lunedì 4 novembre 2024

TeatroBasilica: Vetrano e Randisi nel poetico “Totò e Vicé” di Franco Scaldati dal 7 novembre



TeatroBasilica

Dal 7 al 10 novembre 2024

Totò e Vicé 

di Franco Scaldati

regia e interpretazione di ENZO VETRANO E STEFANO RANDISI

disegno luci di Maurizio Viani 

costumi di Mela Dell’Erba

tecnico luci e audio: Antonio Rinaldi


Sarà in scena al TeatroBasilica dal 7 al 10 novembre lo spettacolo “Totò e Vicé” di Franco Scaldati, regia e interpretazione di ENZO VETRANO e STEFANO RANDISI. Artisti di straordinaria sensibilità, Enzo Vetrano e Stefano Randisi fanno della dialettica e del confronto l’espressione della loro poetica, con un sodalizio che dura da oltre quarant’anni. Da tempo hanno incontrato la poesia di Franco Scaldati (poeta, attore e drammaturgo palermitano) – autore presente anche nel lavoro presentato la scorsa Stagione per il CTB, Fantasmi da Pirandello – e soprattutto di Totò e Vicé, i teneri e surreali clochard nati dalla fantasia del poeta, attore e drammaturgo palermitano.


Totò e Vicé sono legati da un’amicizia reciproca assoluta e vivono di frammenti di sogni che li fanno stare in bilico tra il mondo terreno e il cielo, in un tempo imprendibile tra passato e futuro, con la necessità di essere in due, per essere.


Il teatro, il vero teatro, il teatro che ti toglie il fiato con un nulla, il teatro che non distingue tra vivi e morti, il teatro che ti sfugge di mano e intanto però ti insegna il mistero dell’amore, il teatro che mette in scena due poveri cristi in una penombra di lumini e modeste luminarie e di fatto ti fa sentire l’insopportabile luce della felicità, il teatro che ti sembra logoro ed effimero e che al contrario ti riempie l’anima fino alla commozione più grata. Questo teatro l’abbiamo conosciuto come un miraggio in una notte in cui sono spuntati Enzo Vetrano e Stefano Randisi, valigia di cartone in pugno, a dire e ridire attorno a una panchina con disorientata bellezza le battute umanissime di Totò e Vicé...


Note di regia

Totò e Vicé, è un testo labirintico e modulare che si evolve in una inesauribile dialettica tra finito e non-finito. Totò e Vicé sono maschere interscambiabili, coppia comica tra innocenza e follia, rappresentano la base del cammino dal noto verso l’ignoto. Essi vivono il gioco e giocano con la vita, sperimentano, come per la prima volta, la fisicità, l’istinto, la materia, il cosmo, il sogno. Dalla loro forza di smascheramento, in tensione perenne con la vita stessa, nasce l’assurdo: una dimostrazione della contraddittorietà dell’esistenza, sottrazione alla logica coerenza della natura, apertura verso il non-senso.

Totò e Vicé sono a metà tra diavoli ed angeli, adulti e bambini, incarnano il principio giocoso della vita, hanno la forza eversiva che distrugge ogni falsa pretesa di razionalità.

Totò e Vicé si chiamano, si cercano, si fanno domande, ma eludono sempre le risposte; la struttura dialogica di tutto il testo segue un andamento secondo cui ad un interrogativo ne segue un altro, speculare o identico. La risposta è sempre uno sdoppiare la domanda.

Il mondo è infinito, per Totò e Vicé, essi infatti sono disponibili alla possibilità che esso abbia interpretazioni infinite, passaggi infiniti da uno stato all’altro. Totò e Vicè vivono l’uno nell’altro, in una reciproca alterità/identità, in cui continuamente perdono e trovano i propri confini di individui, rivendicano, candidamente, il loro carattere giocoso, ma il loro è un gioco distruttivo che porta verso il nulla, che gioca con la morte. Ed è in questa zona di confine tra la vita e la morte che essi hanno dimora, come se vita e morte fossero il riverbero l’una dell’altra. Ne viene fuori un’idea della morte come altro volto della nascita, una morte che è anche reversibilità da una condizione ad un’altra e che si confonde con il sonno.


In questo continuo gioco dello svelare e del nascondere, la stessa presenza di Totò e Vicé è data dalla percezione di essere ombre, o il sogno/sonno di un morto. Il sonno/sogno apre allora la porta del mistero.

Materia e psiche sono fatte della stessa materia, c’è forte corrispondenza, in tutto il testo, tra la sfera del sonno e l’elemento corporeo degli occhi, intesi come confine e limite.

Quello di Scaldati sembra un attraversamento del dato reale per giungere ad una dimensione ulteriore dove l’invisibile sembra la profondità del visibile. L’immaginazione, quindi, permette di vedere il mondo per intero, superando la relatività della percezione umana. Nello sguardo interiore, essi riacquistano un’unità fatta di nessi virtuali che solo ad occhi chiusi si può cogliere.

[da “Scrittura, forma e mutamento” di Filippa Ilardo]



INFORMAZIONI

Il “TeatroBasilica” è diretto dall'attrice Daniela Giovanetti, il regista Alessandro Di Murro. Organizzazione del collettivo Gruppo della Creta e un team di artisti e tecnici. Supervisione artistica di Antonio Calenda. Tutte le info sul TeatroBasilica a questo link:

https://www.teatrobasilica.com/chi-siamo


Orari:

Dal martedì al sabato ore 21:00 - domenica 16:30

Prezzi: Biglietto intero € 18,00

Biglietto ridotto € 12,00 (studenti, under 26, operatori)

Biglietto online € 15,00

Carnet 4 spettacoli € 40,00


Dove siamo:

Piazza di Porta San Giovanni 10, Roma

www.teatrobasilica.com

email: info@teatrobasilica.com

telefono: +39 392 9768519


Link utili

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Ufficio stampa TeatroBasilica e Gruppo della Creta

Maya Amenduni 

+39 392 8157943
mayaamenduni@gmail.com

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