Da martedì 28 novembre a domenica 3 dicembre 2023
COMETA OFF, via Luca della Robbia, 47 - Roma
ACCADEMIA PERDUTA/ROMAGNA TEATRI
presenta
Barbablù
di Hattie Naylor
traduzione Monica Capuani
con Edoardo Frullini
Regia Giulia Paoletti
Scene Davide Tagliaferri - Luci Filippo Boschetti e Giulio Camporesi - Foto Francesco Bondi La storia di Barbablù, personaggio singolare, seduttore e provocatore. Un intelligente galantuomo che ci sa
fare con le donne, soprattutto con alcune, come racconta lo spettacolo “Barbablù” con Edoardo Frullini
diretto da Giulia Paoletti, in scena al Cometa OFF di via Luca della Robbia, a Roma, da martedì 28
novembre a domenica 3 dicembre 2023. Un testo di Hattie Naylor tradotto da Monica Capuani, che
compie un percorso all’interno del tema della violenza di genere, i cui tentativi di contrasto sono spesso
troppo tardivi ad arrivare. Barbablù è il pretesto per dar voce all’esplorazione degli strati più profondi e
primordiali di comportamenti e personalità che si trasformano da apparentemente sani a malsani e
patologici.
Un progetto nato dalla convinzione che il teatro può essere strumento di educazione, conoscenza e
sensibilizzazione. Dal palco al foyer, con lo spettacolo che accoglie negli spazi culturali anche la mostra
"Com'eri vestita?", curata in Italia dalle associazioni Libere Sinergie e Amnesty International. Barbablù è un seduttore, ammaliatore, provocatore. Un intelligente galantuomo che ci sa fare con le donne,
soprattutto con alcune. Un predatore che passeggia e fiuta la preda ancor prima che essa diventi tale. Un
giocatore competitivo che contempla la vittoria come unico finale possibile. Barbablù osserva e ammicca. È
gentile e premuroso. Fa un passo alla volta e non si concede mai subito e mai del tutto. Ascolta e risponde
al bisogno più intrinseco. Accarezza e coccola. Desidera e idealizza. Crea connessioni perfette. Ama.
Barbablù ha bisogno di sentirsi forte e superiore. Non scende dentro di sé. Non risponde alle domande. È
vulnerabile e non sostiene la cura dell’altro. Barbablù tesse la sua (di lui, di lei) gabbia. È in trappola. Per
non esplodere dentro, esplode fuori. Barbablù violenta, tortura, uccide. Vince.
NOTE DI REGIA di Giulia Paoletti
Non si può combattere il male rimuovendone solo l’effetto, non si può annientare la malattia eliminandone il sintomo,
non si può abolire la violenza sopprimendone la manifestazione. I numerosi tentativi contro la violenza di genere
agiscono, nella maggioranza dei casi, sull’evento e sull’atto che è già stato compiuto o subìto. Barbablù è, invece, il
pretesto per dar voce all’esplorazione degli strati più profondi e primordiali di comportamenti e personalità che si
trasformano da apparentemente sani a malsani e patologici. Barbablù ha senza dubbio una visione distorta delle
relazioni, dei sentimenti, del sesso. Ma qual è il limite oltre il quale il consentito diventa irrispettoso, violento, illegale?
Le donne di Barbablù sono intrinsecamente già vittime. Sono vittime di personalità probabilmente troppo fragili, di
famiglie in cui la forza femminile è sempre stata assecondata a desideri altrui, di relazioni in cui la dimostrazione del
sentimento e del bene era sinonimo di sopportazione e tolleranza, di contesti in cui il senso di inadeguatezza
affibbiato loro era considerato normale, di società in cui valutare un essere umano superiore o inferiore rispetto ad un
altro è regolare. In ogni atteggiamento, in ogni gesto, in ogni parola, può insinuarsi quel meccanismo di gioco-forza in
cui ogni relazione deve necessariamente prevedere che ci sia un vincitore e un vinto, un predatore e una preda, un
carnefice e una vittima. È proprio questo gioco-forza che emerge dalla penna di Hattie Naylor e che ritengo
necessario indagare e approfondire. Entrambi i partecipanti conoscono istintivamente le regole ma pochi osano
infrangerle per paura di scendere in territori sconosciuti in cui la vulnerabilità è considerata la vera debolezza. È così
che i due diventano avversari e finiscono per far sì che i loro ruoli arrivino perfino a confondersi. Non considerando la giustificazione neanche come remota possibilità, il tentativo è la comprensione del reale aspetto di Barbablù, per poter
prendere coscienza della causa che sta alla base di questi comportamenti, riconoscerla, scegliere di annientarla, con
la certezza che estirpare la radice di questo dualismo è difficile ma non impossibile.
LA MOSTRA “COM’ERI VESTITA?” allestita nel teatro
Una mostra che fa leva su una delle prime e più discutibili domande che spesso ricorrono in casi di violenza di genere.
What Were You Wearing?, in italiano Com’eri vestita?, è la mostra che racconta storie di abusi poste accanto agli abiti in
esposizione che intendono rappresentare, in maniera fedele, l’abbigliamento che la vittima indossava al momento della violenza
subìta. Si tratta di un progetto che nasce nel 2013 grazie a Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione e la formazione
sessuale dell’Università del Kansas, e di Mary A. Wyandt-Hiebert responsabile di tutte le iniziative di programmazione presso il
Centro di educazione contro gli stupri dell’Università dell’Arkansas e diffuso in Italia grazie al lavoro dell’ASSOCIAZIONE LIBERE
SINERGIE che ne propone un adattamento al contesto socio-culturale del nostro Paese. L’idea alla base del lavoro è quella di
sensibilizzare il pubblico sul tema della violenza sulle donne e smantellare il pregiudizio che la vittima avrebbe potuto evitare lo
stupro se solo avesse indossato abiti meno provocanti. Da qui il titolo emblematico ‘Com’eri vestita’. I visitatori possono identificarsi
nelle storie narrate e al tempo stesso vedere quanto siano comuni gli abiti che le vittime indossavano. “Bisogna essere in grado di
suscitare delle reazioni, all’interno dello spazio della mostra, simili a quelle riportate - afferma Brockman - per indurre le visitatrici a
pensare: ho questi indumenti appesi nel mio armadio! oppure ero vestita così questa settimana.”
