mercoledì 25 ottobre 2023

Al via TREND nuove frontiere della scena britannica – XXII edizione _ Dal 1 novembre al Teatro Belli-Roma

 


TREND

nuove frontiere della scena britannica – XXII edizione

festival a cura di Rodolfo di Giammarco

1 novembre – 17 dicembre 2023

orario spettacoli ore 21

Teatro Belli

dal 1 al 4 novembre

WIDE BEYOND

 di Nathan Ellis

 regia Lucilla Lupaioli

con Alessandro Di Marco e Martina Montini

traduzione Natalia di Giammarco

produzione Bluestocking

dal 10 al 12 novembre

PALE SISTER 

di Colm Tóibín

adattamento e regia Carlo Emilio Lerici

con Francesca Bianco e Eleonora Tosto

alla chitarra Matteo Bottini 

produzione Teatro Belli

 dal 17 al 19 novembre

THE ANIMAL KINGDOM 

di Ruby Thomas

regia e traduzione Giampiero Cicciò

con Saverio Barbiero Lisa Lippi Pagliai

Tommaso D’Alia

Carlotta Solidea Aronica Ivan Artuso

produzione Nutrimenti Terrestri

dal 23 al 26 novembre

THE WAITING

di Simon Bovey

regia Alessandro Di Murro

con Matteo Baronchelli Jacopo Cinque 

Alessio Esposito Laura Pannia

traduzione Natalia di Giammarco

produzione Gruppo della Creta / 369 gradi 

produzioni

 dal 6 all’8 novembre 

RIOT ACT

di Alexis Gregory

diretto e interpretato 

da Massimo Di Michele

traduzione Enrico Luttmann

produzione Artisti Associati

13 novembre

2071

di Duncan Macmillan e Chris Rapley

con Paolo Triestino

 regia Carlo Emilio Lerici

traduzione Giulia Lombezzi

produzione Teatro Belli dal 20 al 21 novembre

AUTOPILOT

di Ben Norris

traduzione e regia Elena Orsini

con Elena Orsini e Ilaria Martinelli 

 dal 27 al 29 novembre

BELONGINGS

di Morgan Lloyd Malcolm

regia Jacopo Bezzi

con Massimo Roberto Beato

Stefano Guerrieri Federica

Quartana Veronica Rivolta

traduzione Enrico Luttmann

produzione

La Compagnia dei Masnadieri dal 2 al 3 dicembre

GENTLY DOWN THE STREAM

di Martin Sherman

regia Piero Maccarinelli

con Massimo De Francovich Francesco 

Bonomo Pietro Giannini

traduzione Natalia di Giammarco

produzione Teatro Belli / Trilly Produzioni

dal 7 al 9 dicembre 

LOVE AND MONEY

di Dennis Kelly

regia Saverio Giuseppe Paoletta

con Valentina Carrino e Saverio Giuseppe 

Paoletta

e con Maria Elisa Barontini Daniela 

Bianchi Silvia Grassi Mario Ive Alessandro 

Massacci Roberto Pesaresi e Alessia Sala

traduzione Gian Maria Cervo

produzione Associazione Universarte

dal 15 al 16 dicembre

NO ONE IS COMING TO SAVE YOU

di Nathan Ellis 

regia Francesco Bonomo con Giorgia Salari e Francesco Bonomo

traduzione Natalia di Giammarco

produzione 

Ass. Cult. Collettivo Amori Difficili

dal 4 al 6 dicembre

ISLAND TOWN

di Simon Longman 

regia e traduzione Martina Glenda

con Chiarastella Sorrentino

Giulia Chiaramonte Giuseppe Brunetti

produzione Compagnia Mauri Sturno

dall’11 al 13 dicembre

BLUSH

di Charlie Josephine

regia Marcello Cotugno

con Arianna Cremona e Claudio 

Righini

traduzione Marta Finocchiaro

produzione La Contrada

17 dicembre

EVERY BRILLIANT THING

di Duncan Macmillan con Johnny 

Donahoe

regia Fabrizio Arcuri

co-regia e interpretazione Filippo Nigro

traduzione Michele Panella

co-produzione CSS Teatro stabile di 

innovazione del FVG / Sardegna

Teatro

TREND LIVE SPETTACOLI ON DEMAND

5 novembre – POPS di Charlie Josephine

9 novembre – CUCKOO di Suhayla El-Bushra

30 novembre – YEN di Anna Jordan

10 dicembre – FUCKED, di Penny Skinner

14 dicembre – THREE KINGS, di Stephen Beresford TREND nuove frontiere della scena britannica 


C’è un evento centrale, nella XXII edizione di “Trend” del 2023, una lezione

drammatizzata scritta dallo scienziato del clima Chris Rapley e dall’autore

teatrale Duncan Macmillan, il testo “2071” risalente al 2014, un lavoro

adottato quell’anno al Royal Court Theatre di Londra. Il monologo è una

spiegazione e un approfondimento del fenomeno importante e minaccioso del

cambiamento climatico con le relative controversie sorte in merito. La

performance si inscrive motivatamente nel quadro odierno di altri gravi e

incombenti pericoli sociali, mondiali. Incombono guerre barbariche, disagi

governativi, problemi di assistenza sanitaria, conflitti sulle pratiche

dell’accoglienza e dissensi in tema di libertà LGBTQIA+, sul panorama

globale del coesistere umano, e il teatro inglese prende appunti ma registra

anche altre distorsioni. Documenta conseguenze post-belliche (“Belongings”),

alienazioni negli schemi del convivere (“Island Town”, “Blush”, “Wide

Beyond”, “Pale Sister”, “The Animal Kingdom”, “No One is Coming to Save

You”, “Love and Money”), autofiction (“Every Brilliant Thing”) e riserva una

zona di cultura inclusiva agli orientamenti arcobaleno (“Riot Act”, “Gently

Down the Stream”, “Autopilot”), conservando uno spazio alla tradizione

pinteriana (“The Waiting”). L’equilibrio della XXII edizione di “Trend - Nuove

frontiere della scena britannica” regge insomma su rapporti disfunzionali, su

contesti violenti, su revenge porn e sesso online, su fratelli difficili, su silenzi

anti-ideologici, su terapie di gruppo crudeli, su insonnie galattiche, su

incapacità associative, e c’è spazio però per un’interattività di spettatori e per

un’armonia intergenerazionale tra omosessuali, e lesbiche. Il nostro oggi e il

nostro domani appartengono a uno storytelling che, tutto sommato, impegna

bene e a fondo l’oltremanica.

Rodolfo DI Giammarco

dal 1 al 4 novembre ore 21

WIDE BEYOND

di Nathan Ellis

regia Lucilla Lupaioli

con Alessandro Di Marco e Martina Montini

luci e fonica Sirio Lupaioli

scene e costumi Nicola Civinini

foto di scena Alice Tinozzi

assistente regia Sara Attanasio

traduzione Natalia di Giammarco

produzione Bluestocking

Guardo nelle pieghe di questa famiglia, questi due, fratello e sorella, che nascondono

ferite che tutti conosciamo anche se a intensità diverse, anche se con diverse sfumature.

