Ci vuole maestria per avvicinarsi, seriamente, ad un personaggio come Ettore Petrolini, artista poliedrico a cui molti devono tanto, ma non basta solo la bravura, ci vogliono altre cose, non si può usare solo il cervello, bisogna interpellare il cuore e l'anima, se si vuole davvero rendere omaggio al grande maestro.
Antonello Avallone c'è riuscito, il suo spettacolo IO ETTORE PETROLINI, in scena al Teatro Arcobaleno fino al 20 ottobre, non si limita a scimmiottare, quello che tanti credono, semplicemente un attore romano, bravo si, precursore dell'avan spettacolo, ma si fermano là.
No Avallone va oltre e si affida al testo di Giovanni Antonucci, profondo conoscitore del grande artista.
Ne esce fuori uno spettacolo, che ha in se vari colori, come era Petrolini stesso, in cui viene narrata la sua vicenda artistica e personale, immaginando un Petrolini, giunto ormai, quasi alla fine dei suoi giorni, entrare in un teatro e trovarsi davanti un pubblico desideroso di ascoltarlo ancora, di sentire le storie riguardanti la sua intemperante giovinezza, i suoi esordi in Piazza Guglielmo Pepe, dove all'epoca si esibivano saltimbanche e artisti di ogni tipo, ma venivano anche esposti fenomeni da baraccone, veri o presunti che fossero, piano piano poi arrivò il successo, dapprima in Sud America nei paesi in cui c'era maggior numero di emigrati italiani, e poi anche nel Bel paese, vengono quindi proposti al pubblico dell'arcobaleno i vari personaggi inventanti da Petrolini da Giggi er bullo, a i I salamini, passando ovviamente per quello più famosi Gastone, Fortunello e Nerone Tutti eseguiti da Antonello Avallone in modo impeccabile, assolutamente molto simile all'originale, il tutto inframmezzato dalla narrazione esplicativa e introduttiva dei personaggi, da dove nascevano? Nascevano dall'osservazione che Petrolini faceva dell'umanità che lo circondava e che lui rielaborava, e proponeva al pubblico, cercando sempre in qualche modo di svecchiare, di scuotere le coscienze, di destare il pubblico, o di mettere alla berlina come nel caso di Gastone, non solo l'attore vacuo, ma tutta una serie di personaggi poco trasparenti.
E' noto che Filippo Tommaso Marinetti fosse convinto che Petrolini fosse un futurista, e forse in parte lo era, ma non perchè fosse ispirato dal manifesto del movimento, ma semplicemente perchè era un innovatore.
Lo spettacolo volge al termine con il canto, fatto da Avallone in modo, davvero, commovente, tanto pe cantà perché me sento un friccico ner core.... e questo friccico non era dovuto alla presenza di una bella signora ma della signora Embolia da flebite che gli aveva fatto visita e non se ne era più andata, non prima però di avere raccontato del trionfo alla Comèdie Française , là dove aveva recitato Molière di Il medico per forza.
Antonello fa rivivere sul palco del Teatro Arcobaleno L'artista Petrolini e l'uomo Ettore, con tutte le sue fragilità, e lo porta al pubblico del 2024
Miriam Comito
Nessun commento:
Posta un commento