent Lindon e Isabelle Huppert in Pas de scandale. Segue un periodo piuttosto prolifico, scandito
dalla regia di film ‘in costume’: La Fausse Suivante (2000) di Marivaux,
con Isabelle Huppert, Sandrine Kikerlain e Mathieu Amalric, Sade (2000) con Daniel Auteuil, Tosca (2001) con Angela Georghiu e Roberto
Alagna e Adolphe (2002) con Isabelle Adjani e Stanislas
Merhar. Nel 2003 gira Princesse Marie con Catherine Deneuve e
Heinz Bennent, e nel 2006 Gaspard le bandit, con Jean Hughes Anglade
e Natacha Régnier. La figura femminile - centrale del cinema di Benoît
Jacquot - viene nuovamente celebrata in À tout de suite (2004), in L’intouchable (2006) con Isild Le Besco,
in Villa Amalia (2008) con Isabelle Huppert.
Nel 2012 adatta Les faux-Monnayeurs dal romanzo di André
Gide per un film interpretato da Melvil Poupaud, e gira Au fond des bois con Isild Le Besco. La
sua opera più recente, che ha inaugurato il Festival di Berlino 2012,
è Les Adieux à la Reine, tratta da un romanzo
di Chantal Thomas, con Lea Seydoux, Diane Kruger e Virgine Ledoyen.
Benoît Jacquot è inoltre un autore televisivo: ha realizzato documentari
su Jacques Lacan, Alfred Deller, Merce Cunningham, Marguerite Duras.
Per il piccolo schermo ha adattato numerosi spettacoli teatrali: Voyage au bout de la nuit di Louis-Ferdinand Céline e L’étonnant voyageur, entrambi interpretati da Fabrice Luchini, La bête dans la Jungle tratto da un romanzo di Henry James
(con Delphine Seyrig e Sami Frey), Dans la solitude des champs de coton di
Bernard-Marie Koltès, Il faut qu’une porte soit ouverte ou fermée
di Alfred de Musset, La Place Royale tratto da Pierre Corneille.
Nel 2004 mette in scena Werther di Massenet alla Royal Opera House di Covent Garden
con Marcelo Alvarez nel ruolo protagonista. La stessa produzione è
andata in scena all’Opéra Bastille nel gennaio 2011, con Jonas Kauffman
nel ruolo di Werther. Nel 2014 metterà in scena La Traviata all’Opéra Bastille.
ADRIANA ASTI
Nel corso della sua carriera teatrale è
stata diretta, tra gli altri, da Strehler, Visconti, Ronconi, Harold
Pinter, Susan Sontag, Alfredo Arias interpretando con riconosciuta maestria
grandi personaggi del teatro classico e moderno. Ha ispirato autori come la Ginzburg, Siciliano, Patroni Griffi,
Cesare Musatti e Franca Valeri, che hanno creato per lei indimenticabili
protagoniste per le nostre scene. Da molti anni recita anche in lingua
francese ed è riuscita a far conoscere, con grande successo, alcune
delle sue eroine, sui palcoscenici di Parigi. Ha scritto due commedie, Caro Professore e Alcool, rappresentate per più di 200 repliche,
e due romanzi pubblicati in Francia, Rue Ferou e Se souvenir et oublier. Ha partecipato
ad oltre 60 film diretta, tra gli altri, da Visconti, De Sica, Pasolini,
Bertolucci, Bolognini, Brass, Giordana, Techiné e Bunuel. Stramilano, nostalgia in musica della sua
città, e Ja das Meer ist blau, poemi e canzoni di
Brecht e Weill, spettacoli da lei ideati, la vedono nella sua nuova
veste di cantante. Per le sue interpretazioni ha ottenuto il Premio
Ennio Flaiano, tre Maschere d’oro, quattro Nastri d’argento, il
David di Donatello, la Grolla d’oro, il Premio De Sica e il Ciak d’oro.