Madri difficili, figli difficili, tentativi di fuga e riscatto, tentativi di superamento del confine

familiare dentro il quale invece si cade di continuo e dentro il quale si è intessuti, fili della

stessa trama, che ci piaccia o no.

Il linguaggio stringato, a tratti aspro, trattenuto e poi esploso, con quel ritmo britannico

apparentemente estraneo al presunto calore mediterraneo, rivela invece i sentimenti

sotterranei e persistenti dei due protagonisti Karen e Andrew: l’amore filiale tradito da una

madre che sembra non aver saputo assolvere al suo difficile compito di accudimento,

tanto quanto la figlia che se ne occupa ora con la stessa impotenza e la stessa rabbia. Il

fratello, famoso scrittore di passaggio, che si è allontanato per tempo da quella famiglia

disfunzionale e faticosa, cerca di porre rimedio, di capire, di aiutare. Dice. Ma nessuno è in

grado di proporre un nuovo modello: c’è un anelito ad una famiglia migliore, c’è una

speranza di ricostruzione. Ci sono figli da crescere e riconquistare, figli attesi e sognati.

Ma, nell’evolversi della nostra storia personale, quante volte abbiamo saputo capovolgere

il quadro familiare? Quanto siamo stati efficaci nel correggere la relazione filiale, fraterna?

Mi piace lasciare aperte le domande perché diventino una guida verso noi stessi, una

direzione verso riflessioni che possano espandere la nostra coscienza e darci la possibilità

di guardarci finalmente con accettazione e perdonare le proprie e le altrui mancanze. Quei

fili ci appartengono, ci imbrigliano, ma ci tengono uniti.

Questi due personaggi, due adulti fra i quaranta e i cinquant’anni, che si ritrovano nella

casa della loro infanzia, ci lasciano immaginare una vita oltre quel momento speciale, oltre

quella relazione non scelta. Si percepisce l’aspra ironia di Karen, la simpatia compiaciuta

di Andrew, mentre la madre, di sopra, tossisce, forse dorme, forse soffre. Forse accetta di

aver amato questi due figli come ha potuto. E intanto fuori piove. Piove e tira vento,

sempre di più.

Lucilla Lupaioli

dal 6 all’8 novembre ore 21

RIOT ACT

di Alexis Gregory

diretto e interpretato da Massimo Di Michele

costumi Marco Dell'Oglio

scrittura gestuale Tiziano Di Muzio

consulente musicale Fabio Marchi

assistente alla regia Giuseppe Claudio Insalaco

foto locandina Eugenio Panichi

elaborazione grafica Roberto Greco

traduzione Enrico Luttmann

produzione Artisti Associati

Riot Act di Alexis Gregory è una combinazione di tre monologhi che abbracciano ben sei

decenni e due continenti.

Questo non è uno "spettacolo" ma la testimonianza di tre persone che decidono con

coraggio e generosità di raccontarsi.

Un resoconto in prima persona della notte allo Stonewall, che ha dato il via al movimento

di liberazione omosessuale, il racconto di una vita da drag dagli anni Settanta ad oggi e

una straziante narrazione sul boicottaggio della lotta contro l'AIDS negli anni Novanta.

Storie vere, racconti, potenti e avvolgenti, ma anche brillanti e dissacranti.

Riot Act ripercorre la faticosa lotta per i diritti dal 1969 ad oggi, partendo dalla memoria di

ciò che accadde: un grido di battaglia per il futuro.

Attualmente viviamo tempi di straordinario progresso, sebbene regressivi in altri termini,

ed è per questo che non bisogna mai abbassare la guardia, bisogna vigilare.

Il mio impegno per questo "spettacolo" è politico e voglio che abbracci un pubblico

trasversale, perché vincere nei diritti è segno di civiltà, democrazia e uguaglianza per tutti,

perché "il prezzo della libertà è una vigilanza continua".

Massimo Di Michele

dal 10 al 12 novembre ore 21

PALE SISTER

di Colm Tóibín

regia Carlo Emilio Lerici

con Francesca Bianco e Eleonora Tosto

alla chitarra Matteo Bottini

traduzione Carlo Emilio Lerici

produzione Teatro Belli

L'Antigone di Sofocle visto dalla prospettiva di sua sorella Ismene. Il testo segue infatti la

donna mentre racconta la sua personalissima versione della famigerata sfida lanciata da

sua sorella nei confronti dello zio di entrambe e re di Tebe Creonte, mentre aumentano le

pressioni sulla stessa Ismene affinché agisca per vendicare sua sorella, o addirittura

seguire il suo tragico esempio. Pale Sister di Colm Tóibín (2019) è il titolo di una delle più

recenti riletture di Antigone in chiave contemporanea – e dichiaratamente femminista – da

parte di uno scrittore irlandese. Prima di lui già Seamus Heaney, Tom Paulin, Brendan

Kennelly, Carl Aidan Matthews, tra gli altri, hanno sfruttato la tragedia come analogia per

le divisioni che hanno dilaniato l'Irlanda a causa del dominio britannico. Incentrato sulla

figura di Ismene, di cui Tóibín prende le difese, Pale Sister è un monologo teatrale in cui il

buon senso e la pacatezza di Ismene prevalgono sull’intransigenza di sua sorella

Antigone. Solo all'apparenza una “pallida” copia di Antigone, oltre che simbolo di viltà, qui

Ismene emerge invece come portatrice di testimonianza e simbolo del ruolo vitale che le

donne possono svolgere nella trasmissione della memoria a seguito di conflitti violenti.

Riflettendo su fatti di cronaca recenti e sul dilagare di una comunicazione sempre meno

efficiente, questo primo esperimento teatrale di Tóibín propone un esempio di

drammaturgia impegnata in cui evoluzione e movimento sono affidati alla pratica sapiente

di un’articolata politica del silenzio. Tóibín prende gli elementi alla base della tragedia

greca – sostanzialmente pietas e terrore – e, a questi, aggiunge istanze attuali come il

genere, il potere ed il suo abuso e la contrapposizione tra il silenzio e la parola. La

risposta, ponderata e delicatamente distillata, di Tóibín a Sofocle scava fino in fondo alle

radici del coraggio. Come certe persone riescono a trovare dentro di sé la forza di seguire

la propria coscienza trovandosi di fronte ostacoli insormontabili? Una questione molto

attuale, soprattutto se vista attraverso gli occhi di una giovane donna impotente.