In tale contesto si rendono evidenti gli stereotipi che inducono a pensare che, eliminando alcuni indumenti dagli armadi o evitando
di indossarli, le donne possano automaticamente eliminare la violenza sessuale. “Non è l’abito che si ha indosso che causa una
violenza sessuale – aggiunge Brockman – ma è una persona a causare il danno. Essere in grado di donare serenità alle vittime e
suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità è la vera motivazione del progetto”.
REGISTA - BIO
Giulia Paoletti. Inizia a studiare recitazione e regia a 20 anni al Centro Studi Acting di Lucilla Lupaioli, nel frattempo si laurea in
Arti e Scienze dello Spettacolo presso la Sapienza di Roma e vince il bando per entrare al corso di alta formazione teatrale Officina
Pasolini sostenuto dalla Regione Lazio, dove si diploma. Si appassiona e studia regia teatrale e lavora, oltre che come attrice,
anche come assistente alla regia di diversi spettacoli teatrali, finché non comincia a lavorare e a portare in scena anche i suoi
progetti, il primo sostenuto da Amnesty International e Stefano Cucchi Onlus e un altro vincitore del bando In-Box 2020 (Mibac).
Scrive e pubblica una raccolta di poesie, grazie alla vittoria del Premio di Poesia Jacques Prévert. Si specializza in Produzione e
Organizzazione frequentando un Master presso la facoltà di Economia di Tor Vergata di Roma e discute la sua tesi sul marketing
nelle performing arts. Attualmente lavora presso il Centro di Produzione Teatrale Accademia Perduta/Romagna Teatri come
operatrice culturale e regista ed è in tournée nazionale come attrice con il “Così è, se vi pare” di Pirandello.
INTERPRETE - BIO
Edoardo Frullini. Frequenta la scuola di teatro "Teatro Azione", per poi frequentare e diplomarsi con il massimo dei voti alla
"Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini" dove interpreta il ruolo di protagonista nel saggio finale con la regia di Massimo Venturiello.
Successivamente lavora come attore nello spettacolo "Mar del Plata" di Claudio Fava per la regia di Giuseppe Marini. Interpreta il
ruolo di Romeo in "Romeo e Giulietta, storia di amore e tifo con tragedia finale" scritto e diretto da Gianni Clementi. Interpreta poi
Vasile in tournee nazionale con lo spettacolo "La Classe" di Vincenzo Manna, per la regia di Giuseppe Marini. Nel suo percorso
professionale si occupa anche di produzione di eventi per il grande pubblico con il ruolo di direttore artistico e dirige il teatro estivo
Gasometro per tre edizioni.
AUTRICE – BIO
Hattie Naylor. Scrittrice britannica pluripremiata. Scrive oltre cinquanta opere teatrali, tre racconti e un'opera radiofonica. Studia
danza presso la Nottingham Trent University e poi studia alla Slade School of Fine Art, accademia di Belle Arti classificata come
uno dei migliori istituti scolastici di arte e design del Regno Unito. Dopo la laurea frequenta la Desmond Jones School of mime and
physical theatre e un Master di Screen Writing al London College of Printing. Tiene seminari in tutto il mondo per il British Council e
insegna Sceneggiatura presso il Master di Scrittura Creativa della Bath Spa University. Le sue opere più importanti sono: Ivan And
The Dogs (nominato agli Olivier Awards nella sezione Outstanding Achievement e vincitore del Tinniswood Award 2010), The Night
Watch, The Diaries Of Samuel Pepys (nominato Best Radio Drama 2012), The Aeneid (nominato miglior adattamento radiofonico
ai BBC Audio Awards 2013), Bluebeard, Going Dark nominato come miglior Critics Choice sia nel The Guardian che nel Time Out
magazine.
TRADUTTRICE
Monica Capuani. Laureata in Letteratura Italiana alla Sapienza di Roma, giornalista freelance nata nel gruppo Espresso-
Repubblica e attualmente attiva nei settori cultura, società, spettacoli e inchieste per molte testate tra cui L’Espresso, La
Repubblica, D-La Repubblica delle Donne. Traduttrice letteraria da inglese e francese (ha al suo attivo una settantina di romanzi).
In teatro fa un lavoro di scout, traduttrice e promotrice: ad oggi ha tradotto 137 testi teatrali. Rilevante la sua attività di traduttrice e
acquisitrice di diritti di testi narrativi e teatrali attraverso la quale contribuisce alla diffusione della drammaturgia contemporanea in
Italia.
Teatro Cometa OFF - Via Luca della Robbia, 47 – Roma
dal mercoledì al sabato h. 21.00 – domenica h. 18.00
Biglietti: int. 15.00 € + 2.50 € tessera – rid. 12.50 € + 2.50 € tessera – online su ciaotickets.com
Tel. 06 577284637
UFFICIO STAMPA CARLA FABI E ROBERTA SAVONA
carlafabistampa@gmail.com – savonaroberta@gmail.com
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