Dal 2004 è Grande Ufficiale della Repubblica Italiana. Nel 2009 Robert
Wilson l’ha diretta in Giorni Felici di Samuel Beckett. Nel 2011
è stata insignita del titolo di Chevalier dans l’Ordre des Arts et
de Lettres.
MAURO CONTE
Mauro Conte esordisce come attore teatrale
nel 2007. Tra i suoi spettacoli: Mercury Fur con la regia di Carlo Emilio
Lerici, Il caso Braibanti, diretto da Giuseppe
Marini e L’Uomo della Sabbia, regia Luca De Bei.
Nel 2007 partecipa al programma televisivo "Decameron" di
Daniele Luttazzi. Dal 2010 interpreta Mercuzio nel Romeo e Giulietta di Giuseppe Marini, giunto
al suo terzo anno di repliche. Sempre nel 2010 viene scelto dal regista
francese André Téchiné come coprotagonista di Impardonnables (presentato al Festival
di Cannes 2011- sezione Quinzaine des Realizateurs) al fianco di André
Dussollier, Carole Bouquet e Adriana Asti. Nel 2010 è tra i vincitori
del premio Oscar dei Giovani. Nel 2012 partecipa al cortometraggio Fratelli Minori di Carmen Giardina (con Paolo Sassanelli ed
Alessio Vassallo) ed è nel cast de I sogni delle ragazze di Mirca Viola. Nel
2013 viene scelto ancora una volta da André Téchiné per far parte
del cast de L’homme qui l’on aimait trop, al fianco
di Catherine Deneuve.
ROBERTO PLATÉ
Artista, pittore e scenografo, Roberto Platé
è nato a Buenos Aires nel 1940. Influenzato dal nonno paterno, disegnatore
e pittore di talento, acquisisce ben presto la consapevolezza di quanto
il disegno costituisca mezzo privilegiato di espressione. Studia all’Accademia
di Belle Arti di Monaco attratto anche dal movimento della scuola Bauhaus
e al ritorno in patria entra a far parte dell’avanguardia artistica
argentina. Nel 1966 con una dozzina di artisti, fra i quali Alfredo
Arias, forma il gruppo TSE (Théâtre Sans Explication). Il collettivo
artistico emigrerà poi a Parigi quando la censura del regime militare
mette fine al periodo di libertà di cui il movimento d’avanguardia
aveva goduto fino ad allora. Alcune delle sue creazioni hanno provocato
scalpore per l’audacia del suo stile fino ad aprirgli poi, più tardi,
le porte del successo. Terminata negli anni ’70 la collaborazione
con il collettivo artistico TSE, Platé si apre ad altri generi, al
teatro e all’opera. Espone le sue installazioni e opere di pittura
a Parigi, e regolarmente anche nei musei e gallerie d’arte di Buenos
Aires. Ha ricevuto numerosi premi per le sue opere e nella sua lunga
carriera ha allestito le scenografie di moltissimi spettacoli nei più
prestigiosi teatri francesi, europei, argentini e negli Stati Uniti.
NICOLETTA ERCOLE
Costumista di cinema, teatro, televisione, ha collaborato con molti registi
italiani e internazionali, fra i quali, Marco Ferreri, Bolognini, Visconti,
Benigni, Tornatore, Margarete Von Trotta, Vanzina, Pieraccioni, Nuti,
James Cameron, Richard Loncrain, Julie Taymor, Francis Ford Coppola.
Ha curato i costumi di più di 130 film per il cinema, la televisione
e di diversi spettacoli teatrali con Polansky, Barbareschi, Giorgio
Ferrara e molti altri. Nel settore della moda ha collaborato con stilisti
come Pier Luigi Tricò, Renato Balestra, Valentino, Laura Biagiotti,
Trussardi. È stata consulente per Bulgari, per il Gruppo Tod’s e
per Cinecittà Holding. Ha curato l’organizzazione dei festeggiamenti
per i 70 Anni di Cinecittà. È stata nominata come miglior costumista
a tre Nastri d’Argento, tre David di Donatello, un Emmy Awards e un
Oscar con Milena Canonero. Attualmente è Consigliere per gli Eventi
Speciali, Relazioni Esterne e Progetto Mecenati del Festival dei Due
Mondi di Spoleto.