13 novembre ore 21

2071

di Duncan Macmillan e Chris Rapley

regia Carlo Emilio Lerici

con Paolo Triestino

video Francesca Cutropia e Paolo Roberto Santo

traduzione Giulia Lambezzi

produzione Teatro Belli

Attraverso il dialogo con uno degli scienziati climatici più influenti al mondo, Chris Rapley,

il celebre drammaturgo Duncan Macmillan dà vita ad un testo in cui la scienza è al centro

della scena. Il cambiamento climatico è una questione importante per tutti, ma cosa fare al

riguardo è oggetto di controversie. Ciò che serve è parlarne: cosa dobbiamo alle

generazioni future? Come possiamo proteggere i nostri figli e nipoti? La regia di Carlo

Emilio Lerici sarà supportata da un percorso audiovisivo realizzato da Francesca Cutropia

e Paolo Roberto Santo, con cui l’attore, Paolo Triestino, dialogherà nei panni dello

scienziato, andando a ripercorrere la storia del surriscaldamento globale dalla sua

scoperta alla sua attestazione scientifica, per mettere infine in evidenza le strategie di

mitigazione, le buone pratiche, i progetti di contrasto da divulgare come nuovo paradigma

di felicità sostenibile.

dal 17 al 19 novembre ore 21

THE ANIMAL KINGDOM

di Ruby Thomas

regia e traduzione Giampiero Cicciò

con Saverio Barbiero Lisa Lippi Pagliai Tommaso D’Alia

Carlotta Solidea Aronica Ivan Artuso

disegno luci Roberto Di Maio

scene e costumi del Collettivo

regista assistente Emanuele Baroni

assistente alla regia Giovanna Malaponti

produzione Viola Produzioni Centro di Produzione Teatrale

SINOSSI

La comunicazione attorno a una tavola apparecchiata, con l’intera famiglia seduta, a volte

ricorda una chiamata a distanza su un gruppo WhatsApp. Ma senza linea.

Un estraneo (l’Ospite pasoliniano di Teorema che irrompe scompaginando convinzioni

insulse? O magari uno psicoterapeuta per sessioni di gruppo? Oppure un rondone in volo

che precipita nel nostro giardino ricordandoci che siamo parte del Regno animale?), un

estraneo può illuminare quegli spazi di silenzio, di incomprensioni tra un essere umano e

l’altro, tra un essere umano e sè stesso.

NOTE DI REGIA

Una famiglia di quattro persone: madre e padre ormai separati, due figli poco più che

adolescenti e un giovane mediatore. È per guarire Sam, il primogenito, che vanno in scena

sei sedute di terapia di gruppo.

Un’opprimente clinica ospedaliera per essere liberati dalla prigionia di relazioni guastate

dal non detto o dal detto male. Uno zoo umano, un teatrino di quotidianità domestica con

spettatori invisibili: una quarta parete dalla quale il mondo sembra osservare e giudicare le

nostre qualità di madri, padri, figli, studenti, medici, esseri umani, animali, la nostra

sempiterna ansia da prestazione.

Non c'è una trama di cui parlare: è la configurazione dei personaggi, che cambia tra una

sessione e l'altra, tra una confessione e una reticenza, a rivelare le trame del destino dei

personaggi (le trame del destino che conducono ognuno di noi nel luogo in cui siamo

adesso e che ci impongono il modo di vivere quel luogo).

È un testo, esilarante e crudele, sulla libertà e per essere liberi, sembra dirci Ruby

Thomas, ci sono tante, multiformi gabbie da forzare.

Giampiero Cicciò

dal 20 al 21 novembre ore 21

AUTOPILOT

di Ben Norris

traduzione e regia Elena Orsini

con Elena Orsini e Ilaria Martinelli

supervisione Mario Scandale

costumi Valeria Forconi

luci Alessio Pascale

musiche Federico Mezzana

SINOSSI

Chi siamo? È possibile fuggire dagli schemi in cui siamo incasellati? Autopilot è la storia di

due ragazze che cercano con tutte le loro forze di emanciparsi dalle proprie origini sociali

e dalle proprie famiglie. Completamente diverse e, allo stesso tempo, reciprocamente sia

infuriate sia attratte dai valori l’una dell’altra, si incontrano e si innamorano. È un viaggio

continuamente in bilico tra il loro desiderio di incontrarsi e la loro solitudine.

NOTE DI REGIA

Autopilot è la storia, cronologicamente frammentata, di due ragazze che si incontrano sul

lavoro, fanno amicizia e poi si innamorano. La cronologia degli eventi della loro relazione,

dal suo inizio alla sua fine è raccontata in ordine cronologicamente sparso, permettendo

allo spettatore di avere un livello di informazione più alto rispetto ai personaggi, e quindi di

leggere in maniera diversa le loro azioni e le loro parole.

Il testo mette in campo questioni insanabili come la differenza di classe, ma anche

questioni etiche legate all’intelligenza artificiale, nello specifico alle automobili a guida

autonoma. “Chi salvare?” in caso di incidente inevitabilmente fatale; secondo quali criteri

programmare la decisionalità dell’automobile? Non c’è veramente una risposta giusta.

Questo dilemma funge da cornice e metafora di come noi gestiamo le nostre relazioni e le

nostre scelte di vita. Attraverso questa domanda senza risposta ci interroghiamo anche sul

nostro modo di relazionarci all’altro, sul sacrificio a cui siamo o meno predisposti, su un

egoismo di fondo che forse si cela dietro ogni nostra scelta, anche quella apparentemente

più altruista e sulla solitudine dalla quale non riusciamo ad evadere.

Le due attrici sono in scena da sole, in uno spazio vuoto che permette il fluire dei continui

salti temporali e spaziali del testo. A loro il compito, con la sola recitazione, di guidarci nei

frammenti dei ricordi della storia di Nic e Rowan.

Elena Orsini “Autopilot è una metafora che ci parla di incertezza: basta una riga di codice per

influenzare il comportamento di un veicolo così come basta una decisione sbagliata per

determinare come andranno le nostre vite. Credo nell’importanza di parlare di questa

incertezza, che pervade la nostra generazione e ci coinvolge tutti.”

Mario Scandale


dal 23 al 26 novembre ore 21

THE WAITING

di Simon Bovey

regia Alessandro Di Murro

con Matteo Baronchelli Jacopo Cinque Alessio Esposito Laura Pannia

assistente alla regia Tommaso Emiliani

costumi Michela Caccavallo

direttrice organizzava Bruna Sdao

progetto grafico Cristiano Demurtas

traduzione Natalia di Giammarco

produzione Compagnia della Creta / 369 gradi produzioni

con il sostegno del Centro Sociale Castiglione della Pescaia delegazione Tirli

SINOSSI

Tre gangster aspettano l’arrivo del proprio capo in un appartamento isolato in un sobborgo

londinese, pronti per una rapina ad un blindato porta valori. Nella distribuzione dei compiti,

c’è chi ha rubato la macchina, chi ha portato le armi e chi pianifica il colpo mentre gioca a

carte. Ma Goodall, il capo, ritarda, non si fa vivo.

L’attesa trascorre tra amari colloqui che ricordano avventure trascorse e nuovi rancori. Si

rivelano, a poco a poco, i rapporti complessi che caratterizzano le loro esistenze misere,

vuote e desolate. Intanto il tempo passa, nessuno arriva.

La tensione, così, aumenta e i conflitti tra i personaggi diventano drammatici e

incontrollabili.

Improvvisamente qualcuno bussa alla porta e le cose cambiano radicalmente.

NOTE DI REGIA

Simon Bovey ci consegna una commedia che nasconde dietro ad una apparente storia di

criminalità la minaccia di un mistero che si rivela non esistere.

