giovedì 9 novembre 2023

CIRCUS DARK QUEEN ricordando Antonio e Cleopatra di Stefano Napoli al Teatro Ulpiano dal 15 novembre

 




Compagnia Colori Proibiti presenta 

15 | 19 novembre 2023

CIRCUS DARK QUEEN

ricordando Antonio e Cleopatra di W. Shakespeare

regia Stefano Napoli

con Francesca Borromeo, Alessandro Bravo, Lucrezia Coletti, Simona Palmiero, Giuseppe 

Pignanelli, Luigi Paolo Patano

disegno luci Mirco Maria Coletti

consulenza musicale Federico Capranica

foto Dario Coletti

si ringraziano Alessio Pardo e Sasà Salzano

musiche M.R. Delalande, G.F. Haendel, N. Rota, C.A. Rossi, S. Umebayashi

durata dello spettacolo: 50' circa

La compagnia Colori Proibiti in questa stagione invernale porterà in scena tra novembre e 

dicembre,, l’intera trilogia di Stefano Napoli: BEAUTY DARK QUEEN - Lo strano caso di Elena di Troia, 

VANITY DARK QUEEN - Niobe Regina di Tebe, CIRCUS DARK QUEEN ricordando Antonio e 

Cleopatra da W. Shakespeare, per la regia di Stefano Napoli. CIRCUS DARK QUEEN ricordando Antonio e Cleopatra sarà in scena dal 15 al 19 novembre al 

Teatro Ulpiano. Protagonisti: Francesca Borromeo, Alessandro Bravo, Lucrezia Coletti, Simona 

Palmiero, Giuseppe Pignanelli, Luigi Paolo Patano. Uno spettacolo – che ha debuttato con 

grandissimo successo nel 2010 - ispirato a uno dei miti intramontabili della storia e della 

letteratura: Cleopatra.

Lo spettacolo è ormai diventato un grande cult della compagnia Colori Proibiti.

Il regista ripercorre la vicenda di amore e morte, di potere e passione, di cui la regina d’Egitto è 

protagonista per brevi flash, creando un corto circuito di citazioni colte e materiali popolari, di 

musica raffinata e canzonette, di luci sapienti che illuminano una scena di arredi essenziali e i corpi 

degli attori, quei corpi ai quali la narrazione è affidata quasi integralmente.

Nota di regia di Stefano Napoli su CIRCUS DARK QUEEN

La Dark Queen è Cleopatra e va in scena con la sua leggenda nera e il suo amore per Antonio. Ma 

Hollywood è lontana. Siamo piuttosto dalle parti del circo, un circo alla buona, come se ne 

vedevano una volta nei piccoli paesi. Però non potevano mancare le belve feroci e neanche il 

domatore, i lustrini e la fatica, insomma un impasto di crudeltà e sentimentalismo. Innumerevoli 

sono le opere letterarie, pittoriche, filmiche e musicali ispirate a Cleopatra ma per lo spettacolo si 

ringraziano soprattutto William Shakespeare per il suo struggente poema della fine, Cecil B. 

DeMille e Claudette Colbert per la sfacciata ironia, il pittore Guido Cagnacci per la superba 

teatralità che ha impresso alla morte di Cleopatra e infine una ignota marca di saponette rinvenuta 

per caso in un supermercato di Parigi che commercializza il suo prodotto con il nome Cleopatra e 

naturalmente una lucida carta dorata, perché l’oro, vero o falso che sia, sembra avvolgere tutto il 

mito di Cleopatra. Tutto è smisurato in lei: lusso, avidità, brama di potere, passione, ferocia, 

dignità nella morte. Forse avrà vissuto come su un palcoscenico, consapevole di essere guardata e 

attenta all’effetto che produceva e, come avviene a teatro, forse le splendide sete erano solo stracci ben illuminati. Nello spettacolo ho pensato a lei come alla protagonista di Scarpette rosse:

una creatura giovane e bella, nella pienezza della vita, che entra in un ruolo e non può più

disfarsene e balla e balla fino allo sfinimento e alla morte.

Le cifre stilistiche del teatro di Stefano Napoli sono tutte presenti e vivide in queste opere: esiliata

la parola ai confini del significante, il linguaggio è interamente assegnato al gesto, agli attori, alle

luci e alla musica. Questi elementi sono qui la pulsazione vitale dello spettacolo. Gli attori stessi si

spogliano a tal punto della loro identità umana da essere percepiti, nella loro integrità, come

personaggi che intrecciano le corporeità costruendo di scena in scena delle vere e proprie tele,

dando prova di un’abilità fisica e artistica. Un drappo, una benda, una sedia, oggetti minimali e

solitari, bastano a far da scenografia interattiva, continuamente maneggiati, indossati, spostati a

creare un paradossale dinamismo.

L’estetica di Stefano Napoli e il lavoro di Colori Proibiti sono il frutto di una ricerca vera e franca di

un nuovo linguaggio, che mescoli il figurato, l’astratto e il sonoro in un unico grande fotogramma

in movimento.

Da oltre trent’anni Stefano Napoli, con la compagnia Colori proibiti da lui fondata, sonda le pieghe

più cupe dell’animo umano e dell’esistenza dando ad esse forme visibili, implacabilmente

suggestive. Spesso la mitologia è stata sua fonte di ispirazione (si pensi a Ifigenia, o a Icaro, solo

per citarne alcuni), secondo uno schema creativo che dalla leggenda conduce alla realtà,

invertendo il percorso antropologico che si sviluppa in senso propriamente opposto.

Regista colto e originale, Stefano Napoli, insieme alla sua compagnia Colori Proibiti, da anni porta

avanti un rigoroso percorso di sperimentazione, fondato sul linguaggio del corpo. Un teatro che

cerca la parentela con l’arte figurativa, nel quale i corpi degli attori, quasi sempre muti, si

esprimono in quadri plastici di forte emozione che, accompagnati da un impianto sonoro

variamente evocativo, sollecitano la memoria visiva dello spettatore.

Informazioni

TEATRO ULPIANO. Indirizzo. Roma, Via Luigi Calamatta, 38, (Roma). Telefono info. +39 063218258

Orario spettacoli ore 21.00 domenica ore 17.00

Biglietto 10 euro

Ufficio Stampa Stefano Napoli e Compagnia Colori proibiti

Maya Amenduni – Agenzia di Comunicazione

+39 392 8157943

mayaamenduni@gmail.com

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