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Tor Bella Monaca
Stagione teatrale 2023|2024
Il Teatro Tor Bella Monaca è parte del sistema Teatri in Comune di Roma Capitale
Assessorato alla Cultura con il coordinamento gestionale di Zètema Progetto Cultura
Gli spettacoli dal 5 all’8 ottobre 2023
Al TBM si apre la nuova stagione teatrale ricca di suggestioni e dal 5 all’8 ottobre le opere
classiche ritornano a essere protagoniste
“Cassandra”, produzione Teatro Stabile d’Innovazione Galleria Toledo, è in programma
da giovedì 5 ottobre a sabato 7 ottobre. Laura Angiulli cura la drammaturgia e la regia
dello spettacolo che vanta i contributi al testo di Enzo Moscato e l’interpretazione di
Alessandra D’Elia e Caterina Spadaro. Variazioni sul mito n.2
Cassandra, la più bella tra le figlie di Priamo, amata da Apollo e, per non avere corrisposto al
suo amore, dotata d’inascoltata capacità profetica. Forse la meno celebrata e più sfuggente
immagine del grande affresco della Troia all’epilogo, che tuttavia -nel tramonto di un ciclo
storico- s’impone sul suo popolo e sugli eventi per lucida capacità d’interpretare i fatti, e
valutare l’esatta entità delle forze contrapposte. Essa si sottrae alla massa dolente della
schiera al femminile che popola lo scenario offerto dall’ampia famiglia di Priamo; si afferma con
inconsueta personalità in un ruolo che, a ben vedere, è innanzi tutto politico. Cassandra
osserva lucidamente, penetra la verità dei suoi giorni mai piegata, più che altro furente, e va
incontro allo spietato destino di schiava e vittima mentre Troia consuma tra le fiamme la sua
dolente epopea. Le danno voce Alessandra D’Elia e Caterina Spadaro, in equilibrata
condivisione con la “rappresentazione in canto” di Caterina Pontrandolfo. Di significativa
consistenza la presenza della sezione musicale affidata alla creazione di Enrico Cocco e Angelo
Benedetti. Materiali straordinari sottratti a Eschilo e Euripide, ma anche a Licofrone, l’autore
che proprio a questa immagine femminile dedicò l’Alessandra “un poemetto di esuberanza
barocca, ricca di colori, dal lessico ricco e molteplice, che non esclude l’osceno, il volgare, il
linguaggio da trivio, da bordello…”. Non meno significativi e pregnanti gli spunti raccolti
dall’opera di Christa Wolf, e dal generoso contributo di Enzo Moscato, voce tra le più dense e
toccanti della drammaturgia contemporanea. Interpretazione in canto: Caterina
Pontrandolfo; Musiche originali e drammaturgia del suono: Enrico Cocco e Angelo
Benedetti; Impianto scenico: Rosario Squillace; Luci: Cesare Accetta; Fotografie:
Alessandra Cardone. Venerdì 6 e sabato 7 ottobre e domenica 8 ottobre è in scena il testo di Euripide:
“Ifigenia in aulide”, produzione Zerkalo. Per la regia di Alessandro Machìa e la versione
italiana di Fabrizio Sinisi la rappresentazione è interpretata da Andrea Tidona, Alessandra
Fallucchi, Roberto Turchetta e Carolina Vecchia affiancati da Lorenza Molina, Nicole
Mastroianni, Vanessa Guidolin e Chiara Scià e la partecipazione di Paolo Lorimer nel
ruolo di Menelao. Ultima delle tragedie euripidee, rappresentata postuma nel 399 a.C. in un
periodo di profonda crisi del modello della pòlis greca – di lì a poco ci sarebbe stata la disfatta
di Atene contro Sparta e la fine di un modello politico e democratico; Ifigenia in Aulide è una tragedia ambigua in cui, come nell’Alcesti, si mette in scena un sacrificio e una morte che poi si
riveleranno apparenti. Gli dèi di fatto non ci sono più, il tragico sembra franare: gli eroi in
Euripide sono solo uomini lacerati, deboli, mutevoli che agiscono in base ai loro desideri e alle
loro paure, lontani anni luce sia dal modello omerico che da quello eschileo. A dominare è la
ragione strumentale e il discorso del potere. Emblematico, in questo senso, è il trattamento
che Euripide fa di Achille, eroe demitizzato, quasi un personaggio comico, incapace di
corrispondere al suo stesso mito originario; che non agisce, evita lo scontro con i soldati
facendosi paladino, alla maniera dei sofisti, della persuasione e del dialogo, pur ripetendo – quasi volesse rincorrere quell’Achille omerico che Euripide non gli permette di essere – che lui
salverà Ifigenia. Come quando dice a Clitemnestra: “Ti sono apparso come un dio e non lo ero.