“Che cazzo di gruppo di perdenti” dice Turner uscendo di scena alla fine della pièce e così

riassume con evidenza ciò che lo spettatore ha visto. Tutto appare evanescente, niente

sorregge più quell’immaginario di criminali e uomini forti.

Ogni battuta che i personaggi pronunciano può essere menzogna. Quella di costruirsi un

passato e un presente che non esistono è una modalità di sopravvivenza non razionale

che nasconde una necessità di autonarrazione.

Nonostante tutto c’è tenerezza e dolore in questi uomini a causa di un senso di colpa che

fin dalle prime battute costringe i personaggi allo scontro vivendo in una costante tensione.

Il testo è, evidentemente, ispirato alle modalità innovatrici di Pinter e Beckett. Questi

grandi autori rielaborati, sia nella struttura che nel linguaggio, ispirano un’opera autonoma

e personale.

Alessandro Di Murro

dal 27 al 29 novembre ore 21

BELONGINGS

di Morgan Lloyd Malcolm

regia Jacopo Bezzi

con Massimo Roberto Beato Stefano Guerrieri

Federica Quartana Veronica Rivolta

traduzione Enrico Luttmann

produzione La Compagnia dei Masnadieri

Dal deserto, paesaggio di una guerra moderna, al campo di battaglia di una cucina di

Chippenham, nel Wiltshire, una cittadina nell’Inghilterra del sud.

Un testo teso, forte, drammatico. Un’altra opera che mette sotto i riflettori il ruolo della

donna nella nostra società, raccontandoci la sua estenuante ricerca di un’identità e di un

luogo tranquillo da poter chiamare casa.

Deb è un soldato. Un bravo soldato. È stata in Afghanistan dove ha fatto il suo dovere.

Quando torna a casa, però, non viene accolta come un eroe; trova in quella che una volta

era casa sua una situazione a cui non solo non riesce ad adattarsi, ma che neanche vuole

accettare: la sua migliore amica, Jo - di cui lei è sempre stata innamorata - che adesso sta

col padre di Deb, – è completamente succube di questo rapporto fatto di soprusi e

violenza psicologica a cui lei si sottomette senza lottare, mentre suo padre, Jim, con

l’orgoglio dell’imprenditore, annuncia alla figlia di aver aperto vari siti web pornografici e

passa la maggior parte del suo tempo chiuso nel suo ufficio (l’ex cameretta di Deb) a

guardare video e foto porno.

Su tutto questo aleggia il fantasma della madre di Deb, una donna debole, forse

psicologicamente instabile, che è sparita anni prima, lasciando un’abissale mancanza e un

dolore atroce nella figlia che non riesce né a dimenticarla né tantomeno a perdonarla.

Inoltre c’è anche il rapporto di Deb con Sarko, il suo compagno d’armi, mentre era in

Afghanistan, con cui condivideva l’alloggio e un’intimità forzata dalle circostanze. In una

serie di flashback brillantemente costruiti dall’autore vedremo cosa è davvero successo tra

di loro e scopriremo che Deb ha tante cose con cui fare i conti.


dal 2 al 3 dicembre ore 21

GENTLY DOWN THE STREAM

di Martin Sherman

regia Piero Maccarinelli

con Massimo De Francovich Francesco Bonomo Pietro Giannini

traduzione Natalia di Giammarco

produzione Teatro Belli / Trilly Produzioni

In questo tenero e struggente testo di Shermann sono analizzate le vite di tre maschi

omosessuali di tre diverse generazioni. Volgarmente li si potrebbe identificare come un

frocio,un gay ed un queer.

Ma la scrittura di Shermann si indirizza verso l’analisi sociologica e sentimentale quasi

empatica verso gli incroci che legano questi tre personaggi.

Il più anziano testimone delle lotte ai tempi del West Village, anche se originario del

profondo sud degli States è lucido ricettore delle testimonianze di omosessuali più maturi

di lui e ha una relazione con un ragazzo molto più giovane trovato su un social gay Grindr.

Siamo a cavallo del nuovo millennio e questa relazione sempre più stretta nel corso degli

anni si nutre anche della curiosità che il più giovane ha per il passato del suo maturo

amico. Accompagnati dalle sofisticate canzoni di Mabel Marcer possiamo rivivere le storie

del mondo omosessuale attraverso le loro parole e i loro occhi.

Il più giovane vorrebbe regolarizzare la loro storia anche attraverso l’adozione ma il

maturo signore non condivide questa necessità.

A questo punto si presenta il terzo personaggio, il più giovane: anche lui nonostante o

proprio a causa dell’età in cerca di regolarizzazione del rapporto e di formare una famiglia.

Il tempo passa passano gli anni fra le loro esperienze di vita, fra i loro desideri, dal

nascondere allo svelare, dalla vergogna all’orgoglio

Lo sguardo di Shermann è dolce, solidale, empatico quasi emozionato nella rivelazione di

quanto lungo e difficile sia stato passare dal frocio al queer.

Ma non è mai melenso e ci permette di entrare nella vita di questi tre maschi con rispetto e

comprensione.

Piero Maccarinelli

dal 4 al 6 dicembre ore 21

ISLAND TOWN

di Simon Longman

regia e traduzione Martina Glenda

con Giulia Chiaramonte Chiarastella Sorrentino Giuseppe Brunetti

scene Sara Palmieri

produzione Compagnia Mauri Sturno

SINOSSI

In una piccola città che sembra un’isola tra i campi, crescono Kate, Sam e Pete con i loro

sogni di cui forse non importa a nessuno. In quel posto non c’è molto da fare se non

andarsene. Ma c’è effettivamente qualcosa oltre la circonvallazione stradale che soffoca la

città? Island Town è una storia di amicizia che fiorisce dove nulla fiorisce e che concede la

speranza di superare l’orizzonte oltre la periferia.

NOTE DI REGIA

Island Town è la storia di Kate, Sam e Pete, tre ragazzi di provincia che non hanno molto

da fare se non ubriacarsi in un parco giochi con il sidro scadente che sono riusciti a rubare

a qualcuno.

Il testo, seguendo i tre personaggi dall’adolescenza all’età adulta, racconta le

problematiche di crescere in un contesto senza sbocchi.

Come dice la stessa Kate: “A nessuno importa di una cittadina in mezzo ai campi, no? O

delle persone che ci vivono. Come noi. A nessuno interessano le città che se ne stanno

come isole in mezzo ai campi. Non gli è mai importato. Mai gli importerà.” Ma Kate, Sam e

Pete hanno le loro storie da raccontare. “Roba da bestseller” come dice Pete. Kate vive da

sola con il padre malato a cui hanno tolto l’infermiere per tagli al sistema sanitario. Sam e

Pete vivono entrambi in contesti familiari violenti. La mamma di Sam è andata via, il padre

è alcolizzato e non è raro che la picchi. Il fratello di Pete è un soggetto aggressivo che

minaccia costantemente di cacciarlo di casa.

