Uno spettacolo, davvero, particolare quello andato in scena ieri al Teatro di Villa Lazzaroni. Un compenetrarsi di musica e teatro di figura, una musica terrena, una musica impura, la musica di Mozart, non un essere sovrannaturale ma un uomo vero fatto di carne e ossa, la cui vita è stata costellata si da grandi successi, ma anche da alterne vicende economiche dovute principalmente alla decisione di affrancarsi dall'arcivescovo di Salisburgo. Mozart come mette in evidenza lo spettacolo FUGA DA MOZART fu un rivoluzionario, alla sua epoca i musicisti venivano calcolati alla pari della servitù dai principi e dall'alto clero, una sorta di angelo caduto, con le ali nere, morente, sulle note de La Lacrimosa che vediamo in scena insieme al Mozart bambino festante felice di saltellare da una capitale ad un'altra, i due opposti capi di uno stesso filo. Facciamo un salto temporale è arriviamo al 1956 anno in cui la poetessa austriaca Ingeborg Bachmann decide di non scrivere più poesie e di chiedersi in quel silenzio post atomico che regnava in quegli anni, quale fosse il ruolo della musica, del suono, dell'armonia, e interpella Mozart, musicista da cui era ossessionata.
Lo spettacolo FUGA DA MOZART nasce dal saggio della poetessa austriaca Musica impura, e vuole risvegliare i singoli individui, stimolarli confrontarsi con l'arte, quell'arte che rende liberi aprendo la mente, ci porta nel mondo di Mozart visto con gli occhi della Bachmann, particolare risalto si dà all'ultima opera mozartiana Il flauto magico, un percorso iniziatico, da molti definito un opera massonica, ma comunque un percorso di crescita sicuramente alchemico dal buio alla luce, ma che può essere inteso anche senso metaforico di rinascita e affermazione.
Miriam Comito
FUGA DA MOZART
Divagazioni di un direttore di orchestra
Di Luca Vonella e Chiara Crupi
Con Anna Fantozzi, Lucio Barbati e Luca Vonella
Regia Luca Vonella
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