Ma lo diventerò”. Nella costruzione dello spettacolo, si è voluto seguire il trattamento euripideo
del mito cercando di far emergere la violenza che abita il testo e le contraddizioni di personaggi
che Euripide presenta come “umani troppo umani”; la loro inadeguatezza al mito, l’abisso del
privato al di sotto del mascheramento della parola pubblica, l’ambizione, la doppiezza. Tutto è
ambiguo, apparente, a cominciare dal dialogo iniziale tra Menelao e Agamennone, da cui
emergono due figure deboli, mediocri e velleitarie, che si scambiano accuse dicendo la verità
l’uno dell’altro. In questa versione di Fabrizio Sinisi, Agamennone è costretto dalla necessità
verso cui lo spingono gli eventi a sacrificare Ifigenia, trascinato dal motore della Storia e da
quella impossibilità di conciliare l’essere re con l’essere padre. Ma, ancor di più, a venire alla
luce attraverso il verso di Sinisi è l’umano euripideo che, oltre le costrizioni oggettive in cui si
trova incastrato il re, fa emergere il suo desiderio, la sua personale ambizione sempre
accompagnata dalla paura e dall’incapacità di agire. L’abbassamento di tutti i personaggi della
tragedia è funzionale all’innalzamento della giovane Ifigenia, “nata forte”, che decide di
sacrificarsi, di accettare e addirittura di volere il destino che è stato scelto per lei dal padre, in
un trionfo di amor fati che solo può riscattare dalla febbre fagocitante che qui prende tutti i
personaggi della tragedia – compresa Clitemnestra – ora lontanissima dalla donna implacabile
e inconciliabile descritta nell’Orestea di Eschilo. Nell’esaltazione finale nella quale Ifigenia
accetta la sua morte, c’è l’assunzione piena del punto di vista del padre Agamennone e del
maschile, ma non per debolezza: accettando e decidendo la sua morte Ifigenia si
individualizza, esce dall’indistinzione diventando ‘qualcosa’ nella morte imminente, un
comandante lei stessa, sollevando allo stesso tempo il padre amato dalla piena responsabilità
del sacrificio. Una scelta netta della regia è stata quella di recuperare nell’esodo, considerato
spurio, l’ipotesi che a raccontare della sostituzione di Ifigenia con una cerva non fosse un
messaggero ma il deus ex machina della dea Artemide. Scene Katia Titolo; Costumi Sara
Bianchi; Luci Giuseppe Filipponio; Suono Giorgio Bertinelli; Movimenti coreografici
Fabrizio Federici; Assistente alla regia Lorenzo Molina; Organizzazione Rossella
Compatangelo; Ufficio stampa Maya Amenduni; Comunicazione Sofia Chiappini; Foto e
grafica Manuela Giusto. Teatro Tor Bella Monaca - Arena Teatro Tor Bella MonacaBIGLIETTI
intero 12,00 Euro
ridotto 10,00 Euro
giovani 8,00 Euro
GIFT CARD 78,00 Euro (10 ingressi)
UFFICIO STAMPA TEATRO TOR BELLA MONACA
Rocchina Ceglia – cel. 346.4783266 – e-mail: rocchinaceglia@gmail.com
Maresa Palmacci – cel. 348.0803972 – e-mail: palmaccimaresa@gmail.com
Via Bruno Cirino angolo Via Duilio Cambellotti raggiungibile con Metro C o Linea Bus 20 Ampio parcheggio disponibile
Per informazioni e prenotazioni:
Telefono 062010579 (dalle 10:30 alle 19:30)
Messaggi whatsapp 3920650683
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Botteghino: dal martedì alla domenica dalle 10,30 alle 21,30
www.teatrotorbellamonaca.it - www.teatriincomune.roma.it
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