La rabbia sembra un’epidemia che infetta l’intera città, corrodendone l’asfalto delle strade

e i mattoni dei palazzi. Il completo abbandono da parte di qualsiasi tipo di assistenzialismo

sociale non fa altro che contribuire alle condizioni perfette per la pullulazione del virus.

L’unica speranza sembra quella di scappare altrove. Ma come si può sognare di scappare

quando non ti hanno mai insegnato a sognare? Sam e Pete sono bloccati. Hanno

qualcuno di cui prendersi cura. Sam è una lottatrice, farebbe di tutto perché sua sorella

minore non viva quello che ha vissuto lei. Pete è un romantico e allo stesso modo di Sam,

vuole troppo bene a suo nipote per lasciarlo esposto all’ira del fratello. Proteggere i piccoli

diventa una priorità. Kate è la ribelle del gruppo, sogna solo di scappare e scoprire tutto

ciò che c’è aldilà della circonvallazione stradale. Ma anche Kate è bloccata. È vinta

dall’amore per i suoi amici, non andrebbe mai via senza di loro. La missione è convincerli.

Convincere Sam che merita di più di un lavoro all’alimentari e uno squallido appartamento

in paese. Convincere Pete che fuori da quel posto può davvero costruire la famiglia che

tanto desidera.

Island Town si apre come una pièce di memorie. Kate dice di aver fatto qualcosa di

orribile. Quale sarà la sua colpa? Forse solo essersi concessa di sognare in un posto che

non lascia molto spazio ai desideri?

Martina Glenda

dal 7 al 9 dicembre ore 21

LOVE AND MONEY

di Dennis Kelly

regia Saverio Giuseppe Paoletta

con Valentina Carrino e Saverio Giuseppe Paoletta

e con Maria Elisa Barontini Daniela Bianchi Silvia Grassi Mario Ive

Alessandro Massacci Roberto Pesaresi Alessia Sala

esecutori del brano di Georg Friedrich Handel Pierluigi Ricci, Maria Martinrosyan

progetto grafico della locandina Harvinder Singh

traduzione Gian Maria Cervo

produzione Associazione Universarte

SINOSSI

Una coppia sconvolta dal peso dei debiti contratti dalla moglie, due genitori in lutto

disperati e crudeli, una cinica capoufficio e il suo servile aiutante, un’aspirante attrice

pronta a tutto e un impresario teatrale disperato: tutti tracciano il quadro di un’umanità

immersa in modelli consumistici alienanti, incapace di amare, come di non amare. Sullo

sfondo, i sensi di colpa del marito per il suicidio della moglie, di cui non è stato solo un

testimone.

NOTE DI REGIA

La piece Love and Money presenta 7 scene (definite ATTI) in cui recitano, di volta in volta,

al massimo tre dei 9 personaggi. Solo in una scena gli attori potrebbero essere tutti sul

palco, ma ho deciso di sostituire la loro presenza con le loro voci recitanti, che si

alterneranno alle parole di Jess, la protagonista, unica in scena di persona in quell’atto.

Il testo si presenta quindi senza una reale ambientazione comune, e l’effetto di

spaesamento è accresciuto da una alterazione dell’ordine temporale: la prima scena è in

realtà l’ultima nella successione logica degli eventi, e ad essa seguono eventi non in

ordine causale. Inoltre, alcuni personaggi non hanno alcuna apparente connessione con i

protagonisti della storia, ossia con la coppia David e Jess.

L’opera si presenta quindi come un affresco sociale frastagliato, un insieme di scene di per

sé concluse, dal fragile collegamento: si chiede la partecipazione creativa degli spettatori,

la loro azione di ricostruzione di una narrazione volutamente de-costruita.

E, in ultima analisi, si chiede l’immedesimazione degli spettatori nella situazione, nella

condizione di frantumazione dell’io propria della contemporanea società consumistica.

La scenografia sarà estremamente minimale.

Saverio Giuseppe Paoletta

dall’11 al 13 dicembre

BLUSH

di Charlie Josephine

regia Marcello Cotugno

con Arianna Cremona e Claudio Righini

traduzione Marta Finocchiaro

produzione La Contrada

BLUSH racconta cinque storie sul revenge porn e sulla vergogna delle vittime di questa

malattia tutta contemporanea. È stato un successo al Fringe Festival di Edimburgo e ha

poi replicato al Soho Theatre,

Il drammaturgo Charlie Josephine (a cui riferirsi con lui/loro) racconta così l’ispirazione che

l'ha condotto a scrivere questo testo: “Ho iniziato a scrivere BLUSH per rabbia. Una rabbia

profonda. Rabbia verso gli uomini che agiscono il revenge porn. Ma anche rabbia per il

termine “revenge porn”, che di per sé è estremamente inappropriato. Suggerisce che la

vittima abbia fatto qualcosa che merita vendetta. Rabbia verso un sistema legale che è

tremendamente lento nel modificare leggi che potrebbero proteggere le donne. Rabbia per

la totale mancanza di educazione sessuale a scuola mentre la pornografia e l’idea dello

stupro diventano virali sui telefoni dei nostri figli. Rabbia per l'imbarazzo che provo

nell'essere "una donna arrabbiata". La rabbia è davvero utile quando è focalizzata nel

modo giusto e ho imparato molte cose. Ho imparato che la vergogna cresce nella

segretezza e nel silenzio, e il miglior antidoto alla vergogna è l'empatia”

Da questa acuta analisi di Charlie Josephine nasce il testo, che, come riferito da alcuni

critici non è adatto ai deboli di cuore. Linguaggio diretto, temi brucianti e che appunto,

come nel titolo, fanno arrossire per la vergogna.

Uno spazio vuoto, riempito solo da una pedana dove, citando le passerelle delle sfilate di

moda e i cubi luminosi delle discoteche, i cinque personaggi, due uomini e tre donne,

interpretati da due attori, daranno vita a un testo che, partendo da una specie di literary

drama, evolve in un sabba infernale dove nessuno si salva e dove il ritmo delle battute e

dei personaggi si confonde come in un sogno acido. Un bad trip senza ritorno.

Musiche elettroniche e citazioni che vanno da Barbie Girl a I feel Love di Donna Summer,

avvolgeranno i corpi martoriati (on line) dell’attrice (Arianna Cremona) e dell’attore

(Claudio Righini).

Alla fine la catarsi arriva, ma solo in scena, lì fuori, nel mondo virtuale dei social siamo tutti

esposti. Vittime e carnefici.

Marcello Cotugno


dal 15 al 16 novembre ore 21

NO ONE IS COMING TO SAVE YOU

di Nathan Ellis

regia Francesco Bonomo

con Giorgia Salari e Francesco Bonomo

disegno luci Pietro Sperduti

sonorizzazione Emiliano Dukan Barbieri

aiuto regia Giovanna Guida

artwork Studio Lord_Z

traduzione Natalia di Giammarco

produzione Ass. Cult. Collettivo Amori Difficili

No One is Coming to Save You è un pezzo teatrale oscuro, strano e allo stesso tempo

silenziosamente ottimista.