CHRISTIAN GASC
Creatore di costumi per il cinema, il teatro e l’opera. Ha realizzato i costumi per più
di 55 film, 19 opere e 35 pièce teatrali. Ha ricevuto un César per Le bossu di Philippe de Broca, per Ridicule di Patrice Leconte e per Madame Butterfly di Frédéric Mitterrand. Ha vinto un Moliére
per Il ventaglio di Lady Windermere di Oscar
Wilde, al théâtre du Palais-Royal. Tra le sue creazioni più conosciute,
i costumi di: Le donne del 6° piano, Farewell, My Queen e I tempi che cambiano, Les Adieux à la Reine, Chocolat.
DANIELE NANNUZZI
Nato a Roma nel 1949, inizia a lavorare nel
1966 come assistente di suo padre nel film Incompreso di Luigi Comencini. Nel 1972 gira il primo film da operatore alla
macchina, Appassionata, prodotto da Tonino Cervi.
Affianca grandi direttori della fotografia e nel 1976 firma fotografia
e regia della seconda unità di Gesù di Nazareth di F. Zeffirelli, con
cui collaborerà per Il giovane Toscanini e Toscana, nei due film-opera Cavalleria Rusticana e Pagliacci, vincitori di due Emmy Award,
e nel recentissimo Omaggio a Roma. Ha collaborato con registi
come Lizzani, Brass, Jodorowski, Bondarciuck, Cervi, Bolognini, London,
i fratelli Frazzi, Oldoini, Negrin, fino al magico incontro con Monteleone,
regista di El Alamein; il film ottiene il David di
Donatello, il Globo d’Oro, il Premio Gianni di Venanzo, la candidatura
al Nastro d’Argento 2003. Nel 2004 firma la fotografia di Empire, una saga sulla Antica Roma prodotta
dalla Touchstone e dalla Disney. A fianco di Boris Eifman realizza a
San Pietroburgo la versione filmica dei balletti Anna Karenina e Onegin. Nel 2012 Giorgio Ferrara gli affida
l’ideazione delle luci per Madama Butterfly al Teatro dell’Opera
di Roma e per l’opera The Turn of the Screw di B. Britten al
Festival di Spoleto. Con il Regista Iraniano Babak Payami ha appena
terminato di girare in Canada il film Manhattan Undying.
JACQUES ROUVEYROLLIS
Jacques Rouveyrollis firma la sua prima "ideazione luci"
con Les Jelly Roll. Dopo una collaborazione
con Michel Polnareff diversifica la sua opera creando sia per gli spettacoli
dal vivo che per i grandi eventi. Da Joe Dassin a Barbara, da Johnny
Hallyday a Charles Aznavour, da Serge Gainsbourg a Michel Sardou, sono
moltissimi gli artisti e i produttori che fanno appello alla magia di
ombre e luci che è in grado di realizzare. In teatro debutta nel 1983
grazie all’incontro con Jean-Luc Tardieu che fa appello al suo talento
per Cocteau Marais, al quale succedono centinaia
di pièce in collaborazione con importanti registi. Vince due Molière
per le luci di À tort ou à raison e per La boutique au coin de la rue. Crea le
luci per molte opere e balletti prestigiosi. La sua opera si diffonde
inoltre in tutti i continenti illuminando le vie e i maggiori luoghi
di richiamo delle più belle città del mondo.
ORARI E PREZZI
martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 20.45
mercoledì, domenica ore 17.00
Posto unico: Intero 20 euro - Ridotto 17
sto | 20 € | 17 € | 15 € | 11 € |
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