TEATRO VALLE OCCUPATO
ALTRESISTENZE
31 gennaio e 1 febbraio duemila14 ore 21.00 | 2 febbraio duemila14
ore 18.00
DISCORSO GRIGIO
produzione FANNY & ALEXANDER
ideazione Luigi De Angelis e Chiara Lagani | drammaturgia Chiara Lagani
progetto sonoro The Mad Stork | regia Luigi De Angelis | con Marco Cavalcoli
annunciatrice Chiara Lagani | registrazioni Marco Parollo | abito di scena Tagiuri Abbigliamento
oggetti di scena Simonetta Venturini | maschera Nicola Fagnani
promozione e ufficio stampa Marco Molduzzi e Filomena Volpe | logistica Fabio Sbaraglia
amministrazione Marco Cavalcoli e Debora Pazienza
ideazione Luigi De Angelis e Chiara Lagani | drammaturgia Chiara Lagani
progetto sonoro The Mad Stork | regia Luigi De Angelis | con Marco Cavalcoli
annunciatrice Chiara Lagani | registrazioni Marco Parollo | abito di scena Tagiuri Abbigliamento
oggetti di scena Simonetta Venturini | maschera Nicola Fagnani
promozione e ufficio stampa Marco Molduzzi e Filomena Volpe | logistica Fabio Sbaraglia
amministrazione Marco Cavalcoli e Debora Pazienza
“Secondo l’agenzia di stampa ufficiale il Presidente si rivolgerà alla Nazione. Non è certo la prima volta, nella Storia, che un Presidente parla a un Paese. Ecco. Il Presidente parlerà. Cosa c’è di strano? Che accadrà? Chi saprà riconoscer la sua voce capirà.”
Al Teatro Valle Occupato, dal 31 gennaio al 2 febbraio, va in scena Discorso Grigio di Fanny & Alexander, uno spettacolo che esplora le forme e le retoriche degli interventi politici ufficiali. Giocando con i luoghi comuni dell’oratoria politica ed esaltando le potenzialità di una parola calata in una drammaturgia intrecciata e volutamente sorprendente, Marco Cavalcoli, già virtuoso interprete del ventriloquo Mago di Oz, incarna qui, in chiave concertistica, un misterioso Presidente alle prese, tra i tanti riverberi passati e presenti, con un importante discorso inaugurale da pronunciare alla Nazione.
I DISCORSI di FANNY & ALEXANDER
Il progetto indaga, attraverso un lavoro sulla forma discorso, il rapporto tra singolo e comunità, tra individuo e gruppo sociale. Cosa significa pubblico? Cosa è comune? Quand’è che un gruppo raccolto attorno a un individuo può dirsi comunità?
A partire dalle forme primarie tradizionali del discorso pubblico declinato nei suoi vari ambiti sociali, discorso politico, pedagogico, religioso, sindacale, giuridico e militare e, a partire anche dalla ferita di un rapporto ormai quasi interrotto tra singolo e comunità, sei attori (Bergamasco, Cavalcoli, Gifuni, Gleijeses, Lagani, Mazza) coi loro colori bandiera (il senzacolore grigio, il prescrittivo giallo, il celestiale celeste, il femminile rosa, il viola di diritto, e il rosso pericolo) daranno diverse provvisorie risposte a queste irte domande.
Il percorso si svilupperà in sei spettacoli e sei radiodrammi. È previsto un evento finale collettivo, discorso di discorsi, che raggrupperà in sé i nuclei dei sei spettacoli.
Il progetto prevede sei declinazioni:
GRIGIO - Marco Cavalcoli - politico
GIALLO - Chiara Lagani - pedagogico
CELESTE - Lorenzo Gleijeses - religioso
ROSA - Francesca Mazza - sindacale
VIOLA - Fabrizio Gifuni - giuridico
ROSSO - Sonia Bergamasco – militare
Il “Presidente” è solo, dietro
a un microfono, pronto per il suo discorso alla Nazione, all’Italia.
Parla e noi “platea” riconosciamo toni, enfasi, perfino voci
della nostra memoria politica: Berlusconi, Bersani, Monti, Napolitano,
Di Pietro… E parole, parole prese dai giornali, brani della loro
propaganda: “L’Italia è il paese che amo”, “Fermare
la spirale dell’odio”… E’ la routine retorica,
autistica e ripetitiva, della politica che conosciamo dai tg di ieri
e di oggi ma che qui va al di là dell’attualità per diventare un
incubo sonoro, pronto a ricominciarla da capo. Discorso Grigio è la nuova tappa di un progetto di Chiara Lagani
e Luigi De Angelis dei Fanny & Alexander sulle forme retoriche del
discorso pubblico. L’impressione è straordinaria: l’attore Marco
Cavalcoli non fa parodia, ma costruisce un delicatissimo lavoro di contrappunti
gestuali (diventando via via un attore pupazzo). Il suo pieno di parole
alla fine esibisce solo il vuoto di senso. Che è anche il nostro.
Anna Bandettini, La Repubblica
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