Si svolge nell'arco di una notte, nella mente di due insonni. Lei siede al buio fissando un

bicchiere. Lui sta guardando la TV in una lingua che non riesce a capire. In questo stato

tra luce e buio, l'uomo e la donna vanno alla deriva nella loro immaginazione.

I loro occhi sono vitrei, è come se non fossero del tutto presenti, come se non riuscissero

a credere che questo, sia il mondo in cui viviamo.

La noia, la stanchezza penetra nelle ossa. Le uniche cose che possono squarciare la

nebbia sono immagini violente: una bomba, un dirottamento, un pugno. L’autore sembra suggerire la rappresentazione di una generazione che ha assorbito le

immagini dell'apocalisse e le ha accettate come reali.

No One is Coming to Save You racconta l'ansia, l'angoscia e la noia di basso livello che

permeano gran parte della nostra esistenza, ma che è relativamente facile da dissipare.

Sebbene affronti questioni serie in modo complesso e stimolante, lo spettacolo è in realtà

pieno di speranza. C'è un nucleo di dolcezza, un ottimismo provvisorio, consapevolmente

fuori luogo, con cui lo spettacolo si conclude dolcemente.

Nel finale l’autore riesce a riconnettere personaggi e pubblico con la realtà.

Nel profondo, a quanto pare, sappiamo cosa fare per stare bene.

Come saprà chiunque abbia faticato a dormire, è sempre più buio poco prima dell’alba.

17 dicembre ore 21

EVERY BRILLIANT THING

(Le cose per cui vale la pena vivere)

di Duncan Macmillan con Johnny Donahoe

regia Fabrizio Arcuri

co-regia e interpretazione Filippo Nigro

aiuto regia Antonietta Bello

oggetti di scena Elisabetta Ferrandino

traduzione Michele Panella

co-produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG / Sardegna Teatro

Every Brilliant Thing è un’opera teatrale dello scrittore britannico Duncan Macmillan scritta

nel 2013 assieme a Jonny Donahoe (che ne è stato anche il primo interprete).

La pièce - un’autobiografia brillante scandita da liste di “cose per cui vale la pena vivere” - è stata presentata in versione originale con grande successo al Festival di Edimburgo e al

Barrow Street Theatre di New York e in tour internazionale, fra Inghilterra, Australia e

Nuova Zelanda.

Nel 2021 viene messo in scena in Italia, nella traduzione di Michele Panella con la regia a

quattro mani di Fabrizio Arcuri e Filippo Nigro, anche attore protagonista dello spettacolo,

per la coproduzione di CSS Teatro stabile di innovazione del FVG e Sardegna Teatro.

Filippo Nigro, uno dei più interessanti attori del cinema e del teatro italiano, porta in scena

un racconto di autofiction scandita da “liste di cose per cui vale la pena vivere”, nel

tentativo di fornire alla madre un inventario di possibilità per cui valga la pena vivere.

Una lista che si allunga con il tempo, dall’infanzia alla vita adulta, fino a enumerare un

milione di valide ragioni.

La lista che ne esce – e che il protagonista condivide con chi lo ascolta, con tono

confidenziale, coinvolgente, intimo - è imprevedibile, emozionante e personalissima, fatta

di episodi e aneddoti catturati al volo dal protagonista a margine di libri, scontrini e

sottobicchieri del pub.

Every Brilliant Thing dà vita a un racconto/confessione umano e informale di momenti

speciali, illuminazioni, piccole manie, incontri, emozioni e attimi indimenticabili, durante il

quale mette sempre più a fuoco il rapporto con il padre, con il suo primo amore, il

fallimento del suo matrimonio, la ricerca di aiuto nei momenti di difficoltà.

Alla fine, la lista, più che alla madre, sarà stata utile a sé stesso almeno a comprendere

che “…se vivi tanto a lungo e arrivi alla fine dei tuoi giorni senza esserti mai sentito

totalmente schiacciato, almeno una volta, dalla depressione, beh, allora vuol dire che non

sei stato molto attento!”.

Con la complicità di alcuni spettatori - chiamati a dare un piccolo contributo per far sì che i

ricordi del passato prendano vita - e attraverso una scrittura dal ritmo sempre serrato e

divertente, Every Brilliant Thing riesce a toccare con sensibilità e con una non superficiale

leggerezza un tema delicato e complesso come la depressione.

In questa personale versione, Every Brilliant Thing diventa una pièce partecipativa che

costituisce per il pubblico innanzitutto un’esperienza.

Grazie alla risposta dell’audience, alla temperatura emotiva e alle reazioni che ogni sera si

creano in teatro, lo spettacolo non è mai lo stesso, può essere ogni sera diverso. Di fatto,

Filippo Nigro riscrive in scena il pezzo insieme agli spettatori che lo vorranno aiutare.

In questa direzione Arcuri persegue la sua personale ricerca di costruzione di immaginari

collettivi che affrontano sempre riflessioni sulla vita, sulla società in cui viviamo e sul senso

del teatro.


TREND LIVE – spettacoli on demand

biglietto 5 euro

Riprese video effettuate da Francesca Cutropia, Paolo Roberto Santo e Andrea Brandino

5 novembre ore 21.00

POPS

di Charlie Josephine

con Eleonora Bernazza e Massimo Di Michele

regia Massimo Di Michele

Un padre e una figlia. Un incontro. Uno scontro fra due

visioni della vita, un continuo grido di aiuto inascoltato.

Charlie Josephine ci propone un viaggio nella mente

tormentata di due persone che nonostante provino a modo

loro a superare una grande perdita, rimangono bloccate

nella loro condizione di sofferenza. La stessa relazione fra i

personaggi sembra essere completamente compromessa

dal dolore: entrambi vedono l’altra persona come una

degenerazione di quello che erano un tempo e sembrano al

tempo stesso impauriti e disgustati dal loro interlocutore.

9 novembre ore 21.00

CUCKOO

di Suhayla El-Bushra

con Francesca Bianco, Beatrice Coppolino

e Raffaella Alterio

regia Carlo Emilio Lerici

Dopo l’ennesimo scontro con la propria famiglia, Nadine si

trasferisce a casa dell’amica e compagna di scuola Jenny.

Erica, la mamma di Jenny, una donna hippy e svagata, trova

questa ragazza spavalda e acuta, molto più interessante della

figlia, e tra le due si instaura un vero e proprio legame. Come il

“cuculo” del titolo, uccello migratorio che depone le uova nei

nidi di altri uccelli, Nadine si inserisce nella dinamica familiare

di Erica e Jenny e la sconvolge. In Jenny, che è sempre stata

una brava rafazza, iniziano a crescere sentimenti di rabbia ed

esclusione, in una sorta di battaglia per gli affetti che avrà un

finale imprevedibile.

30 novembre ore 21.00

YEN

di Anna Jordan

con Arianna Aloi Vittoria Faro

Tommaso Paolucci Francesco Terranegra

regia Jacopo Bezzi

Yen, opera teatrale di Anna Jordan vincitrice del Bruntwood

Prize 2013, esplora un’infanzia vissuta senza confini e le

conseguenze dell’essere costretti a crescere da soli. Hench

e Bobbie sono due fratelli di sedici e tredici anni. Vivono a

casa da soli, a Feltham un sobborgo di Londra, con il loro

cane Taliban; giocano alla PlayStation, guardano film porno

in streaming, e trascorrono le giornate a osservare il mondo

che passa. A volte la mamma, Maggie, fa loro visita, di

solito con le tasche vuote e promesse illusorie. Poi però, un

giorno, si presenta a casa loro Jenny, e tutto sembra

cambiare.

10 dicembre ore 21.00

FUCKED

di Penny Skinner

con Chiarastella Sorrentino

regia Martina Glenda

F, in una spirale di flashback, ripercorre a ritroso il suo viaggio

dall'adolescenza all'età adulta. Dalla stripper di oggi, in uno

squallido locale la notte di Capodanno, torniamo fino alla sua

verginità. Quelli di “puttana”, “fidanzata”, “vittima”, “troia”, “oggetto”, “vergine” sono i panni che veste lungo le tappe

relazionali che fino ad oggi l’hanno “fottuta”.

14 dicembre ore 21.00

THREE KINGS

di Stephen Beresford

diretto e interpretato da Francesco Bonomo

È la storia del rapporto tra un Figlio e un Padre latitante.

Si tratta di un monologo che si organizza secondo un registro misurato ed essenziale, cosa assai singolare in questi tempi

tanto chiassosi ed aggressivi.

Chi racconta è il figlio, Patrik: a noi si presenta come un uomo ormai logoro, invecchiato anzi tempo e stanco della vita; il solo

rapporto che gli resta è con l’alcool.

Capiremo presto che egli altro non è se non il risultato delle vicende che hanno contrassegnato il suo rapporto con il Padre.

I biglietti potranno essere acquistati sul sito www.teatrobelli.it sul bottone “acquista” dello

spettacolo, selezionando la data. Il giorno dello spettacolo sarà fornito all’email con cui si è

effettuato l’acquisto un link univoco che darà accesso al portale dove si terrà lo spettacolo.


Gli Autori

Nathan Ellis

Scrittore e drammaturgo è un attuale membro del gruppo 4Screenwriting di Channel 4 ed è stato 

membro della BBC WritersRoom Drama Room 2021-22. Nel 2020 la sua opera SUPER HIGH 

RESOLUTION è stata selezionata per il Verity Bargate Award. È stato rappresentato al Soho 

Theatre nel 2022 diretto da Blanche McIntyre ed entrerà nel repertorio dello Staatstheater Kassel 

nel 2023 diretto da Manon Pfrunder. La sua opera teatrale work.txt (un'opera teatrale senza attori) 

è stata nominata agli Offie nel 2022. È stata anche invitata al Caravan International Showcase 

2022 e andrà in tournée internazionale nel 2023 (Australia, Germania , Bulgaria, Italia, Paesi 

Bassi, Cina, Egitto). È stato membro del Supergruppo degli scrittori di invito alla Royal Court 2018-

19 guidato da Alice Birch e Ali Mcdowall. La sua prima opera teatrale NO ONE IS COMING TO 

SAVE YOU ("uno sfolgorante debutto" per The Stage) è stata invitata all'Incoming Festival 2019 ed 

è stata in tournée a livello nazionale. Sta sviluppando progetti televisivi con Balloon, Archery 

Pictures, UFA Fiction e Tall Story Pictures, e sta scrivendo un lungometraggio per Calamity Films 

con Renée Zellweger. Vive tra Londra e Berlino.

Alexis Gregory

Drammaturgo, interprete, regista e produttore. Il suo lavoro esplora temi queer e le sue opere 

teatrali includono Riot Act (Duchess Theatre – West End, Arcola Theatre, Kings Head Theatre e 

tournée nel Regno Unito), Sex/Crime (Soho Theatre, The Glory), Safe (Soho Theatre, Norwich 

Theatre Royal, Londra Theatre Workshop e diretto da Alexis; Norwich Theatre Royal e in una 

versione digitale online per Hackney Empire) e Slap (Theatre Royal Stratford East e il primo 

spettacolo teatrale in loco di Channel 4). Le sue opere teatrali sono pubblicate da Bloomsbury 

Publishing.

Colm Tóibín

(Enniscorthy, Irlanda 1955) ha studiato Storia e letteratura inglese all’University College of Dublin. 

A venti anni ha cominciato a viaggiare, prima in Spagna, poi in Argentina, in Sudan, in Egitto, negli 

Usa. Giornalista, saggista e romanziere, è considerato uno dei maggiori scrittori irlandesi 

contemporanei. Tra i suoi libri tradotti in italiano ricordiamo: Sud (Fazi, 1999); Il faro di Blackwater 

(Fazi, 2002) e Il testamento di Maria (Bompiani 2014), finalisti al Booker Prize; The Master (Fazi, 

2004), vincitore dell'IMPAC Award; Madri e figli (Fazi, 2007); Fuochi in lontananza (Fazi, 2008); 

Brooklyn (Bompiani, 2009), vincitore del Costa Novel Award; La casa dei nomi (Einaudi 2018). 

Tóibín è stato inoltre direttore di due riviste irlandesi, “InDublin” e “Magill”, e ha collaborato a “The 

Sunday Independent” e “The London Review of Books”.

I suoi libri sono stati tradotti in circa venti lingue.

Ruby Thomas 

Attrice e scrittrice. Ha fatto parte del Soho Writers Lab 2016/17 e del Royal Court Supergroup 

2018/19. Ha fatto parte del Channel 4 Playwrights' Scheme 2020 e ha ricevuto una Commissione 

Jerwood dalla Corte Reale nel 2021. Attualmente sta scrivendo episodi per la seconda stagione di 

DANGEROUS LIAISONS di Playground/Lionsgate per Starz e A GOOD GIRL'S GUIDE TO 

MURDER prodotto da Moonage. per la BBC. Ha lavorato su commissione per il teatro e la TV con 

l'Annapurna, il Royal Court Theatre, l'Hampstead Theatre e il Mam Tor.

Ben Norris

Scrittore, attore e regista. Il suo secondo opuscolo di poesie, Some Ending, è stato pubblicato da 

Verve Poetry Press nel maggio 2019 ed è due volte campione nazionale di poetry slam del Regno 

Unito, esibendosi ovunque, dal Glastonbury Festival ai Proms alla Royal Albert Hall. La sua mostra 

personale di debutto, "The Hitchhiker's Guide to the Family", ha vinto il premio IdeasTap 

Underbelly 2015 all'Edinburgh Fringe Festival prima di essere in tournée nel Regno Unito e in 

Australia, e il suo primo cortometraggio, commissionato da Channel 4, è stato nominato per una 

Royal Television Society. Premio. Il secondo cortometraggio di Ben, commissionato dalla BBC e 

dalla BFI, è attualmente in anteprima nei festival. Le sue commissioni precedenti includono lavori 

per BBC Radio 4 e Southbank Centre, tra gli altri, ed è un ex scrittore residente presso Theatr 

Clwyd e Nottinghamshire Libraries. L'opera d'esordio di Ben, "Autopilot", è stata presentata in 

anteprima al Festival Fringe di Edimburgo del 2022, dove è stata nominata da The Stage come uno dei migliori spettacoli dell'anno. È stato anche nominato per il Popcorn Prize for New Writing 

nel 2020, l'anno del festival cancellato, quando era stato originariamente programmato.

Simon Bovey

Nato nel 1960, è uno sceneggiatore e regista britannico. Ha scritto diversi drammi di fantascienza 

per BBC Radio. La sua esperienza è varia, spaziando dall'animazione e dal teatro, alla radio e ai 

film. Il suo lavoro di sceneggiatore e regista ha riscosso successo internazionale sia attraverso 

cortometraggi che lungometraggi. È uno scrittore affermato per la BBC con un importante corpus 

di lavori televisivi tra cui Doctors for BBC1; thriller drammatici e storici per Radio 4 e tre serie di 

fantascienza per Radio 4 Extra. Attualmente ha due sceneggiature di film in lavorazione. Lavora 

anche come sceneggiatore e analista per numerose società cinematografiche indipendenti sia in 

Gran Bretagna che in America.

Morgan Lloyd Malcolm

Drammaturga e sceneggiatrice. Incaricata dal Globe a scrivere Emilia, che è diventato uno 

spettacolo di successo nell'estate 2018 prima di trasferirsi nel West End nel 2019, vincendo tre 

premi Olivier. Sta adattando tre delle sue opere teatrali per il cinema, tra cui Emilia, e sta 

lavorando a una serie di progetti TV che vanno da un adattamento di Damage for Moonage e 

Gaumont, con Richard Armitage e Indira Varma, a Dreamland, una commedia drammatica per 

Merman Films. Ha lavorato a lungo con Clean Break, una compagnia teatrale femminista che 

lavora con donne con esperienza in carcere. Typical Girls, un'opera teatrale ambientata in una 

prigione femminile, è andata in scena allo Sheffield Crucible nel 2021. La sua nuova opera teatrale 

Mum è andata in scena al Plymouth Theatre Royal e al Soho Theatre lo scorso autunno, con 

un'altra nuova commedia When the Long Trick's. Le precedenti opere teatrali di Morgan, 

Belongings e The Wasp sono state entrambe prodotte all'Hampstead Theatre e ai Trafalgar 

Studios. 

Martin Sherman

Sceneggiatore e drammaturgo. Le sue opere sono state messe in scena in più di cinquanta paesi. 

A teatro, a Broadway e nel West End è famoso per la sua più celebre opera, Bent, che ha ricevuto 

anche la nomination per un Tony Award nel 1980 e da cui nel 1997 è stato tratto un film, 

sceneggiato dallo stesso Sherman. Quando fu messo in scena per la prima volta Bent, non si 

conosceva quasi per niente la storia della persecuzione nazista contro gli omosessuali. Il successo 

di questa opera ha dato una spinta importante negli anni ’80 e ’90 alla ricerca storica e 

all’educazione rispetto a questa tematica.

La sua Rose è stata nominata nel 2000 ai Laurence Olivier Award nella categoria Best New Play 

(nella produzione di Broadway vi recitava Olympia Dukakis).

Il suo film di maggior successo è l’adattamento che egli stesso ha fatto da una sua opera teatrale 

Indian Summer (Alive and Kicking in Gran Bretagna e negli Stati Uniti).

Simon Longman

Drammaturgo delle West Midlands. Le sue opere teatrali includono Patient Light (Eastern Angles); 

Città dell'isola (Paines Plow); Gundog (Corte reale); Rotaie (TBTL); Cielo Bianco (RWCMD/Corte 

Reale); Scintille (Vecchio Leone Rosso); Milked (Compagnia Teatrale Pentabus). Ha ricevuto il 49° 

George Devine Award come drammaturgo più promettente e ha già vinto il Channel 4 Playwrights' 

Scheme. Il suo lavoro è stato tradotto e prodotto a livello internazionale. È rappresentato da Judy 

Daish Associates.

Dennis Kelly

È un autore britannico di cinema, teatro e televisione. Nel teatro esordisce a trent’anni con Debris, 

per poi proseguire con il controverso Osama the hero. Il suo After the end (2005) debutta a 

Edimburgo nel 2006 e ha una lunga tournée internazionale; seguono Love and money, D.N.A, 

Taking care of baby e, nel 2009, Orphans. Per la Royal Shakespeare Company scrive The God’s 

weep e vince un Tony Award per il testo del musical Matilda. Ai testi teatrali affianca lavori per la 

televisione: Pulling per Bbc3 e la serie cult Utopia (Channel 4), con cui vince un Emmy Award.

Per il cinema scrive la sceneggiatura del thriller Black sea (2014), interpretato da Jude Law.

È uno degli autori contemporanei più rappresentati. 


Charlie Josephine

Charlie è uno scrittore e attore. Il suo ultimo spettacolo, I, JOAN, ha debuttato allo Shakespeare's

Globe il 25 agosto 2022. Charlie attualmente scrive nuove opere per RSC, Pentabus e NT

Connections. La sua commedia "FLIES" sarà in scene allo Shoreditch Town Hall nel febbraio

2023, con il Boundless Theatre. Tra i suoi precedenti lavori: 'BITCH BOXER' ha vinto il Soho

Theatre Young Writers Award 2012, l'Old Vic New Voices Edinburgh Season 2012, l'Holden Street

Theatre's Award 2013 e l'Adelaide Fringe Award 2014. "BLUSH" ha registrato il tutto esaurito

all'Edinburgh Fringe Festival, dove ha vinto lo Stage Edinburgh Award 2016. "POPS" ha avuto

successo all'Edinburgh Festival 2019 e poi all'High Tide Festival. Le opere di Charlie BITCH

BOXER, BLUSH e POPS sono pubblicate da Oberon Books. I, JOAN sarà pubblicato da Concord

Theatricals.

Duncan Macmillan

Scrittore e regista, ha scritto moltissimo per il teatro, oltre a lavorare per la radio, per il cinema e la

televisione, soprattutto per la BBC. Ha vinto l’UK Theatre Award come Miglior Regista per lo

spettacolo 1984 dal romanzo di George Orwell, Miglior Nuovo Spettacolo all’Off West End Awards

nel 2014 ed il suo lavoro è stato selezionato al Festival di Avignone. Sia 1984 che People Places

and Things hanno ricevuto una nomination all’Olivier Award come Miglior Nuovo Spettacolo. Ha

diretto le sue opere sia a Londra che a New York. Vive a sud di Londra.

Si ringraziano:

Arcadia & Ricono

per Nathan Ellis, Simon Bovey, Martin Sherman,

Simon Longman

Agenzia Danesi Tolnay

per Duncan Macmillan, Dennis Kelly

Antonia Brancati

per Alexis Gregory, Colm Tóibín, Ben Norris,

Ruby Thomas, Morgan Lloyd Malcolm, Charlie Josephine





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